Voglie

Mal maritata con un uomo che la trascurava, quarantenne senza figli, appariscente, la signora Gloria era un’amica di famiglia e Agostino l’aveva sempre considerata una specie di zia, almeno fino a quando non erano iniziati i turbamenti della sua pubertà.
Il cambiamento fu per lui improvviso.
Una volta che erano andati tutti in gita, durante il ritorno gli era toccato di sistemarsi al centro del sedile posteriore dell’auto di suo padre, tra la sorella grande e appunto la signora Gloria.
Quel viaggio era stato un autentico supplizio perché la ristrettezza dello spazio disponibile e gli scossoni della vettura gli portavano sempre la signora tutta addosso: Agostino si sentiva stranamente inquieto per il contatto con il corpo morbido di lei e aveva cercato in tutti i modi di sottrarsi, spostandosi più che poteva verso sua sorella. Tuttavia, la manovra non gli era riuscita per niente sia perché la ragazza s’era subito infastidita, respingendolo e protestando a viva voce, sia perché la larghezza del sedile era quella che era.
Così lui s’era dovuto adattare ed aveva cercato di non premere troppo addosso alla signora quando la forza centrifuga ce lo spingeva contro, tanto che, dopo un po’, i muscoli delle gambe gli cominciarono a dolere.
Il tutto poi senza grossi risultati. Anzi, con crescente imbarazzo, Agostino s’era reso conto che, in modo del tutto involontario, il suo sesso si stava risvegliando, irrigidendosi contro gli slip che lo imprigionavano. Alla fine si abbandonò e, cessando di lottare, si prese qualche innocente passaggio (per lui, però, addirittura sconvolgente)…
Il viaggio non fu poi lunghissimo e nessuno si accorse di nulla, né del suo rossore né dell’ingrossamento sotto i pantaloni, che egli aveva nascosto con il maglione!
Certo quella signora Gloria era proprio bella e desiderabile, tutta soffice e profumata, mora, forse appena un po’ in carne, ma davvero una splendida femmina!
Agostino doveva ammetterlo con sé stesso, non poteva assolutamente negarlo. Da quella volta la pensò spesso, quando, solo nel bagno, si masturbava si masturbava si masturbava…
La donna poi aveva cominciato a scherzare con lui, lo pigliava in giro, ci giocava, gli sorrideva in un modo irresistibile, lo mandava proprio fuori testa.
In seguito, gli era capitata un’altra “avventura” del genere, quando si era andati al cinema e lui le era finito accanto: appena uscito dal locale, non ricordava nemmeno una scena del film che avevano visto, perché per tutto il tempo la sua mente si era concentrata esclusivamente sul contatto tra i loro avambracci, che, oltretutto, erano nudi perché s’era quasi d’estate.
Ad un certo punto, la signora s’era spostata un po’ di più verso di lui appoggiandosi tutta al bracciolo della poltroncina ed egli aveva avvertito sul suo braccio la carezza lieve di un morbido seno, che, respirando quietamente, gli si strusciava contro. Gli sembrò proprio di morire, quella volta lì!
Anche perché, entrando, aveva sentito due uomini che, a bassa voce ma non troppo, avevano lodato con grande volgarità alcune delle qualità fisiche di lei.
Molto a disagio e un po’ anche offeso, il ragazzo aveva captato un “Ma guarda quella che culo! “, un “Pensa tu che pompini deve fare con una bocca così! ” e poi un lapidario “Che fica, ragazzi! “…
Una volta dentro la sala, quelle volgarità gli erano risuonate dentro fino a bruciargli il cervello, facendolo arrapare tantissimo ancor prima dei contatti con le braccia ed il seno della donna.
Ci fu ancora un episodio eccitante ed era avvenuto durante una festicciola in famiglia, nel corso della quale si erano fatti anche quattro salti e la signora, ridendo, aveva cercato di farlo ballare.
Siccome Agostino non era capace, lei gli aveva dato qualche primo ammaestramento, provando a spiegargli i passi, ma, stringendoselo contro in una dimostrazione pratica ed urtandolo con le sue cosce prepotenti, non sortì altro effetto che quello d’avviare l’irrefrenabile erezione del ragazzo, che, confusissimo e imbarazzato, ad un certo punto inventò una scusa per sottrarsi e scappar via dalla stanza, certo però che lei si fosse accorta di come il sesso gli era cresciuto andando a schiacciarsi impudentemente contro il suo pancino.
Quel pensiero l’aveva letteralmente terrorizzato: magari la signora l’avrebbe detto ai suoi, facendogli fare una figura terribile e svergognandolo davanti a tutti!
Però la sua buona stella l’aveva protetto e non era accaduto nulla.
Dopo di allora non c’erano state altre occasioni galeotte, nonostante che, a questo punto, il ragazzo se le sarebbe pure cercate da solo, chissà.
Così la situazione si cristallizzò nei ricordi ed anche nelle sue ricorrenti fantasticherie e masturbazioni.
Finché, un giorno, Agostino, tornando da scuola, l’incontrò per strada e, chiamato da lei, si fermò a salutarla, lasciando il gruppetto di compagni con i quali stava rincasando.
La signora Gloria gli sorrise con quel suo bel volto mobile e luminoso, gli disse un po’ di banalità, s’interessò di lui e infine lo invitò a casa sua, quel pomeriggio, perché avrebbe voluto preparare una certa sorpresa per i suoi e per realizzare quanto aveva in mente gli serviva assolutamente il suo aiuto: trattandosi di una sorpresa, lo pregò di non far parola della cosa con nessuno, in casa, e di venire da lei all’insaputa di tutti, di nascosto.
Aveva capito bene?
Certo che aveva capito, ma la cosa lo gettò lo stesso in una grande agitazione, tanto che, quel giorno, mangiò pochissimo. La prospettiva di andare a casa della signora lo turbava.
Chi ci avrebbe trovato? In cosa consisteva la sorpresa che lei aveva intenzione d’approntare? Era stata così misteriosa in proposito! E come l’avrebbe dovuta aiutare?
Certo egli non osava nemmeno sperare che avrebbe finalmente avuto l’occasione di sfiorarla ancora, prendendosi qualche altro passaggio… Non si trattava d’una festa – questo l’aveva capito – e dunque non è che ci sarebbe stata ressa in casa sua. Né poteva pensare che magari lei avrebbe ripreso la famosa lezione di ballo, dopo quanto era successo la volta precedente!
Comunque sia, Agostino era tutto emozionato e trepidante e, dopo pranzo, non poté fare a meno di chiudersi in bagno a masturbarsi: ne sentiva un gran bisogno, doveva assolutamente sfogarsi!
Lo fece pensando proprio alla signora Gloria, come al solito, stavolta immaginando che lei l’avesse chiamato proprio per amoreggiare con lui, per baciarlo ed essere baciata su quella bocca carnosa, che le dava sempre un’espressione un po’ imbronciata, per il ragazzo assolutamente irresistibile.
Le 15, le 15 e 30: gli aveva detto di farsi vivo verso le 16, non prima, e così Agostino si trattenne fin quando poté, poi non ce la fece più a stare in casa ed uscì.
Siccome abitavano vicinissimi, egli bighellonò lì intorno, guardando continuamente l’orologio.
Le 15 e 40, le 15 e 50… Il tempo sembrava non passare mai e intanto la sua agitazione cresceva, cresceva ed egli sentiva venir meno le gambe, mancare dolorosamente il cuore…
E se non ci fosse andato? Poteva inventarsi una scusa e telefonarle, pensò ad un tratto. Ma subito dopo si diede del matto: come poteva pensare di rinunciare proprio allora?
Le 16 in punto: Agostino si fermò davanti al portone d’ingresso dell’appartamento.
Aveva le mani sudaticce, il cuore in gola, ma si fece forza e suonò il campanello.
Dopo qualche istante, lunghissimo e paralizzante, la porta si aprì e nel vano si materializzò la signora Gloria, più bella che mai, tutta avvolta in una vestaglia di seta scura a motivi floreali colorati, che le arrivava fino sotto le ginocchia e che lei teneva chiusa sul davanti con le braccia incrociate.
“Ben arrivato, Agostino! Entra, dai… ” gli disse sorridendo e facendosi da parte per lasciarlo passare.
Richiuse la porta alle sue spalle e poi lo guidò, precedendolo, nel soggiorno. Lo fece sedere su un gran divano e gli chiese se avesse raccontato dell’invito a qualcuno, mentre si accomodava a sua volta in una poltrona proprio di fronte a lui.
Alla risposta negativa del ragazzo, la signora gli sorrise:
“Bravo! ” lo lodò e ancora: ” Ti va di bere qualcosa? Che so, una Coca o anche un liquorino? ”
Quando egli rifiutò, ringraziandola, la signora si sedette più comodamente sulla poltrona e, così facendo, la lunga vestaglia si aprì un po’, lasciando intravedere di lato una coscia nuda proprio sopra le calze scure e velatissime. Cazzo! Portava pure il reggicalze e sembrava la materializzazione dei sogni di tutti i ragazzi sporcaccioni e infoiati come Agostino…
Accavallò le belle gambe, e la vestaglia s’aprì completamente sul davanti mostrando che lei indossava una corta sottovestina nera con i bordi di pizzo.
Sembrava inquieta:
“Ti ha visto nessuno salire da me? ”
“Nn… no! ” farfugliò Agostino, non sapendo dove guardare ma non potendo impedire ai suoi occhi di distogliersi meccanicamente dal volto di lei per andare sulla scollatura e poi precipitarsi sulle cosce nude accavallate.
“Bene, bene… ” fece la signora, disaccavallando le gambe ed alzandosi d’improvviso, senza curarsi di riprendere i lembi della vestaglia per richiuderli davanti: “Non hai idea di quanta gente maligna ci sia in giro! … ”
Gli si avvicinò e gli sedette accanto, con tutta la vestaglia aperta e le cosce tutte di fuori, in bella mostra, appoggiando un braccio sulla spalliera del divano proprio dietro di lui.
Con espressione completamente mutata lo fissava con insistenza, gli occhi lucidi.
“Basta che s’accorgano che un… un bel ragazzo… come te… vada a trovare una signora sola… come me…. Subito a spettegolare! … Perché poi faranno così? Tu che ne dici? ”
“Non… non saprei! ” mormorò lui, rosso in viso e con il fiato rotto.
“Beh, allora te lo dico io! ” fece la signora Gloria, con un tono di voce fattosi improvvisamente roco: “Perché ci sono tante… tante donne, dicono, che vanno matte… proprio matte per i bei ragazzini come te! ”
Gli poggiò il braccio sulle spalle e, facendosi tutta sotto, gli prese teneramente una mano.
“E hanno ragione, sai? … Io… io… sono una di quelle! ”
Si portò la mano su uno dei suoi seni rotondi e ce la tenne sopra, per poi sfiorargli l’orecchio con la bocca sussurrando:
“Mi piaci… sei carino… mi piaci tanto… ”
Gli baciò una gota e poi l’angolo della bocca, mentre Agostino, frastornato, si girava un po’ goffamente verso di lei e cominciava a premerle la tetta attraverso la sottoveste. Lo baciò sulla bocca e la punta della sua lingua fece capolino, percorrendo lentamente le labbra del ragazzo e inducendole a schiudersi per riceverla dentro in un morbido, dolce, viscido vortice, che si fece sempre più insistito e determinato, avido.
La delicata mano della signora si poggiò sulla patta dei jeans e vi si strusciò contro dal basso verso l’alto, come in esplorazione, prima di ingegnarsi a sganciare il bottone di metallo e a tirare giù la zip, per insinuarsi dentro a sfiorare l’uccello, infine a prenderlo lievemente con la punta delle dita in sommità…
Smise di baciarlo:
“Però! … Ti piace, vero, se ti tocco così? … Lo so… lo so che ti piace! … Vi conosco, voi ragazzi! State tutto il tempo a tirarvelo… Anche tu, non è così? … Ore e ore… Dai, rispondimi: è vero? … ”
“S… ssiii…. ”
“Volevo ben dire! … E quando ti fai le seghe… a che pensi? … Magari pensi a me… porcellino che non sei altro? … ”
“Siii… ”
La signora si leccò la punta di un dito che poi portò proprio in cima al glande, massaggiandolo con la falange bagnata di saliva, prima di prenderlo delicatamente dall’alto tra pollice, indice e medio dalle unghie laccate di rosso. Lo manovrò un po’ così, con grande attenzione.
“Ma lo sai che hai proprio… sì, proprio un bel pisellone? ”
Riprese a baciare Agostino senza fretta, come per assaporarne a fondo la lingua, e ne continuò a stuzzicare mollemente il cazzo. Nel silenzio ovattato che s’era fatto nella stanza si poteva sentire soltanto il tintinnio ritmico dei suoi braccialetti mentre lo masturbava: abbandonata la punta, ora la sua mano impugnava sapientemente il giovane uccello e lo menava su e giù con regolarità, scapocciandolo tutto quando scendeva e facendolo crescere crescere… Man mano aumentava impercettibilmente il ritmo della sua azione e intanto continuava a baciarlo lingua in bocca, con le tette nude ormai tirate completamente fuori dalla coppette della sottoveste, i capezzoli duri e dritti per l’eccitazione, sottoposti alle carezze impacciate e vogliose, febbrili, di Agostino.
Il tintinnio dei braccialetti si era fatto più svelto e, quando s’accorse che egli stava per godere, la signora accelerò ulteriormente la sua azione, ad ogni affondata spingendo la mano sempre più verso le palle e stringendo il cazzo con maggiore forza…
Il getto di sperma fu potente e copioso ma gli effetti furono contenuti dalla mano di lei e da un fazzolettino tirato fuori dalla manica della vestaglia.
Restarono allora per qualche istante abbandonati insieme sul divano, poi la donna carezzò il ragazzo su una guancia e, guardandolo con occhi di velluto, gli disse di andare a pulirsi in bagno.
Mentre lui era di là, prese a toccarsi distrattamente la fica fradicia, introducendo la mano dentro le mutandine in mezzo alla peluria riccia e setosa. Ce la tenne per un po’ a carezzarsi prima di estrarla e portarsela al naso ad annusarne gli odori mescolatisi con quelli dello sperma del giovane maschio, pensando che le si prospettava una lunga e piacevole serie di lezioni di sesso.
Si leccò golosamente le dita: proprio una materia piacevole, per la quale sapeva d’avere un grande talento di educatrice ora che aveva deciso di saltare il fosso con Agostino… E sembrava proprio che lui fosse un alunno volenteroso, oltretutto ben dotato, assai più di quanto avesse mai potuto sperare tutte le volte che aveva cercato di figurarsi quella scena di seduzione!
A partire da un viaggio in auto che avevano fatto seduti l’uno accanto all’altra, tempo prima…
Il ragazzino aveva un cazzo molto promettente!
La signora Gloria si alzò, abbandonando la vestaglia sul divano, e si studiò nella specchiera mentre si sfilava pigramente le mutandine bagnate: era proprio un bel pezzo di donna!
Soddisfatta, si diresse verso la stanza da letto, con le mutandine in mano…
“Agostino, dai… vieni qua! ” lo chiamò quando lo sentì uscire dal bagno.
Quando il ragazzo entrò nella camera, la trovò seduta al tavolino da toletta a rassettarsi i corti capelli neri e lisci con colpetti di spazzola.
S’era sfilate le calze e tolto il reggicalze e sotto il lembo inferiore della cortissima sottoveste s’intravvedevano le belle natiche nude, chiare e rotonde, poggiate sullo sgabello imbottito.
“Spogliati, su… ”
Lo guardò nello specchio, mentre si liberava dei vestiti.
“T’è piaciuto prima? ” gli chiese.
“Tanto… si si! ”
Si girò verso di lui, alzandosi dalla poltroncina. Si sfilò la sottovestina rimanendo completamente nuda.
Agostino la fissava estasiato, e quando i suoi occhi si posarono sul cespuglio scuro della fica il suo cazzo diede subito segni di ripresa, così che a Gloria bastò sfiorarlo con le dita per accelerarne di colpo l’erezione.
Lo fece sedere sul gran letto matrimoniale e poi distendere giù, sul materasso, per scivolare al suo fianco e iniziare a baciarlo viziosamente in bocca, con una mano già a carezzarne e soppesarne i coglioni e l’altra appoggiata sul petto a stimolarne i capezzoli.
Ricominciò il tintinnio dei braccialetti…
Il ragazzo, per parte sua, l’aveva presa per la vita e ne perlustrava pesantemente le chiappe pronunciate e le belle tette tremolanti.
Pomiciarono così per un po’, come due fidanzatini infoiati, poi la signora gli guidò la mano sulla fica e gli condusse un dito in esplorazione delle grandi labbra e del clitoride, sopra cui lo trattenne imprimendogli un lento movimento circolare…
D’improvviso, staccò la sua bocca carnosa da quella del ragazzo e prese a baciargli le spalle e poi il petto, poi ancora più giù, scivolandogli sopra verso il ventre.
Le sue tette si strusciarono intorno al cazzo, ormai ben eretto, e vi furono premute contro dalle mani, imprigionandolo in una soffice stretta e movendosi su e giù a masturbarlo morbidamente.
Dopo un po’ lei riprese a scivolargli sopra, e a baciarlo tutto, sull’ombelico, sui fianchi, verso l’inguine…
Arrivata che fu sull’uccello, lo tenne con due dita e sporgendo le labbra gonfie vi depose un bacino tenerissimo proprio sulla punta.
Le labbra si schiusero e la lingua uscì a leccare la cappella violacea, tutta quanta, senza fretta, poi proseguendo intorno intorno e movendosi lungo l’asta, da una parte e poi dall’altra, fino ai coglioni, che furono esplorati a dovere e percorsi in ogni dove…
La lingua della donna, dopo essersi così attardata sullo scroto, prese a risalire il membro, stavolta sul davanti, giungendo al filetto dove si soffermò, per una leccata lunghissima vibrante e coscienziosa, risalendo quindi ancora in sommità, dove ripeté tutte le operazioni dell’avvio, prima che la bocca si aprisse ad ingoiare il glande lucido di saliva.
Lo succhiò per un po’ così, proprio in punta, poi ne fece entrare un po’ di più in gola e se lo strusciò contro la lingua, lo fece fuoriuscire, di nuovo dentro (ma ancora un po’ più di prima… ) e fuori, dentro e fuori…. Lo masturbava ingorda sulla lingua di velluto, assaporandolo tutto con crescente golosità.
Presto il cazzo del ragazzo fu di nuovo perfettamente in tiro, duro ed eretto in tutta la sua lunghezza, pronto per scoparla e così Gloria se ne staccò e si dispose a cavalcioni su di lui.
Con una mano diresse l’uccello, tenendolo ben fermo mentre, calandosi su di esso, se lo faceva penetrare pian piano nella fica bagnata.
Quando si sentì dentro la cappella, la donna cominciò a dondolare il bacino in avanti e indietro, lentamente, vibrando e ansimando tutta.
Seguitò così, a lungo, assaporando il piacere che le montava dentro, fino a che con un colpo deciso e un mugolio se lo infilò tutto in fica, fino alle palle gonfie, e si fermò.
Quindi riavviò ansando il movimento del bacino, adesso più rapido di prima, ad un ritmo incalzante che ben presto divenne frenetico.
Si stava sbattendo il ragazzo, come avrebbe voluto fare già da un sacco di tempo in modo del tutto irragionevole, visti i rischi che avrebbe corso.
Finalmente giunta al coronamento dei suoi desideri perversi, se lo scopava con voglia crescente, insaziabile, e intanto si sgrillettava contemporaneamente il clitoride, con i lineamenti del volto devastati dalla lussuria, ormai incapace di pensare e di parlare se non in modo sconnesso e frammentario, emettendo gridolini soffocati e incitamenti a lui a darci dentro, a non fermarsi più, a riempirla di cazzo, che non le bastava mai, ne voleva ancora e ancora e ancora…
Agostino resisteva valorosamente all’assalto di quella fica scatenata, per quanto si sentisse con il cuore in gola e sul punto d’esserne travolto. Da sotto, ora le plasmava a mani aperte le tette che gli ballonzolavano dinanzi agli occhi al ritmo della scopata, ora la teneva per la vita e ne assecondava così i movimenti frenetici, su e giù, su e giù, su e giù…
Non era ancora venuto in quella tempesta solo perché aveva già abbondantemente eiaculato in precedenza (prima a casa, da solo, e in seguito per la gran sega che lei gli aveva tirato in soggiorno) e questa sua riottosità stava contribuendo a mandare in tilt la partner, che aveva invece già goduto una volta e si accingeva a partire per la seconda, in un crescendo di mugolii affannosi.
Il che avvenne puntualmente di lì a poco e in questa nuova goduta Gloria si agitò tanto e così bene che riuscì a trascinarsi finalmente dietro anche il ragazzo che, anche lui trattenendosi a fatica dal gridare, venne d’improvviso e abbondantemente inondandole tutta la fica.
Gli rimase sopra sconvolta, farfugliando sommessamente di piacere, abbandonata sul suo corpo, spossata ma alfine in apparenza sazia.
Quando si spostò da quella posizione liberando infine l’uccello infiammato e ancora eretto del ragazzo, Gloria si rovesciò supina sul letto accanto a lui.
“Mamma mia! ” disse dopo un po’, ancora ansimante: “Sei… sei duro a venire! … Un vero montone! … è… è stato bellissimo… m’hai fatto godere come… come una troia! ”
Più tardi si separarono, dopo che Agostino le aveva proposto di possederla ancora una volta. Ma lei, in un lampo di lucidità, non aveva voluto perché si rendeva conto che, se non ci avesse dato un taglio subito, non si sarebbe fermata più, l’avrebbe portato allo stremo ed a casa sua si sarebbero magari insospettiti.
In ogni caso, prima di mandarlo via, gli fece un sacco di raccomandazioni affinché non si tradisse.
Nella settimana successiva non fu loro possibile incontrarsi ed una nuova occasione si creò soltanto una decina di giorni dopo.
Anche stavolta l’appuntamento fu concordato per strada e dunque, alla stessa ora dell’occasione precedente, il ragazzo si presentò a casa della signora.
Non s’era ancora chiuso il portoncino d’ingresso che già lui, impaziente, le era addosso, tentando di baciarla e intanto acchiappandola e stringendola da tutte le parti (lei gli aveva aperto in pantaloncini corti e in una canotta bianca, che ne evidenziava le tette con i capezzoli già belli dritti).
Protestò un po’, ridendo:
“Ma che furia! … Calma, dai! … Non c’è nessuna fretta: abbiamo tutto il pomeriggio per… noi… ”
Lo voleva guidare direttamente in camera, ma ne fu impedita perché, non aveva fatto in tempo a girarsi, che si trovò abbracciata da dietro, baciata furiosamente sulle spalle nude, con il culetto pressato attraverso i tessuti dall’uccello già dritto.
“Su… dai” si schernì Gloria: “Non… non scappo mica! … ”
Come fu come non fu, di lì a poco si ritrovarono abbracciati sul letto, entrambi completamente nudi. Stavolta non ci fu tintinnio di braccialetti, perché lei aveva giudicato che così la prima cartuccia sarebbe esplosa troppo presto e troppo banalmente!
Ma Gloria condusse la schermaglia amorosa in modo che si trovassero ben presto disposti nella classica posizione del 69 da cui partire entrambi in una febbrile attività di lingua…
La situazione divenne all’improvviso ancora più viziosa quando Agostino si accorse che il buchetto del sedere di quella gran troia dichiarata palpitava, aprendosi quasi impercettibilmente per poi serrarsi nuovamente, proprio davanti ai suoi occhi mentre lui si dava un gran daffare a leccarle la fica.
Quasi meccanicamente il ragazzo portò rigidamente la punta della lingua sul buco e prese a lavorarselo con accanimento e desiderio crescente. Di lì a poco la signora non poté trattenersi dall’osservare, interrompendo per un attimo il pompino che gli stava praticando, che era un vero porcellino…
“Ma cosa fai? … Vuoi incularmi, vero? … Anche tu… ” mormorò infine, riprendendo poi di buona lena l’operazione che aveva interrotto.
Quelle sue parole, per le implicazioni inequivocabili di quell'”anche”, turbò profondamente Agostino, eccitò la sua fantasia, lo condusse in breve ad un passo dal raggiungimento del piacere, che si concretò poi di colpo nel momento in cui percepì che la punta della lingua gli veniva letteralmente risucchiata dal culetto, schiusosi vistosamente e senza dubbio alcuno arresosi senza condizioni all’inequivocabile proposta della lingua stessa!
Lei non l’aveva dunque in mente da prima, magari non ci aveva ancora pensato esplicitamente?
Le sborrò dunque in gola ma non aveva ancora finito di godere e di sentirla inghiottire rumorosamente il suo sperma che dovette raccoglierne in bocca gli umori, poiché Gloria venne subito dopo e dunque quasi all’unisono con lui, forse per gli stessi suoi contorti intrighi mentali.
Se ne stettero sdraiati in silenzio sul letto, finché il ragazzo non le chiese perché mai poco prima avesse usato quell’espressione (“Anche tu… “).
La signora si girò dalla sua parte appoggiandosi con la testa sulla mano, a tenerla alzata per guardarlo bene in faccia.
“Avete tutti quella passione lì… voi maschi! ”
“M’era sembrato che… che ti piacesse… ”
“Beh, si… è vero! … Però fare sesso per me non significa soltanto farsi scopare nel culo, come vorreste! ”
“Perché dici così? ”
“Ho le mie buone ragioni! Esperienza… ecco! Cominciando da quel porco di mio marito… ”
“Cioè? ”
“Cioè… è… è l’unico tipo di rapporto che vuole avere con me, il cornuto! ”
“E… e poi? ”
“Quante ne vuoi sapere, carino! Sono fatti miei, sai? ”
“Hai altri uomini? ”
“Tu cosa sei? Il mio paggetto? No, non ho amanti… qualche volta, se capita e ne vale la pena… Ma sto attenta e non penso solo a… quello”
“E tutti tutti? … ”
“Eh, tutti tutti! … Ma pensi proprio che io sia una mignotta? … Beh, quelli – pochi, sai! – che mi si sono fatta m’avrebbero voluto… mi vogliono inculare! … E io ci starei, si capisce, ma non sempre, non con tutti… ”
Mandò la sua mano a carezzargli l’uccello, visto che il discorso sembrava aver contribuito a risvegliarlo…
Di lì a poco, lo impugnò e in un rinnovato tintinnio metallico prese a masturbarlo con la consueta abilità.
“Sta tranquillo, porcellino! ” Gli mormorò con voce viziosa: “Tra un po’ potrai provare anche tu il mio culetto! Ne ho voglia anch’io… con te! ”
Interruppe la sega per prendergli una mano e portarsela in bocca, poi gli leccò tutte le dita e inginocchiandosi al suo fianco se le strusciò nel solco profondo tra le chiappe, infradiciando per bene il buco.
Si chinò sul cazzo con l’intenzione di sbocchinarlo, ma, prima di cominciare, guardò Agostino torbidamente dal basso:
“Lavorami un po’ il buchetto con le dita… con delicatezza, mi raccomando! … Ne ficchi dentro uno e m’inculi con quello… ruotandolo intorno intorno come per aprirlo di più! Poi me ne infili un secondo e ripeti… continua così per un po’, mentre io ti succhio il cazzo per benino e te lo faccio diventare duro duro… è così che deve essere – duro! – se vuoi inculare una donna senza problemi… ”
Iniziò a leccargli l’uccello e, mentre lui metteva in pratica i suoi consigli (penetrandola con il primo dito), mandò una mano sulla sua fica a ditalinarsela pian piano.
Seguitò così in un crescendo vizioso che interruppe solo quando ritenne che tutto fosse a posto e si potesse procedere: a questo punto scivolò a piegarsi sul bordo del letto, si stese con il viso appoggiato al materasso ed il sedere ben sollevato in su, aprendosi al massimo le natiche rotonde con le mani ad offrire il suo buco palpitante al cazzo di lui che, passatole alle spalle, glielo diresse contro dall’alto verso il basso.
Guidato da lei, Agostino cominciò a premere con decisione il glande contro lo sfintere, mentre Gloria con le dita di una mano aiutava al meglio la penetrazione, spingendo a sua volta all’indietro più che poteva: nonostante l’imperizia del ragazzo, il cazzo scivolò dentro rapidamente, liscio come l’olio, in un buco di culo evidentemente molto esperto nella pratica, assai elastico e pronto a cedere….
La femmina ansimava da sotto, un po’ sul serio e un po’ divertendosi a simulare – da autentica puttana! – una difficoltà a prenderlo che, in realtà, era durata solo l’attimo in cui il bordo rilevato della cappella era giunto a lambire i confini esterni dell’orifizio anale, già dilatato dalla parte introdottasi dentro, subito prima di superare di slancio quell’ultima barriera.
Con un colpo di reni in avanti e verso il basso da parte del ragazzo e contemporaneamente del bacino all’indietro e verso l’alto da parte di lei, il cazzo era sprofondato in un amen tutto dentro, fino alle palle, a schiacciare i peli dell’inguine contro la parte interna delle chiappe spalancate!
“Oooohhhh! “recitò un po’ Gloria da sotto il casco nero dei capelli, ad eccitarlo ancora di più: “Fermo, adesso… Ti prego! … Non muoverti! Fa… fammi abituare un po’… prima di cominciare ad incularmi! … Hai un cazzo… un cazzo… Mi hai proprio rotto il culo! … ”
Aveva voglia ma era completamente lucida e presente.
Agostino aveva un po’ di male all’uccello, serrato dai muscoli anali della donna, e per quanto si sentisse stimolato a pomparla immediatamente nel culo da quelle sue indecenti parole le ubbidì volenteroso. Mandò dunque le sue mani a brancicarle le tette, mentre lei, mugolando, aveva preso a sgrillettarsi lentamente la fica: come il piacere cominciò ad irradiarsene, cancellando del tutto il fastidio e l’indolenzimento della penetrazione, Gloria mosse in avanti i fianchi facendosi fuoriuscire qualche centimetro di membro dal culo per poi arretrarlo e farlo così di nuovo affondare interamente dentro, avanti e dietro, avanti e dietro, ancora e ancora e ancora… con movimenti lenti, brevi e cadenzati.
Il ragazzo rispondeva meglio che poteva al ritmo impostogli, tirando via l’uccello quando lei allontanava da lui il bacino perché il cazzo le fuoriuscisse un po’ dall’ano, e dando risoluti colpi di reni in avanti quando lei invece arretrava per prenderlo tutto dentro, dietro e avanti, dietro e avanti…
Intanto egli era letteralmente affascinato dallo spettacolo offerto dalla sua mazza scura che spadroneggiava instancabile tra le chiappe ben aperte di quella bella gnocca, ora sparendo completamente tra esse (che andavano così a schiacciarsi contro il suo ventre) ora riemergendone lucido di umori mentre il buco del culo gli si stringeva meccanicamente intorno, come per trattenerlo, per poi rilasciarsi un attimo, subito prima dell’affondata successiva che glielo riconficcava completamente dentro.
Il silenzio ovattato della camera era interrotto solo dal loro ansimare e dal rumore osceno dell’inculata, con il buco adesso del tutto spalancato, alla mercé di quel cazzo teso al raggiungimento del piacere.
Era cambiato qualcosa nella monta, nei delicati meccanismi di coppia e lei risultava ormai sorprendentemente fuori controllo: adesso, infatti, era l’uccello che aveva assunto il comando e che dava imperiosamente la cadenza alla chiavata anale, senza concedere tregua, mentre Agostino teneva Gloria per i fianchi e la manovrava ormai a suo piacere.
Dopo un po’ lei, che non aveva smesso nemmeno un istante di sditalinarsi mentre lo prendeva nel di dietro, godé una prima volta copiosamente e cominciò ad incitare scompostamente il giovane stallone, supplicandolo di non fermarsi, d’accelerare, di dargliene ancora di quel suo cazzo duro, buono, irresistibile… La troia non recitava più, nemmeno un po’!
Dovette trascorrere altro tempo prima che Agostino crollasse in una sborrata interminabile e violenta che le inondò le viscere e mandò lui stesso quasi in deliquio, lasciandolo esausto sopra e dentro di lei. La signora Gloria godé ancora, nel medesimo tempo e con altrettanta intensità, la bocca carnosa aperta a strillare e a sbavare sul lenzuolo, il bellissimo volto in parte nascosto dai capelli nerissimi.
Ma stavolta le successe soltanto per le terribili sensazioni che le aveva trasmesso il suo culo in fiamme, annichilendole l’anima e i pensieri.
Riemersero insieme dall’abisso di quella sodomizzazione che, alla fine, aveva travolto entrambi.
Per un po’ non ebbero voce, né voglia di guardarsi, come se si vergognassero. Come due naufraghi.
Ciò non era facile da comprendere per Gloria che non era certo nuova a prenderlo nel culo: tuttavia, non le era capitato mai di godere così, assolutamente senza freni. E proprio con uno di quei ragazzini che nelle sue fantasie le piaceva tanto svezzare e dominare!
Però doveva ammettere dentro di sé che le era scattato dentro qualcosa d’imprevedibile e che la strana mistura tra il piacere raffinato e morboso datole dalla coscienza di aver finalmente completato la corruzione di Agostino e la scoperta sia del fascino perverso dell’inesperienza sia dell’inesauribilità delle voglie adolescenziali l’aveva condotta ben al di là dei suoi stessi progetti iniziali sul ragazzo.
Ora avrebbe dovuto stare attentissima a non perdere il controllo, a non tradirsi: ogni volta che si fosse trovata con lui, non avrebbe potuto evitare di riandare con tutta sé stessa a quel giorno, a quella scena, all’inversione di ruoli che s’era realizzata su quel materasso.
Più tardi, quando lui la volle inculare di nuovo, la signora non fece affatto la smorfiosa e non gli si concesse come aveva iniziato a fare quella prima volta (per trarre un piacere cerebrale dalla conclusione d’un vizioso percorso verso la depravazione), ma in completa sottomissione anche psicologica: si sentiva soggiogata completamente, vinta, nel corpo e nella psiche!
L’allievo aveva inconsapevolmente superato la maestra e con quella seconda sodomizzazione si diplomò a pieni voti. FINE

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Luce bassa, notte fonda, qualche rumore in strada, sono davanti al pc pronto a scrivere il mio racconto erotico. L'immaginazione parte e così anche le dita sulla tastiera. Digita, digita e così viene fuori il racconto, erotico, sexy e colorato dalla tua mente.

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