Quando la calma arrivò nel gazebo le quattro donne dai visi radiosi ed estremamente rilassati si sedettero vicine aggiustandosi i capelli sudati e macchiati di sperma. Le due ragazze avevano preso a parlottare fitte e a Cristina e Simona non restò che cercarsi una panchina all’ombra fuori dal gazebo dove allacciarsi in uno rilassante incrocio saffico
—Ragazze noi andiamo là, all’ombra, a leccarcela un po’— aveva detto loro Simona.
—Andiamo anche noi fuori, magari a prendere un po’ di sole?— aveva proposto Francesca alla sua nuova amica.
—Si, usciamo perché altrimenti se rimaniamo qui ci scopano ancora ed io bisogno un attimo per tirare il fiato— aveva risposto Sandra sdraiandosi sulla panca
—Questi cuscini, poi, sono poco morbidi e se si rimane troppo sotto si schiatta—
—Hai scelto tu di andare sotto, però— le ricordò Francesca con una risata birichina. Sandra scoppiò a ridere e uscendo dal gazebo indicò due ragazzi che stavano avanzando nella loro direzione
—Uh, uh, appena in tempo—
—Per rifiutare altri due cazzi vuol dire che c’è troppa abbondanza, eh?— commentò Francesca ferma sull’ingresso del gazebo. Sandra allora si bloccò dubbiosa
—Forse hai, io prima nel culo non l’ho preso— disse tornando su i suoi passi salutando i due ragazzi, e messasi in ginocchio sulla prima panca aspettò l’arrivo dei loro nuovi cavalieri. Francesca indirizzò quello dei due che accusava la migliore erezione verso il sedere di Sandra e prese per se il secondo iniziando a succhiarlo con estrema calma. Odorava di sperma e liquidi vaginali, e quando con il naso arrivava sul pube discretamente peloso sospirava con sempre maggiore voluttà finché non si mise a carponi vicino a Sandra. Il ragazzo si infilò il preservativo e fu subito dentro Francesca che per non creare malintesi si era tenuta aperta le labbra della vagina con due dita.
—Ho sete Sandra, ci andiamo a bere qualcosa?— le aveva chiesto Francesca rimettendosi le sue belle scarpe rosse col tacco.
—Si, ora ho proprio bisogno di tirare il fiato— acconsentì la biondina uscendo dal gazebo assieme a Francesca nel pieno sole del pomeriggio
—Sono felice di averti incontrato. Non se ne vedono molte di ragazze della nostra età—
—Già— constatò Francesca
—Mi considero una mosca bianca— poi cambiando intonazione chiese
—Posso farti una domanda personale—
—Dimmi— l’incoraggiò Sandra senza falsi pudori.
—Ti ha convinto il tuo ragazzo a venire o l’hai convinto tu?—
—Magari Marco fosse il mio ragazzo, ma è solo mio fratello!— rispose sospirando la biondina
—Alla nostra età non sono coglione solo le donne ma anche i ragazzi ed è difficile trovare l’amico giusto che sappia veramente intuire cosa è il sesso e l’amore— Le chiacchiere pacate di Sandra e Francesca non disturbarono minimamente due coppie sui trenta quarant’anni che si erano ammucchiate selvaggiamente. Il primo uomo dalla calvizie precoce penetrava la vulva di una rossa dai fianchi leggermente appesantiti da una vita troppo sedentaria, la quale contemporaneamente, leccava la vulva di una moretta filiforme che seduta sul suo viso alternava la lingua sulla vulva della rossa e sul pene del secondo uomo dai capelli lunghi legati in una treccia.
—Io forse l’ho trovato—
—Ed è qui?—
—Oggi non c’è, ma tra due venerdì da una festa in un privé vicino Como e sono stata invitata come sua speciale amica… nel senso che ci siamo rimessi insieme dopo due anni—
—Scusa se te lo chiedo… vi eravate lasciati per via del sesso?— —No, scopavamo sicuramente male, ma non era per quello—
—Scusami, non volevo essere indiscreta ma ci sono troppe coppie messe insieme solo per una banale scopata che… mi era sembrato logico pensare ad un litigio per una pompa o un inculata mai accordata— Francesca rise
—In effetti io non imparato con lui a prenderlo nel culo, ma con un amico di università con cui ero stata solo per conferma, per vedere se ero ancora femmina… ed è stato allora che ho capito che non bisogna mai avere l’orgoglio di supporre. Credimi Sandra quella notte sono diventata donna—
—Lui ti ha portato in un privé?—
—No, oggi è il mio battesimo del fuoco e sono stati mio cognato e mia sorella a portarmi qui in previsione della festa con Graziano—
—Allora in bocca al lupo a te e Graziano, dai vieni che festeggiamo!—
—Crepi— urlò Francesca e presa per mano Sandra corsero verso il piccolo chiosco di bibite in fondo alla radura. Una musica da discoteca proveniva da un gazebo adibito a piccolo punto di ristoro, ovunque era tutto un’ammucchiarsi generale. In quasi tutti i gazebo arredati con divani in pelle, c’erano delle coppie che si masturbavano, altre che avevano già superato i preliminari e che stavano già scopando. Come entrarono nel gazebo bar, videro una ragazza dai capelli ramati, viso allungato molto carina a carponi di una panca penetrata da un ragazzo biondo dai capelli a spazzola mentre risucchiava un altro pene appartenuto ad un uomo dai pettorali flaccidi. Si avvicinarono al bancone passando vicino ad un ragazzo dai capelli nerissimi stava intrattenendo una donna sulla quarantina sotto gli occhi compiaciuti del marito, e vicino due ragazze strette a sessantanove davanti ai propri partner smaniavano felici.
—E’ tanto che scopi con tuo fratello, se te lo posso chiedere— accennò Francesca alzando il bicchiere con coca e ghiaccio. Sandra scosse la testa e sfoderando un sorriso orgoglioso ed ammise fiera
—potrei dire da sempre ma è semplicemente da quando mi sono trasferita anche io a Milano per l’università. Marco già studiava da tre anni, ma quando mi sono trasferita il papa’ ci ha comprato una casa tutta per noi… il papi sicuramente l’ha fatto per risparmiare due affitti e non sospetta neanche lontanamente della nostra vita. Ma io sto così bene, noi stiamo così bene che è un peccato non approfittarne— Francesca deglutì
—Anch’io da ieri pomeriggio ho fatto sesso con Simona… a parte che non ho avuto nessun rimorso, ma credo che tra femmine sia un po’ diverso. Dall’esterno perlomeno possono vederla così—
—Io sono la più piccola e ti giuro che avrei voluto avere una sorella anche per quello… si insomma se non ci si fa la guerra… nelle notti di solitudine quando un cazzo è troppo e un dito è troppo poco ci si da una mano… o meglio ci si presta le lingue— Francesca rise
—A volte ho sognato d’essere una contorsionista per leccarmela da sola. Ma sarà poi possibile, anche per quelle ginnaste così snodate?—
—Tecnicamente forse si— speculò Sandra allargando le gambe sull’alto sgabello
—però come si farà a rimanere immobili e godere senza scossoni?— Si allontanarono dal bar camminando attorno al palchetto della radura, poi si incamminarono verso il laghetto artificiale dove, immerse nel verde della flora meticolosamente curata, ritrovarono i gazebo con i divani circondati da siepi, divanetti e tanta altra gente che si ammucchiava tra loro. Francesca guardò il seno sodo di Sandra e di getto chiese
—Ma la prima volta… sei saltata addosso tu a tuo fratello o è lui che ti ha fatto visita?—
—Marco è molto persuasivo e se all’epoca io ero ancora un po’ troppo distratta è riuscito a tirarmi fuori tutto in pochi mesi. Sai ero fresca, fresca di liceo, di una scuola di provincia un po’ bigotta e un tantino greve. Le mie compagne passavano il tempo a studiare il modo di accaparrarsi il moroso più ricco del paese e i ragazzi pensavano solo a palparti il culo. Cosa che a me non dispiaceva, perché l’ho sempre considerata una lusinga, ma dovevo per forza uniformarmi agli strilli, falsi ed infingardi, che tutte quelle perfette troie delle mie compagne lanciavano quando uno dei ragazzi ci toccava. Così sono fuggita e nella mia serenità di femmina in erba ho scoperto che Marco mi guardava in adorazione quando mi cambiavo… e dai oggi e dai domani è bastato qualche mese per farci stringere un patto: scopare da fratello e sorella—
—Cioè?—
—Cioè nessuna attenzione morbosa, l’amore era solo per i nostri fidanzati e fidanzate. Nel senso che tra di noi ci doveva essere solo un intesa tra fratello e sorella… e quindi vivendo nella stessa casa tra le altre cose scopavano anche— Svariati singoli erano attorno alle coppie, molte delle quali li invitavano ad unirsi a loro. In fondo alla radura c’era un piccolo palco dove una mora dalle autoreggenti bianche come la neve, sdraiata su di un canapè, succhiava il pene ad un ragazzo alto almeno due metri. Vicino a loro un altro uomo teneva la testa in mezzo alla gambe della bionda, impegnato a leccarle la vulva.
—E come facevate per le vostre storie?— Sandra rise dimessa —Io sono stata sempre single perché adesso non ho nessunissima voglia di impegnarmi, certo ho alcuni amici e con loro trombo ma senza impegno, e loro non sanno che io frequento privé e scopo con Marco perché sono ancora troppo bambini per capirlo—
—E tuo fratello?—
—No, lui è stato più fortunato, a parte che è più vecchio di me di tre anni per cui pesca nel mare delle quasi trentenni… Ma come ti dicevo lui si è messo con una che all’epoca già frequentava le orgette da pensionato universitario ed stata ad una di queste feste che ha conosciuto Marco.—
—Che culo!— zufolò Francesca perdendo gli occhi su di un ragazzo dal torace muscoloso. Aveva i capelli scuri come la sua carnagione abbronzata. Lo sguardo di Francesca scese verso il pene più grande che lei ricordasse d’aver mai visto.
—Già e quando ti dicevo che Marco è persuasivo… Intendo dire che ha talmente insistito con me e lei che… ha fatto, ha fatto che ci ha portato a letto assieme.—
—Bello!— ammise Francesca sempre attratta dal pene dello sconosciuto. Sognò di prendere quel magnifico pene tra le mani ch’era eretto inesorabilmente attratta dal glande scoperto e lucido di umori. L’ affusto era regolare e si staccava dal glande per arrivare leggermente ricurvo al sacco scrotale.
—Si però all’inizio lei non voleva anche se le cose tra loro andavano molto bene e c’era molta intesa. Lei era ed è innamoratissima di mio fratello ma è stata per un periodo anche gelosa di me!—
—Noooo— rispose Francesca vedendo la ragazza bionda seduta vicino al ragazzo sorriderle. Il ragazzo con un gesto placido le toccò la testa accarezzandole i capelli. La ragazza si girò lentamente fino ad incontrare il pene dell’amico.
—Eh si, allora io non volevo che Marco insistesse proprio perché non volevo che si mollassero per causa mia—
—E tuo fratello com’è riuscito a convincerla?— chiese ancora Francesca mentre la bionda allungata una mano afferrò il pene mastodontico portandoselo lentamente alla bocca e con la lingua incominciò a leccargli i testicoli. Il viso dalle labbra tese attorno al pene era contratto in una smorfia di estasi.
—In parte lui e in parte una amica di mia cognata—
—La chiami già cognata?—
—Tu dovresti vederli, sembrano già marito e moglie—
—Nel senso buono spero—
—Si, si certo!—
—Ma adesso lei oggi non è qui, vero?—
—Per la Martina oggi è giorno di tregua, la sua passera ha chiuso bottega per qualche giorno— Francesca rise di gusto
—E’ un po’ che sto andando a pillola—
—Anch’io preferisco prenderla… perché così studio più rilassata, e poi io sono una di quelle povere babbione che è stravolta dai dolori e allora preferisco prendere la pillola—
—A me la prescritta il medico—
—Si, si anche a me l’ha data la mia dottoressa che ero ancora una ragazzina.—
—Ma il tuo Graziano… è già il tuo Graziano oppure è solo in predicato per…?— Francesca rise buttando indietro la testa
—Mi sono fidanzata un’altra volta in coda. E per me ultimamente era una cosa nuova e sono un po’ emozionata— si asciugò il sudore sul collo con il palmo della mano
—E’ il ragazzo ideale, un tipo per bene. Spero di non deluderlo—
—Perché?— chiese seria Sandra.
—Perché sono un tipo difficile.— aggiunse con un sospiro
—Sono una testarda. Ma devo dire che se adesso arrivasse il regalo di un amore solido… per davvero… lo accetterei. Mi sento un po’ bambina. La bambina delle favole—
—Ti va di andare a fare una doccia prima di continuare?— chiese di botto Sandra indicando una pagoda in muratura.
—Si, dai così rinfrescate riprendiamo la caccia all’uccello— rispose trionfale Francesca e prendendola per mano chiese
—E tu come stai a cuore?— Sandra sogghignò
—Io adesso sono nella fase: mai dire ti amo perché altrimenti poi qualcuno ci crede— rispose Sandra con un ampio sorriso.
—Non hai voglia di legami?—
—No, adesso no e poi in amore si parla troppo. Si dice: ti amo, ti amerò sempre, staremo insieme tutta la vita. Ma sono soltanto parole. Così a chi me lo dice io chiedo di pensarci bene. Perché poi io ci voglio credere veramente— replicò Sandra svelando le sue sincere emozioni d’amore, e Francesca capì d’aver trovato un’amica, una vera amica.
FINE