Inseguendo la passione

“Vorrei privarti della libertà dei movimenti, magari legandoti stretta ad una sedia. Immagina le corde che scorrono attorno al tuo busto e che t’imprigionano contro lo schienale.
Godrei dei dettagli della tua pelle stretta nella morsa, dei suoi lievi arrossamenti, del tuo divincolarti. ”

Piera leggeva, tremando dall’eccitazione, l’ultimo messaggio di posta elettronica del suo nuovo amico di chat. Lo aveva conosciuto quasi due settimane prima, in una delle canoniche sere libere passate a gironzolare per la rete. Il suo ragazzo alternava le serate con lei allo studio.

“Vorrei vedere nei tuoi occhi il desiderio mentre mi guardi. Mi spoglierei per te, avvicinerei il mio membro, turgido di passione a pochi centimetri dal tuo viso. Ti tenterei in ogni modo.
Tu, però, non potresti né toccarmi né avvicinarti a me, in quanto mia prigioniera.
Con calma mi dedicherei all’esplorazione del tuo corpo, che immagino bellissimo; sfiorerei la pelle più sensibile, non ti preoccupare troverei subito i tuoi punti erogeni. Ti porterei verso la totale eccitazione senza mai sfiorare le parti genitali, quelle verranno dopo! ”

Piera si contorceva sulla piccola poltrona, leggeva e stentava a credere a ciò che vedeva in nero su bianco. Guardò l’ora, erano solo le 20: 45 circa e lui non sarebbe entrato in rete prima delle 23. Non vedeva l’ora di averlo in diretta per commentare la sua mail o meglio per giocare con lui.
Il suono di quelle parole che continuava a ripetersi nella mente la stavano eccitando, sentiva un senso di calore crescere nel ventre a mano a mano che scorreva il testo e nello stesso tempo si stupiva di esse. Com’era possibile che lui avesse centrato al primo tentativo il suo più caldo sogno erotico e come poteva sapere che a lei piacevano i preliminari lunghissimi?
Se solo i fosse costretta a ragionare freddamente la risposta l’avrebbe trovata facilmente: era stata proprio lei a dargli sufficienti indizi nelle passate sezioni di chat.
In quel momento, però, non voleva ricorrere alla razionalità ma solo all’istinto, e questo le diceva di credere a quelle parole, di farle proprie e lasciarle scendere dal cervello al ventre, ivi macerare per tornare in alto ed esplodere generando desiderio.

“Studierei il tuo respiro notando come gonfia ritmicamente il seno, stupendo nella sua floridezza, e quando capirò che sei impaziente di sentirmi … mi negherò ancora.
Ti farei impazzire di desiderio, non della voglia di me ma di puro desiderio. Ti porterei in uno stato d’eccitazione tale da farti sentire il bisogno fisico di colmare il buco, la voragine, il vuoto che senti nel ventre. Vorresti solo più essere riempita da qualcosa, non t’importerebbe da cosa o da chi … perderesti ogni controllo e la consapevolezza del tempo.
Dovrai ansimare, pregarmi, rantolare e invitarmi … allora m’inginocchierei in mezzo alla tue lunghe gambe e sfiorerei con un dito la sottile peluria del tuo bel pube”

La mano di Piera era scivolata tra le gambe. Si scoprì umida e calda mentre tastava i peli appena citati da lui.

“Tu m’imploreresti di leccartela, di penetrarti con qualunque cosa. Saresti già un lago!
Chissà che effetto farà la mia schiuma da barba al mentolo sulle tue delicate labbra?
Si, hai capito! Ti spalmerei la schiuma delicatamente sui peli, in modo da preparare la pelle a quello che seguirà.
Coglierei nel tuo sguardo lo stupore misto ad un vago timore quando vedresti un piccolo rasoio nella mia mano.
Immagina la lama che scorre leggera sul tuo pube trasformando i leggeri strattoni ai peli in altrettanti forti stimoli erotici; la schiuma da barba unita ai tuoi umori! Pensa!
Ti sentiresti ancora di più in mia balia mentre ti rado! ”

Piera stava quasi per venire mentre imitava i movimenti descritti con la sua mano sul pube.

“Terminata la “tosatura” risciacquerei la tua femminilità, delicatamente, prestando molta attenzione a non stuzzicare ulteriormente la pelle arrossata.
Il tuo sguardo ora potrebbe posarsi sulla tua vulva completamente depilata e ancora più invitante, vedresti la mia mano avvicinarsi a lei per dischiuderne le labbra e intrufolarsi alla ricerca del tuo piacere. ”

Piera si contrasse sulla sedia e trattenne a stento l’urlo che le stava nascendo in gola. Inarcò la schiena mentre muoveva il pube seguendo l’orgasmo. Era venuta all’improvviso, sull’ultima frase che aveva appena letto. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal piacere.
Gli riaprì al termine per finire la lettera del suo nuovo amico.

“Tu mi vorresti dentro … lo so! Muoveresti il bacino invitante come non mai. I tuoi occhi sarebbero due fari di passione.
A questo punto ti penetrerei con un dito. Lo infilerei dolcemente per poi arcuarlo per spingere sulle pareti interne.
Ora ti aspetteresti di più, sentiresti che sono pronto a prenderti, a spingere il mio membro nel tuo caldo ventre. Mentalmente mi sentiresti già tuo. ”

– Fallo sul serio e sarò io ad essere tua per sempre! – sussurrò Piera con la voce rotta dal piacere.

“A questo punto mi alzerei in piedi, ti guarderei con gli occhi lucidi tanto ti desidero. Tu ricambieresti il mio sguardo.
Con un sorriso mi rivestirei con calma, ti darei un bacio sulla fronte. Ti saluterei uscendo dalla tua casa lasciandoti legata alla sedia.
Vorrei proprio vedere la faccia del tuo compagno che rientrando ti troverà così: nuda, legata ad una sedia con il pube perfettamente depilato.
Si, vorrei proprio vedere la sua faccia e la tua in quel momento! ”

Piera lesse le ultime frasi ancora più incredula di prima. Dopo un iniziale senso di rabbia per il finale a sorpresa si scoprì più eccitata di prima. La fantasia stava generando l’immagine di Luca che rientrava in casa e la trovava così com’era descritto nella mail. Sviluppò tutta la scena, dall’apertura della porta all’espressione stupita di lui, le sue domande e le risposte che avrebbe dato. Immaginò anche le conseguenze di questa scoperta e le piacevano.
Sognò che Luca, una volta superato il primo impatto, si sarebbe sostituito all’uomo che l’aveva abbandonata. Lui le avrebbe fatto di tutto approfittandosi del suo stato di prigionia eccitato oltre che da quello dalla consapevolezza che la sua donna era appena stata con un altro. Questa bellissima visione morì nell’istante in cui comprese che, in realtà, Luca non si sarebbe mai comportato così. Rimase, quindi, raggelata e sempre più delusa del suo ragazzo. Il quale, almeno per questa volta, non ne poteva niente; questo lo sapeva Piera ma il senso di frustrazione rimaneva sempre.
Guardò ancora il monitor e si ritrovò a sperare che quelle parole corrispondessero, almeno per una volta alla realtà. Ormai disperava di trovare un uomo in grado di capire i suoi desideri, le sue voglie e la sua immensa passione che non aveva mai avuto modo di lasciare libera. Mancava oramai poco all’ora in cui avrebbe avuto il nuovo amico in chat, quindi tentò di rilassarsi e di liberare la mente. Non si poteva permettere stati d’animo alterati dallo sconforto la sera in cui avrebbe giocato la sua carta finale invitando lui ad un incontro reale. Sino ad ora le era sempre abilmente sfuggito, forse per paura di lei o per il timore di avere a che fare con una donna dall’aspetto poco gradevole. Lei si era sempre rifiutata d’inviargli una fotografia, un immagine icona della sua bellezza tanto decantata a parole. Ora era pronta, l’ultima mail l’aveva sconvolta nel profondo.

L’esito del suoi sforzi fu positivo, approfittando di un impegno agonistico di Luca nella domenica successiva, organizzo un incontro con l’autore di quel messaggio. Per tutta la settimana fu tentata di parlare a Luca del suo intento di lasciarlo per potersi dedicare alla ricerca di un rapporto più appagante, ma i vari impegni di lui resero vani tutti gli sforzi di Piera, in pratica non riuscirono a vedersi un istante da soli e con calma. Lei pensò che se non poteva trovare il tempo per ascoltarla allora si sarebbe trovato dinanzi al fatto compiuto. La rabbia che provò in quest’occasione rese ancore più facile vincere le ultime remore nei confronti del tradimento.
Quella domenica si recò al luogo dell’appuntamento con una forte senso d’eccitazione e aspettativa. Si ritrovò di fronte un uomo che pareva fisicamente molto più giovane degli anni dichiarati ma con una classe e uno charme indici della sua grande sensibilità ed esperienza. Lui mise subito in chiaro che non era venuto con intenzioni bellicose, la molla era stata la curiosità di conoscere una donna come lei, ma era ovviamente pronto a tutto. Quello che sarebbe venuto a lui andava bene.
Piera affermò che lei era, invece, venuta con intenzioni bellicose e che non era disposta a subire un’altra delusione, quindi sarebbe avvenuto quello che doveva avvenire in base agli ultimi messaggi.
Lui non la legò né alla sedia né al letto, ma fece l’amore con lei soddisfandola in tutto. Piera si stupì di quanto potesse essere piacevole il sesso anche fatto senza giochi particolari purché con il compagno giusto. Si rese conto che le sue fantasie nascevano per sopperire l’assoluta mancanza d’eros da parte di Luca. Le mani dell’uomo scorrevano sulla sua pelle generando un calore sconosciuto, la eccitavano semplicemente appoggiandosi sui fianchi. Pensò di impazzire quando le sentì per la prima volta sul pube, si rese conto di quanto fosse piacevole lasciarsi accarezzare. Quando lo accolse stesa sul letto nella più classica delle posizioni pensò di essere penetrata per la prima volta, lo sentì entrare e aprirsi la strada nella sua carne, si sentì piena di lui e piacevolmente violata. Afferrò i suoi glutei traendolo verso di sé, invitandolo a prenderla sino in fondo, senza pietà. Voleva percepirlo contro l’utero. Inarcò la schiena ansimando nell’attimo che i suoi testicoli vennero a contatto con il suo pube.
Il suo stesso odore era diverso da quello di Luca, sapeva di maschio e non per l’utilizzo di strani profumi muschiati, era la pelle a profumare di uomo. Piera si perdeva in queste contemplazioni mentre lui iniziava la sua danza. Usciva e rientrava in lei sfruttando tutta la lunghezza del pene in modo da dare il tempo alla vagina di richiudersi un minimo tra un alternanza e l’altra. Con questo procedimento rinnovava in lei il piacere provato al suo primo ingresso. Piera era soavemente torturata dal desiderio di sentirlo fisso e profondamente piantato nel suo ventre e lo stimolo che riceveva da queste lunge corse, non sapeva decidersi su cosa era più piacevole per lei. Ci pensò lui a toglierla dall’imbarazzo della scelta spingendosi sino in fondo e limitandosi ora a delle lievi ma decise spinte, come a volerla sfondare del tutto. Piera si sentì finalmente presa da lui, le spinte che riceveva ora la facevano sobbalzare e ansimare, muoveva il pube a ritmo con lui, contraendosi quando lui spingeva, sentiva il piacere nascere con un gradiente costante. Avrebbe desiderato passare sopra di lui per provare il piacere di cavalcare un uomo come quello, la sua fantasia non faticava ad immaginare come si sarebbero mosse le sue mani sul seno o sui glutei. Stava per chiedergli di cambiare posizione quando sentì giungere, quasi inaspettati, i primi sintomi dell’orgasmo. Tentò di controllarli, per la prima volta in vita sua si ritrovò a provare quello che sempre gli aveva descritto Luca. La sua inesperienza in questo campo non le permise di evitare un esplosione precoce del piacere. Si abbandonò all’orgasmo continuamente stimolata dalle spinte instancabili dell’uomo. Quando urlò, abbandonando ogni contegno, si aprì ancora di più offrendo il suo corpo alle spinte sempre più decise di lui. Si godette un orgasmo violento e lunghissimo dalle reazioni incontrollate. Ansimante, lasciò a lui decidere quando fermarsi, passiva ed inerte accoglieva ogni sua spinta senza più reagire.
Riprese coscienza di sé e della situazione in cui si trovava solo dopo aver riposato per qualche istante, aprì gli occhi e vide lui sdraiato al suo fianco. Facendo scorrere lo sguardo su quel corpo che tanto piacere le aveva donato scoprì un pene magnificamente eretto in sua attesa. Sapeva che lui stava attendendo il giusto compenso per il piacere datole. Pensò di salire sopra di lui e di guidarsi dentro la sua carne, ma il diffuso formicolio che sentiva e il senso di calore diffuso nella zona pubica le consigliarono di soddisfare una sua ultima voglia.
Strisciò verso il torace del suo occasionale amante, lo baciò scendendo verso il basso con il chiaro intento di raggiungere il membro. Lui accelerò la respirazione come sintomo di comprensione delle intenzioni di Piera. Quando lei raggiunge il pene non lo prese in mano per trattenerlo in una posizione più comoda ma si limitò a leccarlo per tutta la lunghezza, indugiando sul glande semi scoperto. Giocò in quel modo sino ad essere completamente soddisfatta dai gemiti di imploranti di lui, allora ruotò su se stessa ponendosi a cavallo delle sue ginocchia, prese in mano il membro e lo trattenne mentre avvicinava il viso.
Lo invitò ad osservarla, a guardare come lo succhiava facendolo sparire nella sua gola, le ricordò il suo desiderio di sentire il sapore dello sperma e quindi lo ingoiò decisa. Lui si contrasse al punto di far temere Piera di avergli procurato un dolore in vece del piacere. Ma non era dolore quello che provava il suo amico, era un magnifico piacere. Lei dedicò tutte le cure e mise in atto quelle mosse che non aveva mai potuto offrire al suo ragazzo. La passione con la quale succhiava non tardò a dare i suoi inevitabili frutti, a dire il vero Piera pensava, sperava, di poter giocare a lungo con quel membro. Voleva dargli tutto quello che non era mai riuscita a dare a Luca, ma ben presto percepì un aumento delle secrezioni di lubrificante e un leggero ma percettibile ingrossamento del glande. Capì che stava per esplodere e lo ingoiò sin dove riusciva senza soffocare. Attese, succhiando forte, il succo che da tempo ambiva, il primo getto raggiunse direttamente la gola. Lui la prese per i capelli trattenendola in quella posizione anche se conosceva benissimo i sogni di Piera, sapeva anche, però, quanto lei tenesse a questa simbolica dominazione. Venne nella sua gola tanto si era spinto in lei e continuò ad eiaculare stimolato dalla sua forte aspirazione che pareva volergli svuotare i lombi.
Finalmente Piera conobbe il sapore del seme, era tanto concentrata in questa degustazione da non lasciarlo più uscire dalla sua bocca. Continuava a leccare a baciare il pene, aspirando le poche gocce che ancora rimanevano. Le piaceva il suo sapore unito a quello degli umori vaginali, riusciva a distinguere nettamente i due gusti in bocca.
Parca di quel piacere, derivato in gran parte dal fatto di aver appreso quale sapore avesse il liquido seminale, Piera si lasciò languire sdraiata sul letto continuamente al centro delle attenzioni di lui. Riceveva una serie infinita di coccole e carezze, con gli occhi chiusi si godeva quelle mani che dolcemente le massaggiavano il ventre e salivano sino a sfiorare il seno senza mai prenderlo con intenzioni erotiche. Trasmettevano dolcezza, tenerezza e calore, le pareva d’essere veramente ammirata e desiderata da lui. Poco alla volta avvertì le forze tornare e con esse i desiderio.
Allungò una mano verso di lui, per restituire almeno una parte delle carezze che aveva ricevuto, ma inavvertitamente urtò contro il suo membro. Piera aprì gli occhi stupita, puntandoli senza più inibizioni, sul pene nuovamente eretto. Non credeva a quello che vedeva, solitamente il suo ragazzo si rivestiva immediatamente dopo il coito, non pensava che un uomo potesse essere di nuovo pronto in così breve tempo, la sua esperienza non la supportava. Piera lo brandì stringendo forte, colse così la non perfetta erezione, quindi ovviò a questo momentaneo inconveniente stimolandolo con le sue labbra.
Non era passati più di tre quarti d’ora dal precedente amplesso, ma lei sentiva un fortissimo desiderio di averlo nuovamente dentro. Senza nemmeno guardarlo negli occhi portò a termine il compito che si era prefissata, sentì il membro crescere tra le sue labbra gonfiandosi di un rinnovato desiderio. Continuò a leccarlo delicatamente mentre pensava all’effetto che avrebbe fatto una volta profondamente piantato nel suo ventre. Piera incrementò con l’attesa il proprio desiderio al punto di escludere dalla mente ogni altro pensiero, quando capì di non poter resistere oltre risalì il busto del suo amante seguendone il centro con la lingua; si ritrovo a baciarlo sulla bocca mentre il pube premeva ormai sul pene. Mugolò una negazione quando lui tentò di allungare una mano per guidarsi dentro di lei. Piera voleva fare da sola, mosse il bacino alla ricerca del membro sino a sentirlo sfiorare l’ingresso della vagina, allora si spinse verso di lui; era talmente eccitata che scivolò dentro senza trovare il minimo ostacolo. Lei si sistemò meglio poi sollevò il busto sino a trovarsi eretta sul bacino dell’uomo, a questo punto lasciò lavorare le anche. Premendo verso il basso con tutto il suo peso aprì le gambe nel tentativo di risucchiare al suo interno anche i testicoli, se fosse mai stato possibile. Spingeva in avanti il bacino ruotando verso l’alto il pube, le piaceva sentire il pene premere sulle pareti interne, poi con il movimento contrario assaporava lo strofinio della sua pelle sul clitoride appoggiato a lui. Contraeva forte i muscoli del ventre incrementando le sensazioni che riceveva.
Aprì gli occhi e notò quelli di lui puntati nella zona d’unione dei loro corpi, allora iniziò a muoversi in modo ancora più provocante: si sollevò un poco per donargli lo spettacolo del suo pene che entrava e usciva da lei. Sino ad ora aveva condotto il gioco, dominando tentativo d’intervento di lui, ma quando percepì le sue mani sui fianchi perse ogni controllo. Il piacere che provava fu incrementato dal calore di quelle mani, il suo ruolo di dominatrice fu ridimensionato e si ritrovò a supplicare le sue spinte verso l’alto. Piera provò nuovamente quella stupenda sensazione di assoluta estraniazione dal tempo e dal luogo. Non era più importante nient’altro che lei, lui e il loro accoppiamento. Il piacere era l’unico obbiettivo, l’unica ricerca degna d’essere portata avanti in quell’occasione. Un piacere donato e ricevuto, la bilancia era sempre in piano in ogni istante di quell’amplesso. Lei godeva e lo faceva godere senza dover pensare alle mosse migliori da attuare, al modo di porsi, alle frasi da dire, alle richieste da fare. Tutto avveniva in modo naturale dettato dall’istinto.
Questa era la passione che Piera cercava da tempo. Un delirio di piacere nato in un rapporto dove nulla era dovuto e nulla era vietato. Ogni mossa, ogni azione, ogni pensiero era teso alla ricerca del piacere puro. Lei sapeva di avere dentro di se la capacità e l’istinto necessari al conseguimento di tale obbiettivo, doveva solo trovare il compagno giusto per lei.
Saliva e scendeva su di lui allungando sempre di più la corsa guidata dalle sue mani che s’alternavano tra i glutei e il pube. Ogni volta che saliva il suo piacere era incrementato dalla stimolazione del clitoride, quando scendeva dalla sensazione di quel pene che riempiva il suo ventre. Dopo una corsa più lunga delle altre colse i primi sintomi dell’orgasmo farsi strada in lei. Aumentò il ritmo, voleva sentirsi esplodere durante una furiosa cavalcata. E così fu.
Venne e seguì tutto l’orgasmo senza mai fermarsi, l’unica concessione allo sconvolgimento che sentiva fu il lasciarsi cadere in avanti per appoggiare le braccia distese sul petto dell’uomo. La sua mente, abituata a pensare anche in quei momenti, le ricordò che non aveva mai provato il piacere di uno schizzo denso e caldo all’interno del suo corpo. Analizzò velocemente lo stato di fertilità e decise di violare anche quell’ultima barriera. Punto i suoi occhi su quelli di lui e vi lesse lo sforzo nella concentrazione di reggerla senza venire. Bastò una frase, un invito a lasciarsi andare che lui capì cosa Piera desiderava.
Lei non ebbe il tempo di vedere i tratti del viso rilassarsi che lo sentì irrigidirsi e spingere in alto il bacino. Immediatamente rilevò delle forti pulsioni correre lungo la sua carne che teneva dentro, si rese conto in quel momento che stava eiaculando nel suo ventre, per la prima volta nella sua vita Piera riceveva il seme di un uomo nel suo ricettacolo naturale. Si esaltò di questo, forse si sentì totalmente femmina, e quasi venne di nuovo. Probabilmente fu l’inizio di un orgasmo il forte calore che sentiva nascere nel ventre o forse era il seme di lui, non lo capì ma si concentrò per non perdere un istante di quel momento.

Si salutarono sapendo di aver vissuto un’avventura senza futuro, difficilmente si sarebbero rivisti. Al di là del fatto che ognuno di loro aveva un compagno per così dire “ufficiale”, se avessero tentato di ripetere quell’esperienza il rischio di rimanerne delusi era troppo forte. L’aspettativa, l’illusione, di rivivere quei momenti non poteva essere soddisfatta; non sarebbero mai più stati in grado di ricreare la tensione nata dal lungo scambio di messaggi, dal mistero, dall’attesa. Meglio era lasciarsi in quel momento carichi del ricordo di una passione mai provata.

Piera prese la via di casa, guidava con calma conscia del suo stato di alterazione dei sensi. Ancora non riusciva a rammentare ogni singolo istante di quel pomeriggio, ma sapeva che i ricordi si sarebbero manifestati in tutti i minimi dettagli durante il suo primo incontro con Luca. Alla fine aveva deciso di non lasciarlo, l’incontro con quest’uomo le aveva dimostrato l’esistenza di una specie di maschi in grado di percepire l’erotismo e la passione come l’intendeva lei. Pensò d’essere in grado di trasformare il suo attuale compagno in un uomo di questo tipo, Luca aveva molte qualità positive e, in fondo, lo amava. Mentre guidava stava già pensando a come attuare la trasformazione, alla strada da seguire per spingere Luca verso la maturazione sessuale.
Piera s’illudeva che le qualità dimostrate dal suo occasionale amante potessero essere apprese e sviluppate grazie ad un buon insegnante.
Era in errore, ma ancora non lo sapeva in ogni caso, se anche avesse avuto sentore dell’inevitabile fallimento, non si sarebbe negata la serenità nata dalla consapevolezza di aver tentato tutto il possibile per salvare la loro storia. FINE

About A luci rosse

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