Biona con biancheria intima viola su sfondo unicolor

La mia vita con Danielle

I momenti più interessanti delle nostre scappate sessuali accadevano quando Danielle ed io eravamo impegnate in qualcuna delle attività piuttosto, direi, pervertite o bizzarre in cui sembrava che qualsiasi cosa fosse lecita fra di noi. Nessuna di noi era l’aggressore, ciascuna di noi era capace di effettuare lunghe, spesso tormentose attività sull’altra, sempre raggiungendo i livelli più alti di orgasmo che conoscevamo, qualche volta simultaneamente durante una delle nostre sessioni, qualche volta solo per il tormentatore, qualche volta solo per la vittima.
Di solito riservavamo alla nostra attività più pesante di questo genere una notte alla settimana, il venerdì o sabato notte, per permettere ai nostri corpi almeno un giorno di recupero dalla dolce pena. Danielle, da parte sua, maneggiava la frusta o la cinghia con tale esperienza da essere in grado di prosciugare ogni goccia di sudore da me prima che soccombessi alle sue manipolazioni sul mio corpo. Imparando da lei, anch’io ero in grado di frustarla e lasciarla grondante di sudore; le piaceva veramente essere frustata, forse quanto piaceva a me. Presa da sfrenato desiderio di raggiungere un orgasmo sempre più alto, Danielle qualche volta mi implorava di trattarla più duramente di quanto pensavo fosse umanamente possibile. Due fine settimana fa, Danielle si è messa di fronte a me mentre ero seduta sul sofà; io indossavo una minigonna blu con una camicia bianca di cotone; avevo lasciato i due bottoni più alti aperti per permettere una “visione”. È uscita dalla camera da letto con in mano una lunga e sottile frusta di cuoio nero. Ho alzato lo sguardo verso di lei, lei mi fissava. Indossava una gonna di cuoio corta, nera con un panciotto dello stesso tipo aperto sul torace. Aveva un reggiseno ridottissimo, metà delle sue tette balzavano fuori. “Laura” ha detto fissandomi negli occhi “quale è la punizione per le ragazzine che sono state cattive?” Ho sorriso. “Una buona fustigazione di solito le fa rinsavire.” Ho sentito un formicolio nei lombi, ho pensato a cosa avevo fatto di così “cattivo”, mi sentivo come una che necessitava di una buona fustigazione per alleviare la tensione che saliva; poi è stata lei a cambiare le carte in tavola, era stata lei ad essere stata cattiva, veramente cattiva. “L’ho fatto con Erica oggi, ti ho tradita, mi dispiace.” I suoi occhi erano pieni di lacrime. Mi ha dato la frusta. “Fammela pagare” ha singhiozzato abbassando la testa per la vergogna. Non l’aveva mai fatto prima, ha confessato e ha domandato di essere punita. Ero estremamente gelosa per scaricare la mia rabbia sul suo bel corpo. “La tua punizione, cara Danielle, sarà di descrivere quello che Erica ha fatto con te in dettaglio completo mentre ti darò una battuta. Sai che sono più irritata per il tuo coinvolgimento con un’altra donna di quanto non lo sarei se qualsiasi omuncolo ti sfruttasse. Perché l’hai fatto?” “Mi stava fotografando nuda e mi ha offerto dei drink mentre lavoravamo. Mentre passava il tempo le fotografie diventavano sempre più oscene. Il vino mi è andato alla testa rapidamente, prima che me ne rendessi conto si era messa un dildo; avrei voluto fermarla.” “Ma alla fine hai acconsentito, naturalmente; non ti ha stuprato, non è vero?” Danielle ha tirato su col naso. “Sì, voglio dire, no. Non mi ha stuprato, l’ho lasciata fare.” “Quale delle tue piccole aperture ha violato?” Ho domandato, mentre la mia voce diveniva sempre più irritata. “Oh, per favore Laura, io… io…” “Rispondimi!” Ho gridato. “Tutte e due” ha bisbigliato con la testa curva. “Il tuo culo e la tua micia? Col dildo?” Ho domandato incredula. Una corona di piccole gocce di sudore cominciavano a formarsi sulla sua fronte. “Sì” ha singhiozzato. Ho stretto il manico della frusta tra le mani, l’ho fissata con ira mordendomi un labbro. Lei sapeva, quando aveva scelto la verga, che era uno dei sistemi di punizione più dolorosi disponibile, il cuoio sottile, rigido era una delle apparecchiature più crudeli, e l’aveva scelto lei. “Girati!” Ho ordinato. La bella bionda ha girato la schiena verso di me girandosi verso il muro, fissava diritto davanti a lei. La pelle morbida, scura della sua gonna era tesa perfettamente intorno al suo culo splendido. “Sto per darti una piccola lezione di umiltà, giovincella. Quando avrò finito penso che ti pentirai di aver ceduto ad Erica oggi. Prima voglio dare una bella battuta al tuo culo mentre mi dici quello che ti ha fatto. Togliti il panciotto, poi alzati la gonna sulle anche.” Ho guardato la bionda spaventata, il mio amore, che mi aveva tradito, far scivolare il panciotto sulle spalle, poi lasciarlo cadere con un piccolo tonfo sul pavimento dietro di lei. La sua schiena nuda era seducentemente sexy e ho pensato che avrei dovuto segnarla. “Sono spaventata” ha detto nervosamente. “Dovresti esserlo” ho risposto. “Su, alziamo questa gonna!” Le sue mani tremanti si sono spostate all’orlo della gonna di pelle, sapeva che era meglio non disobbedirmi. Lentamente ha alzato l’indumento scoprendo centimetro dopo centimetro le gambe morbide, bianche, serrate ermeticamente. La pelle era sottile a sufficienza da permettere di intravedere il didietro di un paio di mutandine bianche di seta la cui sola vista provocava la fuoruscita di umori che mi bagnavano il cavallo delle mutandine. Senza dire una parola mi sono chinata in avanti, ho portato le mani sotto la gonna alzata, ho localizzato l’elastico delle mutandine e rapidamente ho fatto scendere la stoffa morbida scoprendo la fessura del culo. Ho spinto le mutandine giù per le gambe e lei, obbedientemente, ha fatto un passo per uscirne. Era nuda ora, ad eccezione della gonna che continuava a tenere alta sulla vita. “Sta così” ho ordinato. “Se farai scendere la gonna mentre ti colpisco, la fustigazione diverrà ancora peggiore. Hai capito?” “Sì” ha risposto tirando su leggermente col naso. “Erica ti ha leccato la piccola dolce micia prima di infilarti col dildo?” “S…sì” ha pianto Danielle. “Avevo paura che mi avrebbe colpito se non glielo avessi lasciato fare.” Usando la risposta come chiave per cominciare la fustigazione, mi sono alzata dalla sedia, mi sono messa dietro la ragazza e, con un colpo secco e rapido del polso, ho portato duramente la frusta sulle sue natiche di alabastro. “Ahhhhh!” ha gridato la bionda, le sue ginocchia si sono piegate leggermente per il colpo. “Dimmi cosa faceva!” Mentre parlavo ho guardato l’area arrossata che avevo appena colpito. “Mi ha spinto sul letto e mi ha trattenuto con le mani. Ero senza vestiti, si è seduta su di me, sul mio torace, e mi ha forzato le gambe ad aprirsi. Indossava già il dildo. Ero così spaventata.” “Per quanto ti ha leccata?” “Quindici minuti, oh, Laura, sono così mortificata!” “Ti ha fatto venire?” C’è stata una lunga, significativa pausa; il viso di Danielle ha fatto delle smorfie, come se stesse soffrendo (o stava solo aspettandosi il colpo successivo?). “S… sì, non potevo farne a meno.” Il colpo successivo è stato più duro del primo, proprio alla connessione tra la parte superiore della coscia e la parte inferiore del culo, un punto molto delicato ho scoperto. Danielle ha urlato ed è letteralmente saltata sul pavimento quando il cuoio l’ha colpita. Come sia riuscita a mantenere alta la gonna non lo saprò mai. Ha fatto alcuni passi in avanti mentre io la seguivo tenendo la frusta con due mani. “Piegati, voglio che pelle si tenda sul tuo culo, piccola puttana!” Continuando a tenere la gonna alta sulle sue dolci natiche, Danielle si è piegata spingendo invitantemente in fuori il culo; le sue gambe si sono aperte di più per cercare di mantenere l’equilibrio. I morbidi peli biondi della sua micia sono comparsi all’apice della “V” creata dalle gambe. “Poi cos’è successo?” Ho domandato fissando lo splendido culo del mio amore. “Lei si è girata e si è messa davanti a me, il suo corpo tra le mie gambe. Sentivo il dildo muoversi laggiù, proprio sulla mia micia. Mi ha detto di non muovermi, che avrebbe fatto tutto il lavoro. L’ho sentita entrare dentro di me.” Alle ultime parole ho abbassato la frusta di cuoio sulle sue natiche. Ha strillato come un cucciolo braccato, piccole goccioline di lacrime cadevano silenziosamente sul pavimento. “Ti ha baciata?” “S… sì” “Dove? Sulle labbra?” “Sì” ha borbottato. Le ho dato un breve e rapido colpo sulle cosce. “Sui seni?” “S… sì” ha risposto con un sospiro di sofferenza. Un altro colpo, sul lato destro della natica nuda. “Ti ha succhiato i capezzoli?” “Per favore, basta” ha implorato singhiozzando. “Smetterò, se realmente lo vuoi, se credi di essere stata punita abbastanza per quello che hai fatto.” Doveva essere sua la decisione se continuare o no. Ci ha pensato per qualche secondo. “Non sono stata punita abbastanza” ha bisbigliato. “Dillo forte!” Ho comandato. “Puniscimi ancora, padrona!” ha gridato. Avevo capito che ne voleva ancora. “Allora rispondi alla mia domanda, ti ha succhiato i capezzoli?” “Sì, a lungo, per tutto il tempo che mi ha preso col dildo.” L’ho guardata fermamente, il suo corpo si è contratto prima che le dessi altri tre colpi rapidi, in successione, iniziando dall’alto e scendendo per il suo didietro rigato. Invece di gridare, comunque, ha cominciato a lamentarsi tra di se, con lunghi rantoli. Era un rumore che conoscevo bene, il suo orgasmo non era lontano. “Come ti ha preso il culo?” “Debbo dirlo?” ha pianto strofinandosi i palmi delle mani sul culo nudo per cercare di calmare il bruciore. “Dimmelo! Togliti le mani dal culo!” Ha spostato le mani sulle anche che ondeggiavano dolcemente avanti ed indietro; le ginocchia erano un po’ barcollanti. “Mi ha trascinato ad una sedia a braccioli, mi ci ha fatto inginocchiare sopra, di faccia allo schienale.” “Ti ha unto prima?” Ho domandato. C’è stata ancora una pausa. “Beh, non esattamente” ha risposto esitante. “Cosa vuole dire ‘Non esattamente’?” “Sai, ha usato la bocca per lubrificarmi.” “Ha messo la lingua nel buco del culo?” Ho domandato incredula. Danielle ha deglutito, il suo silenzio era una risposta affermativa alla mia domanda. Senza esitazione ho cominciato una lunga serie di almeno 10 o 12 colpi sul culo e sulle cosce. Lei avanzava sotto i colpi ed io la seguivo per non perdere contatto col suo culo e maneggiando senza pietà la frusta. Al sesto colpo i suoi lamenti si sono trasformati in un lungo “Whoooooo.” Era il suono che aspettavo, il segnale che per quanto fossero stati duri i colpi seguenti non sarebbero serviti; i sei colpi successivi erano solo per spettacolo, finalmente aveva raggiunto il suo limite. Il suo corpo è caduto sul pavimento, scuotendosi spasmodicamente, mentre l’orgasmo la sommergeva. Ho guardato il corpo semi nudo contorcersi per molti minuti, mentre lentamente scendeva dalla vetta. Mi sono abbattuta sul sofà, esausta; le mie mutandine erano completamente fradice. Avrei voluto toglierle, dare aria alla mia micia pulsante, ma ho aspettato e ho lasciato che Danielle lo facesse per me. Lentamente si è alzata, quasi dolorosamente, le sopracciglia erano coperte da perle di sudore, la gonna scesa sotto la ‘V’ delle gambe. È sgattaiolata vicino a me, respirando affannosamente, e mi ha avvolto con le sue braccia. “Grazie” mi ha bisbigliato nell’orecchio. Il mio braccio ha abbracciato la sua schiena nuda calda di sudore. “Sono stata troppo dura con te?” Ho domandato compassionevolmente. “Forse” ha risposto. “Avresti meritato molto di più” ho detto con un sorriso. “Non avrei mai lasciato che Erica mi facesse qualcosa del genere, pazza. Ti amo troppo.” “Cosa?” Ho rantolato. “Ti ho imbrogliato. Volevo vedere cos’avresti fatto se gli avessi permesso di farlo.” “Perché, piccola puzzolente! E che cos’hai imparato?” Danielle ha riso. “Mmmm… Ho imparato che se lei me lo facesse, sarebbe meglio dirtelo cosi tu potresti picchiarmi di nuovo. Proprio come hai fatto ora, oh, com’era bello!” Aveva fabbricato quella storia solo per svegliare la mia rabbia, esaminare il mio livello di gelosia. Siamo cadute insieme sul sofà, fianco a fianco, ancora abbracciate. Ho sentito il ginocchio di Danielle insinuarsi tra le mie gambe, spingere la mia gonna; mi sono aperta leggermente per accoglierla. Quando il suo ginocchio ha pigiato contro il cavallo delle mutandine fradice dei miei umori, ho stretto le gambe contro la sua gamba invadente, intrappolandola. Ho schiacciato l’inguine con forza tra le gambe; eravamo allacciate insieme, abbracciate, il nostro bacio è stato lungo ed appassionato, bagnato. La lingua toccava la lingua, ci siamo baciate per un’eternità. Danielle ha spinto il ginocchio con più forza contro il mio sesso, spingendo contro il mio clitoride gonfio. Localizzata una mammella nuda, ho schiacciato delicatamente il suo melone colpendo leggermente col pollice sul capezzolo turgido. Si è lamentata sottovoce nella mia bocca con un lamento profondo, gutturale. “Non è giusto” ho detto, interrompendo il bacio. “Cosa c’è?” ha domandato. “Che tutte le tue tensioni siano alleviate e la mia no.” Ho sorriso. “Penso che potrei occuparmene” ha bisbigliato, insinuando la destra tra il suo ginocchio ed il mio inguine palpitante. Rapidamente ha localizzato col medio il mio clitoride sotto la stoffa sottile e l’ha accarezzato avanti ed indietro. “Oh! Come tocchi bene, Danielle!” Ho rantolato, aprendo di più le gambe per accoglierla. “Qui è tutto bagnato!” ha esclamato. “Vedi cosa mi fai!” “Cosa vorresti che ti facessi?” L’ho guardata nei profondi occhi blu, fino al suo subconscio. I nostri occhi si sono incontrati per un’eternità, si è leccata il labbro superiore con la punta della lingua; la volevo più che mai. “Quello che ti ho fatto io” ho bisbigliato sensualmente senza togliere gli occhi dai suoi “Solo più forte.” Danielle ha sorriso. “Non so se ne sarei capace” “Voglio che tu lo faccia come non l’hai mai fatto prima, dalla testa alla punta dei piedi, davanti e dietro, dappertutto.” “Dappertutto?” ha esclamato. “Sì, vuoi farlo per favore?” “Ho paura di farti male.” “Voglio che tu mi faccia male. Non capisci? Ho bisogno di qualche cosa che solo tu puoi darmi. Ho fiducia in te, ma devi promettermi una cosa.” “Cosa?” “Che non desisterai, anche quando griderò per aver misericordia, che farai formicolare dappertutto il mio corpo, e intendo ‘Dappertutto!'” “Cosa vuoi che usi?” “Qualunque cosa pensi sia adatto a polverizzarmi, a tua scelta. Remo, pagaia, gatto a nove code, il manico della frusta, qualsiasi cosa tu desideri. Basta che tu mi dia piacere, amore.” Ero così eccitata, potevo già sentire le sentire le frustate. “Vai a prendere tutte le fruste.” Danielle si è allontanata da me, mentre io sono rimasta prona sul divano è scivolata in camera da letto e ben presto è ritornata con una bracciata di strumenti di tortura. Non avevo intenzionalmente modificato la mia posizione, stavo con la gonna a tre quarti sulle cosce, il mio amore aveva una visione non ostruita di tutto il mio inguine coperto di seta. I suoi occhi si sono posati su di me mentre si avvicinava; ha lasciato cadere le fruste su una sedia poi è rimasta dritta su di me continuando a fissare tra le mie gambe aperte. “Sei impudica” ha detto, deglutendo leggermente. Non ho risposto, sapevo che avrebbe voluto tuffarsi tra le mie gambe e succhiarmi. Più tardi l’avrebbe fatto. Il suo panciotto di pelle era completamente aperto e mostrava le belle mammelle, appese al torace. Le sue mani erano alle anche, sopra la gonna di pelle; i suoi occhi erano pieni di fuoco. “Alzati” ha comandato. Mi sono alzata, spostando abbastanza lentamente le gambe per permetterle una lunga visione del mio sesso fumante. Mi si è avvicinata di più, i suoi occhi hanno osservato il mio corpo completamente vestito. “Vuoi essere legata?” ha domandato. “No,” ho risposto sottovoce, mostrandomi il più compiacente possibile. “Sei sicura? Ti agiterai quando comincerò.” “Sono sicura”. Volevo che l’effetto fosse completo. “Togliti i vestiti, per favore” ha detto con noncuranza. “Tutti?” “Non voglio vedere null’altro che pelle, signorina. Pelle pura, bianca. Avanti!” Nervosamente le mie dita si sono spostate sulla camicia e hanno armeggiato col bottone tra le tette. Sentivo gli occhi di Danielle sulle mie mani mentre continuavo lo spostamento verso il basso, allentando i bottoni, aprendomi sempre più a lei ad ogni bottone; tirata fuori la camicia da sotto la cintura della gonna, ho aperto i due bottoni finali. Ho guardato il suo viso mentre aprivo la stoffa; i suoi occhi erano fissi sul mio torace ora vestito solo di un sottile, bianco, reggiseno troppo piccolo per le mie mammelle gonfie. Mi è piaciuta la sensazione di spogliarmi di fronte a lei, la mia eccitazione è aumentata. Le mie dita si sono mosse alla fibbia della cintura che avevo in vita, rapidamente l’ho slacciata. Il bottone e la chiusura lampo al lato della gonna sono stati l’apertura successiva. Il rumore della chiusura lampo che si abbassava ha rotto il silenzio sensuale nella stanza. Con una piccola spinta discendente la gonna si è ammucchiata intorno ai miei piedi. Ho fatto un passo fuori dalla stoffa, vestita solo del mio reggiseno e delle mutandine. Ho messo la sinistra davanti alla ‘V’ del mio inguine, mentre l’avambraccio destro mi copriva i seni. Fingendo timidezza, ho guardato il mio amore, che presto sarebbe stato il mio torturatore. “Posso tenete reggiseno e mutandine? Non mi piace stare nuda di fronte a qualcuno.” Danielle ha digrignato i denti, è stata al mio gioco, ha allungato una mano e ha preso il tremendo gatto a nove code. “Togliti tutto o userò questo mostro tra le tue gambe!” Ha recitato perfettamente. Mi sentivo veramente una vittima di una crudele padrona senza cuore. Guardando altrove per la vergogna, la mia degradazione è continuata quando ho spostato le mani dietro la schiena ed ho aperto la fibbia del reggiseno; immediatamente ho sentito le mammelle cadere libere mentre mi chinavo in avanti e lasciavo scivolare il reggiseno lungo le braccia. L’ho visto cadere sul pavimento, come un petalo di rosa. Mi sono alzata e ho messo l’avambraccio davanti ai seni nudi, sopra i capezzoli che ora erano turgidi. “Togli le braccia dalle tette!” ha comandato. L’ho fatto mostrando il torace nudo; i meloni enormi hanno ondeggiato leggermente come masse di gelatina e ho sentito i suoi occhi su di loro. “Le mutandine”. Abbassando la testa per l’umiliazione, ho messo i pollici nell’elastico dello slip ai lati delle anche e ho cominciato a far scendere la stoffa. Guardavo il percorso delle mutandine mentre pensavo che anche Danielle lo stava facendo, mi sono fermata dopo che sono comparsi due centimetri di ricci scuri marroni della parte superiore del pube. Ho guardato Danielle, la testa piegata di lato, la bocca leggermente aperta, uno sguardo da “Debbo farlo?” negli occhi. È
bastato che alzasse il gatto a nove code sopra la spalla e le mutandine erano via dalle mie gambe. Nel curvarmi i seni pendevano dal torace per il loro peso. Ho calciato le mutandine da parte sul tappeto, mi sono alzata, le mani ai fianchi, completamente nuda. “Fai indurire di più i capezzoli” ha ordinato. Sono arrossita ma obbediente ho portato pollice e indice di ogni mano alla nocciolina rossa e ho cominciato a spremerla, tirando i capezzoli avanti ed indietro tra le dita, eccitando i nervi che li circondavano. Ben presto erano duri, come ciottoli, gonfi. Gli occhi di Danielle erano sbarrati mentre mi guardava compiere le mie manipolazioni. “Se non puoi spremerli con più forza, lo faccio io!” ha esclamato avvicinandosi e scacciando le mie mani dai miei seni. “Non muoverti!” ha detto sostituendo le mie dita con le sue. “Oh! Che male!” Ho pianto quando Danielle mi a stretto i capezzoli tra le sue dita. Effettivamente mi aveva fatto male, ma mi piaceva. Mi piaceva essere trattata così, la mia eccitazione raggiungeva altezze incredibili. “Calma!” ha sibilato tra i denti, fingendo collera per schiacciarli con maggior forza. Facevo smorfie in dolore spingendo indietro la testa, sentivo il suo fiato sul mio collo. Il suo panciotto di pelle spingeva contro la mia schiena. Avrei voluto che anche lei fosse nuda per sentire la sua pelle contro la mia. Deve aver schiacciato i miei capezzoli sensibili per almeno cinque minuti, inesorabile nei suoi movimenti, continuando a far pressione sui capezzoli dolenti. Il mio respiro diventava più pesante ad ogni momento che passava. “Perché sei così sfrenata?” ha bisbigliato al mio orecchio. Non le ho risposto. I miei gemiti hanno riempito la stanza, lei continuava a schiacciare e tirare le mie protuberanze sensibili, tendendo la pelle delle areole. Alla fine, quando si è fermata, lasciando i capezzoli caldi come pezzi di carbone, la parte anteriore delle mie tette formicolava per un calore misterioso. Sì, sono sfrenata, Danielle, proprio completamente sfrenata. “Stai ancora ferma” ha detto insistentemente, circondandomi la vita con un braccio e stringendomi ermeticamente. Ha messo la mano sinistra tra le mie scapole, spingendomi in avanti. “Curvati un po’” ha ordinato usando la mano per spingermi in quella direzione. I miei capezzoli dolevano ancora, i miei seni stavano per essere di nuovo torturati? “Cosa vuoi fare?” Ho domandato nervosamente col corpo leggermente piegato. “Sssss…!” ha detto togliendo la mano dalla mia schiena nuda. Dapprima sono rimasta sorpresa per la sensazione di qualche cosa che spingeva nella fessura del mio culo, insinuandosi appena fuori del mio ano. Poi ho compreso che era il pollice di Danielle; ho rantolato forte. “Non là!” Ho gridato. “Sì, lì” ha ringhiato spingendo il pollice contro il mio buco inferiore. “E se ti allontani, provocherò delle vesciche su questo piccolo dolce culo con un tubo di gomma.” Il suo dito si è incuneato nelle mie natiche e ha percorso un lento cerchio intorno al mio bocciolo di rosa. Ad ogni movimento circolare spingeva con più forza. “Il tuo dito non è lubrificato” ho detto supplicante. “Con un buco del culo grande come il tuo, non c’è bisogno di lubrificazione. Rilassati e lascia che accada, non ti farà male. Non mi fermerò finché non sarò dentro di te, anche se sarà necessaria tutta la notte. Lascia che succeda, Laura, rilassati.” Ho fatto come lei voleva, concentrandomi sul mio sfintere che si apriva mentre lei spingeva dentro. Non volevo darlo a vedere ma la sensazione era squisita. Le avrei permesso di far entrare un autocarro dentro di me, tanto mi piaceva avere il didietro violato. Ben presto ho sentito la falange del suo pollice attraversare la porta flessibile, invadere la mia area rettale e scivolare dentro di me. “Ahh!” Ho rantolato fingendo dolore ma sentendo solo piacere. Il dito è entrato completamente, spingendo contro i muri del mio retto, eccitando i tessuti morbidi, caldi dell’interno. Ho circondato il dito invasore col muscolo dello sfintere, l’ho cullato dentro di me. Mentre contraevo il muscolo anale con forza, Danielle ha cominciato a muovere il dito avanti ed indietro. Avrei voluto piangere di felicità, era così bella la sensazione dentro di me. “Oh! Che male!” Ho frignato. “Per favore fermati!” “Quando avrò finito” ha detto con voce roca. “Stai ancora ferma!” Nei dieci minuti seguenti Danielle ha violato il mio buco del culo col pollice, spingendolo dentro e fuori e per tutto il tempo mi ha tenuto per la vita per evitarmi di cadere in avanti. Ha capito che mi piaceva sentire le cose spinte profondamente nel culo, qualsiasi genere di cose, cetrioli, manici di scopa, dita, dita dei piedi, lingue, qualsiasi cosa che entrasse nel mio piccolo buco stretto mi dava un piacere sfrenato. Proprio quando ero sull’orlo dell’orgasmo delizioso che desideravo tanto, lo ha tolto ed io mi sono sentita vuota dentro. “Penso che tu sia pronta per la fustigazione; guarda l’interno delle tue cosce, è bagnato dei tuoi umori che fluiscono come un ruscello, dolcezza. Vergognati. Pagherai ancora di più perché ti dovrai umiliare.” Ha allungato una mano fra le mie gambe leggermente aperte e ha asciugato un po’ il liquido col palmo della mano. Non pensavo di avere tanti fluidi vaginali. Danielle ha mollato la presa intorno alla mia vita. Mi sono alzata con le braccia lungo i fianchi, mi ha fatto girare per fronteggiarla. Sulle mie sopracciglia c’erano gocce di sudore. Lei mi ha guardato con sguardo crudele. “Cosa per primo, signorina, il culo, le gambe, le tette, la schiena… dove vuoi sentire la puntura della frusta sul tuo corpo?” Dal mio torace le tette pendevano nella loro pienezza, i capezzoli erano simili alla punta di un pollice, duri e gonfi. Benché fossi a testa bassa per sottomissione, sentivo gli occhi di Danielle sui miei meloni. “Mi vuoi frustare forte?” “Piuttosto forte, oh, è così difficile decidere da dove cominciare? Prenditi le tette! Tienle alte!” Il mio viso è arrossito, ho portato i palmi delle mani sotto i seni pendenti e li ho alzati, non mi sembrava possibile che fossero così pesanti e gonfi. Sapevo quanto piacevano a Danielle e quanto mi piaceva che li carezzasse. Più di una volta sono venuta mentre lei si limitava a succhiarmi a lungo i capezzoli. “Sì” ha bisbigliato. “Sono belle, che vergogna dover far male.” “Sono molto sensibili” ho uggiolato. “Forse dovresti concentrarti sulle mie natiche.” Danielle ha riso “E forse ci dovrei usare sopra una piuma! Stai scherzando? Guardami, Laura!” Mi ha messo due dita sotto il mento e ha forzato la mia testa ad alzarsi; i suoi occhi erano pieni di fuoco. “Non siamo qui per divertirci o rilassarci. Hai bisogno di una bella battuta ed è quello che sto per fare; non mettere limitazioni a come lo faccio. Prenderai qualsiasi cosa metterò nel piatto e poi potrai implorare per averne di più, se io sarò d’accordo. Puoi cominciare ad implorare fin da ora! Inginocchiati!” Ancora tenendomi i seni mi sono inginocchiata di fronte a lei, obbedientemente, gli occhi al pavimento. Guardando la mia nudità ho visto il mio riccio cespuglio pubico marrone che sembrava gonfio alla connessione delle mie gambe che formavano una ‘V’ invertita. “Dimmi di frustarti!” ha comandato. Ho alzato leggermente la testa con la bocca semi aperta. “Voglio che tu mi frusti” ho detto, la mia voce era poco più di un bisbiglio. “Non sento, Laura.” “Voglio… voglio che mi frusti” ho detto. “Così è molto meglio, e quanto forte vuoi che ti frusti, signorina?” “Io… io.” “Su, non voglio passare qui tutta la notte!” “Molto forte” ho detto sputando il rospo. “Tieni le tette più alte, si abbassano troppo!” Danielle allora mi è girata per osservare il territorio in cui stava infliggermi la pena, mi studiava attentamente. Quando è stata alla mia destra si è girata e si è piegata sulla sedia su cui aveva gettato tutte le fruste. Con la coda dell’occhio l’ho vista armeggiare con i mostri di pelle. Mi sono domandata quale avrebbe scelto per prima; il mio cuore martellava dentro il torace. Finalmente si è girata serrando una frusta da micia, estremamente dolorosa, aveva un manico nero ed una singola correggia di venti centimetri al termine della quale vi era un bottone godronato, forse del diametro di due centimetri. Già la cinghia era sufficientemente dolorosa, ma il terminale godronato era una vera tortura. Maneggiata con esperienza avrebbe potuto fare in modo che i pungiglioni affilati e pungenti trasformassero l’area scelta in una zona di dolore intenso e l’uso primario di quel genere di strumento era sui genitale femminili, sul clitoride, sulle labbra della micia e sull’ingresso vaginale che sono estremamente vulnerabili alla sfera godronata. Danielle l’aveva già usato su di me, con una forza sufficiente a provocarmi parecchio male. Quando ho visto l’apparecchiatura i miei lombi hanno cominciato a formicolare, i miei occhi l’hanno seguita mentre si girava, mi si è messa di fronte e poi si è seduta sul sofà davanti a me. Teneva la frusta nella destra e stava a gambe leggermente aperte. Mi ha guardato come si guarda un cucciolo, penetrando la mia paura e scoprendola profondamente dentro di me. Le sembravo un boccone da ingoiare. Gli angoli della sua bocca si sono mossi in un mezzo sorriso. “Questo può fare veramente male” ha detto appoggiando la frusta alla micia. “Penso che sia perfetto cominciare la nostra piccola sessione con questo, non è vero?” Non le ho risposto. Ancora una volta ha sorriso leggermente, la delicatezza del suo viso celava i pensieri della sua mente. “Un frusta da micia” ha continuato “Non la guardare terrorizzata, Laura. Non l’ho mai usata veramente forte su di te, non è vero?” Ho scosso la testa in assenso, non toglievo i miei occhi dai suoi. “Non è solo per micie, tuttavia, può devastare anche altre parti del corpo. Per esempio le tue tette.” Un brivido gelido mi ha attraversato il corpo mentre lei muoveva leggermente il polso, la sottile cinghia di cuoio è girata in alcuni cerchi rapidi intorno al manico di legno. I suoi occhi si sono incontrati coi miei ed io continuavo a sollevarmi le tette. “Mm, sì. Farebbe male sulle tette?” ha domandato retoricamente. “I miei seni sono molto sensibili” ho frignato. “Lo so, ed è per questo che ho pensato a questo piccolo aggeggio. Gosh, penso che la punta di questa cosa ti farà sembrare come se ti tirassero un capezzolo o qualche cosa del genere!” Ora mi stuzzicava e la cosa mi piaceva. Avevamo una fiducia completa l’una nell’altra, o non avremmo mai giocato questi giochini. “Dimmi, Laura, perché ti tieni così i seni?” “Uh, perché me l’hai comandato.” “No, sciocca, intendo perché te l’ho comandato?” Ho pensato per un momento. “Forse volevi che te li offrissi.” “Naturalmente, così ora sono miei?” Ho abbassato la testa ancora una volta. “Tutto il mio corpo è tuo, padrona” ho bisbigliato. “Per farne quello che mi piace.” “Sì” ho detto. “Chiudi gli occhi, mia cara.” Mi faceva sempre chiudere gli occhi prima di fustigarmi, serviva ad aumentare la mia paura, non vedere quando il colpo arrivava o quanto era forte. Il fruscio che sentivo davanti a me mi diceva che si era spostata in avanti sul sofà, avvicinandosi a me. Con gli occhi della mente vedevo la frusta tenuta in alto, sopra la mia attesa. “Spingi i capezzoli più in alto” ha comandato. “Oh, no, non i capezzoli!” Ho pensato mentre premurosamente puntavo le rosse noccioline nella direzione di Danielle, con gli occhi che fremevano al pensiero di quanto stava accadendo. “Che bell’obiettivo” ha detto sottovoce parlando tra di se. “Sono così spaventata” ho detto piagnucolando, aspettando che il primo colpo scendesse sui miei tessuti sensibili. “Questo aiuta l’atmosfera, cara. Voglio che tu sia spaventata. Vuoi sempre che faccia un buon lavoro, non è vero?” “S…sì” ho risposto continuando a tenere gli occhi ermeticamente chiusi, e pensando per la prima volta che forse non era stata una buona idea come avevo pensato originariamente. Danielle era il tipo a cui piaceva sorprendere le sue vittime. “Mmm, che capezzolo grande!” ha esclamato, enfatizzando la parola “grande.” “Quando avrò finito, se non ti avrà fatto troppo male la fustigazione, lo succhierò bene e lentamente.” “Sì, così” ho detto, la mia voce era rotta per il nervosismo. “Mmm, forse un bel colpo, poi una lunga succhiata; su ciascuno di loro, alternando l’uno e l’altro. Ti piacerebbe, Laura?” Ho cercato di deglutire, ma non avevo saliva. I seni mi sono sembrati pesanti nelle mani, i capezzoli così esposti ed in pericolo. “Se lo desideri, padrona” ho risposto sottovoce. “Non lascerò segni duraturi” ha detto Danielle. “Avremo solo un corpo tutto listato e macchiato di belle ombre di rosso, da cima a fondo. Non vogliamo ignorare nessuna zona, non è vero?” Le parole avevano appena lasciato la sua bocca che il fischio della frusta che volava attraverso l’aria mi ha riempito gli orecchi. Formulando la risposta alla sua domanda nella mia mente, penso che in quel momento fossi preparata completamente al colpo. Presa la mira, ha portato con tutta la sua forza la lista di cuoio sulla parte superiore della mia mammella destra. Il rumore del cuoio sulla mia carne sensibile è stato seguito in un millisecondo da un bruciore lancinante, quasi elettrico nella sua intensità, in tutta la ghiandola. “Ahhhhhhhhhh!” Ho gridato gettando indietro la testa per il dolore, contorcendo il viso, rantolando. “Cara mia” ha detto sottovoce “un tale grido al primo colpo; cerchiamo di essere un po’ più coraggiosi o questa sarà una lunga notte, lunga per ambedue.” Respiravo forte e rapidamente con la bocca. La tetta destra mi faceva un male d’inferno, ma perché, nel mio intimo, ne volevo ancora di più? “Posso resistere” ho pianto. “Oh, lo so che puoi, Laura” ha detto con un colpo secco del polso, dandomi una seconda frustata, questa volta sul seno sinistro. “Aaaaiiiiaaaa!” Ho gridato, cadendo leggermente in avanti per il dolore incredibilmente intenso nella mia carne delicata. “E non abbiamo ancora toccato il capezzolo! Questo potrebbe essere divertente!” ha detto allegramente. “Devo smettere, Laura?” Ho inspirato profondamente attraverso la bocca, lasciando che l’aria mi riempisse i polmoni. “No” ho detto coraggiosamente, espirando subito dopo. “Spero che non ti dispiaccia” ha detto spostando ancora una volta il corpo sul divano per migliorare l’angolazione. Tenevo gli occhi più serrati possibile e con mia sorpresa ha cominciato ad operare sui miei capezzoli indifesi ed estremamente sensibili. Benché avesse cominciato ad ammirare la mia capacità di resistere al dolore, il colpo successivo è caduto proprio sul bottone, il terminale godronato della cinghia ha azzannato il mio capezzolo destro con tutta la sua forza. Mille aghi mi hanno trafitto, non pensavo fosse possibile produrre tanto dolore. Ho lanciato un lungo, orripilante grido, a pieni polmoni, mentre cadevo in avanti sul tappeto sotto di me, afferrandomi il povero capezzolo con la destra in un sforzo vano di spegnere la fiamma che si era accesa; ora il mio respiro si era trasformato in un rantolo, mi sono accoccolata in posizione fetale. “Mi dispiace” ha detto. “Non volevo…” “Stai zitta” l’ho interrotta non volendo che rovinasse la mia fantasia. “Te l’ho detto che posso resistere, voglio che tu continui, questo è solo l’inizio.” Il dolore si era irradiato dal capezzolo a tutto il seno, la nocciolina sembrava pulsare mentre le terminazioni nervose spedivano messaggi di dolore alla mia mente. “Mi sorprendi” ha bisbigliato Danielle. “Ti conosco da tanto tempo ma non pensavo arrivassi a tanto. Io avrei gettato la spugna dieci minuti fa.” Ho sorriso sentendo che il dolore nel capezzolo gonfio cominciava a diminuire leggermente. “Non so spiegarlo, è come se ci fosse qualche cosa dentro di me che vuole che lo faccia. Non aver paura, fa dannatamente male ma solo per un momento. Si è già trasformato in un formicolio. Ora mi fa piacere. Devi andare oltre, devi fare proprio un bel lavoro e quando l’avrai fatto, ti darò il miglior lavoro di lingua che mai ti abbiano fatto.” “Un grande lavoro di lingua” ha detto con un largo sorriso. “Il migliore, l’ho tenuto proprio per un’occasione come questa” ho bisbigliato sensualmente. “Vuoi dire che più ti farò male, più la tua lingua lavorerà bene?” “Puoi ben dirlo” ho risposto, il bagliore nei miei occhi dimostrava la verità della mia asserzione. Ha sorriso a lungo sapendo di avere un potere strano su di me ora. Praticamente la imploravo di dare tutta se stessa, le davo una buona ragione di violentarmi altre ogni dire, se l’avesse voluto; ora la palla era nelle sue mani. “O sei molto coraggiosa o estremamente sciocca” ha detto. “In entrambi i casi ovviamente avrai un’alta tollerabilità al dolore. Vedremo tra breve se è vero, girati col viso verso il muro.” Dalla posizione inginocchiata mi sono girata in maniera impacciata, i miei seni hanno ondeggiano avanti ed indietro quando mi sono mossa; ora il mio didietro era completamente esposto. Mi sono inginocchiata, attendevo. Mi ha tenuta in quella posizione per parecchio restando a guardarmi; quasi potevo sentire i suoi occhi sulle mie natiche, un ovvio prossimo obiettivo potenziale. “Hai un tale culo splendido, Laura, che peccato doverlo segnare.” Ho deglutito, tesa per sentire il sibilo della piccola frusta attraverso l’aria; la protuberanza godronata avrebbe fatto tremendamente male. Ho aspettato a lungo, ancora nulla. Cosa stava facendo? L’ansia mi uccideva. Finalmente l’ho sentita muoversi, si è alzata dal divano ed è ritornata alla sedia sulla quale aveva messo tutte le fruste. “Rilassati, Laura,” mi sono detta “Sei stata tu a volerlo.” Curvatasi ancora una volta, Danielle ha frugato tra le fruste ancora una volta prima di alzarsi e girarsi nella mia direzione con in mano un gatto a nove code, un campanello ha cominciato a tintinnare sinistramente dentro di me; la paura è ritornata rapidamente. Il gatto poteva far male, la mia schiena e le mie natiche erano nude, scoperte, esposte. “Alza le braccia sopra la testa e curvati in avanti leggermente” ha comandato. Ho obbedito istintivamente, le tette pendevano libere nella loro pienezza. “Sei pronta?” ha domandato provocantemente. “Sì” ho deglutito. “Conta i colpi” ha detto posizionandosi dietro di me, ha alzato la frusta sopra la sua spalla destra, ha preso la mira accuratamente e ha portato le nove code sulla mia schiena nuda, proprio sopra la scapola destra. “Eeeeeeiiiiiiaaaaa! Uno!” Ho gridato mentre ogni coda affondava il suo pungiglione dentro di me, soprattutto sulla spalla e sulla clavicola. “Brava ragazza” ha continuato alzando di nuovo il polso e poi abbassandolo per portare le nove liste di pelle sulla parte superiore sinistra della mia schiena. “Ahhhhhhhhhhh! Due!” Ho gridato. “Colpisci!!!” La frustata proprio tra le mie scapole ha spedito impulsi elettrici lungo tutta la mia spina dorsale. “Ohhhhh! Tre!” Ho gridato facendo seguire al grido un lungo lamento. “Voglio la tua lingua come non l’ho mai avuta prima!” ha esclamato, prendendo la frusta con due mani e picchiandola gridando sulla mia schiena. Il lamento ed il grido che sono seguiti a questa dura carezza sono sembrati venire dal mio profondo. La mia schiena sembrava essere di fuoco. “Quattro!” Ho gridato al termine del mio urlo. “Ti piace, non è vero, piccola puttana!” ha barrito Danielle. Prima che potessi rispondere il quinto colpo è caduto sul centro della mia schiena togliendomi ogni dignità. “Eeeeee! Ahhhhhhh!” Ho gridato. “Cinque!” La mia gola, ora completamente asciutta, rendeva più difficile il contare. Sembrava che mille aghi roventi fossero penetrati simultaneamente nella mia schiena. Lacrime di dolore scendevano a torrenti sulle mie guance, ma non piangevo rumorosamente Perché volevo sempre più quel tormento? Danielle mi si è avvicinata poi, curvatasi leggermente, ha portato mano sinistra appoggiando le unghie sotto la mia nuca. Delicatamente ha cominciato a muoverle in un lento moto circolare sulla mia schiena bruciante; l’effetto era tremendamente tranquillizzante. “So che fa male, baby” ha bisbigliato con voce confortante. “Oh, Danielle.” Ho cominciato a dire con un piagnucolio. “Shhhh,” mi ha interrotto con una voce morbida come un guanto. “Presto ti sentirai meglio.” Ho chiuso gli occhi sapendo che aveva ragione. Quando si è alzata la sensazione di bruciore nella schiena era diminuito. Ero pronta a continuare. “Mi piace come lo fai” ho detto. “Lo so” ha risposto. “Tutti ne abbiamo bisogno qualche volta.” Senza alcun avvertimento alle sue parole gentili è seguito un altro colpo, ancora sulla scapola destra. I tentacoli della frusta hanno raggiunto la parte anteriore della clavicola, le punte hanno scavato crudelmente dentro di me. Mentre gridavo ancora una volta, avrei voluto abbassare le braccia per calmare il male, ma sapevo di non poterlo fare. Nei cinque minuti successivi ho continuato a contare, fino al dodici. Dodici frustate dure, forti, pungenti, del gatto a nove code che mi hanno lasciata singhiozzante e sudata. Quando ha finito con la mia schiena, ha osservato il danno. “Oh, Laura, la tua schiena è tutta una macchia rossa. Dovresti vedere i segni della frusta. Come sono belli!” Non ho detto nulla, il mio respiro era troppo affannoso per riuscire a parlare; il sudore cadeva a torrenti dalle mie sopracciglia. “Metti i gomiti sul tappeto” ha detto. “Voglio che tu stia a culo all’aria!” Rapidamente ho obbedito. Le mie mammelle ora pendevano tra le braccia e le ginocchia, i capezzoli raschiavano il tappeto. Era ovvia la prossima cosa che sarebbe successa. “Il tuo culo è il migliore di tutti” ha bisbigliato, poi ha fatto seguire le parole da un colpo della frusta sulla mia natica destra. La mia posizione aveva teso la pelle sul culo provocando una maggiore vulnerabilità al dolore delle terminazioni nervose; quasi sono balzata dal pavimento quando le strisce di cuoio mi hanno colpito la carne come piccoli coltelli. “Ahhhhhhhhhhhhh!” Ho gridato per il tormentoso dolore. “Mia cara” ha detto sovrastando i miei singhiozzi. “Piangi come una ragazzina. Dovevamo avere più coraggio, non è vero?” Senza attendere una risposta che ero troppo distrutta per poter dare, Danielle ha colpito ancora sulla fessura del culo. Le nove corregge hanno trovato ognuno una loro area sul mio culo e hanno inflitto non una, ma nove punture separate simultaneamente. Il dolore questa volta era tale che io ho emesso un lungo “Wooooooooooooo”. “Ci siamo quasi, non è vero Laura,” ha detto colpendo crudelmente la fessura di separazione delle natiche. Questa volta il dolore è stato irreale! Sono caduta in avanti, ammucchiata, piangendo come in agonia, come un riflesso condizionato le mie mani hanno cercato le natiche brucianti nello sforzo vano di diminuire il fuoco che le divorava. “Togli le mani!” ha gridato. “Oh! Fa troppo male!” Ho pianto. “Ma tu vuoi di più!” ha gridato. “Sì! Sì!” Ho barrito. “Allora pagane il prezzo, puttana! Ritorna sulle ginocchia e piegati!” Lentamente, tortuosamente, mi sono alzata dalla mia posizione più sicura sul pavimento e ho puntato ancora una volta in aria invitantemente le natiche. Quando ho appoggiato i gomiti sul pavimento mi ha fermata. “No” ha detto. “Porta indietro le mani ed apriti le chiappe. Mostrami quel piccolo bocciolo di rosa attraente.” Esitante ho spostato le mani sulle natiche, usando quattro dita di ogni mano le ho aperte esponendo il mio rotondo ano grinzoso. “Cosa stai per fare?” Ho domandato con un tono di evidente paura nella voce. “Una prova finale” ha risposto. “per vedere il vero livello della tua resistenza.” Sentivo i suoi occhi sulla mia apertura inferiore, non mi ero mai sentita così esposta in vita mia. “Il tuo ano sembra così indifeso.” “Oh no!” Ho pianto. “Oh, sì” ha detto sottovoce. “non sarai mai una donna così riempita come ti renderò io questa sera.” “Cosa vuoi usare?” “Oh, abbiamo finito col gatto e torniamo alla frusta per mice; o farei meglio a chiamarla ‘frusta anale’.” Il cuore mi era sprofondato nello stomaco, non eravamo mai andate così lontano, il pensiero di quello che stava per accadere ha spedito brividi giù per la mia spina dorsale, ma c’era qualche cosa in me che mi impediva di fermarla. Volevo sapere quale era la mia soglia di dolore. C’era un livello oltre il quale non potevo andare? Le ultime carezze non erano state sufficienti? “Dì ‘No’ e non voglio ed io ti leccherò
per bene. Dì ‘Sì’ e voglio, e più tardi la mia lingua sarà mille volte migliore” ha detto. La mia mente correva. Ero pazza? Ero lì esposta al mio amore. Oh, l’avevo già fatto. Molte volte. Ma mai in questo modo, e mai col pensiero del dolore spaventoso che ne sarebbe risultato. Era meglio avere la sua lingua insaziabile prima o dopo il dolore? La decisione era mia. “Sì” ho bisbigliato trattenendo il fiato mentre la parola mi scappava di bocca. Che prezzo da pagare per la mia tenacia! “Bene” ha detto sottovoce “allora raddoppierò la festa. Una volta prima di farlo ed una volta dopo.” Danielle si è seduta sul pavimento dietro di me, le gambe ai lati delle mie, il viso all’altezza del mio culo alzato. Facendolo la gonna le è scivolato sulle gambe ed era come se non l’indossasse. Per non perdere il vantaggio di tale posizione ho aperto un po’ le gambe muovendo le ginocchia per alcuni centimetri. L’effetto era perfetto, con la testa quasi contro il pavimento avevo una vista non ostruita tra le mie gambe e potevo guardare dietro di me. Potevo quindi vedere il cavallo delle mutandine bianche di Danielle; aveva aperto le gambe intenzionalmente per me? Sapeva quale bella visione mi donava? Vedevo pochi ricci d’oro che uscivano dai bordi delle mutandine, dietro le quali c’era una splendida micia coperta di miele. Si è avvicinata ancora di più e nel farlo si è aperta ancora di più; il cavallo delle mutande era così teso che pensavo si sarebbe stracciato. Dapprima ho sentito le sue mani sopra il mio culo, a calmare il piccolo dolore che era rimasto, mettendo la punta di un dito dentro la fessura ma evitando la regione anale, sapendo che più si avvicinava, più mi avrebbe eccitato. Le mie mani tenevano ancora aperto il mio culo; le ha spinte via, perdendo così la possibilità di vedere il mio buco corrugato, ma prendendo possesso di ciascun lato della mia zucca con le sue dita erranti. Guardando l’epicentro del suo inguine ho visto che era bagnata fradicia; inspirando ho sentito il suo odore di femmina; la fragranza pungente mi ha riempito le narici e mi ha eccitato ancora di più. “Ti piace quando ti succhio il buco del culo?” ha domandato muovendo la punta di un dito da un lato all’altro della fessura del culo, ma senza separare le chiappe, solo stuzzicandomi. La volgarità della sua asserzione non mi ha importunato; mi piaceva quando parlava sporco. “Sì” ho risposto. “Mi piace troppo il tuo piccolo buco del culo” ha bisbigliato aprendomi finalmente con le sue dita curiose, esponendo ancora una volta il bocciolo corrugato. “Mmmm” ha cantarellato “è così attraente e piccino! Non so come potremo fare certe cose in quel piccolo buco!” Ha riso. “Mi piace quando metti la tua lingua nel mio culo” ho bisbigliato sensualmente, continuando a fissare l’inguine del mio amore. “Lo fai così bene.” Mi ha allargato ancora di più concentrandosi con la punta dei pollici su ciascuno lato del mio bottone anale, forzandolo ad aprirsi per diventare l’obiettivo spalancato della sua lingua brillante. “Posso quasi vedere dentro di te” ha detto. Mi sono sentita come se fossi sotto un microscopio. Danielle ha portato il naso alla mia fessura aperta, quasi strofinandolo contro l’ano. “Mmm, che profumo di fresco” ha bisbigliato ricevendo il mio aroma. “Ho appena fatto il bagno. Mi lavo sempre bene lì.” “Ti piace toccarti lì quando ti lavi?” ha domandato con un grande sorriso. “Sai che lo faccio” ho riso. Era il mio primo vero riso quella sera. Si è avvicinata ancora di più, le labbra carezzavano il mio ano aperto. “Ahhh!” Mi sono lamentata al pensiero di quanto sarebbe successo. “Chiedimi di toccarlo con la lingua” ha bisbigliato, le sue parole colpivano come tamburi il mio bocciolo di rosa. “Leccalo, stuzzicalo” ho implorato. Sentivo il suo fiato su di me. Invece aggrottando leggermente le labbra l’ha baciato. L’effetto è stato elettrico, le sue labbra erano così morbide contro i miei tessuti anali super sensibili! Ho chiuso gli occhi e, inspirando profondamente, ho impresso nella memoria, dove sarebbe stata scritta indelebilmente, questo atto. “È così bello e morbido” ha bisbigliato nel mio ano respirandoci sopra. La sensazione era di un incredibile caldo, ero eccitata come non ero mai stata prima di allora. Quando ha pigiato le sue labbra con forza sui petali aperti del mio bocciolo di rosa, ho gridato di piacere puro e mi sono spinta contro di lei, desiderosa di forzare le sue labbra morbide profondamente dentro di me. La punta della sua lingua, ha toccato l’orlo del mio ano come una scossa elettrica. Mi sono lamentata più rumorosamente che potevo, era così squisitamente bella la sensazione. Facendo uscire la lingua, Danielle ha circondato il mio buco del culo, molto lentamente, bagnandolo con la sua saliva calda. “Oh, merda, che bello!” Ho sospirato. “Sarà ancora meglio” ha detto nel mio buco aperto, poi ha spinto la lingua dentro di me come un coltello che mi penetrava. Il mio grido di estasi ha riempito la stanza. Niente la poteva più fermare ora, ha spinto la lingua dentro e fuori del mio buco del culo, arrestandosi solo per lavare l’intera area esterna anale con una lunga, bagnata, calda e meravigliosa carezza della sua lingua favolosa. Non avevo mai pensato che fosse una cosa così selvaggia, ogni spinta della sua lingua infaticabile nel mio retto faceva uscire un altro rumore di estasi dalla mia bocca. I miei “Ohhh! Siii!” e “Ahhhh!” ed i lamenti e gemiti riempivano la stanza. Se muovevo il culo a destra, le sue labbra lo seguivano. Ha continuato per almeno dieci minuti, come una pazza. Penso di essere venuta una mezza dozzina di volte in quei bei momenti, piccole “eiaculazioni” che facevano solo da avanguardia ed annunziavano un orgasmo tremendo. Pensavo non si fermasse più ed io volevo continuasse. Questo bel, squisito, intenso, appassionato momento non doveva cessare più. I miei lamenti divenivano ora sempre più prolungati, il mio respiro più corto, rapido, rantolante. Questo era tutto quello che deve essere il sesso. Questo era come dovevano essere due persone che godono l’una dell’altra nella maniera che vogliono. “Oh! Danielle! Fallo ora, baby! Fallo ora!” Danielle sapeva esattamente quello che volevo dire. Il colpo del maestro, il gran finale, una cosa che mi avrebbe portato oltre l’orlo. Tolta la lingua dal buco del culo, ha messo la punta sull’orlo dell’ano e poi ci ha giocato come suonasse un banjo, avanti ed indietro, avanti ed indietro, nel più fantastico spettacolo erotico che spediva frecce di elettricità nei miei lombi. “Si! Si!” Ho gridato. “Fallo! Fallo! Fallo!” La lingua di Danielle ha suonato il mandolino, la mia testa ha cominciato a turbinare, il mio corpo si è scosso spasmodicamente. L’orgasmo è cominciato profondamente dentro di me, poi è affluito come un treno lanciato a massima velocità. “Ahhhhhhhhhhhhhhhh! Ahhhhhhhhhhhhhhhhh! Vengo. Oh sì, vengo Danielle! Oh, Si! Oh, Si! Sssssssiiiiiiiiii!” Sono piombata sul pavimento e Danielle si è abbattuta su di me. Onda dopo onda il piacere ha sommerso il mio corpo per più di un minuto. Avrei voluto che la sensazione continuasse per sempre. Tuttavia una volta terminata mi è rimasta una sensazione di formicolio; era il miglior orgasmo che avessi mai avuto. Ero sdraiata sul pavimento, esausta, immobile. La guancia di Danielle era sulla mia anca nuda, un suo braccio sopra le mie costole. Siamo state così a lungo, a lungo bevendo dalla tazza dell’estasi. Finalmente, ho parlato. “Oh, Danielle, è stato il migliore. Il migliore!” Mi ha baciato l’anca leggermente. “Sono contenta ti sia piaciuto” ha bisbigliato. “Non mi era mai accaduto prima, così intenso!” Ho inspirato profondamente. “Voglio dire come andare a caccia di stelle! Fantastico, Danielle, proprio fantastico!” Le mie parole fluivano velocemente, avevo problemi a spiegare quanto era stato bello. “Perché non taci, sciocca” ha riso Danielle. “Mi fai ingelosire.” Ho sorriso. “Verrà il tuo turno, baby. Oh, ti farò impazzire! Può essere un incoraggiamento a proseguire.” “Spero solo di lasciarti sufficiente energia per farlo” ha detto. “Il vero danno sta per venire, forse non sarai in condizione di farmi quanto desideri.” Quasi mi ero dimenticata di quello che Danielle mi doveva fare, doveva usare la frusta nel mio ano. “Forse vuoi che lo faccia prima?” Ho domandato. Ha sorriso. “Laura, non tentarmi, la mia micia è tanto calda che potrebbe friggerti” ha riso, “ma devo finire quello che ho cominciato, vorrà dire che attenderemo un giorno per adempiere alla tua promessa. Ritorna in ginocchio col culo per aria ed apriti ancora!” Danielle si è alzata da me e si è seduta sul divano; la sua gonna era oltre la metà delle sue cosce; potevo vedere di nuovo le sue mutandine. Il mio corpo era stanco ma mi sono inginocchiata ancora una volta, girando il mio didietro verso di lei mentre davo un ultimo sguardo alla sua gonna. Il mio ano era ancora bagnato dalla sua lingua, sentivo la sensazione dell’aria fresco su di esso. Mi sono chinata in avanti completamente, la testa appoggiata al pavimento, le natiche puntate verso il soffitto. Ancora una volta mi sono aperta le chiappe con le mani esponendo il bocciolo di rosa. “Mm, mi piace” ha detto Danielle con voce roca. Ho deglutito. “Sei nervosa, Laura?” “Un po’” ho risposto. “Voglio che tu sia molto nervosa, bambola; sto per farti molto male. Non vorrei essere al tuo posto.” “Sono grande” ho detto coraggiosamente. “Finiamola.” “Non così presto, mia cara. Voglio che ti ricordi di questo momento a lungo. Prima di tutto non sei aperta abbastanza, apriti di più!” Ho spinto le dita più profondamente nella regione anale ai lati del bocciolo e le ho donato una visione che difficilmente avrebbe dimenticato. Ero completamente aperta per lei! Nulla era lasciato alla sua immaginazione, c’era un buco del culo aperto quanto lo poteva essere. Danielle si è chinata in avanti, sentivo i suoi occhi sul bocciolo aperto, ha toccato l’apertura con l’indice che si era bagnato in bocca precedentemente. Ho rantolato; il dito è entrato nel portale spalancato senza resistenza. Ho rantolato più forte. “Così bello e stretto” ha detto sottovoce spingendo dentro di me. Ho grugnito. “Andiamo per due” ha detto facendo scivolare il medio lungo l’indice ed anch’esso è entrato piuttosto facilmente. Mi sono lamentata, poi ho sibilato. Avrei voluto tutto il braccio nel mio culo e lei lo sapeva. “Che male!” Ho mentito sperando di pungolarla. “So quanto ti faccia male” ha detto sarcasticamente. “Questo dovrebbe aiutare.” Ed un terzo dito si è immerso dentro di me. Mi sentivo piena, ma chiedevo di più. “Ahh! Muovi le dita dentro e fuori” ho implorato. “Pensavo ti facesse male” ha detto ridendo mentre rispettava la mia richiesta. “Fa male tanto bene!” Ho gridato. “Oh, Danielle, non fermarti! Non fermarti!” Aprendomi il buco del culo con le mie stesse dita, ho spinto verso il mio amore, verso le sue dita, supplicandola col mio corpo di continuare a stuprare il mio canale anale. “Sei sfrenata!” ha gridato spingendo le tre dita il più profondamente possibile e poi suonando una sinfonia con la punta di un dito contro i muri del mio retto. Ho sentito che stavo per venire di nuovo, ma non potevo. Con le sopracciglia aggrottate ed il viso contorto, ho lasciato che giocasse con me per quasi dieci minuti, ogni tanto mi schiaffeggiava duramente il culo col palmo della sinistra. Sì, ero sfrenata, proprio sfrenata. Alla fine ha tolto le dita. “OK, sono pronta, tu lo sei?” Il respiro era rapido, con corti rantoli. “Sì, fallo!” “Implorami!” Scherzava? Implorarla di frustarmi il buco del culo? “Per favore, Danielle, frustami là.” Ho aperto il mio ano più che potevo, poi mi sono fermata per il dolore. “Frustarti dove? Dove vuoi che ti frusti, sgualdrina?” “L’ano, proprio l’ano. Oh, per favore Danielle, smettila!” Non ho sentito il rumore che la punta godronata della frusta ha fatto contro il mio bocciolo di rosa estremamente sensibile, ho sentito solo un breve lampo, rapido colpirmi sul centro del mio buco del culo aperto ed esposto. Il dolore Un dolore così non l’avevo mai sentito prima. Mi sono abbattuta sul pavimento come un cervo colpito da una freccia, gridando il più tormentoso grido che nessuno avesse mai sentito. Se mi avessero infilato un ago affilato non avrei sentito un dolore maggiore. Il dolore è sembrato irradiarsi dal mio ano in cerchi che si allargavano, come una pietra in uno stagno, spedendo una scossa elettrica dopo l’altra dai miei lombi verso l’alto attraverso la mia colonna spinale, raggiungendo il mio cervello. Il grido deve essere durato almeno un minuto, e durante quel minuto il dolore non è diminuito. Danielle si è sdraiata rapidamente sul pavimento accanto a me, mi ha circondata con un braccio, cercando di calmare il dolore incredibile. “Oh, baby, baby, mi dispiace di farti tanto male” ha detto, la sua voce era piena di sincerità mentre mi strofinava le spalle nude coi palmi delle mani. Il dolore pungente continuava… ancora… ed ancora. Avevo domandato il dolore più acuto che potesse darmi. L’avevo implorata per questo. E l’avevo ricevuto, ho pensato di essere pazza. Avrei preferito un attizzatoio incandescente spinto dentro di me piuttosto di quello che Danielle mi stava facendo, ma non l’avrei mai detto. Devo essere stata sdraiata per almeno dieci minuti, attendendo che il dolore nel mio ano cominciasse a calare. Per tutto il tempo Danielle mi ha calmato, qualche volta mi baciava le spalle, mi accarezzava i capelli, il suo respiro mi alitava dolcemente sul viso, tutte cose che tentavano di attenuare la mia sofferenza. Alla fine, il dolore ha cominciato a diminuire a poco a poco. Mi sono girata molto cautamente su di un fianco, verso Danielle, consapevole delle convulsioni nella mia regione anale. Spostandosi un po’ ha avvicinato il suo corpo vestito al mio nudo, pancia a pancia. Il suo corpo era tiepido; io ero una massa di sudore, specialmente la schiena. Danielle mi ha accarezzato un po’ i capelli con la punta di un dito, poi ha asciugato una piccola ferita sotto il mio occhio. Il suo caldo sorriso parlava più di mille parole di comprensione per il mio dolore. Le ho reso il sorriso poi, lentamente, ho portato le mie labbra alle sue. Il suo bacio di ritorno era più calmante che appassionato, accompagnato dalla gentile carezza della punta del dito sulla mia nuca. Per farle sapere quanto ancora avevo bisogno di lei, ho pigiato il mio pube nudo contro la pelle fresca della sua gonna. Si è mossa avanti e indietro mentre quietamente insinuava la punta della lingua nella mia bocca ansiosa. Non una volta, da quella notte, abbiamo più parlato di quello che mi aveva fatto con quella frusta. Benché abbiamo avuto dozzine, forse centinaia, di altre sessioni con attività di tutti i generi, con i nostri sforzi più bizzarri per trovare qualche cosa di nuovo, nessuna di noi ha mai più menzionato quello che era accaduto. Benché il dolore fosse il più tormentoso che avessi mai conosciuto, e benché avessi avuto difficoltà a sedermi per giorni, non mi sono mai pentita di quello che avevo fatto. Per rispetto del mio dolore che Danielle sapeva che sentivo, non ha compiuto attività anali su di me per più di una settimana dopo quella notte; quando finalmente ha sentito che ero pronta mi ha affrontato con baci morbidi e delicati. Non ha messo nulla dentro la mia porta inferiore finché non ha capito che mi ero ripresa completamente, e anche allora, come per iniziare da capo, mi ha presa solo con un dito o un piccolo oggetto alla volta. Se mi faceva male, tornava alle dimensioni di quello che aveva inserito nel mio bocciolo di rosa delicato molti giorni prima. Tuttavia c’erano molte altre cose che ci facevamo l’un l’altra, non ho chiuso col sesso anale e quando ho ricominciato mi è sembrato molto meglio di prima. Forse il pungiglione estremamente doloroso della frusta mi aveva reso ancora più consapevole della mia sessualità là. Qualunque cosa fosse stato, certamente è stato il fattore determinante in un’altra notte che non dimenticherò mai, la notte dei tubi di vetro.

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Colleziono racconti erotici perché sono sempre stati la mia passione. Il fatto è che non mi basta mai. Non mi bastano le mie esperienze, voglio anche quelle degli altri. Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

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