Nella vita accadono fatti che sembrano tratti da un romanzo e quando si verificano sembra impossibile che si siano verificati realmente.
La storia che mi appresto a raccontare è l’ennesima dimostrazione che la realtà supera la più fervida immaginazione.
La protagonista del racconto è una ragazza di nome Paola che vi garantisco è una delle donne più porche che io abbia mai conosciuto.
La storia è iniziata in una pineta dove io andavo a correre per mantenermi in forma, avevo 24 anni e tenevo molto alla mia forma fisica; durante i miei allenamenti non avevo potuto fare a meno di notare quella biondina di circa 22 anni che, inguainata in una tutina aderentissima, veniva a correre tutte le sere al mio stesso orario.
Me la mangiavo con gli occhi ma non avevo mai avuto modo di conoscerla.
Un giorno per come per caso lei mi si è affiancata e senza parlare abbiamo iniziato a correre insieme; lei aumentava il ritmo della corsa e io rispondevo da par mio, nessuno dei due voleva cedere, sentivo l’odore del sudore della ragazza misto all’odore del suo profumo, i miei occhi si volgevano a guardare i capezzoli che nell’impeto della corsa svettavano attraverso la sottile maglina della tuta fino anche, quasi senza rendermene conto, mi ritrovai con il cazzo in erezione che quasi mi faceva male.
Finalmente quasi di comune accordo ci fermammo e senza dir niente camminando ci dirigemmo verso una piccola radura dove normalmente facevo gli esercizi del dopo corsa.
Dopo alcuni istanti di silenzio lei mi disse, corri forte sai! Facciamo gli esercizi insieme?
Senza aspettare la mia risposta mi prese per mano e mi portò ai margini della radura dove si sedette e mi chiese di tenerle ferme le gambe mentre faceva gli addominali, nel frattempo io dovevo stare in ginocchio di fronte a lei che tenendo le gambe aperte si alzava e abbassava ritmicamente avvicinando le sue grosse tette al mio viso.
Si avvicinava di più sempre di più fino a che i suoi capezzoli iniziarono a sfiorare le mie labbra, al ché iniziai a succhiarglieli via via che me gli avvicinava e nel contempo il suo respiro si faceva sempre più affannoso fino a che io la bloccai e dopo averle sfilato la tutina continuai a leccarle i capezzoli non disdegnando di mordicchiarglieli.
Nel contempo lei mi infilò la mano dentro i pantaloncini, mi tirò fuori l’uccello e iniziò a farmi una pompa da brivido; ci disponemmo nella classica posizione del 69 fino a che non venni scaricandole in bocca tutta la mia sborra.
La cosa più eccitante era sentire lo sfregare dei nostri corpi madidi di sudore e pregni di un afrore estremamente eccitante.
Subito dopo essere venuto lei mi pulì l’uccello con le sue labbra e dopo pochi minuti fui di nuovo pronto per l’uso; la misi in posizione alla pecorina e dopo averle slinguazzata per bene le infilai l’uccello nella figa senza timore di farle del male.
Lei rispose urlando di piacere poiché nel frattempo mentre la pompavo contemporaneamente le titillavo i capezzoli procurandole ulteriori urla di piacere fino a che mi chiese di incularla poiché la fica era troppo madida dei suoi umori.
Dopo aver spostato la punta dell’uccello in direzione del suo buchino e aver effettuato una penetrazione manuale per dilatarlo provai a infilarlo e dopo un’iniziale difficoltà alla penetrazione riuscii a infilarglielo e ben presto le sue urla di dolore si trasformarono in piacere fino a che finalmente le scaricai la mia sborra nell’intestino.
La nostra storia durò solo quell’estate ma ogni volta che passo in quella pineta teatro delle nostre scopate non posso fare a meno di pensare a Paola e immediatamente l’uccello balza di nuovo in erezione e ciò mi succede anche quando incontro o sento nominare qualsiasi ragazza che si chiama Paola. FINE
