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Sposini

Quella sera Michele tornò dal lavoro proprio di buon umore. Eppure era lunedì mattina, aveva di fronte tutta la settimana, già era fioccati i primi problemi che si sarebbe portato avanti per un po’; fra l’altro era il primo giorno di lavoro dopo due settimane di ferie. Il fatto era che avrebbe trovato la sua giovane moglie ad aspettarlo, quella era la prima sera in cui tornava a casa loro, si erano appena sposati e quel lunedì aveva ripreso a lavorare dopo il viaggio di nozze.
Aprì la porta e si rese presto conto che Alessandra non era in sala, ma comunque salutò a voce alta, quasi urlando:
“Ciao amore, sono arrivato! “.
Dopo un paio di secondi sentì la voce della moglie provenire da una stanza:
“Ciao, sono in bagno, ora arrivo! “.
Aveva proprio voglia di vederla: il primo giorno di separazione dopo due settimane di viaggio di nozze in cui erano stati insieme in ogni momento era stato abbastanza duro! Si tolse la giacca e andò in bagno, la porta era semiaperta e poteva vederla davanti allo specchio. Entrò, lei lo guardò attraverso lo specchio e gli chiese un po’ sorpresa, senza girarsi:
“Sei qui? “.
Era come sempre bellissima, con un paio di pantaloni aderenti che facevano risaltare il suo bel sedere tondeggiante mentre solo il reggiseno blu copriva i suoi seni abbondanti. Michele si mise dietro di lei, cingendole le mani sul ventre e baciandola prima sul collo e poi sulle labbra che lei gli offriva.
“Sì, sei bellissima, come sempre”.
“Grazie” rispose, poi con la naturalezza che aveva, gli chiese alzando un braccio dopo l’altro guardandosi sotto le ascelle:
“Credi che dovrei depilarmi di nuovo? Già si vedono i peli…”. Era una sua caratteristica parlare di tutti gli argomenti, anche i più intimi e riservati, magari personali come quello della depilazione, come se fosse la cosa più ovvia del mondo da chiedere. Era fatta così: naturale, espansiva, non si scandalizzava mai per niente… A lui piacevano queste sue caratteristiche, fin da quando si erano messi insieme all’età di diciotto anni. Ora, cinque anni dopo, entrambi ventitreenni, avevano finalmente coronato la loro storia d’amore col matrimonio!
“Sì, potresti depilarti secondo me…” rispose lui assecondandola.
“Dai, allora, staccati” disse lei scrollandoselo di dosso e prendendo il necessario dall’armadietto.
“Slacciami il reggiseno invece”.
Lui ubbidì e le aprì il gancio sulla schiena, mentre lei se ne liberò rapidamente: non si sentiva affatto in imbarazzo nuda, anzi, e anche questo a lui non dispiaceva. Come non dispiacevano affatto i suoi bei seni tondi, una quarta misura con un capezzolo rosato non molto grande e in quel momento molle. Da dov’era poteva vedere il suo seno nudo riflesso nello specchio, il suo bel viso, la chioma dei capelli ricci di un bel castano rossiccio che le arrivavano alle spalle. Abbassò lo sguardo al sedere mentre lei si depilava e iniziava a chiedergli com’era andata la giornata. Lui rispose senza farci troppo caso, era concentrato ad ammirare quella parte del corpo di lei che, dopo un po’, andò anche a sfiorare e a carezzare. Lei lo lasciò fare senza dire niente, solo quando lo strinse fra le mani con più decisione fece una battuta:
“Guarda che non dobbiamo scopare ogni volta che sono nuda! “.
“Lo so, ma sei irresistibile! ” rispose lui.
Alessandra terminò la depilazione in pochi minuti, si sciacquò le ascelle e gli chiese:
“Cosa te ne pare? ”
“Perfetta! ” esclamò lui che non aveva smesso di palparle il culo andando a baciare la pelle liscia. Solo allora smise di toccarle il sedere appoggiandosi contro con il bacino, mentre le mani andavano a infilarsi sotto i pantaloni sul davanti, fra il tessuto superò il limite delle mutandine e arrivò a sfiorare il pelo crespo che aveva fra le cosce. Alessandra non di depilava completamente là, ma lo teneva molto curato, un bel triangolino né troppo corto né troppo folto. Lei di natura aveva praticamente una foresta fra le gambe, e solo da un paio d’anni aveva iniziato a sfoltirla con le forbicine: nonostante la sua naturalezza e spontaneità era stata una ragazza molto pudica fino ai vent’anni.
I polpastrelli di lui la sfiorarono delicatamente lì per poi andare a sfiorare le labbra del sesso che erano umide.
“Ma allora ti piace! ” disse lui sorpreso.
Lei non rispose altro che con un sorriso complice mentre avvertiva un’intrusione fra il suo sedere e il bacino di lui, come se stesse inserendo un bastone fra i loro fianchi incollati. Sentì però il suo dito entrarle fra le labbra, stuzzicarla delicatamente, arrivare al clitoride con un fremito. Sentì il piacere farsi intenso, la stava masturbando con estrema delicatezza, dolcemente e la cosa le piaceva molto. Lo lasciò fare, chiuse gli occhi per godersi quelle sensazione di piacere vellutato. Non dovette continuare a lungo per farla venire sotto il suo tocco sapiente, non fu un orgasmo intensissimo ma un solo attimo di smarrimento nel piacere, durante il quale le chiuse gli occhi ancor più forse e si morsicò leggermente le labbra.
Quando riaprì gli occhi gli sorrise guardandolo attraverso lo specchiò e gli sussurrò:
“Sono venuta”.
“Me ne sono accorto” rispose lui in un bisbiglio all’orecchio, poi le loro bocche si fusero in un caldo bacio: Michele aveva tolto le mani da sotto le sue mutande e la stava stringendo dolcemente a sé, coccolandola mentre si baciavano. Alessandra dopo un po’ prese a muovere il bacino e il sedere: lo sentiva premere contro di sé e sapeva che quel movimento doveva essere irresistibile per lui. Per essere ancor più chiara ed esplicita nel manifestare le sue intenzioni passò le mani dietro infilandole proprio tra i loro corpi, sfiorando l’erezione di lui e andando a cercare l’abbottonatura dei suoi pantaloni. Si limitò però ad aprire la cerniera sul davanti e a farlo sgusciare dall’apertura dei boxer: le sue dita lo carezzarono con lentezza quasi esasperante. Michele a quel punto scese sul davanti ad aprirle i suoi pantaloni attillati, tornando a carezzarla in mezzo alle gambe: era ancora umida, non sapeva se per il precedente orgasmo o se si stesse eccitando di nuovo. Comunque non si fermò ma dopo averla toccata un po’ continuò a spogliarla, finché si ritrovò nuda con i pantaloni a terra e le mutandine ferme alle caviglie.
Lei se lo guidò là dove finora solo le sue dita erano arrivate a toccare, fra le pieghe morbide e vellutate del suo sesso fremente di desiderio nonostante avesse già ricevuto un primo appagamento. Il glande si appoggiò alle sue grandi labbra e scivolò dentro senza una vera e propria penetrazione, con una grande delizia per entrambi. Michele le sfiorò i capezzoli che rapidamente si erano irrigiditi per l’eccitazione, lei mugolò piano mentre lui iniziava a muoversi dietro di lei. Alessandra sentì il clitoride fremerle di piacere: sapeva che lui non sarebbe resistito a lungo, quella situazione aveva acceso entrambi come non mai, presto le si sarebbe riversato dentro. Desiderava ardentemente un altro orgasmo e lo sentiva molto vicino, la sua mente era tutta tesa a raggiungerlo e non ci vollero più di cinque secondi perché il piacere le oscurasse la completa razionalità. Proprio mentre lei era in preda del suo nuovo, sconvolgente ed intenso orgasmo Michele prese a pulsare sconnessamente e a spargere il suo seme nella sua vagina.
Restarono abbracciati qualche istante, poi lui scivolò lentamente fuori da lei, che si girò buttandogli le braccia al collo. Stretti e nudi, si baciarono lentamente, con calma, senza alcuna fretta o frenesia, finché lei gli sussurrò all’orecchio:
“Ne ho ancora voglia” con un mezzo sorriso fra il malizioso e il complice.
“Anch’io” rispose Michele con lo stesso mezzo sorriso.
La prese fra le braccia e la alzò da terra come fosse una piuma, nonostante non fosse piccola e mingherlina, ma una bella ragazza di qualche centimetro oltre il metro e settanta. In pochi passi furono nella camera matrimoniale, lui la depose su quel letto dove solo la sera prima avevano dormito insieme, ma non si erano abbandonati ad amplessi: appena tornati dal viaggio di nozze, erano troppo stanchi per farlo. Poi in quei quindici giorni si erano dati da fare egregiamente…
Insomma, era quella la prima volta che lo facevano nel loro letto, ma non se ne resero nemmeno conto. Stesa di fianco, con i capelli ricci che le spiovevano sul viso, l’eccitante curva del seno, il declivio perfetto del ventre, il cespuglietto fra le cosce, le gambe lunghe e tornite, era più eccitante che mai, soprattutto però per quel suo sorrisetto che rivelava tutta la sua disponibilità e la sua complicità.
Michele si stese di fronte a lei, giocherellando con i suoi seni tondi e sodi, sfiorando i capezzoli eretti, mentre le loro labbra tornavano ad unirsi in modo molto più passionale. Un dito la sfiorò sulle labbra del sesso, ancora umide e gocciolanti di succhi di entrambi frammischiati. Quel rimescolamento non finiva mai di eccitarlo, gli piaceva da matti leccarla poco esserle venuto dentro.
Non passarono che pochi minuti in cui si trastullarono con quei giochetti mentre riprendevano fiato e il sesso di lui andava nuovamente ad inturgidirsi e ad aumentare di dimensioni: solo quando fu nuovamente lungo e duro la ragazza andò a sfiorarlo con le dita mentre il solito sorrisetto le incurvava le labbra mostrando i suoi denti bianchi. Sapeva cosa stava per fargli, anche se erano sposati da così poco tempo aveva presto imparato quali piacere lei poteva concedergli con quell’espressione.
Le dita lo stuzzicarono solo per qualche istante, Alessandra prese subito l’asta nella sua mano e iniziò a masturbarlo lentamente: la cosa, per quanto banale, rischiava sempre di farlo eiaculare prima del previsto. Per quanto abilmente lei lo sapesse fare (e tante volte glielo aveva mostrato fin dai primi giorni in cui si erano messi insieme), aveva sempre l’impressione che a masturbarlo così fosse una ragazzina ingenua e alle prime armi, che non sapeva bene cosa stesse facendo. Invece quella ragazzina “ingenua” stavolta andò a sedersi a cavalcioni sul suo petto, mettendogli praticamente davanti alla faccia il suo sedere tondo e liscio, mentre iniziava a masturbarlo con entrambe le mani strette sulla sua asta. Ma ecco che sentì guizzare la sua lingua umida sulla punta del suo cazzo congestionato: finalmente Alessandra aveva iniziato a fare ciò che lui stava aspettando. Ogni volta lei aveva una novità: un giorno gli si concedeva mollemente e senza alcuna resistenza, quasi fosse in suo totale potere, un altro lottava ferocemente immedesimandosi nella parte della ragazza che stava per essere violentata, un altro ancora si atteggiava da pudica verginella ritrosa, inibita e sconvolta; in quell’occasione invece era la furba e maliziosa ragazza che lo faceva fremere a lungo di desiderio prima di concedergli un piacere esplosivo. Spesso, subito dopo averlo soddisfatto così, faceva l’amore in modo selvaggio, desiderava essere presa brutalmente, senza riguardi. Senz’altro era un soggetto molto interessante dal punto di vista sessuale, sempre innovativo: probabilmente l’aveva sposata anche per questo.
Michele si eccitò ancor più al pensiero di cosa avrebbe potuto riservargli la sua giovane mogliettina quella sera, dei fremiti lo percorsero mentre lei si divertiva a tormentarlo con la punta della lingua nella zona più sensibile del glande senza per altro dargli maggior soddisfazione che il tocco rapido e fugace della lingua. Solo quando lui non riuscì più a trattenersi e gemette supplicandola Alessandra gli concesse qualcosa di più e lo raccolse nella calda umidità della sua bocca, dove la lingua seppe ricompensarlo della spasmodica attesa con un turbinio di delizia. Lui nel frattempo era andato a stringere le sode natiche che gli prospettavano innanzi e le sue dita avevano preso a giocherellare con il solco che le divideva, andando a infilarsi fino a sfiorare il suo buchino. Mentre lei lo leccava con maestria, lui era andato a carezzarle con la punta delle dita il suo buchetto posteriore che fino ad allora era ancora vergine, anche perché non si erano mai posti il problema di sperimentare i piaceri del sesso anale. Comunque quella sera Michele fu improvvisamente attirato da quella nuova prospettiva che avrebbe arricchito ulteriormente il loro già abbondante repertorio sessuale. Aggrappandosi ai suoi fianchi alzò leggermente la testa e si tuffò proprio là, dove le rotondità perfette dei suoi glutei si fondevano. Allungò la lingua andando a leccarle la rosetta tonda dell’ano subito con decisione da farla fremere un attimo, poi lei si rilassò immediatamente a quell’attenzione e anzi si spostò indietro con i fianchi offrendogli il tutto in modo più comodo ed invitante. Il soffice cuscinetto di pelo che lei appoggiava al suo petto gli fece una morbida carezza mentre dopo qualche minuto iniziò a colare qualche goccia di umori: appena lui se ne accorse andò a toccarla proprio là, fra le gambe, insinuando fra le sue labbra due dita. Il clitoride, già gonfio, sembrava una bacca turgida e mentre lo stimolava con sapienza la sentiva muoversi sopra di lui e le sue labbra succhiavano con più forza. Ormai lui con la lingua stava intrufolandosi per quanto era possibile dentro il suo culetto: a quel punto la mano libera andò a sostituirla. Prima fu soltanto la punta di un dito a violarla la dentro, penetrando di un paio di centimetri. Si ritrasse, leccò ancora abbondantemente, poi l’indice affondò di più, lentamente, fin dove era possibile. Non passarono che pochi secondi e si unì anche un dito dell’altra mano che abbandonò la sua vagina ormai nuovamente grondante d’eccitazione. Michele anche in questo secondo caso avanzò prudentemente, attento a non causarle dolore e, quando fu anch’esso dentro per qualche centimetro al punto di non poter penetrare ulteriormente, sentì che Alessandra abbandonava il suo cazzo durissimo, peraltro stringendolo con entrambe le mani. Aveva il respiro grosso e ansimante di chi ha fatto una lunga corsa a tutta velocità, i rantolii crebbero rapidamente d’intensità finché arrivò a gridare, non una volta ma due, tre. Alessandra stessa si soprese ad urlare con tutto il fiato che aveva in gola, ma l’orgasmo che la stava sconvolgendo in maniera così assurda ed intensa non era mai riuscito a provarlo in tutta la sua vita, sembrava non avesse mai fine, le sembrava di fluttuare in uno spazio indefinito ed indeterminato, aveva ancora gli occhi aperti e questi suoi occhi vedeva il cazzo eretto di Michele che stringeva strettamente fra le sue mani, ma il suo cervello percepiva appena quelle immagini e non poteva elaborarle normalmente. Sentiva solamente quell’intenso piacere, sconvolgente, da farle perdere ogni facoltà razionale, che era partito dalla sua vagina e dal suo ano, diffondendosi più rapidamente di quanto faccio un urlo in una notte serena, in tutto il suo corpo.
Lentamente il godimento andava scemando, mentre lei si era rilassata chiudendo gli occhi quasi a voler assaporare meglio quelle magnifiche sensazioni. Aveva avvertito un leggero cambiamento sotto di sé, non c’era più quel calore di prima, ma una dolce sensazione di liscio e di fresco: non si chiese nemmeno perché, non era in grado di pensare, non ci fece nemmeno caso, era in uno stato di completa obnubilazione. Solo più tardi, un tempo indefinito che le sembrava di pochissimi secondi ma, per quanto ne sapeva, poteva anche essere un’ora, sentì qualcosa risvegliarsi in lei: di nuovo quel piacere con cui era iniziato tutto! Avrebbe voluto riposare, star ferma, era stravolta, ma il piacere era irresistibile e cresceva gradualmente: non poteva far nient’altro che abbandonarsi ad esso, anche se in maniera non completa come prima. Aveva PAURA di riprovarlo!
Rapidamente però un altro orgasmo, stavolta meno intenso, ma estremamente dolce ed appagante, la prese: invece delle urla stavolta c’erano stati dolci gemiti. Ancora una volta era partito contemporaneamente dalla vagina e dall’ano, ma mentre andava via via assopendosi il godimento, iniziava a farsi strada in lei una percezione sorda che presto divenne fastidiosa trasformandosi nel giro di qualche minuto in dolore. Quando si rese conto che era effettivamente dolore riuscì a riacquistare coscienza di sé più rapidamente: per prima cosa di rese conto di essere distesa sul materasso, con la testa dalla parte non della testiera e dei cuscini, ma da quella opposta. Immediatamente dopo si rese conto che una presenza estranea si muoveva dentro di lei, non nella vagina com’era abituata ma nel suo culetto: non erano le dita di lui, ma qualcosa di più grosso; presto si rese conto che era proprio quella presenza a causarle dolore. Alzò leggermente lo sguardo e vide suo marito sopra di lei, col busto eretto, le gambe appoggiate al materasso e i fianchi avvinti al suo culo. In un primo momento la cosa non la sorprese, altre volte si erano trovati in quella posizione mentre facevano l’amore, ma un secondo dopo Alessandra si rese conto che non la stava scopando come sempre. Glielo aveva messo nel culo!
Guardò l’espressione di goduria dipinta nel viso di Michele, la scompostezza dei movimenti delle sue braccia sulla sua schiena: mentre il disgusto le saliva alla gola il suo sfintere improvvisamente si contraeva rendendo il tutto molto doloroso per lei.
“Ahi, mi fai male! ” urlò quasi in quel momento, più per il reale dolore che per lo sconvolgimento della cosa.
Michele si rese conto del cambiamento in lei, anche perché, oltre alle sue parole, si accorse presto di come si era ristretta. Se ne chiese il motivo: quando era scivolato fuori da sotto di lei per andare ad accovacciarsi sulle sue cosce provando a infilarglielo, l’aveva subito trovata piuttosto dilatata ed era stato molto facile penetrarla. Anzi, gli era sembrato di scivolare in lei che, fra l’altro, non aveva emesso un lamento se non di goduria: era addirittura venuta, se ne era reso conto, ormai conosceva bene come si comportava quand’era presa dall’orgasmo. Per queste ragioni si fermò solamente, senza ritrarsi completamente da lei, quasi a voler attendere un attimo per vedere se poteva riprendere a scoparla. Lei invece si lamentò nuovamente, con maggior decisione e con voce più acuta ed alta:
“Cazzo, mi stai facendo male, togliti, stronzo che non sei altro! “.
A quel punto capì che doveva togliersi, ma non fu certo una cosa facilissima dal momento che il suo buchino si era fatto improvvisamente stretto. Cercando di fare in fretta, finì per causarle più male di quanto non fosse necessaria: Alessandra urlò, con meno decisione di prima, ma stavolta per il dolore e si mise a piangere. Lui scese dal letto e accucciandosi accanto al suo viso tento di rincuorarla, ma non rimediò altro che un ceffone di striscio e uno “Stronzo” sussurrato singhiozzando.
Era sinceramente preoccupato di averle fatto male, non sapeva assolutamente come comportarsi, immaginava che la cosa le stesse piacendo dal momento che era anche venuta. Anzi, era appena venuta quando era cominciato tutto. Provò a carezzarle dolcemente i suoi bei capelli ricci, ma non rimediò altro che un altro tentativo di schiaffo che impattò come un semplice buffetto sul suo braccio.
Alessandra si alzò in piedi, soffocando il pianto ma con gli occhi ancora pieni di lacrime: gli urlò ancora qualche offesa, più per rabbia che per altro, ma la scena fece in lui l’effetto opposto. Così, completamente nuda, arrabbiata, con gli splendidi seni dai capezzoli eretti al vento, la peluria bruna fra le cosce dove luccicavano ancora le labbra del sesso, finì per indurirgli immediatamente il pene che si era afflosciato. Vedendo di aver causato solo quell’effetto, Alessandra, nuovamente in lacrime, corse a rinchiudersi in bagno, dove rimase arroccata una buona oretta.
A nulla sembravano valere tutte le sue scuse e le sue spiegazioni, lei sembrava terribilmente ferma sulla sua posizione:
“Sì, però me l’hai messo in culo a tradimento. Sai che ogni decisione va presa insieme”.
A ogni protesta riappariva, giustamente, questa sua risposta. Alla fine Michele dovette arrendersi ed accettare la sua richiesta, di lasciarla sola in casa per un po’ andandosene a spasso per la città. Chissà che al ritorno non l’avesse di nuovo trovata nuda e disponibile, con quel suo sorrisetto malizioso e voglioso sulle labbra. Chissà se avesse ancora trovato sua moglie al ritorno!
Prese la macchina, non sapeva dove sarebbe andato a finire… Presto però si rese conto che il silenzio e la solitudine dell’abitacolo lo opprimevano in modo indicibile e continuavano a riportarlo a pensare cosa avrebbe dovuto fare con Alessandra, come avrebbe dovuto comportarsi. Decise di parcheggiare e fare un giretto in centro, dove c’era un po’ di movimento, forse si sarebbe anche un attimo distratto.
Lasciò così la macchina in un una via secondaria, dove sapeva che sarebbe stato facile trovar posto, poi andò a far due passi per il corso principale, affollato anche di lunedì sera. Gli piaceva passeggiare in mezzo la gente, guardare le vetrine illuminate, però era una cosa che gli ricordava immancabilmente Alessandra: quante volte lo avevano fatto durante il viaggio di nozze! Si sentiva più solo che mai… Decise di entrare in uno dei tanti bar a bere un caffè per tirarsi un po’ su. Ne scelse uno di molto piccolo, appena il bancone e qualche tavolino, tutti occupati. Dovette perciò accontentarsi di sorseggiarlo al bancone, il suo caffè. Restò lì un poco a guardare nel vuoto, poi sentì lo stimolo di andare in bagno e chiese al titolare dove fosse la toilette. Gli fu indicata una porticina in fondo alla stanza: entrò e si ritrovò in un bagnetto striminzito proprio come il bar stesso. Un minuscolo lavandino e la porta che separava il gabinetto, chiusa perché era occupato. Attese meno di mezzo minuto, poi la porta si aprì ed uscì una splendida ragazza alta pressappoco come lui, con i capelli biondi e lunghi, una camicetta bianca che le aderiva sul seno non grande ma delle forme perfette, minigonna che mostrava le belle gambe lunghe. Lui salutò per cortesia, lei gli regalò un ampio sorriso a cui Michele rispose debolmente.
“Guarda, è finita la carta igienica” lo avvertì lei.
“È meglio che prendi una salvietta” disse prendendo alcune delle salviette di carta che fungevano da asciugamani e porgendogliele.
“Molto gentile, grazie”.
Entrò e richiuse la porta, quando uscì la trovò ancora davanti allo specchio che si risistemava il trucco.
“Ti lascio subito” si scusò lei.
“Da solo stasera? ” chiese come si fa di solito, tanto per attaccar discorso.
“Sì, stasera… stasera avevo un po’ la luna di traverso e perciò ho deciso di farmi un giretto in centro” non sapeva perché aveva mentito, forse perché si sentiva attratto da quella ragazza che avrà avuto più o meno la sua età, forse un anno o due di meno.
“Capita… Io sono qui con una mia amica e anche noi ci stiamo annoiando. Ti andrebbe di far due passi insieme? ” chiese lei.
Michele non ci pensò nemmeno su, improvvisamente aveva dimenticato tutto, i suoi problemi, la lite con la giovane moglie, si sentiva un uomo libero, rispose praticamente d’istinto, sorridendo:
“E perché no? “.
La ragazza gli lasciò spazio, lui si lavò le mani ed uscirono praticamente insieme dal bagno. Si avviarono verso un tavolino, quello più in angolo, dov’era seduta una brunetta un po’ in carne, ma anch’ella molto piacente. Fecero le presentazioni e iniziarono a chiacchierare amabilmente, come se fossero amici da tempo.
Non si trattennero a lungo al bar, dopo nemmeno un’oretta erano ancora a passeggiare per il corso. Paola, la ragazza bionda, non faceva che attirare su di sé lo sguardo sia dei ragazzi che delle ragazze, senza affatto atteggiarsi: leggeva l’invidia balenare negli occhi delle ragazze mentre gli uomini la squadravano con desiderio. Sì, era effettivamente una ragazza bellissima che attirava notevolmente l’attenzione anche se non si atteggiava e non sculettava. Semplicemente passeggiava con due amici, ma non passava certo inosservata. Anche Pamela, non molto alta ma con le forme più piene e un bel visetto, era bersagliata da questi sguardi.
Quando Paola propose di passare per casa sua (faceva l’università in città ed aveva un appartamentino che divideva appunto con Pamela), Michele accettò. Salirono e presero tre birre fresche dal frigo. Stravaccati sul divano, successe ciò che Michele aveva sempre desiderato ma che non si era mai avverto, forse nemmeno nelle sue fantasie: Paola si alzò in piedi e prese a muoversi sinuosamente, mentre un piccolo stereo diffondeva una musica sensuale. Sbottonò lentamente la camicia, un bottone dopo l’altro, mentre Pamela si faceva più vicina a Michele, strusciandoli contro il suo seno abbondante. Paola presto restò in reggiseno, un reggiseno bianco che mostrava il suo bel seno tondo, una terza misura perfetta. Ando poi inginocchiarsi ai piedi di Michele, sfiorandogli la patta con le dita e sussurrandogli voluttuosa:
“Vorresti fare l’amore con me e Pamela? “.
In quel momento si risvegliò d’un botto tutta la sua voglia, repressa anche dal secco rifiuto della giovane moglie. Si ricordò che era stato interrotto e non si era sfogato ancora… Però si ricordò anche della moglie. L’amava troppo anche per cadere in quell’eccitantissima tentazione. Non guardò nemmeno Paola, forse se l’avesse fatto sarebbe rimasto perché aveva un viso e un corpo bellissimo, ma si alzò e se ne andò di corsa, precipitandosi fuori dalla porta e giù dalle scale.
Alessandra in quel momento era a casa di sua sorella, stavano bevendo una bella tazza di caffè fumante. Alessandra le aveva telefonato subito dopo che Michele se ne era andato, lei era passata per casa di lei a prenderla ed erano state a lungo a parlare, dopo che Alessandra si era sfogata con un lungo pianto liberatorio.
“Dì una cosa, non avevi mai goduto così, vero? ” le chiese la sorella.
“No, davvero no… Però, come ti ho già detto, mi ha dato un enorme fastidio che lui abbia preso l’iniziativa senza chiedermi niente! ” rispose ancora piccata Alessandra.
“Lo so Ale, ma l’importante è che ti sia piaciuto immensamente! Ho capito sai, perché hai reagito così. Per te era la prima volta che lo prendevi in culo, vero? “.
Alessandra arrossì. Lei, così disinvolta e senza pudori, estroversa ed espansiva che sorrideva! La sorella sorrise un attimo, da quanto non la vedeva arrossire, da quand’era ancora un’adolescente pudica e timida.
“Ti conosco, non è successo come volevi tu, ed anche se ti è piaciuto ti sei ribellata! Mi dispiace sorellina, ma devo dar ragione a Michele: lui ha provato ed ha visto che non lo respingevi affatto, ma che anzi godevi terribilmente. Come puoi biasimarlo? “.
Vi fu un lungo silenzio in cui Alessandra, con l’aria di un bambino che è stato scoperto a fare una marachella e a nasconderla con una bugia, non alzò nemmeno gli occhi. Alla fine proruppe in un
“Sì, hai ragione…”.
“Bene, ora vai a casa, preparati e aspettalo finché non ritorna e poi… beh, saprai cosa fare, no? ” gli chiese la sorella con un sorriso complice. Alessandra rispose con un altro sorriso:
“Sai che il flauto in pelle è il mio strumento preferito! ” disse con una certa autoironia, per la sua preferenza al sesso orale.
“Però dovresti anche permettergli di farti godere come non mai, come prima… Secondo me se gli offrissi il tuo culetto ti perdonerebbe all’istante” aggiunse.
“Vedremo” disse solamente Alessandra mentre si accingeva a uscire, seguita dalla sorella che la riportò a casa.
Aprì il portone e risalì le scale, aprì il portone di casa ed entrò. Accese la luce e si accorse che in camera c’era la luce accesa: andò a vedere e c’era Michele che si stava spogliando per andare a letto.
“Ciao” disse solamente.
“Ciao” rispose lui senza fermarsi mentre si infilava la maglia del pigiama.
Alessandra andò ad appoggiare la leggera giacca estiva che aveva indossato, poi tornò in camera e iniziò a spogliarsi mentre lui gli dava le spalle. Aveva sperato di farlo sotto i suoi occhi in modo da prepararlo alla cosa, ma forse un approccio di sorpresa gli sarebbe risultato più gradito.
Entrò completamente nuda sotto le lenzuola e andò ad appoggiarsi alla sua schiena, abbracciandolo.
“Amore, volevo chiederti scusa per stasera… non so cosa mi è preso… sai che era la prima volta che… che lo facevo così ed ho goduto tanto, tanto da perdere la testa. Non so cosa mi sia successo! ” e mentre parlava una sua mano andava a carezzargli i muscoli forti delle gambe lasciate scoperte, dal momento che faceva caldo indossava solo la maglia del pigiama, fino a raggiungerlo fra le gambe, duro sotto i boxer. La mano gli strinse l’erezione attraverso la stoffa, mentre lo baciava dietro l’orecchio strusciandogli il seno sulla schiena. Lui girò lentamente la testa e presero a baciarsi così, mentre la sua mano si intrufolava sotto i boxer a stringerli l’asta e a masturbarlo piano.
Stettero un po’ così, rilassati, a coccolarsi. La passione non era esplosa in lui come Alessandra aveva previsto e, a dire la verità, anche dentro di lei non sentiva ardere quel fuoco che invece spesso la animava e che anche quella sera, prima del “fattaccio”, si era fatto sentire col suo calore.
Si aspettava che le saltasse praticamente addosso, che fosse voglioso come non mai di fare l’amore, invece era tutto miele e coccole. In fondo in fondo non le dispiaceva affatto, dopo le sconvolgenti sensazioni di poche ore prima si sentiva ancora un po’ scombussolata e non desiderava che stare così, al sicuro nell’abbraccio del suo caro Michele. Sentiva il sedere dolerle un po’ per l’intrusione a cui non era abituato e se ripensava all’esplosione di piacere che aveva provato, provava anche un leggero senso di paura all’idea di rifarlo. Forse sarebbe successo di nuovo, magari non quella sera, visto che anche lui non avanzava proposte in merito.
Però tenerlo fra le dita, accarezzarlo lentamente in tutta la sua lunghezza e durezza col passare dei minuti la riscaldò un po’ e le mise addosso la voglia di fare l’amore, anche si in maniera calma e tranquilla come si addiceva a quella situazione.
Ormai lui era girato sul fianco, verso di lei, e oltre a baciarla sensualmente era andato a sfiorarle i bei capezzoli con la punta delle dita: era così bello toccare quel corpo perfetto in ogni suo punto, senza un filo di grasso ma con ugualmente delle forme armoniose ed eccitanti. Lei gli estrasse il cazzo dai pantaloni e si abbassò sotto il leggero lenzuolo dal quale erano avvolti fino a depositarvi un bacio sulla punta, che trovò umida.
“Ah, birichino, ma sei già bagnato! Ma allora ti piace quando ti tocco così…” disse Alessandra fingendo di parlare col suo pene.
La lingua guizzò un attimo sul glande e si ritrasse subito, mentre lui sospirava contento di quel trattamento così piacevole.
In un attimo se la ritrovò accovacciata fra le gambe che, ancora una volta, glielo succhiava abilmente. Era sempre rimasto colpito dall’abilità con cui lei riusciva a farlo, si era sempre chiesto dove avessero imparato a succhiare così bene, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo. Temeva infatti di non essere il primo a cui aveva concesso le incredibili delizie che la sua bocca sapeva regalare a un uomo.
Le sue mani andarono alla sua testa e la carezzò attraverso i bei capelli ricci mentre continuava a succhiarglielo con cura, senza mai lasciarlo in riposo anche per una sola frazione di secondo. Poi, all’improvviso, proprio come aveva cominciato, smise e andò ad abbracciarlo strettamente, serrando il pene contro il suo ventre.
“È bellissimo sentirlo così, duro contro di me” gli sussurrò a fior di labbra.
“Tu sei bellissima” gli rispose lui e Alessandra gli sorrise fissandolo negli occhi. Forse non l’aveva mai amato tanto.
Inconsciamente, come volesse ricompensarlo per quella frase, salì leggermente con il bacino e lo fece arrivare proprio fra le sue cosce, ad appoggiarsi al suo delizioso scrigno. A lui bastò un lieve movimento dei fianchi per essere dentro di lei e presero a fare l’amore dolcemente, con lentezza, senza alcuna frenesia. Si baciarono appassionatamente mentre i loro corpi strusciavano l’uno sull’altro, senza però la foga che aveva caratterizzato il loro ultimo amplesso. Gli stessi affondi erano lenti e misurati, Michele si ritraeva fin quasi ad uscire da lei per poi riaffondare il più possibile, dandole le impressione che arrivasse al centro del suo essere e facendole provare ogni volta una sensazione di piacere indicibile. Fu un crescendo continuo, una miscela di dolcezza e godimento che forse non avevano mai provato nella loro vita ma che l’esperienza nuova di quel giorno aveva portato loro a desiderare.
Raggiunsero l’orgasmo praticamente insieme, lei forse in leggero anticipo, mentre lo guardava appassionatamente negli occhi, col suo sguardo di tigre e gli sussurrava rocamente
“Ti amo”.
Si addormentarono ancora allacciati e dormirono a lungo, di un sonno pesante ma ristoratore. Si svegliarono la mattina presto, e aprendo gli occhi il sole ancora basso sull’orizzonte lì colpì in pieno. Si guardarono senza parlare, come mai avevano fatto prima nella loro vita, e nel silenzio riuscirono a esprimere entrambi il loro amore per l’altro. FINE

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