Non è tardissimo ma la giornata di lavoro è stata pesante, sono arrivato presto questa mattina e non voglio fermarmi oltre in questo ufficio.
Nel parcheggio quasi vuoto individuo la mia macchina, sono settimane che dico che devo portarla a lavare, è in uno stato pietoso e con l’inverno alle porte… verrà ricoperta da uno strato di fango. Devo darle un’ultima lavata prima dell’inizio della stagione sciistica, almeno per poterla utilizzare sabato sera per andare alla festa a cui Simona tiene tanto, mi odierebbe se ci andassimo con la macchina in questo stato.
Salgo sul fuoristrada, c’è un post-it che non avevo notato questa mattina, “LAVAMI OGGI” e una freccia che indica il posacenere, lo apro e ci trovo le diecimila per il lavaggio automatico, è un ordine, un ricatto, adesso capisco perché Simona ha insistito tanto affinché le lasciassi la spider oggi.
C’è ancora abbastanza luce e anche se non è sulla strada di casa, l’autolavaggio non è molto distante, se solo non avessimo detto a Fausto e Lilliana di venire con noi alla festa…
La ragazza che mi accoglie mi sorride, abbasso il finestrino e le porgo i soldi senza dire niente, sono talmente stanco che non sento per ben due volte la domanda di rito:
“Scusa, vuoi due monete da cinquecento come resto, per l’aspirapolvere? ”
“Certo, certo. Scusami sono un po’ perso oggi. ”
Alzo il finestrino e mi infilo nel tunnel riperdendomi nei miei pensieri. Quando scatta il semaforo verde alla fine del lavaggio, riaccendo, ingrano la prima e parcheggio a fianco della colonnina con l’aspirapolvere, scendo e mi levo la giacca appoggiandola sul sedile posteriore. Inserisco le monete da cinquecento nella gettoniera e aspiro l’interno della macchina, escluso il baule, con tutti i peli che Gustavo, il nostro alano, lascia in giro ci vorrebbe tutta la sera.
La ragazza dell’autolavaggio mi guarda mentre pulisco la macchina, io ogni tanto alzo gli occhi per vedere se è ancora lì, per vedere se i suoi occhi si sono staccati da me. Non è arrivato nessuno dopo di me e lei non ha niente da fare. Alle altre colonnine ci sono le solite persone che si trovano in questi posti: un pensionato che lava la Panda e la svuota della polvere che deve aver incamerato per gli ultimi sei mesi; una donna che avrà quarant’anni , ma ne dimostra almeno dieci di più, è un po’ sfatta e tenta di arginare i figli che stanno mettendo a ferro e fuoco il piccolo piazzale; un ragazzo di vent’anni, impettito, che sta asciugando meticolosamente la macchina che il padre gli deve aver prestato per una serata galante.
Quando finisco di usare l’aspirapolvere guardo verso l’ingresso del tunnel, lei è ancora lì, non mi ha lasciato un attimo, con un cenno della mano la saluto, salgo in macchina e torno a casa.
Guardo l’orologio della macchina mentre parcheggio il fuoristrada in garage: quasi le sette; scendo ed entro in casa.
Simona è al telefono e sta tentando di riempire la lavatrice, la bacio sul collo, si gira e mi sorride. Vado in camera, appoggio la giacca sul porta abiti, Simona mi raggiunge:
“Era Fausto al telefono, ci ha ringraziato per il passaggio che gli daremo sabato. ”
“Ho fatto il mio dovere per oggi! ”
“Vedo, sei stanchissimo dolcezza, vuoi che ti prepari la vasca, cosi ti fai un bel bagno rilassante? ”
“Grande idea… ”
“Tu spogliati e io penso alla vasca. ”
Cinque minuti dopo sono in bagno, con l’ultimo numero di Quattroruote, da leggere nella vasca.
“Amore ti ho preso GQ e se ne hai voglia ti potrei cucinare un’ottima cenetta. ”
“Hai combinato qualcosa con la mia macchina? Non faresti la premurosa in questo modo altrimenti! ? ! ”
“Oggi ti ho sentito molto stanco, stai lavorando moltissimo, voglio solo che tu passi una serata rilassante. ”
Mi infilo nella vasca e mi immergo nella lettura, quando l’acqua diventa tiepida apro il rubinetto e ne aggiungo di bollente. Dopo il terzo articolo letto passo all’azione: lascio cadere il giornale sul pavimento e faccio il sottomarino, mi lavo i capelli e in dieci minuti sono in camera da letto a vestirmi. Infilo i pantaloni leggeri della tuta, una maglietta e vado in soggiorno.
Simona sta facendo avanti e indietro dalla cucina per preparare la tavola, mi guardo e mi sento terribilmente fuori luogo:
“Simona dovevo mettermi qualcos’altro? ”
“No, vai benissimo cosi. ”
“Anche tu sei molto bella vestita cosi. ”
Simona fa finta di niente e torna verso la cucina:
“Vieni a farmi compagnia? ”
“Va bene. ”
La seguo in cucina e mi siedo sulla sedia, lei mi dà le spalle mentre lavora al fornello, un paio di pantaloni a sigaretta neri completamente trasparenti non lasciano spazio all’immaginazione, il suo sedere e tutte le gambe sono ben visibili, non porta le mutande o almeno cosi mi sembra di intuire. Anche la schiena è coperta solo da un sottile tessuto trasparente, una maglietta con le maniche a tre quarti color avorio, Simona indossa un grembiule bianco che copre il busto e le gambe fino alle ginocchia. Quando si gira per parlarmi i miei occhi si soffermano ad osservare le sue scarpe, sono un paio di sabot di pelle nera con tacco alto sottile e squadrato, che si riesce a vedere bene anche se è quasi completamente coperto dai pantaloni che si fermano a pochi centimetri da terra.
Parliamo della giornata di lavoro, della festa di sabato, Simona apre il forno per controllare la cottura e invece di piegarsi sulle ginocchia per abbassarsi, allarga le gambe e piega la schiena cosicché mi trovo il suo sedere e il suo sesso davanti agli occhi, è evidente che si sta esibendo, appoggio le mie mani sulle natiche e le massaggio. Simona si gira, sul suo volto è stampata un’espressione soddisfatta.
“Smettila, questa sera non puoi toccarmi, guardami, fai quello che vuoi, ma non voglio che mi tocchi. ”
La guardo stupito, non riesco a capire cosa stia succedendo, il suo comportamento è strano.
Simona riprende a cucinare non curandosi dello stato di eccitazione che ha scatenato in me, un’evidente erezione si è fatta strada lungo la gamba sinistra, facendo ingrossare i boxer e i pantaloni. La voglia di possedere Simona è tanta, ma il suo ordine di non toccarla mi trattiene. Forse vuole essere presa con violenza, come se fossi uno sconosciuto che vuole violentarla, aspetto che finisca di cucinare e l’aiuto a portare tutto in tavola.
Simona si leva il grembiule, non tradisce le aspettative, sia la maglietta che i pantaloni sono trasparenti anche davanti, i pantaloni corrono soffici sul pube e lasciano intravedere la rada peluria attorno al sesso. La maglietta è stretta sui seni, schiaccia i capezzoli; una volta in più scopro quanto sia eccitante Simona.
Mi avvicino a lei, da dietro faccio passare le mie mani sotto le sue braccia e le appoggio sui seni, li stringo e allo stesso tempo tiro il bacino di Simona verso il mio, le faccio sentire, spingendo contro il sedere, la mia erezione; anche lei spinge , poi si ritira e poi spinge di nuovo.
“Smettila di toccarmi, ti ho detto che questa sera voglio che tu mi guardi e basta. ”
“Va bene, ma ti sei eccitata, i capezzoli sono eretti adesso e non credo che sia a causa del freddo. ”
“Non ho detto che non mi piace quello che fai… per favore fai quello che ti chiedo per questa sera, come io faccio quello che vuoi in certe occasioni. ”
Ci sediamo a tavola e cominciamo a mangiare, Simona ha cucinato uno di quei piatti che si vedono sulle riviste, che riesce a vincere lo scetticismo che ho sempre avuto nei confronti delle rubriche di cucina. Anche il vino che accompagna il nostro pasto è decisamente buono, ma per tutta la cena non riesco a staccare gli occhi da Simona, il suo sguardo è duro, differente dal solito, quasi freddo, l’atteggiamento distaccato contrasta con i suoi vestiti e mi lascia pensieroso.
Parliamo delle vacanze appena finite e facciamo qualche piano per l’anno venturo, mentre Simona beve, del vino le cade dal bicchiere proprio sul seno, lei posa il bicchiere sul tavolo, e con la mano destra tenta di avvicinare il seno alla bocca, allunga la lingua nel tentativo di leccarsi, ma non riesce a pulirsi, fa un altro tentativo schiacciando ancor di più la mammella, ma senza esito. Io sono immobile, come fulminato da questa scena, dalla sua sensualità dalla carica erotica che Simona sta mettendo in ogni gesto. Alla fine si pulisce con un tovagliolo, ma ho come la sensazione che questa sia stata una mossa studiata a tavolino e forse anche provata più volte.
Mi trovo nuovamente a dover fare i conti con la mia erezione violenta che spinge contro i boxer. D’istinto mi slaccio i pantaloni, vorrei liberarmi, ma mi fermo considerando che siamo ancora a tavola.
Appena finisco di mangiare Simona, si alza e inizia a sparecchiare:
“Ti do una mano? ”
“No, amore. Stai pure seduto, c’è ancora un piccolo dessert e poi voglio che tu possa goderti lo spettacolo in santa pace. ”
Mi volto verso la cucina, in modo da poter guardare Simona che va e viene portando i piatti fino alla lavastoviglie, perdo il mio contegno e abbasso i pantaloni proprio nell’istante in cui Simona entra in sala da pranzo con il gelato.
“Ah, finalmente esci allo scoperto! Adesso però c’è il gelato da mangiare, è meglio che ti rimetti seduto composto. ”
Arrossisco, rigiro la sedia verso il tavolo e faccio per nascondere il mio membro nei boxer:
“Non mi sembra che possa stare comodo nei boxer, lascialo fuori, non c’è nessun problema. ”
Mangiamo il gelato, ci osserviamo in continuazione, i suoi occhi cercano nei miei la conferma della sua bellezza, io guardo il seno cosi dolce candido e materno, e al tempo stesso cosi eccitante.
“Ho noleggiato “Eyes Wide Shut” ti va di vederlo questa sera? ”
“Volentieri, il bagno mi ha fatto passare la stanchezza, hai avuto un’ottima idea. ”
Ci accomodiamo sul divano che sta di fronte alla televisione, e facciamo partire la cassetta. Dopo le prime scene di sesso Simona si sposta sul divano che usiamo per guardare la TV sdraiati, che è perpendicolare all’altro, ma non si sdraia. Si siede ed accavalla le gambe, mentre guardo il film sento che le sue mani accarezzano il leggero tessuto trasparente dei suoi pantaloni, solo girandomi mi rendo conto che Simona si sta massaggiando l’interno delle cosce. Ogni volta che le mani raggiungono le ginocchia divarica le gambe sempre di più, sta guardando il film ma sa benissimo che io sto guardando lei. Quando arriviamo alle scene dell’orgia nella villa, Simona mi lancia un’occhiata di sfida, con la mano sfiora il bordo superiore dei pantaloni, indugia un attimo, poi lascia che la destra scivoli sulla sua pancia, fino a raggiungere il pube, spinge con il palmo aperto sul sesso, allarga le labbra e sfiora il clitoride, ansima. Ormai non sto più guardando il film, guardo Simona, la guardo toccarsi e allo stesso tempo mi tocco anche io, ho levato sia i pantaloni che i boxer, prendo nella sinistra i testicoli, li massaggio, il mio membro non è ancora completamente eretto, ma basta spingerlo verso il basso e come per orgoglio una volta libero si rialza sempre più dritto fino a essere completamente eretto, pieno.
Quando finisce il film io e Simona non siamo ancora venuti, siamo distanti alcuni metri, ma sembra che tra noi ci sia uno schermo, mi sento come se fossi tra il pubblico di uno spettacolo e forse lei si sente come un’attrice, una spogliarellista o magari lei stessa si vede come spettatrice dello spettacolo che le sto offrendo.
“Oggi ho comprato un vestito elegante che vorrei mettere alla festa, la settimana prossima, vuoi vedere come mi sta? ”
“Adesso? ”
Simona annuisce.
“Va bene, ti aspetto qua, mentre tu vai a cambiarti. ”
Spengo la televisione, passa poco tempo e Simona arriva dalla camera in salotto: il vestito è beige, lungo fin sotto il ginocchio, ha uno spacco laterale che sale lungo la gamba, fin quasi al sedere.
“Girati, fammi vedere come è fatto dietro. ”
Simona gira su se stessa. La mia immaginazione non era arrivata a tanto, la schiena è lasciata completamente nuda, la parte sopra del vestito è costituita da un triangolo di tessuto, il tutto è sorretto da un collarino che cinge il collo di Simona.
“Sono riuscita a trovare il modello che mi avevi fatto vedere in una pubblicità, hai visto che di lato si vede l’attaccatura del seno? Pensi che sia troppo sconcio? ”
“Sono senza parole, non so se ti lasceranno entrare alla festa, rischi di focalizzare l’attenzione tutta su di te. ”
“È volgare? ”
“No, è molto elegante e tu lo rendi ancora più elegante. ”
Simona si risiede nel posto dal quale si era alzata poco prima e solo ora noto i sui stivali, sempre beige di una pelle che sembra sottile e molto morbida, salgono fino a tre quarti del polpaccio e hanno un tacco a spillo molto alto.
Li fisso e dopo guardo il mio membro stretto nella morsa della mia mano, faccio scorrere lentamente la pelle fino a esporre completamente il glande, è violaceo, grossissimo.
Simona mi guarda, solleva la gonna e allarga le gambe le mani si muovono veloci lungo il busto sfiorano i seni e raggiungono il pube, un dito si fa strada tra le labbra, Simona si penetra a fondo, e poi mi mostra il dito coperto dai suoi umori.
La mia masturbazione passa da lenta a veloce, quasi frenetica, desidero venire, liberare tutta la potenza, sentire lo sperma che sale lungo il pene e schizza lontano.
Simona segue il mio ritmo, con una mano massaggia il clitoride e ogni tanto la introduce nella vagina e con l’altra stringe i seni, tentando di avvicinarli alla bocca per baciarli e leccarli.
Più si avvicina l’orgasmo e più il mio corpo si muove comandato dall’istinto: gli addominali e i glutei si contraggono automaticamente per spingere verso l’alto il bacino. Continuo a fissare Simona, la sua bellezza mozzafiato, il suo corpo scolpito vestito di eleganza e di seduzione. Fisso la sua mano che la penetra e sento la scarica arrivare, correre giù per la schiena e dopo aver raggiunto il perineo tornare verso l’alto facendomi sentire un leggero pizzicore lungo la colonna vertebrale, la mia mano è piena di seme, lo sento caldo; ma i miei occhi guardano sempre Simona. Lei allarga le gambe ancora di più, viene con un urlo improvviso, e stringe le cosce, per sentire l’orgasmo ancor di più. Gli spasmi durano a lungo, e la lasciano sorridente e rilassata.
Ci rialziamo entriamo nel bagno, insieme ci infiliamo nella doccia e poi a letto.
Sotto le coperte mi abbraccia, appoggia la testa sul mio torace:
“Assomigliavo a una di quelle donne che si vedono nei siti porno su internet? ”
“Si, eri provocante, lussuriosa e decisamente eccitante. ”
“Pensi che qualsiasi uomo si sarebbe eccitato vedendomi cosi? Pensi che altre persone si masturberebbero come hai fatto tu questa sera? ”
“Penso di si, forse anche qualche donna. Ti piacerebbe sapere che della gente si masturba vedendoti? ”
“Si, il fatto che lo faccia tu, ogni tanto mi sembra scontato, ma se mi dici che altri lo farebbero… ”
“Vorresti averne le prove? ”
“Come si possono avere le prove, scusa? Non voglio farmi vedere nuda da altre persone. ”
“Ti piacerebbe se io ti facessi delle fotografie e le mettessi su Internet? ”
“E se le vedesse qualcuno che ci conosce? ”
“Basta evitare di far vedere la faccia. Ti piacerebbe se quelli che vedono le foto lasciassero dei commenti? ”
“Credo che mi farebbe sentire più bella. ”
“Ma tu sei bellissima, amore e lo sai. Ne hai conferma tutti i giorni. ”
“Mi piacerebbe sapere che qualcuno mi trova attraente e stimolante al punto di masturbarsi. Tu saresti geloso? Ti darebbe fastidio? ”
“No, se tu non avessi contatti fisici con nessuno no, mi piacerebbe farti da fotografo, basterebbe comprare una macchina fotografica digitale, peccato che costino tanto. ”
“Magari ce la possiamo regalare per natale. ”
“Ci pensiamo… Notte. ”
“Buona notte, amore. ” FINE