Mi piace molto viaggiare, e vi voglio raccontare un episodio che mi è capitato settimana scorsa che inizialmente ha del drammatico ma che finì nel migliore dei modi.
Come ho anticipato, mi piace viaggiare, ma settimana scorsa non avevo la macchina perché serviva a mio padre, perciò per andare a trovare un mio amico (Paolo) che abita a Pisa (io sono di Milano) ho preso il treno.
Lui è un bel tipo, castano, occhi verdi, un bel fisico, insomma ci morivo dietro e allora ecco che ho dovuto passare il giorno prima a girare e rigirare tra i negozi di corso Vercelli per trovare un abito per farlo impazzire. Ha dei gusti un po’ da depravato, infatti tramite amiche sono riuscita a scoprire che per lui più una donna è vestita da prostituta e più le piace. Certo non potevo vestirmi così e fare un viaggio in treno col rischio di scendere riempita ovunque, ma qualcosa di carino per lui l’ho trovato.
Un reggiseno a balconcino faceva il possibile per fare diventare la mia seconda una terza di tutto rispetto, una camicetta un po’ scollata mostrava il decoltè reso ancora più accattivante tramite il trucco, dalla gonna lunga ma con lo spacco fino a all’elastico dell’autoreggente faceva capolino la scarpa col tacco a spillo, e gli slip? Tanga ovviamente, non si sa mai, potrebbe voler vedere nelle mie parti nascoste… magari!
Il treno no era affollato, ero da sola nello scompartimento fino a 30 secondi dalla partenza, ma ecco che all’ultimo entrano 4 ragazzi.
< < Ciao, è occupato? > >
Già il fatto che mi diano del tu pur essendo più piccoli (avranno 18 anni , io 25) mi fece andare in bestia, la voglia di rispondere di sì era alle stelle , ma con la testa il buon senso mi fece dire di no.
Il classico gruppo di burini che parlano a voce alta per mettersi in mostra, io di qua, io di là… insomma fanno a gara per essere il più figo ai miei occhi… come se poi io ne fossi impressionata. Mi dava fastidio essere tutta infighettata con quei 4 burini lì dentro che ogni tanto per dimostrare la loro forza si spingevano.
Il viaggio era lungo, allora presi il mio libro e iniziai ad ignorarli.
Notai che lo sguardo spesso cadeva sul mio corpo, e solo per questo mi parevano già allupati come dei depravati. Dopo 15 minuti non avevano ancora finito di fare casino, al che io intervenni:
< < Allora, basta, siamo su un treno cazzo! > > ero sbottata, non mi resi conto di essere una contro 4.
< < Calmina! > > rispose quello al mio fianco e ne approfittò per lanciare un’occhiata al mio spacco. LA mia reazione fu di accavallare le gambe incastrando la gonna di modo di non aprire nemmeno minimamente lo spacco.
Per poco si calmarono, fecero commenti e risolini tra di loro poi uno sussurrò ad un altro ma in modo che io sentissi:
< < Ha detto cazzo, dici che lo conosce? > > e scoppiarono a ridere.
Involontariamente lo guardai tra le gambe e vidi un gonfiore, immaginai il cazzo di Paolo bello grosso e la cosa mi eccitò non poco. Fatto sta che non so quanto durò questo mio sogno, 1, 2 o 30 secondi, ma mi ero ipnotizzata involontariamente su quel gonfiore. Il ragazzo se ne accorse e con coraggio mi disse:
< < Sai anche dove è! > >
Altra risata da parte degli altri. La frase mi destò dal mio sogno erotico e senza riflettere risposi:
< < Col tuo farei fatica > > come detto mi pentii subito, oddio e ora?
Il ragazzo rimase di stucco, si fece forza:
< < Stronza che cosa intendi? se vuoi te lo faccio vedere > > .
Non sapevo che cosa rispondere. Riabbassai lo sguardo sul libro, salvata subito dopo dal controllo re che chiese i biglietti.
Il paesaggio passava lungo il finestrino, e il tempo non riuscì a far scivolare via il discorso interrotto prima, difatti sempre lo stesso ragazzo mi disse:
< < Non ha il coraggio la troia! > >
Troia, mi aveva chiamato troia! nessuno lo aveva mai fatto. Dentro di me mi chiesi come mai mi facevo mettere i piedi in testa da 4 segaioli. Sbottai:
< < Non scambiarmi per tua madre > >
Gli altri risero, ma lui ormai era stato ferito nell’orgoglio più profondo. Si alzò, chiuse la porta e la tendina, il cuore mi batteva a mille, si girò e notai subito che il suo pene fuoriusciva dalla patta. Era notevole, devo ammetterlo, gli altri erano ammutoliti, lui si avvicinò, si risedette davanti a me, e lasciandomelo in mostra mi disse:
< < Ok stronza, e ora fammi vedere se hai il coraggio non solo di parlare ma anche di farmela vedere > >
Non so che cosa mi prese, forse quell’eterna voglia di competizione, di non perdere mai, ma fatto sta che non me lo feci ripetere due volte, aprii le gambe lungo lo spacco, infilai la mano tra le cosce e scostai il tanga. La mia patata era lì, rasata e in mostra a quattro ragazzi che nemmeno conoscevo.
< < Ma brava, allora sei davvero una puttana > >
< < E tu uno stronzo figlio di puttana > > detto questo mi ricoprii.
< < E no, adesso non ti puoi tirare indietro > > Si alzò di scatto, mi prese per i capelli e si risedette. Mi ritrovai con la testa dolorante, in ginocchio davanti a lui e con il suo cazzo a pochi centimetri dalla mia bocca.
< < Succhia puttanella, vedrai come ti inondo quella boccuccia da pompinara > >
Mi prese la testa tra le mani e non riuscii ad impedire a quel ben di Dio di entrare nella mia bocca. Il sapore di cazzo non lavato da giorni si stampò subito sul palato.
La mia testa a comando andava su e giù e la mia bocca preparata a dovere per ospitare eventualmente il cazzo di Paolo, stava invece facendo felice uno stronzetto schifoso.
Intanto sentivo i rumori dietro di me degli altri ragazzi che si preparavano a farmi un bel servizietto, difatti dopo poco la mia gonna fu abbassata e io ero lì in ginocchio a far godere un cazzo sconosciuto con la gonna abbassata e il culo protetto solo da un sottile tanga.
Non risparmiarono il loro repertorio di parole rivolte alla più squallida battona, e presto l’ultimo baluardo della mia patata fu scostato per far posto ad un uccello che lentamente si stava facendo strada dentro di me.
Mi stavano seviziando, in teoria avrei dovuto staccare quel cazzo a morsi e sferrare calci nei coglioni a tutti quanti, ma la verità è che stavo godendo anche io. Ebbene sì devo ammetterlo quella situazione mi eccitava; quattro zarri mi stavano usando come oggetto per i loro desideri e quella sera avrebbero potuto vantarsi davanti ai loro amici di aver spaccato una ragazza più grande di loro in treno.
Sentivo il membro caldo dentro la mia fica, e più lo sentivo e più facevo sentire la mia lingua al primo stronzo che me lo ha infilato in bocca. Iniziavano a capire che mi piaceva e mi davano della puttana…
< < Vedo che ti piace troia, mi sa da come ti sei vestita che vai in giro ad intrattenere la gente a suon di pompini e inculate, vero? > > …. < < Sei una cagna in calore, ora vedrai come ti spacchiamo tutta > > … < < Spero per te che tu abbia già il culetto spaccato > >
A sentire questo mi agitai.
< < No, vi prego il culo no! > >
< < Zitta puttana, hai voluto prendere i 4 cazzi, e ora devi subire > >
Dalla fica uscì il caldo cazzo e la stessa cappella si appoggio al mio buchetto vergine dopo essere stato bagnato con della saliva. La cappella entrava piano piano e io smisi il mio lavoro da pompinara per cercare di urlare di dolore, ma per paura che qualcuno sentisse mi misero i miei tanga (strappati selvaggiamente) in bocca. Una valanga di carne entrò nel mio culetto ormai rotto e per sentire meno dolore inarcai la schiena, cosa che piacque ancora di più al mio seviziatore che presi i miei fianchi con le mani iniziò a darmi duri colpi. I suoi coglioni sbattevano sul mio sedere mentre le lacrime iniziavano a cadere dai miei occhi per il dolore.
< < Adesso sei una troia completa, vedrai come ti riconsegniamo al tuo ragazzo se ce l’hai! > > e risero tutti quanti. < < Sì, ti riconsegniamo bella riempita! > > E difatti quasi contemporaneamente quello seduto che aveva ripreso a mettermelo in bocca mi venne in gola e l’inculatore fece conoscere al mio culetto un nuovo liquido.
Ero distrutta, mi bruciava il buco del culo da farmi impazzire, ma quasi svenni quando gli altri due si avvicinarono:
< < Sei solo a metà del tuo lavoro > > e mi fecero sedere su di un sedile a cosce aperte. Uno dei due si inginocchiò davanti e mi penetrò la fica, l’altro si mise in piedi sui sedili e mi mostrò all’altezza del viso il suo membro che dovevo soddisfare a colpi di bocca.
Ero considerata un vero e proprio oggetto, la gola era inondata di sperma che facevo fatica ad ingoiare, la fica veniva sconquassata a piacimento e dal mio culo uscivano flotti di sperma della nerchia che mi aveva rotto.
Devo ammettere che però ad un certo punto il mio scopatore mi infilò proprio nella maniera corretta e come un fulmine a ciel sereno, mi sorprese un lungo e forte orgasmo. Ai due eccitò molto vedermi godere e subito uno dopo l’altro vennero. Il primo nella mia fica, e ringraziai in quel momento la pillola che prontamente prendo da circa un anno, l’altro in faccia, più esattamente negli occhi e quasi mi accecò. Dopo avermi lavato il viso senza aspettare un attimo mi obbligò a ripulirgli il membro con la lingua, cosa che prontamente feci.
E così iniziò in un silenzio di fine goduria, il rito della risistemazione, ognuno con qualche fazzoletto di carta alla meglio si ripulì, io dovetti andare in bagno, e quando tornai i 4 ragazzi non c’erano più, avevano lasciato il finestrino aperto per togliere l’odore di sesso. Mi sedetti al mio posto, c’erano per terra i miei tanga strappati, li gettai dal finestrino. Mi bruciava il culo, riflettei un po’, però tutto sommato mi era piaciuto, e ora sarei stata ancora più vestita da “troia” per Paolo.
Il treno rallentò, ero a Bologna; 10 minuti e ripartì. Stavo leggendo il mio libro quando sentii:
< < Ciao, scusa è occupato? > >
Alzai lo sguardo erano due ragazzi di colore!
< < No, sedetevi pure > > e detto questo accavallai le gambe in maniera che lo spacco si aprisse e mettesse in mostra l’elastico dell’autoreggente. Guarda caso con 5 posti vuoti si sederono uno di fianco e l’altro davanti a me.
Il viaggio proseguì però senza altre avventure di sesso nonostante i miei accavallamenti di gambe molto provocanti e la maglietta molto scollata. Probabilmente non erano così coraggiosi, ma io non mi feci perdere un’occasione del genere e diedi spudoratamente a loro prima di scendere il mio numero di cellulare dicendo:
< < Se avete voglia di rivedermi chiamatemi, chissà magari conoscendoci meglio potremmo avere gli stessi interessi > > . FINE