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Coiffer pour ……..

Ieri, lunedì. giornata di quieto, rilassante piacere.
Ho dedicato tutta la giornata alla mia piccola. cara aiutante, Samantha.
Le ho detto cento volte che staremmo molto più comodi a casa mia, in un bel lettone a due piazze, ma lei è rimasta condizionata a quella famosa prima volta quando, giovanissima, la sverginai sulla moquette dei salone.
Mi dice ancor oggi che ne è rimasta tanto affascinata che quando vuol riprovare quelle sensazioni deve per forza invitarmi a scoparla nel salone, sulla moquette!
Chi dice che la prima volta non determina le future preferenze?
Questa di Samantha non è che la controprova di quel che sapevo già: da ragazzo, prima che avessi il salone. avevo stracciato un tenerissimo imene all’ombra di un albero.
Ebbene, per quella ragazza, la nostra camera da letto rimase solo e sempre quel praticello sotto il grande ippocastano, godeva soltanto se si vedeva attorno il verde, soltanto se il venticello le vellicava culetto e fighetta.
Così è Samantha. Intendiamoci: riesce a godere anche a casa mia, sul letto, ma lei dice che lì non riesce ad abbandonarsi totalmente.
In effetti, io stesso ho notato che la piccola. adorata amante si svacca senza freni, senza pudori soltanto su quella moquette e la sua libidine aumenta al limite massimo se, nella prima parte, noi abbiamo lasciato sulla moquette consistenti tracce dei nostro amore!
Abbiamo cominciato seduti in poltrona, una di quelle belle. larghe, comode poltrone su cui siedono le clienti.
sLei m’è venuta a cavalluccio sulle cosce e abbiamo cominciato a baciarci. le piace tanto, sentirsi baciata, senza le mie labbra umide strusciate sulle sue, sul suo viso, sul collo… comincia a smaniare quando mi prendo in bocca il suo nasino alla
pechinese. carezzandolo con le labbra, insalivandolo, ficcandole la punta della lingua nelle narici!
Siamo andati avanti a baciarci e leccarci il viso per quasi u n’ora, tempo più che sufficiente per mettersi in calore.
Ma, per un silenzioso patto fra noi. noi due non cediamo alla prima ondata di voluttà: la lasciamo crescere, lievitare a dismisura…
Soltanto così possiamo ben dire di avere goduto ininterrottamente per delle mezze giornate!
Lei si bagna abbondantemente, io anche. ma non arriviamo al dunque che dopo un paio d’ore di quel martirio delizioso!
Mentre io continuavo a lambirle le labbra. lei ha cominciato a sbottonarsi la camicetta… Insomma, ogni volta deve sembrare la prima volta, come se non ci fossimo mai conosciuti prima!
Per l’occasione.
Lei indossa sempre il reggiseno. pur non avendone assolutamente bisogno. Infatti.
La prima volta che me la sedetti sulle gambe e andai per leccarle le tette. lei aveva il reggiseno e glielo dovetti sganciare.
E lei, ogni volta, si rimette in reggiseno, affinché la finzione sia aderente alla realtà di quella prima volta! Mi ha morsicata teneramente una guancia e m’ha sussurrato:
“Sganciami il reggiseno… voglio che mi succhi i capezzoli! “.
Come allora, con le stesse parole, con la stessa intonazione, con la stessa febbre in corpo! Le ho tolto il piccolo reggiseno e ho cominciato a leccarle e succhiarle i capezzolini piccoli come fragoline, dallo stesso colore e dure, ruvide di piacere… le ho leccato le areole íncrespate di lussuria, l’ho leccata in mezzo alle mammelle. là dove si crea sempre un po’ di umidore saporito, specie nelle ragazze con un seno fiorente come quello di Samantha…
E poi è venuta quella che noi definimmo “la nostra prima figura acrobatica”.
Niente di eccezionale, ma per quella prima volta era il massimo dell’osé!
S’è aiutata con le ginocchia sul piano della poltrona, si e sollevata. si è messa eretta, coi piedi appoggiati al piano della poltrona accanto alle mie cosce: s’è sfilata la gonna che io le ho tolto dai piedi, s’è sfilata le mutandine e, afferrandomi brutalmente per i capelli, mi ha ordinato con voce rauca:
“Lecca mi! Succhia tutta la sborra che m’hai fatto fare! “.
Stesse parole, stesso tono di tenero comando!
Lei in piedi, io seduto: appena ho, appoggiato il viso a quella miciona pelosa. me lo sono lavato dai capelli al mento: era una spugna, fradicia di sborra!
L’ho leccata ansimando. le ho spalancato le dolcissime valve, battagliando freneticamente con la punta della lingua sul clitoride…
Mi ha strappato quasi un ciuffo di capelli, strofinandosi il viso sulla patacchina, mentre si godeva il suo orgasmo!
Mi è ricaduta di colpo sulle cosce, mi ha sbottonato i pantaloni, ne ha cavato la gran mazza, si è sollevata di un po’, per farsi penetrare e s’è seduta di schianto!
I suoi occhi balenavano di lussuria, arrotava i denti. piegava la testa indietro mentre si pompava con furia, con forza, afferrandomi per il collo.
Così gode una donna! Facendo senza volere de! male al suo uomo!
Ho visto dal suo viso avvicinarsi l’orgasmo più devastante, l’ho accompagnata coi cazzo in tutte le sue evoluzioni, e se n’è venuta ancora. gemendo e scuotendosi.
E subito dopo:
“Rompimi il culo… alla pecorina… appoggiata alla poltrona! “.
Quale delizia! FINE

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