è Venerdì, un Venerdì di Giugno, poco prima della chiusura estiva.
Nella facoltà non c’è quasi nessuno.
Sto cercando un posto dove studiare, ma tutte le aule sono chiuse a chiave, e dispero di trovarlo.
Quando improvvisamente mi accorgo che una è ancora aperta, sono sorpreso, ma penso
“Proprio quello che ci vuole per studiare”.
Entro nell’aula ed chiudo la porta.
Sembra deserta.
Sto per posare i libri su un banco, quando sento un suono, come un ansito, provenire dalla direzione della cattedra.
Mi immobilizzo, tendendo l’orecchio.
Dopo alcuni secondi si sente un altro gemito, più forte.
La curiosità ha la meglio sulla discrezione, e quatto quatto, dopo aver poggiato lo zaino ed i libri per terra, vado a vedere.
Sono arrivato alla cattedra.
Da dietro di essa adesso sento un respiro affannato, interrotto ogni tanto da un gemito.
Sporgo la testa, e una scena incredibile si mostra ai miei occhi.
Lei è bellissima, con i capelli biondi scarmigliati, il viso arrossato, il vestito leggero rimboccato alla vita, le mutandine su una caviglia, gli occhi chiusi, la sinistra che si tortura un capezzolo, la destra che si agita tra le cosce, toccandosi, accarezzandosi.
Mi accorgo che sono rimasto con la bocca aperta, e il mio cazzo ormai è di pietra.
La sua mano frulla sempre più veloce, il suo respiro si fa sempre più pesante.
Io la guardo, non so che fare, da una parte vorrei interromperla, saltarle addosso, dare sfogo al desiderio che mi sta infiammando, dall’altra ho paura che se interrompo questo spettacolo, lei potrebbe arrabbiarsi, spaventarsi, scappare.
Porta tutte e due le mani alla fica, con una si pizzica il clitoride, con l’altra si stuzzica le labbra.
Improvvisamente trattiene il respiro, è scossa da uno spasmo, poi lascia andare via l’aria, sospirando.
Ho deciso: me ne vado prima che mi veda.
Appena il tempo di pensarlo, e lei apre gli occhi.
La sua faccia è uno spettacolo: non ho mai visto una simile combinazione di imbarazzo, spavento, e anche una punta di rabbia.
Ci guardiamo, lei con quella espressione attonita, io con la mia da deficiente.
Rompo io il silenzio.
“Scusa”, le dico.
“Cazzo, che cosa idiota da dire ad una ragazza che hai sorpreso a masturbarsi sotto la cattedra”, penso.
Lei si tira su le mutandine, fissandomi spaventata, si risistema la gonna leggera, e io capisco che se ne sta per andare.
“Aspetta, guarda che non ti faccio niente, non lo dico a nessuno, volevo solo sapere come ti chiami! ” dico, senza nemmeno pensarci.
“Senti, guarda, io non sono il tipo di ragazza che tu pensi! ” risponde lei.
Ora è stizzita, più che spaventata.
Deve avermi frainteso, io non so com’è, ma con le ragazze mi succede sempre.
La guardo, poi decido di buttarla sul sarcastico:
“Ah, e che tipo di ragazza saresti? ” le dico.
Lei mi guarda, tra il furioso e l’incerto, poi replica
“Non sono affari tuoi!! “.
Inizia a camminare verso la porta a passo di marcia.
Cazzo, cazzo se non le dico qualcosa uscirà dall’aula e dalla mia vita!!
“Aspetta!! “. Troppo tardi.
La porta sbatte, infrangendo le mie speranze.
“Quanto sono coglione!! ” mi metto a pensare, finche l’occhio non mi cade su due libri, rimasti sotto la cattedra.
Mi ci fiondo sopra, e non vi dico la gioia quando vedo che sull’interno della prima pagina di uno c’è un nome, Angela C. , un’indicazione del corso, e un numero di telefono.
So io cosa farci, a casa ho un programma che dal numero di telefono risale all’indirizzo.
Mi metto a studiare.
Sono passati due giorni, e io mi trovo all’indirizzo che ho scoperto.
Ho i libri in una mano, e un mazzo di fiori nell’altra.
Ho appena suonato il campanello.
Non sono sicuro di come reagirà, potrebbe incazzarsi o essere contenta.
La porta si apre, e nella fessura fa capolino la sua faccia.
“Ancora tu! Cosa vuoi? Vatt… ”
“Ti ho riportato i libri di fisica, e anche questi fiori” la interrompo.
Apre la porta, e la sua espressione è raddolcita.
Cerco di sfruttare il momento buono.
“Io sono Francesco, e sono di Ingegneria come te” mi presento.
Sembra indecisa, poi apre la porta e mi fa segno di entrare.
Le do i fiori in mano.
Li annusa, sorride, poi la sua espressione si irrigidisce, e mi guarda con sospetto.
“Cosa vuoi veramente? ” domanda.
“Niente, riportarti i libri, e conoscerti. Li tratti tutti così quelli che vengono a trovarti? ”
“Scusa, ma sai com’è, ero, anzi sono, un po’ imbarazzata” dice, arrossendo.
Io le sorrido, e dico una stupida barzelletta cortissima, così stupida che non riesce a trattenersi dal ridere.
“Anche io sto preparando Fisica, perché non ci diamo una mano l’uno con l’altra? ”
Sembra indecisa, poi si vede che si è stancata di fare la paranoica:
“Ok, inizieremo da domani, lunedì. Per te va bene? ”
Sono passati una decina di giorni, all’inizio studiavamo all’università, poi si è decisa a studiare a casa sua.
Ha una casa immensa, ed è quasi sempre sola.
Siamo in camera sua, io non ce la faccio più.
Sono un sacco di giorni che la guardo, e alla sua immagine si sovrappone quella della sua furiosa masturbazione, e io sono in uno stato di eccitazione perenne.
Lei invece non da alcun segno di accorgersene, anche se a volte la sorprendo a guardarmi di sott’occhio.
Prendo il coraggio a quattro mani, e dico, così, di botto:
“Ma si è capito che mi piaci un casino? ”
“Si è capito, si è capito”.
“Come, si è capito? E Allora? ”
“E allora che? Sto aspettando che tu faccia la tua mossa. “.
Come al solito non capisco, non riesco a capire se le piaccio o no.
Decido che è meglio giocarsi tutto ora, che continuare a soffrire.
Mi avvicino e la bacio sulle labbra, aspettandomi uno schiaffo che mi stacchi la testa, e rimango sorpreso quando mi stringe tra le braccia e la sua lingua invade la mia bocca.
Anche io la stringo.
Ci buttiamo sul suo letto, sempre baciandoci.
Dopo i primi minuti le mie mani si fanno audaci, inizio ad esplorare il suo corpo.
Parto dalla curva delle natiche.
Ha un culo bellissimo, non tanto grande, sodo, deve fare di sicuro ginnastica.
Dalle natiche passando per la schiena, arrivo alla parte esterna del seno.
Le tette sono morbide, ma calde, quasi avesse la febbre.
Introduco le mani tra i nostri corpi, inizio a cercare di levarle la maglietta.
Lei mi aiuta, e interrotto il bacio, lei rimane in reggiseno e gonna.
Il reggiseno sparisce subito, e io inizio a succhiare e baciare i suoi capezzoli.
Lei ogni tanto manda quei suoi sospiri, così eccitanti, è sdraiata, ha gli occhi chiusi..
Le mie mani arrivano sotto la gonna, ormai rimboccata in vita, e toccano la sua fichetta da sopra le mutandine.
Cazzo, sono fradice.
Mi sbrigo a toglierle, poi mi ributto su di lei.
Mentre ci baciamo di nuovo inizio a masturbarla, spero di farla venire, ma prima che ci riesca lei apre gli occhi, e mi dice di sbrigarmi a spogliarmi.
In un battibaleno sono nudo anch’io, e faccio per risalirle sopra, ma lei repentinamente mi rovescia sotto, e inizia a masturbarmi.
Dopo un paio di colpi, assicuratasi che il mio cazzo sia pronto all’uso, se lo punta alle labbra della fica, e poi lentamente ci si sprofonda, sospirando.
Io quasi vengo, è bellissima, e poi dopo che si è infilzata inizia a fare dei movimenti con i muscoli, sembra che mi stia masturbando con la fica, credevo che solo le donne mature ed esperte sapessero fare queste cose.
Con gli occhi chiusi inizia a fare su e giù.
Inizia lentamente, poi il ritmo aumenta.
Le mie mani sono prima sui suoi seni, che maneggio, strizzo delicatamente i capezzoli, poi si spostano sui suoi fianchi, danno il ritmo.
La sua fica è strettissima e bollente, il suo aspetto, una mistura di innocenza e lussuria esplosiva, è eccitantissimo, non so quanto resisterò.
“Aspetta”, le dico.
Con una contorsione ci invertiamo, senza che io esca da lei, lei sotto io sopra, e inizio a menare affondi a tutta forza.
Al quinto o sesto colpo cedo, inizio a schizzare sperma dentro di lei, che vibra tutta, si irrigidisce, mi morde il collo, lasciandomi un segno quasi sulla spalla.
Dopo qualche minuto esco da lei, la bacio, e mi sdraio al suo fianco, abbracciandola.
“Spero che tu prenda delle precauzioni” dico, e lei, con mio grande sollievo, dice che prende la pillola.
Sono passati sei mesi, e stiamo ancora insieme.
Abbiamo vissuto un sacco di bei momenti, e ho fatto nuove esperienze in fatto di sesso.
Sono un ragazzo felice. FINE