Il cameriere

Mi presento: sono Chiara, ho ventitre anni e sto con il mio ragazzo, Antonio, da ormai cinque anni. La nostra storia è iniziata sui banchi del liceo al quarto anno, dopo una cena di classe, ed è andata avanti senza particolari scossoni fino ad ora. Io sono una ragazza normale, forse una po’ più bella della media, ho un fisico ben fatto e proporzionato, anche se non eccedo nelle misure (ho una terza di seno), ed un viso a detta di tutti molto dolce. Il mio ragazzo è alto un metro e ottanta, con un fisico magro ma ben fatto e due splendidi occhi incorniciati in un viso pulito da bambino, nonostante i suoi ventitré anni. Il nostro rapporto rispecchia quello di tante altre coppie: uscita con i rispettivi amici il venerdì, cinema e pizza il sabato e vedersi ogni tanto la sera durante la settimana. A letto tutto procede abbastanza bene, anche se nessuno dei due ama situazioni strane e particolari. L’amore l’abbiamo sempre fatto a letto nel modo più tradizionale, e non gli ho mai concesso cose particolari come il mio bel sederino. Per questo, non avrei mai potuto pensare succedesse qualcosa come ciò che accadde poche settimane fa. Pochi sabati or sono eravamo andati come al solito a mangiare una pizza nel solito ristorante. Quella sera non indossavo niente di particolare, semplicemente una gonna lunga che non lasciava intravedere più di tanto ed una maglietta normalissima, senza eccitanti trasparenze. Per questo non mi sentivo particolarmente sexi, se non altro non più di tante altri sabati sera. Appena accomodatici al tavolo, noto che un cameriere differente ha preso il posto di quello di prima. Notai subito come questo nuovo cameriere fosse decisamente un bel ragazzo, un corpo atletico e muscoloso e due splendidi occhi verdi con uno sguardo davvero penetrante, e di certo non mi sfuggirono le sue iniziali occhiate non certo innocenti, ma non ci feci caso più di tanto. A metà pizza, sentii il bisogno di andare in bagno, e mi diressi verso la toilette del ristorante. Dopo aver fatto pipì, andai allo specchio per darmi un’aggiustatina, quando sentii due mani che mi afferrarono da dietro con decisione. Stupita, mi girai e me lo trovai di fronte. Rimasi così interdetta e lui, approfittandone, mi baciò appassionatamente sulla bocca. Mi prese alla sprovvista, tanto che non seppi tirarmi indietro. Inoltre, il cameriere non aveva certo intenzione di starsene con le mani in mano, visto che, mentre mi stava infilando mezzo metro di lingua in bocca, aveva già cominciato a pastrugnarmi vivacemente le tette. A quel punto tentai una minima reazione, ma lui mi girò, mi alzò la gonna e, dopo avermi spostato i collant di lato, si chinò e cominciò a leccarmi la figa, che ormai, causa la situazione decisamente insolita, era completamente bagnata. A quel punto, inutile dirlo, tutte le mie timide difese erano sparite. Lo vidi rialzarsi allo specchio della toilette e, mentre si chinava a baciarmi sul collo, me lo infilò tutto dentro in un solo colpo. Un grido strozzato mi uscì dalla bocca, tanto che lui mi mise subito la mano sulla bocca per tappare i miei gemiti. Il ritmo della scopata infatti era impressionante, raramente il mio fidanzato mi aveva scopata in questo modo. Venni dopo pochissimi colpi del cameriere. Inevitabilmente, dopo cinque minuti di scopata, il cameriere se ne venne, mi fece girare e me lo ficcò in bocca. Fui così costretta ad ingoiare tutto per non macchiarmi il vestito. Ci stavamo ricomponendo quando sentii il mio ragazzo bussare alla porta e chiedendomi se andava tutto bene. In effetti, erano già almeno quindici minuti che ero alla toilette. Dissi che era tutto ok e che stavo uscendo, mi ricomposi alla svelta e feci per uscire. Il cameriere però, a quel punto, mi diede un biglietto da visita col suo nome, e mi disse: “voglio che tu domani mi chiami per vederci, trova una scusa con quel frocio del tuo ragazzo ed esci di casa. So che lo farai, lo devi fare, perché le troie come me meritano solo di essere scopate come delle vacche, e tu questo lo sai bene! “. Mi infilai il biglietto nella borsa ed uscii. Non so perché non buttai il biglietto via immediatamente, non ero arrabbiata con quell’uomo, anzi, ero arrabbiata con me stessa perché ci ero stata e mi era piaciuto, e perché sapevo che l’avrei chiamato. Non so cos’è che mi attirava, se la nuova situazione, quell’uomo, o vedermi in una luce completamente diversa. Quella sera il mio uomo volle scoparmi in macchina e per fortuna che non mi leccò la figa, altrimenti avrebbe scoperto tutto. La scopata fu penosa, due minuti di su e giù senza neanche troppo forza, e tutto finito. In confronto alla scopata di qualche minuto prima, questo era niente, posso dire che ormai non l’avevo neanche sentito dentro di me. Fatto sta che il giorno dopo, domenica pomeriggio, il mio ragazzo venne a casa mia per un pomeriggio tranquillo, la solita passeggiata della domenica pomeriggio. Fu allora che mi decisi a chiamare. Con una scusa, finsi di dover chiamare un’amica. Il cameriere, sentendosi chiamare Sandra, capì la messinscena: “allora, troia, oggi pomeriggio la vuoi la tua razione di cazzo, o ci deve pensare quel rammollito del tuo ragazzo? ”
“No Sandra, oggi pomeriggio non posso studiare, andrò al parco a fare una passeggiata con Antonio”
“In che parco andrete, troietta? ”
“Lo sai Sandra, sempre il solito parco di via dei Salici, giusto due passi e un gelato alla baracchina”
“va bene troia, ti aspetto alla baracchina”
“No Sandra, oggi non posso davvero, facciamo domani! ”
“Non ti ho chiesto se va bene, ho detto che ci troviamo a quella baracchina e basta, capito troia? ”
“Va bene Sandra, ci vediamo, ciao! ”
Antonio per fortuna non sospettava di nulla, così ci avviammo al parco. Io, non sapendo cosa aspettarmi, mi misi un vestito leggere con una gonna svolazzante e niente mutandine. Nel caso il cameriere, di cui non sapevo neanche il nome, avesse voluto ripetere un’esperienza come quella della notte prima, non avrebbe dovuto fare molta fatica per ottenere quello che voleva.
Arrivati al parco, dopo pochi passi incontrammo la baracchina. Ci sedemmo ad un tavolino ed io, senza farmi notare troppo da Antonio, cominciai a guardarmi in giro per vedere il cameriere. Lo notai subito vicino ai bagni pubblici, pochi metri più distanti dalla baracchina. Mi fece cenno di andare, ed io, con una scusa mi allontanai, dicendo ad Antonio di aspettarmi lì dieci minuti, poichè avevo visto una mia amica poco distante e volevo andarla a salutare. Mi avvicinai e lui mi fece cenno di seguirlo. Andammo poco distante, vicino ad un cespuglio poco lontano dalla stradina che circondava il parco. Gli dissi che lì ci poteva vedere qualcuno, ma lui non se ne curò per niente e, mentre parlavo, mi infilò la mano sotto la gonna: “ah, allora è vero che sei solo una troia, non ti sei messa le mutandine per farti scopare meglio”
“dai, facciamo un’altra volta, qui c’è gente e il mio fidanzato mi aspetta”, ma inevitabilmente cominciai a bagnarmi con quella mano che mi frugava dentro.
“Ci godi, brutta vacca, a farti scopare da me mentre quel cornuto del tuo fidanzato è lì che ti aspetta, eh? ” E mentre diceva questo, se lo era tirato fuori e me lo aveva messo in mano. “Succhia troia” Mi chinai a prenderglielo in bocca, ma tempo un minuto e mi aveva girato a pecora e infilato in figa. Dopo poco, lo tirò fuori e, senza darmi il tempo di replicare, me lo infilò in culo. Cacciai un urlo, non lo avevo mai preso dietro, mi sentivo spaccata a mezzo, non avevo neanche la forza di urlare. Le gambe mi si fecero molli, sentivo un dolore pazzesco e il culo mi bruciava da morire. Il cameriere dietro di me grugniva e, incurante del mio dolore, mi dava delle botte tremende, facendomi sussultare ad ogni colpo. Inevitabilmente, qualcuno ci sentii, poiché vidi delle facce che si sporgevano attraverso il cespuglio a guardarci. Del resto, non ero nelle condizioni per fermare l’uomo che in quel momento mi stava inculando a sangue. Ormai avevo perso la percezione del tempo, non saprei dire se mi stava inculando da due minuti o da un’ora. Finalmente, lo sentii che stava per venire. Come l’altra volta, però, lo sfilò da dietro, mi girò e me lo cacciò in bocca. Non potei fare altro che accoglierlo. Stavolta ero davvero disgustata, il cazzo puzzava tremendamente del canale posteriore ed era sporco di sangue, evidentemente mi aveva spaccato il culo nel senso letterale del termine. Sentii il membro gonfiarsi e sborrare, era come una liberazione. La sborrata non finiva più, mi scivolò di bocca e la sborra mi colpì anche negli occhi, sui capelli e sulle guance. Non ebbi neanche il tempo di tirarmi su da sola. Mentre riacquistavo la percezione di quello che stava accadendo intorno a me, sentii una mano che mi afferrava e mi stringeva qualcosa intorno ai polsi, e così al cameriere che mi aveva appena sventrata. Sentii anche capannelli di ragazzi che inneggiavano a me con canti goliardici. I carabinieri ci portarono via, ed io mi coprii la faccia per non essere vista. Una delle ultime cose che vidi, prima di uscire dal parco, fu la faccia attonita di Antonio che mi guardava, e non capivo se quello nei suoi occhi era sdegno, commiserazione o semplicemente incredulità… FINE

About A luci rosse

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