Piove, piove molto, da molti giorni.
” Se non fosse il 31 resterei volentieri in casa, al caldo, davanti alla televisione, mangiando qualcosa… ”
Si preparano, devono uscire, i loro amici aspettano per brindare, e fuori pioggia, ancora pioggia.
Lei indossa quella collana che le piace molto, perline nere e in fondo il piccolo crocifisso sulla sua scollatura.
Anche a lui piace, la guarda, approva, accarezza le perline e scivola sotto la scollatura, a cercare il pizzo del suo body nero: il piccolo seno di lei accoglie l’abbraccio della grande mano calda.
Si guardano, avvicinano i loro visi, sentono i loro odori e profumi, si aspirano, si respirano… ora sono vicinissimi, e la voglia sale.
” Dai, andiamo, ci sarà traffico… ci aspettano. ”
Arrivano e gli altri sorridono: finalmente sono lì, la loro presenza porta sempre eccitazione tra gli amici.
Gli amici senza di loro si annoiano.
Loro due, tra gli amici, hanno sempre voglia di esibirsi, giocano a spandere nell’aria nuvole di desiderio, si divertono e gli altri li guardano, soffrono: nessuno è come loro, o potrebbe esserlo.
Chiaccherano, raccontano, sognano, dicono dell’anno passato, di quello che sta arrivando.
Lei si avvicina alle donne, lui si avvicina agli uomini.
Girano tra gli amici e parlano, ridono, aprono bottiglie, mangiano dolci, e parlano.
Stanno lontani l’uno dall’altra, ed è una piccola sofferenza, ma piacevole: lui sa che lei lo sta seguendo con gli occhi, lei sa che lui sta ascoltando ogni sua parola.
Da lontano, ogni tanto si mandano sospiri con gli occhi ed è come se si toccassero, e fossero nudi, lì, in mezzo a tanta gente, e facessero l’amore, sui quei tavoli imbanditi, tra le bottiglie aperte e i dolci, facendo cadere i bicchieri, i piatti e poi le tovaglie, giù, sui tappeti, senza fermarsi, fino all’ultimo lamento.
è quasi mezzanotte, finalmente, ora possono avvicinarsi.
Gli amici intonano il coro del conto alla rovescia, e loro si avvicinano: lui è dietro di lei, lei lo sente e cerca le sue mani.
“Buon anno amore mio”.
E mentre lo dicono sono già abbracciati, intrecciati.
Lui la penetra e lei lo accoglie.
Continuano a sognare.
Continuano a baciarsi.
E si strofinano, con tutta la forza che hanno.
Lei è bagnata.
Lui ha un’erezione.
Qualcuno li interrompe, iniziano gli abbracci, a turno i visi di tutti si avvicinano e gli auguri di tutti raggiungono tutti, ma ogni donna vorrebbe baciare solo lui, e ogni uomo vorrebbe abbracciare solo lei.
Loro lo sentono, lo sanno e come sempre sono divertiti, lasciano fare, lasciano che gli altri sognino, desiderino, e ridono con gli occhi quando finalmente sono di nuovo vicini.
” Andiamo ? Là c’è musica, si balla… voglio “entrare” nel casino ora, vuoi ? ”
Salutano, escono e ancora pioggia, freddo, scarpe bagnate.
Da fuori non si sente quasi rumore.
Entrano, musica forte, corpi che si scivolano addosso.
Mani sulle spalle, e ancora abbracci, saluti, auguri, altri amici che sorridono.
Altri brindisi e dolci, caldo e rumore: ballano.
Cercano un angolo più tranquillo: una vetrata.
E fuori le onde arrabbiate del mare.
Si siedono e iniziano uno dei loro passatempi preferiti: guardare.
Guardano le persone passare intorno, il loro camminare, i loro vestiti, le minigonne, i tacchi a spillo, le camice aperte degli uomini, le cinture dei loro pantaloni, i cappelli, gli strass, gli occhiali anni ’70, le borchie, i gilet di pelle, i capelli colorati di verde, le unghie laccate.
E i giochi di seduzione.
Chi è solo, chi sta cercando il suo compagno, chi spera di incontrare qualcuno per passare la notte, chi si accontenterebbe di un nuovo numero di telefono da aggiungere sulla sua agendina.
Ballano ancora. Ancora un po’ di spumante.
” Mi accompagni in bagno ? ”
Vanno. Passano una coda di gente ubriaca e lei finalmente entra in una porta aperta.
Mentre chiude si accorge che lui è entrato dietro di lei.
C’è troppo poco spazio perchè possa girarsi a guardarlo, e lui gli sta addosso, china la testa sul collo di lei e le lecca le spalle, allunga le mani davanti, a cercare l’apertura dei pantaloni.
Fa scendere la cerniera, arriva al body nero, lo sbottona e finalmente la tocca.
” Falla… dai… voglio sentirla nelle mie dita, calda… tua… lasciati andare… nessuno ci vede ora… ecco… brava, falla scendere libera… si… ”
E mentre le parla, porta le dita alla bocca e gusta, le succhia e poi ritorna alla calda doccia di lei fino all’ultima goccia, l’ultimo rigagnolo.
L’accarezza e succhia ancora le sue dita fin quasi ad asciugarla completamente.
Lei che si è fatta cullare in quel gioco sino a quel momento, ora è troppo eccitata, gli fa sentire il suo desiderio, vorrebbe che lui la prendesse, lì, in fretta.
Lui le ferma la mano, richiude il suo body e la cerniera dei pantaloni.
” No, non adesso, usciamo di qui, voglio ballare. ”
Ballano ancora, in mezzo alla gente che è sempre di più, finchè lei smette, si ferma, lo prende per mano, e dolcemente lo allontana dalla mischia.
” Andiamo, voglio andare fuori, all’aria, sotto la pioggia. ”
Piove, piove, piove molto e corrono in macchina.
” Che cosa vuoi fare amore mio ? ”
” Portami in giro, da qualche parte, non importa dove, ma fuori… ”
Lui guida e cerca intorno, pensa a luoghi appartati, qualche giardino, un’incrocio buio.
Poi incontrano un grande posteggio vuoto, sottostrada, in mezzo a palazzi deserti, tutte le luci spente. Si ferma lì.
” Vieni. ”
Scendono dall’auto, e piove, piove ancora.
Lei si appoggia a un muro di pietra, lì di fronte all’auto e lui le sta davanti. Si baciano, si stringono, si strofinano, non si accorgono che il fondo è di terra, di terra bagnata.
In piedi, si muovono e affondano, le loro scarpe si riempiono di fango, e lei che si arrampica su di lui lascia tracce di terra sui suoi pantaloni, sul fondo della sua giacca.
Lui la spinge verso il muro, e le pietre lasciano sui vestiti di lei macchie di muschio, e polvere di cemento, bagnata. Continuano.
Era quello che volevano: essere lì, sotto la pioggia, nel fango.
Lui le apre il giacchino sotto la scollatura, scosta il body, le libera i seni ed ora vede solo le due piccole coppe rosa e il crocifisso nero.
L’accarezza, prende i seni tra le mani e li tiene come per reggerli, li spinge in alto.
Fa scoppiare la loro arroganza.
Lei cerca l’apertura dei suoi pantaloni, passa la mano tutt’intorno, entra nella tasca e trova tra le stoffe il suo pene.
Lui apre solo alcuni bottoni dei suoi pantaloni, entra con la mano nella fessura, scosta i suoi boxer e lo tira fuori.
Lei ora può toccarlo e tenerlo nella sua mano.
Lui le apre la cerniera, sbottona il body e le mette una mano sotto. è bagnata.
Le entra dentro con un dito, lei segue il suo movimento e anche la sua mano sul pene di lui segue quel ritmo.
I pantaloni di lei scivolano a terra, ancora più nel fango, lei se ne libera, resta così, quasi nuda, con le sue scarpe nel fango, e le gambe larghe.
Le loro parti sono libere ora, all’aria, all’acqua che scivola sopra, al vento che soffia lentamente e li fa tremare.
“Resta così… ”
Lui si allontana, entra nell’auto, accende i fari e la illumina completamente.
Lei sta al gioco e si china un poco, appoggiando le mani sulle ginocchia.
Lui resta a guardarla.
” Sei bellissima. ”
Si avvicina, sotto i fari, e mentre si avvicina apre completamente i pantaloni, prende in mano il suo pene.
Ora è lì, lo avvicina alla sua bocca, e lo gusta. Succhia e gusta.
” Ti senti… troia… ora? … ”
” No… non abbastanza… ”
Lei si gira e lo prende dentro di sè.
Da quella posizione, intanto, si guarda intorno. è curiosa.
Chissà se qualcuno li sta guardando, chissà se dietro le finestre buie qualcuno ha seguito i loro giochi…
” Ora basta… andiamo, andiamo a casa. ”
Lui la prende per la vita. Sta per accompagnarla dentro l’auto.
” No, aspetta … voglio divertirmi ancora… ”
Lei si libera dall’abbraccio di lui, si accascia di schiena sull’auto, sui fari accesi, e mentre lo fa prende il capo di lui con le due mani, e lo spinge in basso, su di sè, sulla sua voglia bagnata, allagata.
” Leccami dai… fammi vedere cosa sai fare… ”
Lo tiene fermo, lì, e lui inizia ad amarla con la sua bocca, la lingua e tutto il suo viso.
Geme ad ogni suo gemito, gode mentre lei gode, e dopo, quando lei viene, lecca e gusta tutto il suo succo, ne ingoia anche l’ultima goccia.
Lui risale, l’abbraccia, la stringe, la bacia.
” Buon anno amore mio. ”
Lei si tira sù, prende i suoi pantaloni, si gira per entrare nell’auto.
“Ok, andiamo a casa. ”
Ed entra. Anche lui entra.
Non accende il motore. Chiude le porte.
Fa scendere il sedile di lei, la spinge più in sù, le allarga le gambe, e le entra dentro con tutta la forza.
Lei lo sente nella gola, le manca il respiro, urla.
Lui affonda ancora dentro di lei, e ancora.
Lei urla e urla, fino a che sente il caldo succo riempirla.
” Buon anno amore mio. ”
Sono abbracciati, stretti, si stringono ancora di più, fino a farsi male. Non parlano, non si guardano, sono stanchi.
Lentamente finiscono di vestirsi, e poi l’auto riparte, vanno a casa.
Sono a letto finalmente, nudi e abbracciati, come sempre, sotto il piumone giallo, con una piccola luce accesa, e sul comodino un posacenere, le sigarette.
Ancora non parlano.
Lui accende due sigarette, una per lei, una per lui.
Fumano piano, e pensano, ricordano le cose appena vissute, le parole e i gesti.
Lei inizia a sorridere, lui non la sta guardando ma sente il sorriso di lei. Sorride anche lui e ora la guarda.
Lo guarda anche lei. Scoppiano a ridere, fortissimo, ridono e ridono ancora, non riescono a fermarsi, ed è come se venissero, tutt’e… due, un’altra volta.
Finalmente smettono, stremati, senza forze.
Lei chiude gli occhi. Lui chiude gli occhi. Dormono.
E la notte và avanti, là fuori, mentre loro dormono, insieme, abbracciati.
La gente sta ancora correndo sulle auto, da una festa all’altra.
E altri, molti, fanno l’amore, nelle auto, nei letti, nei bagni dei locali, negli incroci bui, nei giardini appartati, nei posteggi deserti.
E qualcuno forse questa notte farà qualcosa che non ha mai fatto.
Oserà, giocherà di più, vorrà stupire il suo amante, vorrà lasciare un segno su di lui, affinchè non dimentichi mai quel capodanno, del ’96.
E il giorno dopo quel qualcuno, guarderà negli occhi il suo amante, e il suo amante lo ricambierà: avranno la sensazione di essere stati padroni del mondo.
Lei e lui, che ora dormono stanchi, lo sanno e dormono.
Non hanno fretta di svegliarsi, domani.
Dormono e lasciano che sia così.
Dormono e sognano di volare, in alto, nel cielo, sopra le nuvole, senza rumori, senza peso.
E sono lì, in alto, sul loro letto, con quel sorriso sui loro visi, e la calma dolce del sonno.
Nel sonno si tengono per mano, si girano, si abbracciano, continuano a dormire.
Non vorrebbero andare via da lì, da sopra quella nuvola, nel cielo, non vorrebbero lasciare quel silenzio, non vorrebbero smettere di sentirsi leggeri, sospesi, senza peso, senza forma, su quella nuvola, nel cielo. FINE