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Panna…

Linda era eccitata come non mai.
Tante volte aveva sognato di fare all’amore con lui, con il marito della sua collega di studi; sentirsi un minimo in colpa, ora, la eccitava ancora di più, mentre lui ne contemplava il corpo nudo; così credeva almeno, visto che le aveva chiesto di prestarsi ad un gioco, senza dirle di cosa si trattava, chiedendole di fidarsi di lui.
Aveva una voglia matta di essere presa in realtà, di sentirlo sopra e dentro di lei, ma aveva acconsentito; se nella realtà aveva la stessa fantasia che dimostrava nei suoi racconti, la cosa prometteva di essere molto interessante; sentiva che si stava bagnando mentre pensava queste cose, gli occhi chiusi da un sottilissimo foulard di seta nera che lui le aveva messo dopo averla spogliata con esasperante lentezza (l’unica cosa che le aveva dato fastidio… moriva dal desiderio di vedergli il membro nudo…. ); si portò la mano sul sesso, ma lui era lì, ora, e gliela scostò dolcemente, rimettendogliela sul fianco; sentì un rumore di qualcosa di metallico, poi di qualcos’altro che veniva poggiato sul suo comodino; era venuto con un misterioso pacchetto con una carta come di pasticceria, che aveva messo in frigorifero; forse era quello, l’avrebbe scoperto presto pensò.
Sentì le sue mani accostarsi ai suoi seni per accarezzarglieli, le sue dita le sfioravano con sapienza i capezzoli, che si alzarono subito, seguiti da tutto il seno e da un inarcarsi spontaneo dei fianchi a quel contatto tanto desiderato, che finalmente si andava realizzando.
Poi lui si scostò ed il qualcosa di metallico, freddo, le si posò sul capezzolo inturgidendolo; si girò e le lasciò sopra qualcosa di morbido e fresco; prima su una mammella, poi sull’altra; la cosa si ripetè due o tre volte, poi le sue mani presero a spalmarle sul seno quella cosa che cercava di indovinare cosa fosse; la risposta fu lui a dargliela, dandole la cosa metallica, un cucchiaino da caffè, da succhiare… era panna; le aveva ricoperto i seni di panna, dandole una sensazione che mai avrebbe immaginato; sentiva il seno che le tirava per la voglia, voglia che lui prese a soddisfare iniziando a leccarla prima tutt’intorno il seno destro, poi sopra, mentre con la sinistra le accarezzava il capezzolo dell’altro, mandando su e giù rapide le sue dita mai così dolci.
Di colpo le prese capezzolo e parte del seno con tutta la bocca, risucchiandolo, facendola gemere, mentre la sua eccitazione montava, anche per il contatto del pene eretto che ora sentiva nitido sulla sua coscia; le salì ancora più sopra, passando a ripulirle l’altro seno, il sinistro; era il più sensibile, quello dalla parte del cuore; assieme al seno vibrava come non mai la sua vulva, ansiosa di essere aperta ed esplorata da quella parte di lui che ora sentiva sulla parte più interna delle sue gambe, che la portò a spostarle per fargli capire che era ora di montarla, proprio come la panna…
Lui se ne accorse, e si tiro indietro; fremeva perchè lui non la toccava, finchè non sentì di nuovo le sue mani su di lei, carezzarne le labbra del sesso con le sue labbra unte di panna; divaricò le sue gambe quanto più poteva per lasciargli il campo libero, anche se sentiva che non avrebbe resistito ormai a lungo prima di venire; si sentiva risucchiata da lui, dalla sua voglia, mentre la succhiava senza sosta, infilandole di tanto in tanto la lingua nella fica ormai ripiena dei suoi umori; venne con una intensità mai provata quando le prese la clitoride in bocca, si sentì spaccare, e riunire dentro di lui che le risucchiava l’anima…

Le tolse la benda e lei lo vide sorridente, con un baffo di panna ancora in faccia mentre la guardava; facendosi forza si tirò sù e glielo leccò via, poi lo baciò; la sua mano ne percorse il torso nudo, scoprendo la sensibilità dei suoi capezzoli, poi si fermò a toccare il suo sesso, che ancora non aveva visto.
Sentirlo tra le mani le piacque, era umido, duro, ricoperto delle voglie di tutti e due; si scostò per vederlo, tenendolo per l’asta; aveva il glande gonfio, bene separato dal resto da una pelle tesa come un tamburo; si chinò su di lui e lo prese in bocca per un istante; bastò a farlo vibrare e a far gemere lui.
Pensò di rendergli il favore e cercò la panna sul comodino; se ne riempì le mani e prese a ricoprigli il membro con questa, fino a nascondere del tutto la punta; poi lo prese in bocca con decisione e, con piacere, iniziò a succhiarlo, cercando di trovare il ritmo che più gli piaceva; vide che amava un ritmo fluido, che quello che più gli piaceva era quando andava su e giù, veloce, senza stringere troppo; la panna le rendeva facile ed ancor più piacevole quel gioco; vi unì un piccolo colpo di lingua sulla lingua quando arrivava su in cima; ad un certo punto sentì che i suoi spasmi aumentavano, con una mano prese un altro po’ di panna e la portò sul glande, poi succhio con maggiore intensità e rimase ferma, lasciando che la panna e il suo sperma dolce le riempissero il palato.

Poi si lasciarono cadere entrambi sul letto; lei continuava a passarsi la lingua sulle labbra, le dita sulla fica pulsante; aspettava che lui si riprendesse… FINE

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