Il tutto ebbe luogo durante un fine settimana al mare (forse un ponte per il primo maggio ma piu’ probabilmente un venerdi’ sabato domenica meno affollato).
La giornata era stata particolarmente uggiosa con una pioggerella fine e fastidiosa e solo nel tardo pomeriggio si stava rischiarando.
Decidiamo di uscire per una passeggiata verso il porto.
Non era assolutamente necessario per per l’orario ed il luogo ove dovevamo recarci ma mia moglie decise di indossare un abito blu, anche eccessivamente elegante.
Disse, piu’ o meno: se continua questo tempaccio non lo metto più altrimenti cosa l’ho portato a fare?
L’abito, pur essendo scuro, e’ molto trasparente, soprattutto la gonna, soprattutto se messo in controluce e viene indossato sempre, anche quella volta, con una sottogonna.
Il resto dell’abbigliamento era più interessante ma costituisce un elemento di quotidianità.
Da qualche anno mia moglie indossa nella stagione intermedia, durante il tempo libero, quasi esclusivamente calze autoreggenti.
Non se la sente invece di indossarle anche al lavoro in quanto la sua scrivania non le permette di avere le gambe coperte.
Ci dirigemmo verso il porto.
Dopo qualche piccolo acquisto ci fermammo a prendere qualcosa da bere ai tavolini di un bar.
I discorsi erano assolutamente generici e niente lasciava immaginare gli sviluppi.
Ad un certo punto lei si alza per andare in bagno ed anche questo non mi fece minimamente emozionare.
Certo prese il sacchetto delle cose acquistate senza alcuna motivazione e questo poteva insospettirmi.
Pur essendo il vestito, come dicevo prima, abbastanza trasparente non lo e’ in assoluto.
Tanto che io stesso non mi accorsi in un primo momento della novità.
Fu quando ci recammo di nuovo verso il porto, mentre il sole iniziava ad essere basso all’orizzonte, che realizzai la situazione.
La pregai immediatamente di spostarsi dal mio fianco per poterla guardare controluce.
Le gambe erano evidenti sotto lo strato di velatura del vestito e si riusciva a distinguere perfino il disegno a fiori del bordo lavorato delle calze autoreggenti.
Le curve interne dei muscoli della coscia, particolarmente in alto, sotto il pube, con le gambe unite, lasciavano passare solo alcuni raggi di sole.
Nella parte più sporgente il molo era disposto su due livelli con circa un metro di dislivello fra le due piattaforme collegate con alcune scalette.
Proseguendo a camminare raggiungemmo tale punto del molo.
Fu allora che mia moglie sali’ sulla parte più alta pregandomi di proseguire in quella più bassa.
Fu così, camminando praticamente all’altezza del suo pube, che potetti vedere il sole giocare fra i suoi peli sia guardandola di profilo mentre camminava, sia guardandola dal dietro.
Quella volta rimpiansi infinitamente di non avere con me la macchina fotografica.
FINE