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Cronaca vera

Lasciateci innanzitutto presentare; siamo una coppia regolarmente sposata da circa 15 anni.
Io sono Teresa, casalinga 38enne, una donna tutta casa chiesa e famiglia.
Lui mio marito Alberto, 45 anni, da 26 anni impiegato come ragioniere in una impresa di spedizioni della nostra citta’
Abbiamo due figli che sono tutto per noi rispettivamente di 13 ed 11 anni
Viviamo a Genova in una casa in fitto e del solo stipendio che mio marito guadagna con il suo lavoro.
Non e’ molto facile andare avanti visto i tempi difficili; uno stipendio di circa due milioni al mese con cui bisogna pagare fitto, casa, bollette ed educazione dei figli.
Tuttavia, con molti sacrifici, riesco a far quadrare il bilancio familiare, risparmiando a destra e a manca e privandomi, per la verita’, io stessa, delle cose di cui invece avrei foglia di comprare; vestiti, scarpe o qualche seduta in piu’ dal parrucchiere.
Ma tutto cio’ l’ho sempre fatto con abnegazione e spirito di sacrificio e con la recondita speranza che un giorno le cose possano cambiare.
Per la verita’ sono 15 anni che spero che le cose possano cambiare ma a dire il vero, sono 15 anni che le cose scorrono esattamente come il primo giorno in cui mi sono sposata.
Sono nata in provincia ed ho conosciuto Alberto quando avevo 18 anni; ero molto carina allora e soprattutto venivo da una famiglia contadina imparando a fare sacrifici per sbarcare il lunario. Alberto era un giovane di buone speranza e gia’ lavorava presso la Ditta Alselmi occupandosi delle pratiche di spedizioni.
Non era molto alto, anzi: fisicamente lo sovrasto di qualche cm. ma mi innamorai piu’ che del suo aspetto fisico, del suo modo di essere e del fatto che vivendo in citta’ avrei sicuramente potuto cambiare vita con lui, una volta sposata.
Uscivamo spesso da fidanzati: mi veniva a prendere al mio paesello con la sua Fiat Uno bianca e mi portava in giro tutta la serata riaccompagnandomi a casa dopo un gelato o una pizza.
Dopo qualche anno di fidanzamento decidemmo di sposarci.
Con il matrimonio, cominciai a conoscere il vero carattere di Alberto: quello che si dice essere uno smidollato, senza alcun carattere e senza nessuna personalita’, una persona insomma priva di qualsiasi tipo di volonta’ e vittima dei suoi colleghi di lavoro e dei suoi datori di lavoro.
Quando c’era da lavorare Alberto era quello che non si tirava mai indietro ed era diventato lo zimbello dei suoi colleghi, che lo beffeggiavano e lo deridevano alla minima occasione.
Non aveva nessuna capacita’ di opporsi ai suoi datori di lavori, ed ogni volta che c’era da fare qualcosa in ufficio, era sempre lui la vittima designata.
Varie volte ho provato a farlo reagire, ma lui mi diceva che non ne aveva il coraggio o che era giusto cosi’ perche’ quel lavoro era l’unica fonte di sostentamento della sua famiglia.
Ma io sapevo perfettamente che egli si trincerava dietro questa scusa in quanto faceva parte del suo carattere remissivo e sottomesso.
Ovviamente in casa soffrivamo per tutto cio’; io cominciai a non aver piu’ considerazione alcuna per lui e questo mio stato d’animo si rifletteva anche a letto quando le poche volte che Alberto voleva fare l’amore con me cominciavo a deriderlo ed a beffeggiarlo anch’io per le scarse prestazioni sessuali di cui mi faceva attenzione.
Si faceva l’amore poche volte al mese e quelle poche volte erano quasi sempre un insuccesso totale, lasciandomi sempre con il desiderio sempre piu’ alto e sempre piu’ intenso rispetto a prima.
Stranamente, perche’, come vi ho detto, sebbene non molto curata credo di essere ancora una bella donna piacente e sicuramente desiderabile; sono alta un metro e sessantacinque mora con lunghi capelli neri ed occhi neri.
Fisicamente, nonostante le mie due gravidanze sono ancora dotata di un fisico asciutto e se riuscissi a curarmi come si dovrebbe, riuscirei ancora ad attirare l’attenzione di molti uomini.
Ma tutto questo non rientra nella mia educazione e nonostante tutto sono rimasta fedele al mio uomo, almeno fino a qualche tempo fa
Un giorno poco prima delle vacanze natalizie, periodo in cui la Ditta di Alberto chiude per circa 10 giorni, mio marito ritorna a casa e mi dice che i proprietari della Ditta hanno organizzato una festa con i dipendenti per festeggiare il Natale e l’anno nuovo.
La festa e’ stata organizzata presso la mensa e vedrà la partecipazione di tutti i proprietari e degli impiegati con i loro familiari.
Una cosa molto bella fatta anche in coincidenza dei festeggiamenti del primo centenario della Ditta e per il compimento del settantesimo anno di eta’ del signor Anselmi.
La festa e’ riservata ai grandi senza la presenza dei figli.
Tutto cio’ mi ha subito entusiasmato ma altrettanto mi chiesi in modo preciso se fosse una cosa che potevamo permetterci.
Alberto mi prego’ di non creare problemi perche’ giammai avrebbe rinunciato alla festa dei cent’anni della sua Ditta ed ai festeggiamenti riservati al signor Anselmi.
Mi prego’ di non pensarci e se fosse il caso avremmo chiesto un po’ di aiuto a mio padre facendoci prestare qualche centinaia di migliaia di lire.
Ci mettemmo quindi d’accordo e iniziammo i preparativi per la sera del 20 dicembre.
Aspettai con ansia quei giorni e siccome sono abbastanza brava a cucire volli fare da me il vestito della festa.
Comprai della stoffa nera molto elegante e una rivista di moda dalla quale copiai un vestito lungo nero con delle piume al colle e pialettes un po’ ovunque.
Quella donna che per anni aveva dormito in me comincio’ a risvegliarsi.
Presi anche appuntamento con la parrucchiera sotto casa mia, che abitava nello stesso portone di casa.
La domenica mattina infatti venne a casa mia per farmi il taglio ai capelli che scelse ella stessa in base al vestito che le feci con molto orgoglio vedere.
Cosi’ inizio’ la mia metamorfosi che sarebbe culminata la sera stessa, mentre Alberto accompagno’ i nostri figli in campagna dai miei pregandoli di tenerli con loro qualche giorno.
Luciana, la parrucchiera, mi fece un lavoro stupendo; mi tiro’ su i capelli legandoli e intrecciandoli in maniera molto elegante.
Ad un certo punto mi chiese quali scarpe avessi messo sotto quel vestito.
– Le solite, – le risposi perche’ il mio senso del risparmio aveva evitato che io comprassi un paio nuovo.
Luciana allora mi chiese se avesse potuto farmi un piccolo favore prestandomi lei stesso un paio di scarpe quasi nuove che aveva messo al matrimonio del fratello qualche giorno prima..
Commossa la ringrazia e dopo qualche minuto la vidi tornare con due pacchi sotto le braccia.
Da uno tiro’ fuori un paio di scarpe bellissime di vernice nera con tacco 15 molto belle; dall’altro tiro’ fuori una borsetta dello stesso materiale che con le scarpe faceva una perfetta parure.
La ringrazia vivamente promettendole di non rovinarle ed ella per tutta risposta mi disse:
– Signora cara, non si preoccupa e spero che lei possa divertirsi in compagnia di suo marito questa sera.
Gia’, in compagnia di mio marito………………..
Era questa la nota stonata di tutta la serata; andare a quella festa con un uomo che ormai io non stimavo piu’ e che sapevo essere lo zimbello della compagnia
La sera arrivo presto ed dopo essermi vestita e profumata ero pronta per andare alla festa insieme a mio marito, che per l’occasione aveva indossato un abito blu di circostanza lo stesso con il quale anni prima eravamo andati ad un matrimonio.
Ci infilammo nella nostra autovettura e raggiungemmo la Ditta Anselmi.
Devo dire che quella sera mi sentivo abbastanza su di giri e sara’ stato il vestito che avevo addosso, sara’ stato la voglia di divertirmi dopo tanto tempo, ma una strana eccitazione invadeva inspiegabilmente il mio corpo e la mia mente.
Ben presto arrivammo nei locali della Ditta e due guardiano ci fecero entrare attraverso i cancelli .
Parcheggiammo la nostra auto e ci avviammo pian piano verso la mensa completamente illuminata a festa.
Sovrastavo mio marito di parecchio sembrando quella sera al mio cospetto veramente ridicolo e goffo.
Entrammo nella sala mensa e non so perche’ improvvisamente tutti i colleghi di mio marito, e devo dire anche le loro gentili consorti, assunsero tutti un’aria fra il sorpreso e lo stupito, girandosi all’unisono verso di noi, e salutandoci con molto rispetto ed ossequianza.
Improvvisamente un collega di mio marito, credo si chiamasse Loffredi, si avvicino’ a me e quasi a capo chino mi disse:
– Gentile signora, mica Alberto ce lo aveva detto di avere una moglie cosi’ bella ed affascinante.
Lo ringrazia molto gentilmente ma in quel momento notai un certo imbarazzo in mio marito.
Con fare abbastanza deciso Alberto mi spinse un po’ piu’ in la’ dicendomi:
– Non mostrarti gentile con nessuno qui, sai questi sono una manica di porci; soprattutto quel grassone li’ che ti ha salutato e’ un tipo molto pericoloso; passa per essere un maniaco sessuale ed ha una intera collezione in ufficio di fotografie di donne nude in atteggiamenti equivoci.
– Senti Alberto – gli dissi – fammi una cortesia almeno per stasera; non ossessionarmi piu’ di tanto perche’ a questa festa stasera vorrei proprio divertirmi.
– D’accordo – replico’ lui – ma poi non dirmi che non ti avevo avvisata, e mi raccomando non farmi fare brutte figure.
Cosi’ inizio’ la serata con l’orchestrina che suonava in un angolo e con molta gente che inizio a ballare.
Io ed Alberto eravamo seduti su un divanetto mangiando rustici e pizzette offerte dalla Ditta e ad un certo punto notai che tre colleghi di mio marito con aria ammiccante e furtiva guardavano verso di me.
Ovviamente feci finta di niente ma ebbi l’impressione che stessero organizzando qualche burla all’indirizzo di Alberto.
Ed infatti dopo un po’ i tre si avvicinarono e cominciarono a prendere di mira Alberto.
– Ma come, vieni alla festa del Signor Anselmi e non balli.
– Non mi va – rispose Alberto – e poi sono cose che non vi interessano.
– Ma dai – intervenni io – non essere cosi’ scortese con i tuoi amici.
– Brava signora – replicarono loro – glielo dica lei ad Alberto di non essere cosi’ scontroso con i suoi amici che gli vogliono bene.
– Permettici almeno di invitare a ballare la signora, visto che tu sei cosi’ orso.
– Signora, permette questo ballo?
– Grazie – risposi – molto volentieri – e ci spostammo verso il centro della sala dove iniziammo a ballare un lento di Mina..
Devo dire subito che il tizio individuato da Alberto come un "gran porco" non tardo’ effettivamente a dimostrare tutta la sua vera natura.
Stingeva la mia vita in maniera assai salda e mi attirava verso di se senza un non mio certo imbarazzo.
Cercai di liberarmi piu’ volte da quella morsa con molta discrezione ma devo dire la verita’ piu’ cercavo di liberarmi piu’ lui stringeva e mi attirava a se’
Ebbi la sensazione ad un certo punto di sentirmi contro il mio ventre qualcosa di duro che non seppi (o non volli) riconoscere immediatamente.
Mi girai verso mio marito ed improvvisamente notai che Alberto stava bevendo in mezzo agli altri due amici credo fosse un wisky: Alberto che sostanzialmente non beve al di la’ di acqua minerale.
Ad un certo punto il tizio con il quale stavo ballando si ferma e prendendomi per mano mi dice:
– Venga bella signora che le presento i titolari di suo marito.
Con fare deciso mi porto’ verso un angolo della sala dove c’erano tre persone un po’ avanti con gli anni, molti distinti e ben vestiti.
Ad un certo punto questo tizio si rivolge loro e dice:
– Signori volevo presentarvi la moglie del mio collega Alberto.
– Molto lieti – risposero loro in coro, ed accennarono ad un lieve inchino del capo.
– Il piacere e’ il mio – fu l’unica cosa sensata che mi venne da dire al momento
– Alberto e’ un uomo fortunato – ribadi’ il collega – di Alberto – visto che gran pezzo di figliola si ritrova come consorte.
– Gia’ – risposero i proprietari della Ditta- e sinora Alberto non ci ha mai detto niente.
– Lo rimprovereremo per questo, e credo che gli potremmo fare anche una nota di biasimo.
Risero tutti in maniera fragorosa ed anche a me sembro’ la cosa piu’ naturale sorridere con loro.
– Cara signora, noi dobbiamo chiederle scusa – mi disse uno dei tre principali di mio marito – forse le sottraiamo molto Alberto da casa sua e Alberto non potra’ avere per lei tutte le attenzioni che una bella donna come lei merita, ed anche perche’ visto che noi abusiamo molto di suo marito sicuramente la notte non potra’ rivolgerle tutte quelle attenzioni che lei merita.
Ed ancora scoppiarono in una risata fragorosa che anch’io imitai questa volta senza un certo imbarazzo.
La cosa piu’ strana che ad un certo punto a quella domanda, forse per un eccesso di sincerita’, risposi stupidamente
"GIA’".
Non lo avessi mai fatto; improvvisamente i quattro uomini quasi circondandomi mi chiesero:
– Ci racconti bella signora, cosa le fa mancare suo marito.
Presa alla sprovvista non seppi uscirmene da quell’imbarazzo e non senza un po’ di vergogna iniziai a parlare dei problemi con mio marito e delle scarse attenzioni che Alberto dedicava a sua moglie.
Improvvisamente mi fu messa in mano una coppa di champagne che parlando parlando bevvi tutta di un fiato.
E piu’ bevevo piu’ si scioglieva la linguae piu’ quegli uomini sembravano interessarsi a me.
Si avvicinavano in maniera piu’ opprimente ed ebbi l’impressione che colevano spogliarmi con gli occhi in quell’istante.
Alberto era sempre distratto dagli altri due colleghi che continuamente riempivano il suo bicchiere e la festa passava veloce fra l’indifferenza degli altri ospiti.
Ormai io avevo accentrato l’attenzione dei proprietari della Ditta e di quel gran porco del collega di mio marito.
Ad un certo punto il signor Anselmi mi disse:
– Bella signora, io sono in obbligo con lei perche’ mi sento in parte responsabile di questa sua situazione familiare quindi la prego di accettare per domani pomeriggio un mio invito presso la mia Villa dove offriro’ un te alla presenza di alcuni amici; sarei onorato se volesse farmi compagnia e garantirmi la sua presenza.
Ringraziai il signor Anselmi, ma spiegai loro che Alberto avrebbe fatto tardi la sera dopo per l’inventario in ufficio e che non sarei potuta andare al ricevimento.
– Orsu’- replico’ duro il signor Anselmi – non ammetto rifiuti; vuol dire che Alberto sara’ qui a lavorare ed io la mandero’ a prendere a casa alle 16 da Loffredi che l’accompagnera’ da me.
– Ma io non ho neanche nulla da mettermi – cercai riparo, allora.
– A questo se permette provvedero’ io stesso con i miei soci domattina a parziale risarcimento che una bella donna come lei ha subito per causa nostra in tutti questi anni.
Mi venne naturale e spontaneo ringraziare ed accettare l’invito per il pomeriggio successivo
Mi allontanai per ritornare vicino a mio marito che oramai mi sembrava brillo ed alticcio e chissa’ perche’ non mi venne in mente di raccontargli l’accaduto; da lontano notai gli uomini con cui ero a colloquio precedentemente ridere pesantemente ed in modo vistoso.

Dopo qualche altra ora di musica e fatti i rituali auguri di Buon natale e fine anno nuovo, pian piano gli intervenuti cominciarono ad andar via ed anche noi decidemmo di fare ritorno a casa.
Salutammo i titolari e gli amici di mio marito e ci avviammo verso casa.
Alberto non proferì parola sulla strada del ritorno ed io chissà perché invece avevo dentro una strana sensazione di benessere.
Per la prima volta dopo tanti anni mi ero sentita nuovamente una donna desiderata ed apprezzata e ciò mi lusingava non poco.
Erano ormai le tre del mattino quando giungemmo a casa ed Alberto quasi senza svestirsi piombò in un sonno profondo; io cominciai a svestirmi e non potetti fare a meno di rispecchiarmi congratulandomi con me stessa per il mio aspetto e la mia sensualità.
Durante la notte feci sogni strani ed agitati: forse lo champagne bevuto o l’emozione della serata precedente avevano lasciato in me un intimo segno di rigenerazione.
Arrivò il mattino e con esso il ritorno alla solita vita piatta e grigia.
Albertò si alzò abbastanza di buon ora e dopo una abbondante colazione mi salutò andando sene al lavoro. – farò molto tardi quest’oggi perché mi aspetta una giornata di duro lavoro; cominceremo l’inventario in Ditta e non so a che ora potrò sbrigarmi; senti come stanno i ragazzi……..
Con queste ultime parole aprì la porta ed uscì avvolto nel suo pesante cappotto.
Faceva molto freddo quella mattina di fine dicembre.
Telefonai in campagna dai miei e mi assicurai che i ragazzi stessero bene; dopo di che presi a svolgere le solite faccende domestiche.
Avevo quasi del tutto dimenticata la sera precedente ed ero intenda a spolverare la casa quando improvvisamente squillò il telefono.
– Pronto –
– Salve come sta? –
Riconobbi in Loffredi la voce all’altro capo del telefono.
– Abbastanza bene.
– Volevo ricordarle il suo impegno per oggi pomeriggio, ricorda?
– Già – risposi – ma penso che sia opportuno che io rifiuti l’invito.
– Suvvia bella signora, lei non può rifiutare l’invito.
– Come non posso rifiutare l’invito? – replicai quasi offesa.
– Forse non sono stato abbastanza chiaro – sostenne con voce ferma Loffredi. – ritengo forse che sia il caso di incontrarsi un attimo per farle capire perche’ lei non puo’ ne’ deve rifiutare l’invito. Posso salire un attimo su da lei, visto che sono nelle vicinanze della sua abitazione?
– No no – ribadii fermamnete.
– Ho la casa in disordine e poi sono in vestaglia.
– Meglio – sostenne Loffredi ridendo in modo scurrile.
Ricordai allora le parole di Alberto "e’ un gran porco" e forse ora avevo avuto la prova che fosse vero.
– Se proprio dobbiamo parlare possiamo vederci al bar giu’ all’angolo di casa mia.
– Va bene, sentenzio’ Loffredi – fra dieci minuti – e riattacco.
Uno strano senso di preoccupazione mista ad agitazione comincio’ a pervadermi ma dovetti superare il momento e vestitami scesi giu’ al bar.
Dopo un po’ vidi entrare Loffredi con un pacco abbastanza voluminoso sotto al braccio e salutandomi in modo molto lascivo mi fece sedere ad un tavolino all’interno del bar.
– Cara signora, lei e’ bellissima anche la mattina presto e questa e’ una dote molto rara per una donna – ed allo stesso tempo fece cadere gli occhi sulle mie ginocchia parzialmente coperte dall’impermiabile chiaro che avevo indossato.
Un senso di disagio mi aggredi’; avrei voluto mandarlo al diavolo ma improvvisamente con voce questa volta assai piu’ seria mi disse:
– Ultimamente le cose non vanno molto bene alla Ditta Anselmi, e la proprietà sta pensando di ridurre il personale. Io ritengo che alcuni dipendenti fra un po’ saranno licenziati e fra questi credo possa esserci anche Alberto, suo marito.
Ascoltavo quell’uomo quasi in trance: Alberto licenziato; unico sostentamento della nostra famiglia, come faremmo, dove andremmo come vivremmo?
– Non tutto e’ deciso cara signora, diciamo che il destino della sua famiglia passa attraverso di lei e da come sapra’ aggiudicarsi le grazie dei titolari. Ecco perche’ e’ importantissimo che lei venga oggi pomeriggio alla Villa degli Anselmi e sappia "essere riconoscente" a quella gente…….
A queste parole Loffredi fece un gesto di ammiccamento ed ancora una volta appoggio gli occhi e le mani sulle mie ginocchia.
Non ebbi questa volta il coraggio di coprirmi o di levargli le mani; ero gia’
praticamente entrata nelle vesti dell’eroina che salva la sua famiglia sacrificando se stessa.
Loffredi rise pesantemente e disse:
– Brava cara signora, vedo che gia’ sta entrando nella parte……..
Mi scossi bruscamente e quasi svegliandomi da un incubo alzando la voce gli gridai……
– Ma cosa cazzo sto facendo………..Lei e’ un porco……
– Gia’ – disse fermamente Loffredi – io sono un porco che puo’ salvare lei e la sua famiglia dalla miseria.
– Ora le do’ due minuti per decidere cosa vuole fare, dopo di che andro’ via e sappia che saro’ io stesso a convincere gli Anselmi che Alberto e’ un incapace ed un buono a nulla.
– No per carita’ – implorai .
Cosi’ dicendo feci in modo che l’impermiabile salisse leggermente quasi a scoprire le mie coscie, cosa che non lascio’ Loffredi insensibile.
– Su, su….. si calmi…….- e cosi’ facendo appoggio le sue mani sudaticcie sulle mie gambe palpaldole in modo sfacciato e lascivo.
– Lasci fare a me e segua attentamente i miei consigli.
– Oggi pomeriggio alle 15,30 passero’ a prenderla per portarla alla Villa Anselmi.
Ricordi che i proprietari sono dei vecchi licenziosi e apprezzano molto la bellezza femminile. Si mostri il piu’ sensuale ed il piu’ disponibile possibile. Se riuscira’ a fare questo avra’ salvato Alberto e la sua famiglia; ricordi piu’ sensuale e provocante possibile dove tutto e’ concesso e tutto e’ possibile. Anch’io vorro’ la mia parte ma questa e’ una cosa che pretendero’ dopo – e nel frattempo palpava in modo ancora piu’ visibile le mie coscie.
– Ora prenda questo pacco, e’ per lei. Mi sono permesso di portarle un abitino che so’ piacera’ molto agli Anselmi indossato da lei. Ho messo anche un po’ di accessori che le suggerisco di indossare. Niente di piu’ di quello che trovera’ qui. Adesso la lascio: so che una donna deve prepararsi per bene se vuole attirare l’attenzione su di lei. Ricordi che oggi lei sara’ al centro dell’attenzione di questa gente.
Cosi’ facendo mi saluto’ baciandomi sulle labbra, gesto che io non fui capace di respingere cosi’ come avrei dovuto invece fare.
Non ne ebbi il coraggio..

Quella conversazione mi aveva indubbiamente lasciata frastornata; mi rendevo conto di essere ad un bivio della mia vita: continuare ad essere una donna "per bene" tutta casa chiesa e famiglia, afflitta ed avvilita dai mille problemi quotidiani o trasformarmi in una sorta di vivieur dalla doppia vita, una tranquilla donna borghese da una parte e dall’altra una puttana sfrenata e viziosa.
Con questo dubbio me ne ritornai a casa accorgendomi ad un tratto di avere con me il voluminoso pacco offertomi dal Loffredi.
A quel punto la curiosita’ femminili si impossesso’ di me e rientrando frettolosamente a casa non vedevo l’ora di verificarne il contenuto.
Mi liberai dell’impermeabile e gettai il pacco sul letto matrimoniale cominciandolo a scartare per liberarne il contenuto: ne tirai fuori un vestito in lana di colore rosso fuoco che a prima vista mi sembro’ subito molto piccolo per le mie misure ed un tantino audace per le mie abitudini. Continuai a cercare nel pacco e tirai fuori un magnifico paio di scarpe rosse di vernice con tacco molto alto (almeno 12 cm.).
Mi lasciai cadere sulla poltroncina a fianco del letto e immediatamente realizzai che ben presto quella divisa vistosa e per alcuni versi oltraggiosa sarebbe finita sul mio corpo.
Ma le sorprese non erano finite li: rovistando ancora nel pacco tirai fuori una parure intimo nero fatto tutto in pizzo trasparente composto da un reggiseno "a balconcino" di quelli che sorreggono le tette lasciando scoperti i capezzoli, un reggicalze e calze nere di ottima fattura con il bordo posteriore in risalto.
Nient’altro sembro’ esserci in quel pacco delle meraviglie e la mia sorpresa piu’ grande fu registrare l’assenza di mutandine insieme a tutto il resto.
– Le avranno dimenticate – pensai fra una cosa e l’altra, in modo abbastanza ingenua.
Mi rendevo conto in quale grosso equivoco stessi cadendo o in quale sottile gioco perverso volessero quella gente inserirmi.
Un brivido scosse violentemente il mio corpo ed improvvisamente mi scossi pensando di mandare tutto e tutti al diavolo……..
Gia’…..
Ma con quali conseguenze?
Quella gente era capace di tutto ed una mia ribellione avrebbe causato problemi alla mia famiglia; mi ritornarono in mente le minacce di Loffredi
Assorta in questi pensieri , con tutte le paure e le perplessita’ che attanagliavano la mia coscienza, fui bruscamente interrotta dallo squillo del telefono.
– Pronto –
– Salve, bella signora, allora come va? –
Riconobbi in Loffredi quella voce lubrica e vogliosa che mi getto’ ancora di piu’ in un profondo imbarazzo.
– Ha aperto il suo pacco regalo? – mi chiese.
– Non ancora – mentii spudoratamente.
– Lo faccia, cosi’ potra’ rendersi conto della generosita’ degli Anselmi. Trovera’ dentro della roba che ad una donna fanno sempre piacere, e …..mi raccomando – prosegui’
– indossi quello e solo quello, nient’altro, mi raccomando. –
– Cosa mi aspetta? – chiesi secca, a quel punto.
– Credo che ci divertiremo moltissimo questo pomeriggio…….dipende ovviamente molto da lei, nessuno le costringera’ a fare niente di cui lei non sia disposta a subire…….ma capisce benissimo che parte del suo successo oggi dipende da lei. Sia disponibile, ben accetta e non si tiri indietro a niente e vedra’ che da oggi la sua vita cambiera’ e forse assaggiera’ tutto cio’ che di buono a volta la vita riserva. A proposito, non indossi niente di piu’ di cio’ che trovera’ nel pacco….. Le ho gia’ detto che gli Anselmi sono brava gente , ma ….per cosi’ dire….. un po’ viziosi . Adesso la saluto e ….a proposito visto che saro’ , per cosi’ dire il suo Pigmalione…..diamoci subito del tu; da adesso in poi io la chiamero’ Teresa ed io saro’ per Lei il signor Loffredi., a cui tu dovrai sempre riconoscenza ed ubbidienza.. Ti passero’ a prendere piu’ tardi,
diciamo intorno alle 15,30 adesso ti saluto e………sappi che pagherei per vederti gia’ acconciata in quel modo……devi essere uno schianto.
Riattacco’ immediatamente dopo una ennesima sonora risata che lasciava presagire niente di buono.
Ormai era giunta quasi mezzogiorno ed ancora non avevo deciso cosa fare quando improvvisamente il telefono squillo’ nuovamente.
– Pronto – risposi con voce tremante
– Ciao Teresa, sono Alberto………….
Era mio marito che mi chiamava dal suo ufficio.
– Ti sento un po’ preoccupata c’e’ qualcosa che non va? –
Forse Alberto aveva captato dalla mia voce il mio stato d’animo.
– Niente – replicai prontamente – piuttosto dimmi tu, tutto a posto?
– Diciamo di si, a parte il lavoro e qualche altro piccolo problema, sai a proposito mi ha chiamato il Direttore Generale dicendo che mi vuol parlare stasera verso le otto, non so cosa possa volere da me, in tanti anni di servizio non mi ha mai convocato e non riesco proprio a capire il motivo………….
Mi sentii un tuffo al cuore che mi fece trasalire; io purtroppo credevo di sapere benissimo quale fosse il motivo della convocazione; l’esito del colloquio di Alberto con il Direttore generale dipendeva da come mi fossi comportata io nel pomeriggio.
– Ci sei ancora Teresa…….cosa c’e’ che non va?
– Niente Alberto stavo ascoltando cio’ che mi dicevi…..non preoccuparti vedrai che tutto andra’ benissimo.
– Speriamo, adesso ti lascio ci vediamo piu’ tardi, anche se non so a che ora tornero’ a casa. Mi raccomando – concluse Alberto – non farmi stare in pensiero e fai la brava moglie.
Queste parole mi pesarono come macigni; quei figli di puttana avevano gia’ messo in moto tutti i sistemi di coercizione per costringermi ad accettare e soddisfare i loro piacere.
– E questo quello che vogliono – pensai – e’ questo quello che avranno……..
Improvvisamente avevo preso una decisione…….
Andai in bagno e dopo essermi spogliata mi infilai sotto la doccia………
Avevo deciso di dare il meglio di me stessa e di dimostrare come una donna disperata sa trasformarsi in una belva da sesso.
Non nascondo che mentre pensavo a tutto cio’ un strano senso di eccitazione mi comincio’ a percorrere la schiena; andai in salotto e tirai fuori una vecchia bottiglia di brandy che era li’ da non so’ quanti anni: mi riempii un intero bicchiere e lo buttai giu’ d’un fiato.
Cercai un vecchio pacchetto di sigarette che mio marito aveva conservato da qualche parte e ne accesi una.
Dopo di che mi portai davanti ad uno specchio e facendomi cadere l’asciugamano osservai attentamente il mio corpo nudo.
Obbiettivamente mi trovai ancora molto bella e desiderabile e mi sentii lusingata che quella gente in fondo avesse fatta cadere la propria attenzione su di me.
– Cazzo – pensai – ma fra tutte le donne presenti alla festa giusto io ho sosciutato la loro attenzione, certamente con quel po’ po’ di tette e culo che ti ritrovi; forza Teresa fatti coraggio e fai vedere a quei porci miserabili cosa sei capace di combinare, trasformati in una bestia da letto e godi e fai godere come mai hai fatto in vita tua.
A queste parole mi venne spontaneo e naturale portare le mani fra le gambe e con grande meraviglia mi resi conto di essere gia eccitata.
– Ma allora ti piace – pensai – brutta puttana che non sei altro?
Sara’ stato l’alcool, le sigarette o forse chissa’…….una voglia repressa negli anni ma ero pronta a diventare una donna nuova ed a provare esperienze ed emozioni che forse avrebbero potuto alla fine anche farmi piacere.
Seduta sul letto mi infilai quel paio di calze nere che avevo trovato nel pacco; erano stupende lisce e vellutate di una seta dolce e resistente allo stesso tempo.
Il solo contatto mi diede una emozione fortissima e dovetti resistere non poco alla voglia di accarezzarmi nelle mie parti piu’ intime; sentivo pero’ che cominciavo a bagnarmi e che il processo di cambiamento a cui mi stavo sottoponendo non mi lasciava assolutamente insensibile.
Mi alzai dal letto ed indossai il sia il reggicalze che il reggiseno di pizzo nero; non avevo mai indossato un indumento del genere; li avevo visti solo sulle riviste ed avevo sempre pensato che chi lo indossasse fosse una poco di buono, viziosa e depravata.
Eccomi qui invece ad indossare i panni di una puttana; indossai anche le scarpe di vernice rossa e fui colta ancora una volta da una forte emozione; era di fronte a me allo specchio una delle piu’ audacie puttane che mai avessero battuto i marciapiedi.
Provai a tirarmi indietro i capelli e scoprire ancora di piu’ il collo; indubbiamente facevo un effetto niente male:
– Volevate un giocattolo con cui divertirvi – pensai – eccolo qui pronto a soddisfare i piu’ reconditi desideri di uomini viziosi e depravati, a cui vostro malgrado darete piacere e soddisfacerete le sue piu’ segrete voglie.
Girovagai per la casa in quelle condizioni ed avrei pagato chissà cosa affinche’ qualcuno avesse potuto vedermi in quello stato.
Bella e puttana, desiderosa e vogliosa come mai mi ero sentita sino ad allora.
Improvvisamente mi prese un desiderio irrefrenabile.
Indossai il mio impermeabile e nuda cosi’ acconciata decisi di scendere in strada, per arrivare sino al bar per prendermi un caffe’.
Senza incontrare fortunatamente nessuno, uscii dal mio portone e mi incamminai verso il bar.
Sulla strada, deserta visto la controra del primo pomeriggio, incontrai pochissima gente fra i quali un gruppo di extracomunitari negri che seduti sul marciapiedi se ne stavano per fatti loro.
Il caso volle che proprio in quel momento un leggero colpo di vento apri’ lievemente il mio impermeabile lasciando intravedere parte delle mie cosce inguainate dalle calze e dal reggicalze.
Improvvisamente gli extracomunitari, che non credevano ai loro occhi mi si fecero incontro e faticai non poco a liberarmi dalla loro presenza: probabilmente mi avevano scambiato per una puttana e cercavano di passare con me qualche ora di sesso.
Decisi di tornare a casa, consapevole che la mia trasformazione era funzionata e che ero pronta ad affrontare qualsiasi tipo di situazione; quello che forse mi mancava era la consapevolezza dei miei mezzi e quell’episodio mi aveva dimostrato che in fondo avrei potuto esercitare il mio charme ogni qual volta lo avessi voluto; una vera donna che fa del sesso la sua arma micidiale.
Ero pronta ad affrontare non uno ma dieci, cento mille uomini, Loffredi compreso. FINE

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