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In Tesi

L’orologio del mio telefono segna le 17: 00, lo poso sul tavolo e riprendo a leggere, per fortuna in questa sala della biblioteca c’è l’aria condizionata, non avrei sopportato un altro pomeriggio di studio con il caldo infernale che c’è all’esterno. Sto dando un’occhiata alle correzioni che il professore ha fatto al primo capitolo della mia tesi, non sono tante, ma mi aspettano ancora un paio di ore prima di uscire da questo posto dove ultimamente sto trascorrendo le mie giornate. Il tavolo vibra, sposto il mio sguardo dallo stampato al display del cellulare che recita: “SIMO LAVORO”. Evidentemente non sono l’unico a fare fatica in questo venerdì pomeriggio, anche se a giudicare dall’affollamento dell’università sembra che il mondo intero sia già in vacanza. Mi avvio verso l’uscita della biblioteca, anche se potrei rispondere stando comodamente seduto, non potrei mai disturbare le uniche due persone che studiano nella mia stesa sala, visto che sono sedute ben distanti.
“ciao, stai ancora lavorando? ”
“ciao Giacomo… si, beh, veramente ho finito e sto per uscire, volevo sapere a che punto eri, se ti andava di fare un giro in centro e magari mangiare fuori…”
“Io avrei da fare ancora un po’, quindi il giro in centro lo scarterei, però mangerei fuori volentieri, credo che il frigo sia vuoto e non ho sicuramente tempo per andare a fare la spesa. ”
“OK, allora io vado a casa a cambiarmi e poi passo in università a prenderti? ”
“Va bene, fai pure con calma, ciao”
“Ciao”
Metto il telefono nella tasca dei pantaloni, e faccio un giro nell’aula Internet, anche qua deserto, a parte i soliti smanettoni che si stanno bruciando gli occhi e la vita davanti al video. Entro nella mia casella postale: You have new mail! Questo quattro parole mi fanno sorridere ogni volta; è Simona, mi ha mandato la foto di un seno, ma non è il suo! La mia mente parte con pensieri audaci, ma presto si blocca, spengo il PC e risalgo le scale fino alla biblioteca, devo assolutamente finire di leggere le correzioni.
Vado avanti a rilento, un po’ perché la scrittura del mio relatore è penosa, e un po’ perché il venerdì pomeriggio per me è sempre stato un momento poco produttivo dal punto di vista dello studio.
Mi mancano ancora due pagine quando alzo la testa dai fogli sparsi sul tavolo e vedo Simona che si avvicina, ha ancora i capelli bagnati, evidentemente si è fatta una doccia rinfrescante. Indossa un vestito corto o quello che io definirei canottiera lunga, di lino verde scuro, molto informale, ai piedi una paio di sandali con la suola in plastica trasparente e il resto in pelle verde in tinta con il vestito. Simona, anche senza i tacchi alti che ultimamente porta abbastanza frequentemente, è bellissima, ha un’aria un po’ spaesata, e sembra quasi non essersi accorta di me, anche se sono rimasto solo nella sala.
Arriva al mio fianco e si china in avanti per darmi un bacio, la scollatura del vestito è tanto ampia che mi permette di notare che Simona non porta il reggiseno, col caldo che c’è fuori qualsiasi indumento che rimanga a contatto con la pelle costituisce una tortura. “Ciao, hai la testa fra le nuvole? ”
“No, non direi perché? ”
“Sembri spaesata… io ho da fare ancora dieci minuti, ti dispiace? ”
“No, nessun problema, mi siedo là e leggo il giornale, quando hai finito vienimi a chiamare”
Simona fa il giro della sala e recupera il quotidiano, poi torna a sedersi vicino al mio tavolo con la faccia rivolta verso la mia, mentre ricomincio a leggere la tesi, sento che lei sfoglia il giornale, alzo la testa e i nostri sguardi si incrociano, mi sorride e riprende a leggere, accavalla le gambe sotto al tavolo e scimmiotta le ragazze che speso si vedono in biblioteca che fanno di tutto per farsi notare. È buffa e non riesco a trattenere la mia risata.
Ultima pagina, devo leggerla tutta d’un fiato, arrivo a metà e sento Simona che fruga nella borsa, riesce a scovare il telefono e vedo che lo spegne. mi guarda fisso negli occhi poi il mio sguardo si sposta sulle sue gambe che non sono più accavallate, ma divaricate. Il vestito è abbastanza ampio e la conca fatta dal tessuto impedisce di vedere se Simona indossa biancheria intima, ma la posa che ha assunto non è normale e incomincio ad avere qualche sospetto. Le sue mani lasciano i fogli del giornale, si posano sui fianchi e scendono lentamente fino all’orlo del vestito, altrettanto lentamente lo tendono, eliminando la conca che prima impediva la vista del pube. La mia meraviglia è tanta quando scopro che Simona indossa unicamente il vestito, e questo me lo si legge in faccia, la mia espressione deve essere particolarmente ridicola perché sento Simona ridere. Unisce le gambe e poi le divarica, tutto con una lentezza esasperante, sembra un’immagine al rallentatore, mi eccito e appena sento il mio membro che protesta richiedendo attenzione, cado dalle nuvole. Devo studiare, a lui ci penserò più tardi! Sento dei passi sul soppalco che corre lungo il perimetro della sala una ragazza di 25 anni sta consultando le riviste riposte negli scaffali proprio sopra al mio tavolo, la sua gonna lascia poco spazio alla mia immaginazione e di questo si accorge anche Simona. Si alza mi viene vicino e guarda anche lei verso la ragazza, mi prende il braccio con la mano destra e me lo stringe, come a farmi capire che io sono suo e basta. Sale sul soppalco, va verso la ragazza e le parla sottovoce, questa si gira verso il basso e mi coglie in flagrante, mi sorride, fa spallucce e continua imperterrita a fare quello che stava facendo. Simona rimane vicina a lei e allarga un po’ le gambe per lasciarmi guardare meglio. Il gioco va avanti per un po’, poi la ragazza se ne va e anche Simona scende le scale del soppalco e torna da me.
“Giacomo sono stufa andiamo? ”
“Arrivo, lasciami leggere due righe aspettami fuori dalla biblioteca, poi devo scendere a prendere la macchina nel parcheggio dell’università. ”
Leggo in fretta, mi alzo e raggiungo Simona. Scendiamo fino a piano terra e da qui raggiungiamo le scale che portano al garage che è stato appena costruito nei sotteranei, la luce di queste scale è tenue e l’aria che si respira è fresca, Simona è davanti a me e si china, le sono cadute le chiavi, il vestito è talmente corto che il sedere è quasi tutto scoperto, si ferma in questa posizione provocante e io raccolgo il suo invito: appoggio le mani sul sedere e lo massaggio. Alzo il vestito e passo le mie mani in mezzo alle sue gambe, il suo sesso è completamente depilato la pelle è liscia e morbida. Mi eccito e mi avvicino per farlo sentire anche a Simona, quando mi appoggio, lei spinge contro i mie pantaloni, come per verificare la mia erezione. Si rialza e ricomincia a scendere, mancano due gradini quando si ferma e mi lascia passare davanti.
Mi prende per la mano, mi fa girare e le nostre bocche si incontrano in un bacio, le sue labbra si aprono, lasciano entrare la mia lingua che rincorre la sua prima dolcemente e poi con più foga. Scende gli ultimi gradini e mi spinge verso il muro, sotto l’ultima rampa di scale, continuiamo a baciarci, a cercare le labbra dell’altro, sono con la schiena al muro e le mani di Simona si appoggiano sul mio torace, la sua bocca scende lungo il mio collo, sposta il colletto della polo e mi bacia, succhia e addenta. Con la mano destra scende lungo il torace, arriva alla cerniera dei pantaloni e la apre, fa uscire il mio pene e inizia a masturbarmi, porta la mano sinistra dietro al mio collo e avvicina le mie labbra alle sue con forza. Sento un rumore, una porta ai piani superiori che si apre, Simona si ferma. Approfitto della distrazione e mi sposto, spingo Simona con la faccia verso il muro, con le mani risalgo lungo l’interno delle cosce e quando arrivo a sfiorare il suo sesso lo trovo completamente bagnato, le mie dita giocano con il clitoride, mentre le sue mani cercano il mio membro. La mia eccitazione aumenta, Simona si gira mi guarda e mi bacia, le sue mani riprendono a masturbarmi, ma io le prendo e le porto sopra la sua testa bloccandole con la mia mano sinistra. Il corpo di Simona è in tensione, con le braccia completamente distese e le mani cosi bloccate, qualsiasi momento le è impedito, l’unica cose che riesce a fare è muovere il bacino mentre con la mano destra la masturbo prima sfiorandole il clitoride e poi penetrandola con due dita.
Lascio le mani di Simona, mi avvicino a lei e la sollevo, le sue gambe si stringono attorno a me mentre la penetro, e la faccio appoggiare con la schiena contro il muro. Dopo poche spinte una spallina del vestito di Simona cade: i capezzoli si sono inturgiditi e i nostri respiri si sono fatti affannosi. Prende la mia testa fra le sue mani, la tira verso se e infila la sua lingua nella mia bocca riempiendola, sento i suo orgasmo arrivare i muscoli della vagina che si contraggono e vengo anche io.
Ancora uniti ci allontaniamo dal muro, le sue gambe scivolano lungo le mie e appoggia i piedi a terra. Il vestito la copre di nuovo, io mi sistemo e chiudo la cerniera, si apre la porta del garage, entra il mio relatore e lo saluto “arrivederci a lunedì”. FINE

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