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Appalto

Con mio marito gestivo una società di servizi e avevamo partecipato a una bando per un appalto molto cospicuo che avrebbe dato un bel po’ di ossigeno alla nostra attività.
Marco, un nostro amico di lunga data, ci aveva aiutato moltissimo, un po’ con utili consigli e un po’ con importanti conoscenze che ha sempre ben coltivato.
Fu proprio Marco a telefonarmi per dici che l’appalto era nostro, feci un grido di gioia e gli proposi subito di cenare insieme la sera stessa per festeggiare; Marco accettò volentieri e combinammo per le nove a casa nostra.
Con mio marito Fausto pensammo subito a un primo regalo da fare a Marco la sera stessa, non era facile, Marco era un po’ orso e non aveva interessi particolari, a parte quello del sesso che non si vergognava a rivelare agli amici.
Aveva confidato una volta a Fausto che gli piaceva moltissimo il sesso anale ma aveva avuto poche fidanzate, e solo con una era riuscito a soddisfare questo desiderio.
Ma non potevamo mica regalargli una fidanzata, forse una bambola gonfiabile o delle cassette porno? No non andava bene nulla.
-Però- dissi d’un fiato -sai che a me nel culetto non dispiace affatto e Marco è un bel ragazzo, se gli regalassi il mio sederino? Per una sera potresti divertirti a guardare.. –
Marco mi guardò perplesso, ci fu un attimo di silenzio, aspettavo la sua reazione.
-si può fare, a me non dispiacerebbe, ma come glie lo dici?
-non ti preoccupare, ci penso io- dissi con sicurezza.
Marco arrivò puntuale, io avevo una minigonna di seta nera con le autoreggenti a rete, una maglietta un po’ scollata ed ero senza reggiseno né mutandine.
Durante la cena sfiorai spesso e con insistenza il polpaccio di Marco con il mio piede, tanto che ogni tanto mi guardava con aria compiaciuta e perplessa, ma soprattutto mi guardava quando mi chinavo per prendere qualcosa in frigo, lo feci più volte sperando notasse che ero senza mutandine.
La cena andò benissimo, avevo preso tutto in rosticceria perché sono una pessima cuoca.
Alla fine portai il dolce in tavola, e annunciai che dentro c’era una ciliegia, chi l’avesse trovata nella sua fetta aveva diritto ad esprimere un desiderio, poteva chiedere ad uno degli altri due qualsiasi cosa, ma proprio qualsiasi, purché fosse una cosa da poter fare subito e stando in casa.
Inventai che era un gioco che facevo spesso quando ero ragazza con gli amici.
Naturalmente la ciliegia si trovò nella fetta di Marco, che sorrise imbarazzato non capendo bene come comportarsi.
Cercai di aiutarlo spiegandogli che prima doveva scegliere a chi, tra me e mio marito, avrebbe voluto chiedere “qualsiasi cosa”
-se proprio devo scegliere non ho dubbi, scelgo te- mi disse -ma cosa posso chiedere? –
-Tutto- dissi alzandomi.
Feci un giro del tavolo alzando con un dito la gonna su un fianco, ora si vedeva chiaramente che ero senza mutandine.
Marco ebbe ora la certezza che poteva veramente chiedere quello che aveva supposto e si girò verso Fausto con aria interrogativa.
-un gioco è un gioco- disse Fausto fingendo rassegnazione -e bisogna rispettare le regole-
-Allora? Quale “qualsiasi cosa” vorresti da me? – chiesi con tono provocante, continuando ad alzarmi la gonna sui fianchi
Marco era visibilmente turbato e non riusciva a pronunciare parola
-Vuoi vedere prima di scegliere? – chiesi e senza aspettare risposta mi tolsi la maglietta e la posai sulla sedia, mi avvicinai a lui, gli presi una mano e glie la misi su una tetta che timidamente Marco cominciò ad accarezzare mentre Fausto guardava compiaciuto.
-Ora ti faccio vedere anche il resto- gli sussurrai in un orecchio, abbassai la cerniera della gonna e la lasciai cadere ai miei piedi mostrando la mia passerina depilata, poi feci lentamente un paio di giri su me stessa accarezzandomi le natiche.
Marco era quasi impietrito e Fausto per sciogliere un po’ l’atmosfera propose di trasferirci in salotto a bere qualcosa.
Feci strada, avevo addosso solo le scarpe e le autoreggenti e mi tenevo le mani sui glutei allargandoli un po’ perché si vedesse bene il buchetto.
Fausto e Marco si sedettero sul divano, io passando in corridoio avevo preso dall’attaccapanni una sciarpa nera che mi ero legata in vita col nodo sul pancino e stando in piedi davanti a loro la muovevo lentamente facendo intravedere la passerina.
-Allora Marco? Adesso puoi scegliere- dissi e mi misi in ginocchio sulla poltrona davanti a loro, scivolai con la testa sullo schienale, appoggiai le mani sulle natiche e aprii il più possibile.
Marco era sempre più impietrito, posò sul tavolo il cognac che gli aveva servito Fausto e venne verso di me, mi accarezzò un po’ il sedere mentre il suo respiro cominciava ad essere più affannoso.
Si girò verso Fausto per avere incoraggiamento, Fausto sorrise compiaciuto e lui cominciò a spogliarsi chiedendomi di non muovermi da quella posizione.
Mi alzai un poco e girai la testa per guardarlo, aveva un bel corpo, ma rimasi sbigottita dalle dimensioni del suo membro, non tanto la lunghezza, comunque non indifferente, ma la larghezza, avevo avuto tanti fidanzati, ma una cosa così larga proprio non l’avevo mai vista.
Appoggiò il membro al mio culetto, adesso ero io impietrita e anche un po’ spaventata, cercai di prendere tempo
-Ora abbiamo capito cosa hai scelto- balbettai mettendomi di scatto seduta sulla poltrona, -ma dammi il tempo di prepararmi, il culetto ha bisogno di molte attenzioni-
Mi alzai, dissi a Fausto di spogliarsi anche lui perché così era fuori tema e andai in bagno.
Chiusa la porta mi sedetti sul water, ma non riuscivo a fare pipì, le dimensioni del membro di Marco mi avevano paralizzato, feci un respiro profondo, ma era chiaro che non potevo più tirarmi indietro.
Frugai negli armadietti del bagno e tirai fuori tutto quello che poteva essere crema o lubrificante, misi tutto in una tazza e tornai in salotto.
Fausto in realtà si era tolto solo le scarpe e i pantaloni, mentre Marco fingeva indifferenza stando in piedi nudo con il bicchiere di cognac in mano.
Appoggiai la tazza con le creme sul tavolino del salotto e dissi a Fausto di togliersi i boxer.
-devo aprirmi un po’ il culetto- dissi poi a Marco dandogli una carezza – se non vi spiace lo faccio qui con voi, non ho voglia di farlo in bagno da sola-
Presi un tubetto di crema e la diedi a Fausto
-ma la metti tu per favore? – chiesi e mi girai appoggiando le mani sulle ginocchia.
Fausto tolse il tappo e sentii il liquido fresco della crema sul mio buchetto, lo massaggiò per bene e infilò ripetutamente l’indice nel culetto, sentii la crema entrare e cercai di rilassarmi il più possibile.
Marco nel frattempo si era seduto a fianco a Fausto sul divano, il suo membro aveva assunto una dimensione più rassicurante, decisi che era il momento, senza girarmi mi spostai davanti a Marco e, sempre con le mani sulle ginocchia, iniziai ad avvicinare il culetto al suo membro che riprese subito le sue dimensioni preoccupanti.

Nonostante la posizione che avevo scelto non fosse proprio la più furba, la penetrazione fu molto meno dolorosa di quanto temessi, ma Marco aveva preso il gioco molto sul serio, mi teneva per la sciarpa che avevo legata in vita e spingeva con tenacia nel mio buchetto.
Cercai di alzarmi, ma Marco fu più veloce, mi prese per i fianchi e mi tirò verso di sé, persi l’equilibrio e mi trovai seduta sopra di lui, questa volta era entrato tutto, cercai di reprimere un urlo di sorpresa e di dolore, ma capii subito che quella posizione non era la più adatta.
Implorai Marco di sospendere un attimo, a malincuore mi spinse per i fianchi permettendomi di rialzarmi in piedi.
-Scusa Marco, ma forse è meglio che andiamo sul letto, dovremmo stare più comodi, almeno io sicuramente- dissi sorridendo, poi presi un tubetto d’olio dalla tazza e glie lo versai sul membro cominciando a massaggiarlo.
Visto da vicino mi resi conto che era di dimensioni veramente impressionanti, meditai per un attimo di prenderlo in bocca sperando di riuscire a farlo venire subito ed evitarmi il gran finale, ma Marco sembrava sapersi controllare molto bene e poi, come aveva detto Fausto, un gioco è un gioco e bisogna rispettare le regole.
-Ok, sei pronto- gli dissi dopo averglielo ben cosparso di olio -se vuoi seguirmi. – e andai verso la camera da letto.
Marco non si preoccupò più di chiedere l’approvazione di Fausto e mi venne dietro quasi appiccicato.
Mi tolsi le scarpe, sfilai la sciarpa che avevo in vita lasciandola cadere, mi misi sul letto a pancia in giù, allargai le gambe e chiusi gli occhi.
Sentii Marco salire sul letto, senza toccarmi avvicinò il membro al mio culetto e cominciò a spingere. Doveva essersi reso conto delle mie paure, perché spingeva molto lentamente e fu molto delicato, tanto che lo incoraggiai a entrare ancora.
Quando fu tutto dentro mi rilassai, riuscii ad eccitarmi un poco e Marco, sentendo i miei gemiti, venne spruzzandomi nel sederino il suo liquido caldo.
Appena lo sentii uscire mi girai e ci abbracciammo per un lungo appassionato bacio. FINE

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