Godendoci il tramonto di Barby Sabato scorso, dopo la mia avventura della mattina con Fabio il figlio del falegname ed i suoi assistenti neri, verso l’ora di pranzo rientra a casa mio marito Alex. Gli racconto tutto e la conseguenza naturale è una scopata intensa, furiosa, sconvolgente ed estasiante. Nel tardo pomeriggio decidiamo di uscire, senza una meta, e dirigerci da qualche parte dove non ci sia la calura opprimente di Roma. Non prendiamo la macchina, ma lo scooterone di Alex. Imbocchiamo il Grande Raccordo Anulare , usciamo sull’Appia, poi verso i castelli romani su per la via del Laghi, fino a Castelgandolfo, poi ancora più su per Rocca di Papa ed i pratoni del Vivaro. Il lago e le campagne deliziano la nostra vista, case e persone sembrano diradarsi; saliamo qui dove d’inverno arriva anche la neve, cosa un po’ rara per la provincia di Roma. In questi giornate di luglio invece, il fresco e la quasi totale assenza di umidità rigenera completamente chi arriva dalla capitale calda e afosa. Solo poche persone sparse qua e la, magari in fuga da Roma come noi, per il resto la pace totale! A mano a mano che saliamo, si possono sentire odori di fiori che ci solleticano l’olfatto, mentre l’aria fresca aggiunta al vento che taglia la moto, mi fa venire addirittura qualche brivido sulla pelle. Mi abbraccio forte a mio marito, con la conseguenza che il mio seno preme sulla sua schiena, ed il suo calore mi ripara dall’aria che si sta sempre più rinfrescando.
Quest’insieme di sensazioni mi rende ancora più sensibile del solito al richiamo dei sensi. I miei capezzoli sono duri ed eretti, la mia fichetta, costretta in un paio di pantaloni di pelle, inizia ad inumidirsi. Senza dire nulla, faccio scivolare la mia mano destra dal petto di mio marito, a cui mi sto sempre aggrappando. La faccio scivolare verso il basso, fino ad abbassargli la chiusura lampo dei suoi pantaloni. Estraggo il suo pisello, ora moscio; i caschi rendono impossibile la comunicazione tra noi, quindi inizio a smanettarlo senza dirgli nulla. Il suo pistone, contrariamente a quello della moto, rimane immobile, mentre la mia mano, percorre avanti e indietro quella strada che così tanto bene conosce. Inversamente proporzionale all’incremento della velocità della mia mano, corrisponde un rallentamento di Alex della velocità dello maxi-scooter. A un certo punto il piacere che gli procuro diventa insostenibile ed una serie di rivoli bianchi esce prepotentemente dalla mia stretta impugnatura, arrivando un po’ sulla camicia di Alex, un po’ sul mio braccio mentre degli altri rivoli si perdono dietro di noi nella corrente provocata dalla moto che taglia l’aria. Alex non mi da nemmeno il tempo di rimettere il suo uccello nei pantaloni, che accosta e ferma la moto in un sentiero isolato di quella campagna così profumata, dove il sole sembra nascondersi e scomparire dietro gli alberi. Stendiamo così sopra il prato, dietro a dei fitti cespugli, una vecchia coperta arrotolata nel bauletto portaoggetti, e ci stendiamo, assaporando quell’insieme di profumi che l’aria ci regala. Lentamente iniziamo a svestirci, restando con la sola biancheria. Da qui iniziamo a baciarci e toccarci; le mie labbra sfiorano la sua bocca, il suo collo e le sue spalle, mentre le sue mani scorrono sulle mie gambe che incrociandosi lo spingono verso di me; le mie mani invece, terminano di toglierci i pochi indumenti che impediscono ai nostri corpi di godere totalmente del calore dell’altro.
Le sue mani scorrono dalle mie tette alla mia schiena, fino al sedere, oltrepassando i fianchi, fino a raggiungere la mia passerina già bagnata, calda e vogliosa. Le sue dita mi massaggiano le grandi labbra, vogliose e umide, poi entrano ed escono dentro di me, dandomi un brivido intenso, mentre la mia mano si trova a stringere la sua mazza, sentendola crescere fino a renderla sempre più rigida e dura. Ad un certo punto la sua lingua, dalle mie tette inizia a scendere verso il basso, passando lentamente da sopra lo stomaco, soffermandosi sull’ombelico, per giungere infine alla mia fessura sempre più calda e fradicia. Così, mentre col pollice e l’indice tiene allargata la mia fichetta, alternando anche delle penetrazioni con le sue magiche dita, la sua lingua arriva a sollazzarmi il clitoride, tentando di penetrare dentro la fessura di tanto in tanto.
Mentre mio marito me la lecca come sa fare lui, passando dalle grandi e piccole labbra al clitoride, sul quali alterna colpi di lingua, pizzicotti e succhiate, io raggiungo con la bocca il suo uccello, scappellandolo per poi stringerne la cappella tra le labbra. Con una mano gli massaggio e stuzzico i testicoli, mentre con l’altra impugno l’asta. La smanetto un po’, poi la metto in bocca, vogliosa di pompare il suo cazzo duro. Inizio lentamente a scendere verso il basso, con le labbra leggermente serrate, lecco tutta l’asta fino ad arrivare a sfiorare la mia mano che stimola le sue palle, per poi risalire fino alla cappella appena più velocemente. Andiamo avanti così per un bel po’, finché io vengo in un orgasmo intenso ed incontrollabile, con i miei umori che colano in maniera sempre più intensa, dissetando il mio amore che li beve goloso. A questo punto il piacere è diventato insopportabile, così decidiamo di riprendere fiato un attimo e poi, di cambiare posizione. Così, da sopra di mio marito come stavo prima, mi distendo di spalle, e lui viene a distendersi sopra di me.
Mentre le nostre bocche e le nostre lingue si uniscono nuovamente e si intrecciano in una pioggia di baci e morsetti sulle labbra, i nostri sessi si avvicinano l’uno all’altro: lui appoggia la sua cappella, ancora bagnata della mia saliva, alla mia fichetta inzuppatissima e, spingendo lentamente, entra dentro di me. La sua asta scivola dentro di me come un’anguilla, quasi assorbita dalla mia fica impazzita. Inizialmente il suo ritmo è lento, poi, mano a mano che spinge i suoi colpi diventano sempre più forti. Andiamo avanti non so per quanto, sempre con lo stesso ritmo, baciandoci, mentre lui tocca, palpa e strizza le mie tette ed io faccio altrettanto con le sue chiappe. I miei sospiri diventano gemiti, poi mugolii, fino a diventare urla di godimento, che cerco di soffocare il più possibile mordendo e baciando la sua spalla. Avvinghio le mie gambe intorno alla sua vita e godo, godo venendo come una fontana, spruzzando i miei umori sul suo pube e mentre altri umori colano sulla vecchia coperta sotto di noi.
Provo una sensazione bellissima quando, dopo essere venuta, apro gli occhi e realizzo di stare a fare l’amore con mio marito su un prato, all’ombra di alberi altissimi, mentre il sole che sta tramontando sembra spiarci da lontano e la luna che diventa sempre più grande e vicina, sembra seguirci anch’essa. Il tramonto ci regala anche una leggera brezza, che accarezza il nostro corpo e ci rende ancora più sensibili e solleciti al piacere. Nel momento in cui Alex, con possenti colpi di reni, aumenta il suo ritmo, facendolo diventare da deciso a furioso, affondando ancora di più la sua mazza dentro di me quando mi solleva le gambe e le sistema sulle sue spalle, scendo dalle nuvole di prima e ricomincio a godere e gemere come una vacca in calore. Lui ha un ulteriore slancio, ed aumenta ancora di più il ritmo. I suoi colpi diventano ancor più violenti, tanto che le mie urla di piacere sembrano dovessero arrivare in cielo.
Ad ogni suo colpo ben assestato corrisponde una mia leggera spinta in avanti, facendo sì che il suo cazzo riesca a penetrare completamente dentro di me. Ad ogni affondo, sento sbattere le sue palle contro di me, che si bagnano con i miei umori che colano copiosi dalla mia fica. Il nostro godimento è ormai giunto allo stremo; l’estasi sublime sta per investirci appieno.
Uniamo ancora i nostri corpi, bocca contro bocca, petto contro petto, mano nella mano. Vengo per prima, dalla mia bocca esce un urlo intenso e spasmodico, il mio corpo, trema, un brivido mi parte dalla vagina e mi arriva fino al cervello, e sono scossa da un piacere supremo, mentre le nostre mani si stringono e sembra che non vogliano non staccarsi mai più. L’orgasmo che mi ha sconvolta, così come è giunto, inizia a svanire, come la forte morsa delle mie mani contro le sue, e lentamente inizio a rilassarmi mentre lui ancora mi stantuffa col suo pistone. Pochi attimi dopo però, in coincidenza con il mio rilassamento, giunge il suo turno di essere travolto dall’orgasmo. Sento il suo cazzo che palpita impazzito dentro di me, le sue mani strizzano le mie tette, mentre le mie strizzano le sue chiappe. “In bocca amore, ti voglio in bocca! ” gli sussurro all’orecchio. Subito mi accontenta ed ecco che esce da dentro di me, si mette disteso di spalle e aspetta che la mia bocca avida si occupi di nuovo del suo bastone, ormai zuppo dei miei umori che lo ricoprono abbondantemente. Mi avvicino con la bocca alla sua asta, facendola sparire quasi per intero dentro, pompando, succhiando e leccando quel magico bastone che mi ha regalato un piacere indescrivibile. Ma è breve il tempo che trascorre prima che una serie di zampilli escono dalla sua mazza e mi riempiono la bocca, dopodiché un’altra serie di schizzi di sperma invade il mio viso, colandomi poi sulle tette e sullo stomaco.
Quando mi alzo in piedi, ancora imbrattata e pieno del suo sperma, ripulendomi con un Kleenex, noto che, chissà come, un’isolata goccia di sperma è riuscita ad arrivare all’altezza della mia fichetta, ed io la mischio con i miei umori raccogliendola con il dito indice e spalmandomela sul clitoride ancora duro ed eretto. Poi, ci sdraiamo di nuovo sulla vecchia coperta, testimone del nostro godimento, e ci uniamo in un abbraccio forte ed intenso, prima di rivestirci e di andare in cerca di un ristorantino tipico dei castelli romani, dove poter saziare il nostro appetito che ora, dopo l’amplesso furioso, incomincia a farsi sentire! FINE