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Mazzi di rose e tulipani gialli

“Sei pronta per le otto e mezza ? ”
“Ma… credo di sì… ”
“Se vuoi ti do uno squillo verso le otto… ”
“Sì, ma non sul telefonino, lo sai che a casa mia non prende… ”
“Ciao Anna, a stasera. ”
“Ciao Marta. ”

Altro numero, altro personaggio.
“Ehi, come stai ? ”
“Un po’ meglio. Lunedì torno a Milano. Me ne fanno un’altra. Mi verrà la febbre… e come al solito sarò in coma per due o tre giorni… forse è meglio se ci vediamo stasera… ”
“Sì. Ho già sentito Anna. Ci pensi tu ad avvertire Roberta ? ”
“Ok. Passa da me a prendere il caffè più tardi, glielo dirò. ”
“Ciao Chiara. ”
“Ciao Marta. ”

Finalmente è venerdì. è stata una bella settimana. Ho cuccato due clienti nuovi.
In banca Ricci tra un sorriso e l’altro, mi ha abbassato il tasso. Peccato che le mie obbligazioni siano in discesa. Forse devo buttarmi in borsa. Me lo dice sempre Anna.

Doccia ? No. Bagno. Alla vaniglia.
Cosa mi spruzzo ? “Vanilla” ? No. Non esageriamo. “Laura” và benissimo.
Apro il mio armadio. Non ho mai problemi di accostamento colori.
Dal bianco al nero, tutte le sfumature.
Pronta. La mia minuscola micra questa sera è speciale. Ha messo sù le foderine nuove che mi ha regalato Marco. Gli metto un po’ di musica. La cassetta di quest’estate… ma dov’è ? … tutta la disco di Philadelfia…. Eccola !
Mitica.
E vai!!!

Sono sempre la prima. Troppo puntuale. Chiara e Roberta seconde.
Dopodichè ce ne stiamo lì una mezz’oretta ad aspettare Anna.
“La chiami tu ? ”
“è inutile… sarà ancora sotto la doccia… ”

E io guardo Chiara. La sua parrucca nera di capelli lisci. Il suo viso sempre solare e sorridente. I suoi vestiti aderenti, le minigonne, i tacchi alti, i rossetti vivaci, le unghie lunghe sempre laccate di fresco. Sempre bellissima, anche quando è stanca, e il dolore le esce dagli occhietti neri. Ma solo con noi. Mai davanti a un uomo.
Roberta è sempre con lei, la sua amica più fedele, quella che le è stata più vicina in questi ultimi tempi.
è ottimista Roberta, almeno quando ci racconta dei suoi mancati amanti.

Arriva Anna. Sempre di corsa. Frequentatrice assidua di palestre di ogni tipo.
Non ne avrebbe bisogno, è magrissima. Abbronzatissima. Và al mare in tutte le stagioni. Razionale, professionale e precisa durante il giorno.
Completamente fuori di testa e persa dalle cinque del pomeriggio in poi.
Si è appena comperata un paio di occhiali, minimalisti, neri, da vista, ma con lenti semplici, senza gradazione.
Dice che aumentano il suo fascino androgino.
è vero.

Ci vediamo sempre qui. è un piccolo ristorantino dopo il confine, “Rikiki”.
Sembra arredato con gli avanzi di qualche allestimento teatrale.
Tendoni enormi scendono dal soffitto fino al pavimento.
In un angolo una faccia enorme di cartapesta, molto elegante e lievemente colorata.
Direi di maschio, ma con trucco femminile. Luci basse blu su ogni tavolino.
Sottofondo musicale quasi sempre al femminile, Mina, Patty Pravo, Amanda Lear, Edith Piaf. Si mangia solo pasta, insalate e dolci. Perfetto per la nostra linea.

“Ciaoooo, care… dove andate a far danni questa sera ? ”

Ci accoglie Carlo, italiano, una checca stupenda. Molto alto e magro. Quasi sempre vestito di nero. Pelle candida, sopracciglia sempre ridotte al minimo che segnano all’infinito i suoi due occhi enormi, chiari, e le ciglia piene di rimmel.
Capelli ossigenati con un taglio alla David Bowie degli anni d’oro.
I polsi ricchi di ogni tipo di braccialetti, e le dita luccicanti di anelli, per ogni suo fidanzato.
In cucina c’è Alberto, anche lui è italiano.
Per hobby fa il truccatore. Di lavoro cuoce cibi eccitanti.

“Cosa vi porto, piccole discole? ”
“Cominciamo con quattro Casanis… , non troppo ghiaccio per favore… ”
“Poi… per me, penne al tartufo… , per Chiara e Roberta gnocchi al pesto piccante… e tu Marta ? ”
“Per me, penne all’orientale, come sempre. ”
“Vino bianco fresco ? ”
“Quello che vuoi… ”

Il nostro tavolo è sempre molto disordinato. Sigarette, telefonini, borsette…
“Marta, cosa ci leggi stasera ? ”
“Non vi ho portato nulla… , non sto scrivendo molto in questi giorni, fa ancora troppo caldo… ”
” Siamo a fine estate ormai… ”
“No. C’è ancora troppa luce… non mi viene voglia di starmene seduta davanti al pc… ”
“Come va con Marco? ”
“Bè, se sono qui, è perchè stasera suona… ”
“A che punto sono con il disco? ”
“Stanno finendo il missaggio… ma credo di aver capito che voglia cambiare qualche chitarra… ”
“Sei fortunata… è un’uomo così affascinante… mi ricorda un casino Liga… ”
“Anche a me… , peccato che abbia tagliato i capelli, doveva essere troppo fico con la coda, … ogni tanto mi vedo mentre gliela tiro… ”
” E poi, con quegli occhi… si capisce che è uno a cui piace scopare… ”
” Sì… ma non quando ha suonato… ”
” Perchè no ? ”
” Non c’è più niente che gli faccia salire l’adrenalina… , ha già dato… è proprio vero sapete, i musicisti hanno un rapporto sessuale con il loro strumento quando lo suonano… ”
” Con il loro strumento… ? ”
” E dai Anna ! la chitarra, il sax, che cavolo ! ”
” Non arrabbiarti ! ”
” è che mi annoio un casino… ”
” Tesoro… ma chiama… la tua Anna… lo sai che sono sempre a disposizione… per te… ”

” A proposito di strumenti, ragazze… sapete chi ho incontrato ieri ? ”
” Dicci Chiara, dai… ”
” Ve lo ricordate Valerio ? ”
” Chi, Valerio lo scorpione ? ”
” Sì, lui. Grande scopatore… ancora non mi sono ripresa dall’ultima volta che ha dormito a casa mia… ”
“Cavolo certo, quello che ti ha legata al termosifone… ”
Ridono tutte insieme. E le guardo ridere. Tre pazze, davanti alle loro pastasciutte, che parlano di cazzi, di uomini, di cazzi di uomini, di uomini & cazzi. Stop.

E io guardo Chiara. Come fa ad avere sempre almeno tre maschi a tiro, dopo che le hanno rifatto il seno, mentre fa la chemio e porta una parrucca ?
E guardo la luce dei suoi occhi. Speciale. E le sue parole allegre. Sempre.
Sarà che è dei gemelli, ma è una persona meravigliosa.
La quintessenza della vita.
Lei è la vita.

Siamo un po’ alterate ormai. Ma è bello.
” Anna… vuoi smettere di bere… ? ”
” Sentite Marta… la santa… che beve tre Negroni per aperitivo e poi Marco la porta a casa in braccio… ”
” Sì… e allora ? mi porta in braccio… ”
” Ma poi ce la fai a dargliela ? ”
” Ma se manco la vuole… ”
” Cacchio… Marco non ti scopa più… ? ”
” No. Lo stronzo non ha mai voglia… è da un po’ che non mi chiama più culetto d’oro… ”
” Porca miseria… dobbiamo organizzargli uno scherzetto… ”
” Ci stavo giusto pensando… ”

” Corna ! Corna ! Corna ! ”
Tutte insieme, mi urlano in faccia il verdetto.
” E no… dai… ve l’ho detto mille volte… mi sono stufata… ma se è tutta la vita che vado avanti a fare corna ai miei maschi… ”
” Perchè loro ti lasciano fare… ”
” Sì. è vero… piaccio puttana, che ci volete fare… ”

Più che ridere adesso stiamo proprio urlando. Arriva Carlo, di corsa.
” Ma ragazze… ! ? ! Che casino state facendo… e tu Marta…
chiudi le coscie… lo sai che mi eccito… ”
” Che cacchio dici Carlo… sei la checca più checca che abbia mai incontrato… ”
” Solo per i miei occhi ? ”
” No. Anche per il tuo culo”.
L’urlo nella risata di Chiara fà tremare i vetri. Adesso ci cacciano.

Usciamo e ci baciano tutti. Carezze, toccatine. Carlo mi infila la lingua in bocca, e una mano tra le gambe, in fretta, facendo finta di niente.
“Ciao amore… torna presto… ”
“Au revoir… Carlo… pensami. ”

Chiara e Roberta ci salutano. Vanno a casa. Resto nella minuscola micra con Anna.

“Ti piace ? ”
“Chi ? ”
“David Bowie… ”
“Ma pensa te… hai guardato bene il suo culetto moscio ? non sarebbe in grado neanche di allargarmi le gambe… ”
“Magari te la lecca da dio… ”
“Certo… e poi mi tocca tirare fuori il cazzo di scorta… ”
“Hei… quanto sei acida stasera… ”
“Dai… andiamo a bere… ”
“Che cosa ? ”
“Negroni… ”
“Con bei culi ? ”
“Belli tosti e muscolosi, porca miseria… e puzzolenti, sudati e sporchi… ”
“Sei ubriaca… ”
“Nooooo…. ”

Arriviamo davanti all’Ariston. Per fortuna non ci sono i soliti tir della Rai. Stasera si posteggia.
“Planet ? ”
“Boooo…. ”
“Dai… voglio vedere se c’è Omar…. ”
“Ancora… l’egiziano ? ”
“Non è proprio nero, però… ”

Entriamo. Ordino due Negroni. Il sosia di Jim Kerr che sta al banco mi guarda e sorride.
“Sei già storta stasera… Marta…. ”
“Dici… ? Mettici tre fette d’arancio… ”
“Tre ? non sono un po’ troppe… ? ”
“Noooo…. una me la voglio mangiare subito, con la seconda te lo voglio aromatizzare… ”
“Aromatizzare… ? ”
“Siiii…. l’altra se la vuole infilare dentro la mia amica… ”

Siamo appoggiate al bancone, e io mi appoggio anche a un tizio, poverino.
Avrà circa ventanni, forse venticinque.
Si gira. Io no.
Mi sembra di vederlo farsi già tutto il cinema… la invito fuori… la tengo sottobraccio perchè altrimenti cade… lei mi ringrazia… la faccio salire sul mio bolide… e poi… glielo infilo in bocca e… dove mi capita a tiro…
Sì, certo. E io te lo mordo a sangue, e me lo mangio, carino.
Sempre piaciuti i cazzi dei minorenni, anche senza olio e sale.

Voilà ! Arriva Omar. Caspita che occhi!
” Huumm… dove cavolo l’hai trovato ? ”
” Qui… scema… ”
” Mica male… proprio per niente… ”
” Approvi ? ”

E intanto il bancone è sparito dal mio orizzonte… credo di sentire l’appiccicaticcio della moquette di questo schifo di locale…

“Marta… dai tirati sù… ”
“Uffa ! Lasciami perdere… ”
“Dai, ti porto a casa… ”
“Non c’è nessuno …
” Ah, già… bè ti porto da me… ”
“Nooooo…. ”

Meno male che dopo il venerdì sera c’è il sabato mattina. Sarà una bella giornata.
Il letto di Anna non è un granchè…. comunque mi ha scaldato stanotte…

“Buongiorno cara… ”
“Ciao… ”
“Caffè ? ”
Apro piano un’occhio alla volta.
“Scusami… sono proprio una tonta… ”
“Ti vedo male ciccina… allora con Marco… casini… ? ”
“Non mi ama più… lo sento… ”
“Sei tu… o é lui ? ”
“Non lo so… voglio scappare… ”

Esco. La saluto. Chissà quando la rivedo. è sempre così difficile combinare fra noi quattro.
Tornando a casa penso a lui. Chissà se mi ha cercato ieri sera.

Ho già vissuto questo momento. Quando è stato… tre anni fa… ? Circa, sì.
A pensarci sento dolore ancora adesso.
E vergogna, tanta.
Sensi di colpa. Infiniti.
Perchè l’ho fatto ? Tutto sbagliato, era tutto atrocemente sbagliato.

Laura. Tu eri innamorato di Laura. Perchè hai accarezzato la sfumatura dei miei capelli rasati, la mia nuca, il mio collo… era lei che volevi, non me.

“Mi sento solo… ti prego… voglio fare l’amore con te… ”

No. Ho detto no. E ancora no. Cosa c’entravi tu con la mia vita ?
Io amavo ancora Gian. Speravo ancora che avremmo risolto, forse…
Volevo stare sola, senza nessuno… senza un’uomo. Nessun uomo.

E invece alla fine avevi vinto.
Il tuo corpo così bello. Gambe lunghe, appena muscolose, e dritte, perfette, di ballerina.
I tuoi fianchi, così stretti. E il tuo sedere…

Il culo degli uomini esprime la loro potenza sessuale. E noi lo guardiamo, sempre.

I tuoi capelli neri, lucidi.
E il naso di falco.
Meraviglioso profilo di falco, per la mia infinita insicurezza.

Mi hai travolto. Con i tuoi gin tonic e le serate in cantina, a sentirti suonare.
Le tue chitarre. I tuoi amici. La tua voce bassa, aspra, stridente.
Mi faceva tremare mentre la sentivo dietro di me, accompagnare i colpi delle tue anche.
Mi sentivo persa. Ma non bastava.

“Non mi hai mai corteggiato… ”
“Non ne ho avuto il tempo… ma lo farò, da domani lo farò… ”
“Non mi hai mai regalato dei fiori… ero sempre piena di rose, mazzi enormi di rose, non avevo mai abbastanza vasi da riempire… ”
“Hai me, senza rose, ne tulipani gialli… non ti basto ? … sei l’unica, e ultima.. donna della mia vita… ”
“Tu non mi ami… ”
“Io ti adoro… ”

Quella sera mi aspettavi. Io ero già al ristorante con lui.
Bellissima.
Con lui.
Per te.
Lui mi voleva subito. Ed io mi adeguavo ad ogni sua richiesta.
“Vai in bagno e levati gli slip… ”
Primo, secondo, dolce.
Poi in macchina, sulla spiaggia. Poi a casa sua sul divano.
Poi nella sua vasca da bagno. Poi nel suo letto.
Ero piena di tutto il suo seme. Tutto quello che aveva conservato per me.

” Ciao… sono io… ”
” Ma… dove sei ? … ti ho cercato tutta la notte… ”
” Vieni… ti prego… vieni subito… ”

Arrivi. Sei qui. Io non parlo. Faccio il caffè.
è un attimo. Hai gli occhi lucidi.
Sei infuriato. Forse adesso mi prenderai a schiaffoni.
No. Mi prendi in braccio, e poi mi appoggi come un’orsacchiotto spelacchiato
sul lavello della mia piccola cucina.
Devo tenere le gambe aperte altrimenti cado.
Tu hai già aperto la tua lampo.
Affondi.
E come un fiume il suo sperma esce da me, cola sulle mie gambe e su di te.
E mentre le mie lacrime mi scoppiano fuori dagli occhi e la testa mi gira, ti tiri indietro.
Richiudi la lampo. Mi guardi. Nessuna lacrima scende sul tuo viso.

Ma parli.
“Sposami”. FINE

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