Rileggo rapidamente che ho appena finito di stendere sul bilancio dell’azienda dello scorso semestre. Mhh … sembra pronto. Ripercorro con lo sguardo l’intera lunghezza del foglio. Alzo gli occhi, le lancette dell’orologio che inesorabilmente si rincorrono sono apparentamento ferme, paralizzate sulle 17 e 20. Lascio cadere il documento sulla scrivania ; magari proseguo dopo cena.
Lo squillo del telefono è una boccata d’aria dopo tante ore passate chino sulle carte. Sbuffando sollevo l cornetta:
– Pronto ? –
– Ah, ciao Alex … sono Mec ! –
– Heilà … allora ? ? Come va ? ? –
– Non c’è bene grazie ! Tu? –
– Si tira avanti, dimmi tutto ! –
– Niente, vieni a fare un giro stasera ? –
– Di Venerdì? No, ho del lavoro da terminare entro lunedì e domani devo passare in azienda! –
– Ma dai, un’oretta, viene anche Luca, quello che ti ho presentato l’altra sera. Viene con la sua ragazza. Una birra tra amici e via, torniamo presto! –
-Va bene, dai. Senti, devo passare a prendere qualcuno? –
– No ci troviamo al Lightening Pub alle nove e mezzo. è quel
locale dietro casa mia, dove siamo già stati. –
– Bene, ci sentiamo dopo, ciao –
– Ciao! –
Sono le nove. Guardo dalla finestra le luci della città che si specchiano nel cielo stellato. Poi pensieroso lascio che la tenda mi oscuri quella visuale. Non avrò tanto freddo, siamo ormai in Aprile inoltrato e la sera goderà dei suoi benefici termici del sole pomeridiano. Mi infilo una camicia di seta lavata blu sopra in solito jeans e prendo la giacca nera in pelle. Abbasso le persiane e chiudo a chiave quindi mi accingo a scendere i quattro piani di scale, obbligati data la mancanza dell’ascensore nel palazzo.
Faccio due passi per arrivare alla vettura, salgo e prima di mettere in moto lascio partire la cassetta che sporge dall’autoradio . “Il vitello dai piedi di balsa” di Elio e le storie tese accompagna durante il tragitto le mie cupe riflessioni sulla fatalità.
Trovo dove lasciare l’auto nei pressi del locale. Entro nel pub proseguendo le mie cupe elucubrazioni. Diffusamente luci gialle e viola illuminano i tavolini ellissoidali, molti dei quali deserti.
Dopo il bancone, sulla destra, riconosco li spalle Mec. Alla sua sinistra a “capo tavola” per così dire, c’è Luca ; di fronte a Mec, ma sbilanciata sulla sedia verso Luca, con il qualche ha le mani teneramente intrecciate, c’è quella che capisco essere Serena la sua ragazza. A fianco di Serena, incastrata tra le ed il muro con il quale confina il tavolino, c’è un’altra ragazza che non conosco.
L’unico posto libero, e che arguisco essere destinato a me, è quello tra il muro e Mec, di fronte alla sconosciuta.
Appena arrivo, prima di sedermi, Mec e Luca mi presentano a Serena, la compagna di Luca, una ragazza bella, alta e castana, e a Monica, un’amica comune della coppia. Mi è sembrata subito carina, con i capelli biondi e lisci, lunghi fino alle spalle e uno splendido sorriso che accompagnava la sua stretta di mano.
– Lavori qui in città ? Mi chiede Serena
– Sì, lavoro per la Treu. Le rispondo distrattamente.
Giunge con un piglio dinamico la cameriera per le ordinazioni.
Prendiamo tutti una birra alla spina, tranne Mec che ordina un doppio malto belga in bottiglia. Sono piuttosto assorto mentre Luca racconta aneddoti riguardanti la sua vacanza a Londra. Ritorna la zelante cameriera con le birre e per farle spazio mentre deposita le bevande, mi sposto con la sedia nello stretto spazio e, in questo modo, le mie gambe vengono in contatto con quelle di Monica.
– Scusa – mi dice,
– Oh, non è un problema, scusa tu – le rispondo.
Lei mi sorride ed io rinnovo il mio giudizio sul suo delizioso sorriso, poi lei scherzosamente attorciglia il suo polpaccio intorno alla mia gamba. Forse sentita per l’eccessiva confidenza alla quale segue il mio non opportuno silenzio, leva la gamba e abbassa lo sguardo.
Questo piccolo incidente mi spinge ad osservarla con più attenzione lasciando le chiacchiere dei miei amici e la musica del locale di sottofondo. Ha un viso decisamente carino, è bionda ma non ne ha l’aria, è di una bellezza molto discreta. Indossa un maglioncino nero aderente con il collo alto, ciclista; quest’indumento le mette in evidenza il seno, che sembra proporzionato al suo fisico. I suoi movimenti sono di un’eleganza leggera, quando solleva il bicchiere per portarlo alle labbra sembra che il suo gomito abbia un lieve rimbalzo dal tavolo ed un sostegno invisibile ed etereo che lo sorregge fino a che lei non abbia finito di sorseggiare la bevanda.
Accortasi presumibilmente dell’inconsueta attenzione che le presto, mi apostrofa iniziando a raccontarmi del suo nuovo lavoro part-time che concilia con lo studio e la passione per il canto, per la quale mi mostro interessato ed entusiasta.
Luca e Serena si baciano nel contempo con sempre maggior mal celato ardore, ragion per cui decidiamo di comune accordo di andarcene, dandoci un nuovo appuntamento per l’indomani.
Quando ci alziamo ho modo di osservarle le gambe snelle avvolte, coperte sino a tre dita sopra le ginocchia da una gonna larga e nera, come tutti i suoi indumenti, e allo slancio delle quali contribuiscono le scarpe, con tacchi non eccessivi.
In coda alla cassa per pagare, Monica mi stringe la mano per richiamare la mia attenzione e mi dice nell’orecchio
– Senti, scusa, non vorrei essere invadente ma non riusciresti a darmi un passaggio. Vorrei lasciare soli Luca e Serena – e mi rivolge il suo sorriso che mi rimbalza nelle pareti del cervello inebriandomi –
Volentieri -, rispondo cercando di essere affabile.
Luca mi ringrazia per avergli ovviato quell’inconveniente ed io, con Monica sotto braccio, mi avvio verso l’auto dopo essermi accomiatato. in macchina lei accavalla le gambe ed io non posso non notare che porta calze autoreggenti, lei se ne accorge e si volge verso il finestrino. Mantenendo i miei modi composti le chiedo se vuole venire a bere qualcosa da me, io vivo da solo… , forse la mia domanda è un po’ troppo esplicita, andando ben oltre le mie intenzioni
Scusa, non fraintendermi, non volevo essere inopportuno volevo solo essere gentile
– Non ti preoccupare, accetto volentieri invece – risponde lei, penso per non offendermi.
Le faccio strada per le interminabili rampe di scale che conducono al mio appartamento e la lascio, con un gesto degno del galateo, entrare per prima. Dopo essermi chiuso la porta alle spalle, mi dirigo verso il mobile bar e le chiedo :
Cosa desideri ? –
– Baciarti ! – mi dice alla spalle e sorride.
Le cingo la vita tenendo il mio sguardo nel suo e quando avvicino le mie labbra alle sue lei ritrae indietro la testa. Rimango costernato, ma lei ride e poi mi bacia con concupiscenza, affondando la sua lingua tra le mie labbra e facendola mulinare vorticosamente. Poi inspira con la bocca togliendomi letteralmente tutto il fiato. Ride un po’ mettendomi le braccia intorno al collo e carezzandomi la nuca, poi riprende a baciarmi.
Sono confuso e stordito da qull’ effusione. Delicatamente appoggio la destra sul seno ; è sorprendentemente consistente ed i capezzoli sono turgidi sotto il mio pollice. Mentre continuavamo a baciarci, le accarezzo la coscia spingendomi fino alle natiche.
– No, fermati! , ti prego – mi dice improvvisamente interrompendo il bacio. La guardo negli occhi e le sussurro:
– Fidati di me -.
Riprende l’iniziativa del bacio e lo interrompo solo per sfilarle in maglioncino. Non ha nulla sotto e così scopro un seno più grande di quello che mi aspettavo, molto bello, rotondo ed alto. Mi chino, baciandole i capezzoli e succhiandoli con sensale cupidigia, poi le sollevo il seno per leccarle la parte inferiore proseguendo senza trascurare alcun centimetro della sua carne. Mentre lei mi accarezza la nuca le infilo una mano sotto la sua gonna e scosto le mutandine con due dita. Riprendo a baciarle le labbra, accarezzandole con un dito la vulva e sfiorandole la clitoride eccitata. Poi, con movimenti ritmici e sincroni, le invado la bocca con la lingua ed il solco umido con le due dita.
– Sei tutta bagnata – le dico a voce bassa.
– Lo so – risponde lei mordendomi con delicatezza il lobo.
Mi inginocchio mentre dalle sue labbra escono i primi mugolii soffocati di piacere, metto la testa sotto la sua gonna. Lei appoggia la coscia sinistra sulla mia spalla; le accarezzo le gambe velate dalle autoreggenti e le bacio le cosce. Scosto con la mano le sottili mutandine nere e comincio a leccarle le grandi labbra, poi scopro e succhio la magnifica clitoride ed infine affondo per quanto profondamente riesca la lingua nella vagina.
– Smettila, sto per venire – Mi dice scostandosi
– Dai spogliati –
Mentre mi tolgo gli abiti lei lascia cadere a terra la gonna e si sfila, muovendosi sinuosamente, le mutandine, toccandosi intimamente nell’ operazione.
Quando sono nudo lei mi spinge su una sedia inginocchiandosi – Se mi tocchi vengo. È meglio che mi dedichi un po’ io a te! – così dicendo prende a succhiarmi i testicoli e ad a accarezzarmi il pene.
Quindi lascia scorrere la lingua dallo scroto al glande, chiudendo il movimento serrando le labbra piccole e carnose attorno alla cappella. Mi lecca il glande con un movimento circolare, soffermandosi avidamente sullo sbocco del canale uretrale.
– Mhh… com’è duro… dov’è la camera? – Gliela indico e la seguo.
Quando la trovo carponi sul letto che mi guarda sibaritica e deliquescente allo stesso tempo. Ha un culo bellissimo, tondo e teso.
Indugio baciandole le natiche, poi mi unisco a lei. Ha la figa davvero bagnatissima. Nel contempo le inserisco un dito, poi due nello sfintere e con un movimento circolare cerco di allargarlo.
Quando esco da lei, i cui sospiri ansimanti mi mandano in uno stato di rapimento estatico, lei si lamenta. Con spinte progressive faccio entrare nel suo piccolo pertugio il mio membro lubrificato dai suoi umori.
– Ah … mi fai male! –
– Vuoi che esca? – Le chiedo.
– Noooh… è bellissimo, non credevo che fosse così bello! –
Mi chino su di lei e le bacio la nuca sudata, con le mani le accarezzo il seno e le stringo i capezzoli tra il pollice e l’indice.
Quando siamo tutti e due sulla soglia dell’amplesso, esco dal suo culo e rimango inginocchiato con il sedere appoggiato sui talloni ed il membro erettissimo. Lei si volta delusa e perplessa:
– Voglio guardarti negli occhi quando vieni – le dico.
Lei allora con brama mi raggiunge e mi abbraccia il bacino con le gambe ed il collo con le braccia. Con la mano mi prende il pene per agevolare il suo ingresso ai penetrali della sua carne, e ricominciamo i nostri movimenti. È meraviglioso starle dentro e sentire le sue
contrazioni. Lei inarca flessuosa la schiena per farmi baciarle il seno e si curva per baciarmi il volto e le labbra. Io le tengo con le mani salde le natiche appoggiate alle mie cosce. Sentire le sue calze che si strofinando sui miei fianchi esalta ancor di più la mia voluttà.
Quando veniamo, insieme, splendidamente, lei ha scolpito sul volto l’ espressione della dolcezza, tiene gli occhi socchiusi e si morde appena le labbra percorse da un sorriso d’ estasi.
Scossa e stanca abbandona il suo corpo sul mio in un tenero abbraccio. Io la sto dirigendo a me e le bacio il collo ancora mille volte.
– È stato bellissimo – le sussurro ; prendo la sua mano destra e le bacio con delicatezza il palmo.
– Questo bacio mi dice che ho fatto bene a fare l’ amore con te – dice confusa. Io la faccio sdraiare. Lei, sfinita, si butta prona sul letto. Io mi chino su di lei, le sfioro con il volto le natiche e le sfilo lentamente le calze, non senza profendermi in una serie di teneri baci su tutta la lunghezza delle sue gambe. Prendo dal cassetto una maglietta bianca di cotone delle mie e glie la indosso, per non farle avere freddo durante la notte. Pigramente si infila sotto il lenzuolo, con solo la mia maglietta che le va grande e le scende si oltre le natiche. Io la raggiungo e le cingo in un abbraccio che durerà tutto il sonno.
Con movimenti silenziosi e accorti esco dal letto senza svegliarla. Mi infilo i boxer e vado a preparare il caffelatte. L’ orologio a muro della cucina segna le 8: 40 orologi posti nello stesso. Preparo anche per Monica una tazza della calda bevanda.
Alle 9: 00 entro con circospezione nella camera e baciandole le palpebre che le chiudono gli occhi cerco di svegliarla.
– Amore, ti ho portato la colazione … Amore! –
Lei apre a giorno l’ oceano del suo iride e con tono ambiguo ed un po’ irritato mi dice:
– Come mi hai chiamato, scusa ? –
– Bè … scusa … non volevo, è che sono stato benissimo con te… –
– Non ti sarai mica innamorato di me ? –
– Tu sei dolcissima e speciale .. ma se non credi, o non vuoi …
– farfuglio cercando le parole più adatte ad una situazione quanto mai insolita.
Lei si alza, mi stringe a se e mi bacia. Poi, mentre le sue labbra accarezzano il mio orecchio, dice
– Sei un ragazzo fantastico … sono contenta che tu prova qualcosa per me… non sono solita fare l’amore con il primo che capita ed è la prima volta che lo faccio con uno che conosco da così poco tempo… ieri sera avevo un po’ di paura ma ora sono felice.
Andiamo in cucina e lei, vestita solo della mia lunga maglietta, si siede sopra le mie gambe, sorseggiando una tazzina di caffè con la panna montata. Io la coccolo e le dico
– Se sei intelligente solo la metà di quanto sei bella e dolce, sei una donna assolutamente unica
Lei risponde baciandomi teneramente le labbra. Mentre rimaniamo in quella posizione scambiandoci parole di affetto e a conoscerci meglio, io, distrattamente, quasi soprappensiero, le sfioro e le accarezzo il seno prosperoso che le spinge sulla maglietta. Quando i suoi capezzoli si inturgidiscono, guardando il cielo anche il mio membro inizia a reagire agli stimoli e lei, probabilmente, se ne accorge sentendolo attraverso i miei boxer. Infatti sorride e mi dice:
– Vuoi guardarla ? -.
Allarga le gambe e si solleva la maglietta. Io inizio a toccarle il suo poco pelo di seta e sento il suo fiore segreto rorido. Le infilo due dita e lei allarga ancor di più le gambe e comincia ad agitarsi. Con una ma0no prende la mia e le detta il rimo, facendo scorrere l’indice ed il medio della mia destra nella sua vagina.
Dopo un po’ lei si libera e si volta, mi prende il pene in mano ed avvolge le sue gambe attorno a me.
– Che bello averti dentro – dice un’attimo prima di venire.
Si stacca da me quando invece io avrei ancora bisogno di lei. Prende il barattolo di panna sul tavolo e la spruzza in abbondanza sul mio membro durissimo, quindi inizia a baciarlo ed a leccarlo, giocando con i polpastrelli sulla base dei testicoli.
Quando raggiungo il limite lei chiude le sue labbra sul mio glande congestionato dicendo:
– Com’è bello e lucido – leccandolo e, muovendo in modo più accelerato la sua mano intorno al mio membro, si lascia venire in bocca. Si alza e mi bacia a lungo passandomi dalla sua lingua alla mia lo sperma caldo misto a panna. – Hai un buon sapore di maschio – dice.
Ci guadiamo un po’ e mi chiede – Posso fare una doccia ? –
– Certo … mi piacerebbe farla con te – le imploro.
– Va bene –
Così, nudi, ci chiudiamo nell’esiguo spazio del box doccia. Sotto l’acqua sferzante mi chino a darle un bacio sulla figa, poi, rialzandomi, le dico che è meraviglioso.
– Alex, insaponami la schiena, per favore.
Io, così, inizio ad insaponarle prima le spalle, poi tutta le schiena flessuosa. Lei si volta ed inizio ad insaponarle con velocità il seno dalle linee morbide ed armoniose, toccandolo e massaggiandolo sino a ricoprirlo dio schiuma e a sentire i capezzoli turgidi sotto i miei polpastrelli, poi passo al collo e alle cosce.
La guardo nella sua bellezza, con i capelli bagnati ed il corpo ricoperto di schiuma e bolle di sapone sul quale batte l’acqua. Lei inizia a toccarmi i corpi cavernosi, rifacendolo diventare durissimo ed io ricambio le carezze trovando e scoprendo il clitoride eccitato.
– Ti piace la mia passerina ? -, dice ridendo.
– È meravigliosa! –
– Alex, fammi quello che mi facevi l’altra sera, non l’avevo mai fatto ma è bellissimo – mi chiede mentre appoggia le sue mani sulla parete del box e protende il pyge in fuori. Il culo è senz’altro la parte del suo corpo la cui bellezza è decisamente straordinaria.
Così, mentre glielo maneggio infilandole il dito insaponato, penso alla benevolenza della sorte che mi ha concesso tanto. Così, tenendomi il pene in mano inizio ad entrare con spinte sempre più audaci nel suo buco di culo. Quando sono bene in fondo, con le palle che toccano i suoi glutei, le appoggio le mie mani a coppa sul seno. Lei inizia a gemere affannosamente ed io, allora, comincio a giocare con la clitoride.
– Com’è duro, che bello … Alex, tu sai amare divinamente una donna … – Così viene ed io, mentre esco da lei, le scarico i miei fiotti di seme sulla schiena.
Si volta, ci abbracciamo, e mi sussurra melodiosamente – Penso di essermi innamorata di te –
Restiamo ancora qualche minuto abbracciati, poi le dico: – Devo andare al lavoro, riposati e fai come se fossi a casa tua … torno per pranzo, verso mezzogiorno e mezzo… –
– Ti aspetto, chiamo le mie compagne di appartamento per avvertirle che starò qualche giorno qui… posso vero?
– Mi chiede ancora insicura.
– Anche tutta la vita, Monica FINE