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In tre si chiava meglio

Io ed Elena siamo fidanzati da dieci anni e fra meno di un mese ci sposiamo.
Abbiamo colto l’occasione che i lavori a casa nostra sono quasi ultimati per prenderci una settimana di assoluto riposto in riviera.
è agosto e l’Italia soffoca sotto una cappa di afa assoluta.
Non tira un filo di vento neanche in spiaggia, tanto che anche Elena, che abitualmente si ciba di raggi solari, ha difficoltà a stare per più di mezz’ora lontana dall’ombra refrigerante dell’ombrellone.
Per fortuna lei il sole lo ha già preso prima ed è già super abbronzata, dai capelli ai piedi, natiche comprese.
Elena, perché ve ne facciate un’idea, è una bella ragazza emiliana doc, bionda con gli occhi verdi e con due poppe da dormirci in mezzo.
è alta quasi un metro e ottanta e, benchè in carne, è certo un gran bel pezzo di figliola, una di quelle che quando passa gli uomini si girano e magari ci fanno anche un pensierino.
Non che mi dispiaccia, anzi.
A volte letteralmente godo nel vedere le reazioni di chi le sta intorno, specie nelle spiagge affollate come qui in riviera.
Notare gli sguardi dei guardoni di turno, magari spaparazzati su un ombrellone vicino al nostro con moglie grassa e figlio idiota al seguito.
A volte aggiungo un po’ di malizia alla provocazione del suo corpo pieno di curve e allora, mentre le spalmo la crema, cerco di scostarle il costume scoprendo represse zone cangiandi delle sue mammelle o del suo culo.
In acqua, mi lego a lei come un polipo, la bacio e intanto premo con il pacco sulla sua inguine.
Ricordo che la prima volta che l’ho presa in acqua lei c’era rimasta di sasso.
Non se l’aspettava. Intorno a noi i bagnanti starnazzavano, sbuffavano, giocavano o semplicemente si lasciavano portare dalle onde.
Io estrassi dai boxer il mio arnese e tenendo le labbra serrate sulle sue scostai il suo costume e la impalai.
Il contrasto tra il freddo dell’acqua marina ed il caldo della sua figa quasi mi faceva venire.
Ma mi controllai e allora cominciai a chiavarla, lasciandola trasportare dalle onde.
Vedevo i suoi capezzoli indurirsi sotto il costume bagnato, allora abbassai la testa fino ad immergermi in quel ben di Dio.
La tenevo a me col cazzo e con le mani ben arpionate sul suo culo, in quel momento leggero come una nuvola.
Ed il mio dito non potè fare a meno di scivolare verso l’orifizio anale e di perforarlo.
Elena mi diceva
“ma dai, ci possono vedere”, ma intanto accompagnava il moto delle onde con gesti secchi del bacino e ad ogni tonfo apriva la bocca e mi baciava.
“Sei un maiale” mi diceva.
“E tu una porca” rispondevo.
“Mi piace fare la porca”.
“Eppure non lo sei abbastanza… “.
Lei mi guarda e mi dice:
“è sempre per quella solita storia del privè? ”
“Sì”
“Ma lo sai che mi fa paura”.
“A me no”.
Lei mi bacia e mi dice: “Vedremo”.
Purtroppo quel vedremo non si è mai concretizzato in realtà e ancora oggi vivo con il desiderio di scopare con Elena e altre persone insieme.
Adesso sta prendendo il sole di fianco a me, in questa calda giornata d’agosto, tra file d’ombrelloni colorati e maree di gente che non conosciamo intorno a noi.
Ho sempre pensato che la spiaggia sia la patria dell’ozio e del voyeurismo.
Ma i miei occhi sono solo per lei, per le sue curve, per le sue poppe immense e la sua pelle abbronzata.
Lei sta leggendo un libro che le ho regalato prima di partire per il mare.
Si tratta di una raccolta di racconti erotici più o meno spinti, alcuni tratti da storie vere e vissute, altri frutto della fantasia dei loro anonimi autori.
Io l’ho già letto e mi è piaciuto parecchio.
Ed anche ad Elena sembra piacere, dato che non si stacca mai da quelle pagine che divora con avidità.
Vorrei tanto che lei adesso appoggiasse il libro, si girasse verso di me, aprisse lentamente le gambe e, richiamando la mia attenzione, si scostasse il costume per mostrarmi le labbra gonfie della sua figa.
Vorrei che maliziosamente si infilasse un dito nella fessura della figa e si sditalinasse come una maiala in calore.
Vorrei vedere il suo dito bagnarsi e lo vorrei succhiare.
E invece legge, ed io sto ad ascoltare la musica che viene dagli altoparlanti del bagno Pincopallino.
Apro anche il giornale, ma lo richiudo dopo poco.
Resto a sentire le conversazioni assurde dei nostri vicini d’ombrellone, poi la mia attenzione è presa da un gemito che viene dalla parte di Elena.
Giro la testa lentamente per vedere cosa succede.
Elena è distesa con la pancia in alto e tiene il libro appoggiato sul ventre.
Lo sta ancora leggendo e noto che ha sollevato le ginocchia e le fa sbattere piano l’una contro l’altra.
Ora ha sollevato il libro e lo ha posato sul suo seno tenendolo con una mano.
L’altra mano è appoggiata sul costume in corrispondenza del pube.
Vedo con grande sorpresa che col dito indice da dei leggeri colpetti sul pube.
A tali pressioni il bacino risponde quasi impercettibilmente con leggeri fremiti. Ha piegato la testa di lato e continua a leggere.
La osservo ancora.
La bocca è schiusa e sento nuovamente un gemito. Si sta masturbando.
La scoperta mi infiamma e me lo fa diventare duro in un attimo.
La lascio continuare nella sua pratica per qualche minuto.
Poi le chiedo cosa stia leggendo.
“Il racconto di quella coppia che aveva deciso di uscire per andare al cinema insieme al collega di lavoro di lui”.
Lascio cadere la conversazione e lei torna alla lettura.
Ma ora non la sento più fremere.
Terminato il racconto Elena si alza e si viene a sedere sul mio sdraio.
“E tu con quale dei tuoi amici mi vorresti vedere chiavare? ”
Ci penso un attimo.
“Con Francesco”.
“Il tuo amico di ******? “.
“Sì”.
“E perché proprio lui”, e si abbassa su di me per baciarmi.
“Perché mi da l’aria di essere un vero porco… come me”.
“Uhm… ”
“Perché me lo chiedi? ”
“Così… non si sa mai”.
Poso la mano fra le sue cosce ed infilo il dito, cercando di non farmi vedere, nel suo costume.
Arrivo alla sua figa e constato, come mi aspettavo, che è gonfia e bagnata.
La cagna ha una voglia pazzesca di essere chiavata, lo si capisce a prima vista.
Mi sfiora con i capezzoli turgidi, non respinge il mio dito, anzi, tiene le cosce ben aperte.
“In questo momento vorrei fare di tutto”, mi dice.
“Peccato che questa sera non la penserai così”.
“Questo lo dici tu”.
Non posso lasciarmi sfuggire l’occasione.
Capisco che Elena ha davvero in testa strane idee e già assaporo la possibilità di dare sfogo a tutte le mie fantasie sessuali.
Lei mi bacia e mi dice:
“Questa sera farò tutto quello che mi chiederai”.
“Me lo prometti? ”
“Sì. Chiedimi tutto quello che vuoi e lo farò”.
O la va o la spacca, penso.
La sera in albergo, dopo una doccia refrigerante e una cenetta leggera, saliamo su in camera per prepararci ad uscire.
Elena non ha ancora dismesso i panni della maiala ninfomane e sembra proprio volere andare fino in fondo questa volta.
“Cosa vuoi che mi metta per uscire? ”
Apro l’armadio e scelgo quanto di più audace s’è portata da casa: un gonnellino inguinale nero, una canottiera altrettanto nera ma trasparente, un reggiseno di pizzo, ovviamente nero, i sandali.
“Non ti sei dimenticato qualche cosa? ” mi fa lei.
“No, qui c’è tutto quello che ti occorre”.
Lei è ancora nuda, si avvicina a me, mi abbraccia, sento la pressione delle sue tettone sul mio petto, le struscia e intanto ci baciamo.
Il mio cazzo sembra esplodere e lo tengo premuto contro la sua figa.
La immagino già aperta e calda ed in attesa di cazzi.
Lei si inginocchia, lo sfila dalla patta dei pantaloni e lo prende in bocca.
Ma così non vale, è troppo facile: la faccio alzare e la bacio.
“Forza, vestiti che andiamo”.
La sera è calda ma una leggera brezza che viene dal mare è sufficiente per farci respirare a pieni polmoni.
è ancora presto e ci aggiriamo per i negozi.
Di tanto in tanto le sfioro il culo e mi eccito nel percepirlo nudo sotto il gonnellino.
Con estrema disinvoltura premo il medio fra le sue chiappe fino a trovare l’orifizio anale e lo massaggio.
Lei si ferma, m’abbraccia, mi bacia, ed è un’altra occasione per potere sentire le sue poppe addosso.
Verso le undici mi chiede se ho deciso cosa fare per quella sera.
Le spiego che è stata fortunata: mi sono informato ma in quella città non ci sono privè seri.
Non rimane che andare in una qualche discoteca, cosa che di certo non manca in riviera.
Ho scelto il ****** perchè è il locale più conosciuto e frequentato del paese.
A lei sta bene.
Entriamo e di colpo ci investe la musica tecnica che esce dai propulsori di suono posti un po’ ovunque. Io mi fermo al bar ed ordino due drink ghiacciati, tanto per schiarirci la gola e la mente.
Li beviamo appoggiati al banco del bar.
La pista centrale è già affollata di giovani amazzoni e cacciatori di frodo, bucanieri, pistoleri, sciantose, miste rmuscoli, mega fiche, tacchi, tette e cazzi molli.
Mentre osservo la situazione continuo a massaggiare il bel culo di Elena e lei sembra gradire.
Muove il bacino seguendo la musica ma di tanto in tanto abbassa il baricentro per agevolare le operazioni di massaggio.
La minigonna mi da noia e la sollevo e adesso le massaggio direttamente il culo.
Lei si gira e mi bacia e mi chiede:
“E adesso cosa devo fare? ”
“Vai in bagno. Togliti il reggiseno e torna qui da me”.
Lei mi fissa negli occhi, finge di essere risentita ma è chiaro che gode ed è eccitata.
Si allontana ed io resto al bar ad osservare la bella gente che mi passa davanti.
Dopo cinque minuti la vedo tornare.
Si fa largo tra la gente e si dirige verso di me.
Non è possibile non accorgersi che sotto è nuda: le tette le danzano liberamente e sotto le trasparenze della canottiera si intravedono le auree dei bei capezzoli.
Si butta su di me e mi bacia.
“Sono abbastanza porca così? ”
Le prendo le tette fra le mani e le palpo senza paura d’essere visto o d’altro. Sono in paradiso. Elena è qui davanti a me, in discoteca,
praticamente nuda, e quel che è più importante, sta mantenendo la promessa fatta.
“Sei bellissima. Ti amo”.
La bacio mi concedo una nuova palpata di culo.
“Mi fai sborrare nei pantaloni”.
“Peccato, vorrei tanto che mi venissi in bocca”.
“Che maiala”.
Lei ci ha veramente preso gusto.
Non si cura degli occhi delle altre persone, non si preoccupa che qualcuno le scorga le parti intime, non le importa se sta dando spettacolo.
Ci allontaniamo dal bar e facciamo un giro intorno alla pista centrale.
Arriviamo ai giardini del ***** dove, immerse nel verde della flora mediterranea, ci sono altre due piste, e corridoi circondati da siepi, panchine, gazebo, bar, e tanta tanta altra bella gente.
“Ci mettiamo a sedere un attimo? ” mi chiede lei.
“Certo. Lì c’è una panchina libera”.
Ci sediamo, uno attaccato all’altro.
Cominciamo a limonare e intanto la mia mano si posa sulle sue cosce.
Ha i capezzoli duri e mi sussurra all’orecchio:
“sono così eccitata che mi farei infilare qualsiasi cosa”.
Il momento è quello giusto e le espongo quello ho pensato per quella sera.
Elena avrebbe dovuto girare sola per il locale e attendere che un qualche ragazzo la abbordasse.
Io sarei rimasto scostato e avrei osservato la scena senza intervenire.
Elena doveva apparire “aperta” e ben disposta e lasciarsi carezzare dallo sconosciuto.
Ovviamente il luogo non consentiva di spingersi fino alle estreme conseguenze di quel gioco perverso.
Ma come prima esperienza può bastare e, diciamoci la verità, dopo il primo momento di euforia, Elena non sembra molto convinta di concedersi in quel modo.
Le rammento la promessa e, cercando di non forzarla più di tanto, la invito ad alzarsi dalla panchina e gironzolare vicino alla pista. Io l’avrei seguita in ogni momento.
Elena fa dieci passi e già viene fermata da due ragazzi più giovani di lei e con il tasso alcolico superiore ai limiti di legge.
Elena mi guarda, è indecisa, poi li respinge con cortesia e decisione.
Si avvicina alla pista, la musica è assordante, l’ambiente è affollato, i corpi si strusciano, si sfiorano, si urtano in un intreccio di vite, gonnelline sottili e magliettine attillate.
Elena si ferma in prossimità della pista e guarda la gente ballare. Io mi fermo a cinque metri da lei e aspetto.
Lei balla sul posto e chiude gli occhi come rapita dalla melodia.
Tutt’intorno è un turbinio di persone, colori, rumori, suoni, sguardi, sudore e calore.
Mi accorgo che un tizio sui quarant’anni s’è appostato alcuni metri dietro ad Elena e la fissa rapito.
Si stacca dalla colonna contro la quale era appoggiato ed avanza verso la mia donna.
Lei non lo vede, è girata di spalle, lui le si appoggia dietro e le sussurra qualcosa all’orecchio.
Stanno così per alcuni istanti, la sua bocca a pochi centimetri da quella di Elena, le mani che le cingono i fianchi.
L’uomo appoggia il pacco contro il culo di Elena e ne accompagna i movimenti ritmici.
Elena gli sorride, lui le da un bacetto sulla guancia ed Elena continua a stare ferma muovendo solo il bacino al ritmo della musica.
Lui non si scolla; ora col braccio le cinge il ventre e con l’altra mano le accarezza i capelli.
Continua a parlarle all’orecchio e lei ride.
Elena si gira. Lo guarda negli occhi. Sorride.
Lui la invita immagino a bere qualcosa, e si allontanano dalla pista verso il giardino.
Mentre camminano lui le posa la mano sul culo tondo.
Lei non la scosta e lui, avvertendo che Elena non porta le mutandine, comincia a palparlo con insistenza.
Arrivano ad una panchina libera e si siedono.
Lui parla e lei ride.
Lui ha posato la mano fra le cosce di lei.
Non la vedo più.
La sta masturbando.
Elena tiene gli occhi chiusi, sta godendo la troia, muove le gambe ed è rossa in viso per l’eccitazione.
Lui la bacia sul collo e continua a masturbarla.
Lei lo ferma, gli prende la mano e si porta il dito alla bocca e lo succhia. Puttana.
Io ho il cazzo che mi fa male tanto è duro, vorrei andare da lei e schiaffarglielo in bocca e sborragli sul viso, ma mi trattengo.
Voglio vedere fino a dove riesce ad arrivare.
I due si alzano. Si dirigono verso il labirinto di siepi.
Ecco dove vogliono arrivare. Li seguo.
Entrati fra gli arbusti faccio fatica a seguirli senza farmi scoprire, ma l’impresa mi riesce.
Evidentemente lui sa bene dove vuole arrivare.
La porta con decisione in un vicolo chiuso.
Si fermano. Io mi nascondo dietro l’ultimo cespuglio.
Quando metto fuori la testa per vedere cosa stanno facendo li vedo abbracciati, le sue mani sui seni scoperti di Elena, lei con la testa rovesciata all’indietro, abbandonata nelle mani di quello sconosciuto.
La sta palpando e baciando e lei subisce senza opporre alcuna resistenza.
La gira, tenendo il pacco ben premuto contro il suo culo e le infila entrambe le mani sotto il gonnellino.
In breve lo solleva e vedo le sue dita dentro il sesso della mia ragazza e lei gemere di piacere.
Ha la canottiera sopra le tette e la figa scoperta, è nuda con uno sconosciuto e sta godendo come una vacca.
Lei allora si gira, lui le sussurra qualcosa all’orecchio, lei si china, gli sbottona la patta dei pantaloni, gli estrae il cazzo e lo prende tutto in bocca.
La vedo spompinare quell’uomo ed io quasi vengo nei pantaloni tanto sono eccitato.
Elena è brava a fare i pompini e prova ne è che dopo qualche secondo l’uomo è già venuto.
Lei gli pulisce per bene la cappella e la risistema nei pantaloni.
Si alza e lui le da un bacio sulla fronte.
Cinque minuti dopo Elena mi raggiunge al bar. Le ordino un coca-rhum e aspetto che ne abbia bevuto un sorso per chiederle:
“Lui dov’è? ”
“Mi aspetta in macchina. Vuole portarmi nel suo appartamento”.
“Ci vuoi andare? ”
“Ho un po’ paura… ”
“Ma? .. ”
“ma ho tanta voglia di chiavare che sono tentata ad accettare”.
“Allora, invece che nel suo appartamento, fatti portare al ***pub”.
“Alla baracchina? ”
“Sì. E poi lì te lo chiavi nella pineta, così posso controllarvi”.
“Ok… “.
Lei esce dal locale ed io la seguo a breve distanza.
Lui l’attende in macchina col motore acceso.
La guardo salire e attendo che la macchina abbia svoltato l’angolo.
Corro alla mia auto e mi metto in strada per raggiungerli il prima possibile.
Li trovo all’uscita del paese, quando ancora non sono iniziate le colline, e mi metto dietro a loro.
La strada è ancora trafficata e lui non dovrebbe accorgersi di me.
Li seguo a circa dieci metri e distinguo chiaramente Elena e l’uomo che discutono.
Poi, nel fulgore dei fari, la testa di lei scopare dalla mia vista.
Si è abbassata su di lui.
Sicuramente glielo starà succhiando la troia.
E come volevasi dimostrare l’auto che mi precede riduce la velocità.
Per non insospettire l’uomo sono costretto a passare la macchina.
Affiancandola getto un’occhiata nel loro abitacolo e scorgo la chioma bionda di Elena tra le gambe dell’uomo.
In questo momento vorrei essere al posto di lui.
Credo di non avere mai amato e desiderato Elena come in questo momento.
Mi sembra la donna più
bella e più mignotta del mondo.
La strada la so e li precedo al ***pub.
Li aspetto ad un tavolo del bar con una birra davanti.
è fresco e la tramontana è servita a spegnermi un poco i bollenti spiriti.
Ma loro non arrivano.
L’attesa mi innervosisce.
Sento che non sono più padrone della situazione.
Che abbiano cambiato idea?
Che lui l’abbia realmente portata nel suo appartamento?
Cosa staranno facendo?
Non vorrei proprio che Elena fosse in pericolo.
Fino a quando c’ero io problemi non ce n’erano. Ma adesso.
Scruto lungo la strada che porta alla collina ma non vedo nessuna macchina arrivare.
Guardo l’orologio.
Avrebbero dovuto essere qui da non meno di un quarto d’ora.
Il pub è ancora pieno e dalla pista vengono suoni tecnologici.
Mi agito sulla sedia.
Finisco la birra e mi alzo.
Sto per uscire quando arriva l’auto con Elena a bordo.
Mi nascondo dietro una colonna.
Lui esce dalla macchina.
Elena è ancora seduta sul sedile.
Allunga il collo per guardarsi allo specchio retrovisore e si passa un cleenex sulla faccia.
Che maiala, penso.
Gli è di nuovo venuto in bocca.
Lui si infila la camicia nei pantaloni e intanto lei esce, si sistema la gonna e la maglietta e si dirigono verso di me.
Io mi nascondo.
La vedo che mi cerca ma non mi faccio scoprire.
Resto nell’ombra mentre bevono un drink ghiacciato.
Per tutto il tempo lui le tiene la mano fra le cosce.
Lei è rossa in viso come non l’ho mai vista. Ha i capelli scompigliati e non mi è mai sembrata così bella come questa sera.

Chiunque la vedesse ora si accorgerebbe che Elena sta godendo ed è sovreccitata.
Si muove sinuosamente, quando parla spesso sbuffa e mostra la lingua, i suoi sono sguardi da gatta in calore.
Si appoggia spesso a quell’uomo e preme contro le sue spalle i seni abbondanti.
E se lui la bacia lei gli offre la bocca e la lingua e il suo corpo.
Dopo qualche minuto si alzano e si dirigono a piedi verso la pineta.
Ora è lei che sa bene dove andare.
Ci siamo venuti due sere fa qui e abbiamo scoperto un posto incredibile tra il fogliame dove si può scopare senza essere visti.
è una radura fra alberi e arbusti che da a strapiombo sulla valle.
In lontananza si vedono le luci del paese ed i riflessi azzurri del mare.
La serata è spendente di stelle e questo non fa che impreziosire il quadretto.
Elena si ricorda bene del posto.
Lascia bruscamente il sentiero e si trascina dietro l’uomo.
Io li seguo poco distante.
Cercando di fare il meno rumore possibile arrivo alla radura.
A cinque metri da me li vedo uniti in un abbraccio sospeso nella notte.
Le loro bocche sono unite, i sessi premono l’uno contro l’altro, le mani si frugano avide di segreti.
Lei lo allontana e con usata malizia si toglie la maglietta.
Quindi si sfila la gonna ed i sandali e rimane completamente nuda con l’aria della sera che le accarezza la pelle.
Lui si abbassa la patta dei pantaloni e sfila il membro rosso per la tensione. Lei si inginocchia e ricomincia a succhiarlo.
Si gira verso il sentiero.
Mi vede.
Aumenta il movimento della testa e della lingua e lo spompina come una dannata.
“E ora chiavami”, gli dice in modo che anch’io possa sentire.
Lui la gira a pecorina e punta il suo cazzone in direzione della figa di Elena. La trova senza fatica e la penentra.
Prima con movimenti lenti, poi con colpi secchi e potenti la scuote e la possiede.
La sento gemere e la vedo portarsi la mano alla bocca.
La morde in preda a spasimi di eccitazione.
Ha gli occhi chiusi ed il viso infiammato.
Lui continuando a stantuffare si inumidisce un dito con la saliva e glielo infila nel buco del culo.
Poi estrae il membro dalla figa e la incula.
Neppure il culo sembra offrire una valida resistenza.
Non urla né dimostra di sgradire anzi, continua a gemere, accompagnando col bacino i colpi bruschi dell’uomo.
“Ti sfondo lurida troia! ” lo sento sussurrare.
“Si”, dice lei,
“fottimi, fottimi… “.
Esco dal cespuglio con il cazzo fuori dai pantaloni.
Lui sulle prime rimane sorpreso.
Poi ad un mio segno d’intesa prosegue a scoparla.
Mi metto davanti alla sua faccia e lei inghiotte il mio cazzo con avidità.
Lui non mi conosce, potrei essere chiunque, un villeggiante, un custode, un criminale.
Ma a lui non pare interessare, continua a sfondarle il culo con la cappella rossa di eccitazione.
Lei si alza e mi bacia.
“Ti piaccio così vacca? ”
“E tu ti piaci? ”
“Uhm… ho voglia di bere il tuo sperma”
L’altro è al limite dell’eccitazione.
Sta per urlare di piacere e sfila l’uccello dal buco del culo.
Elena di sdraia e si fa sborrare sulle tette.
Poi si massaggia il caldo liquido dell’uomo sul ventre.
Si porta le mani alla bocca e le lecca.
A quella visione esplodo e le sborro sulla sua faccia.
L’uomo in piedi dietro di noi si riveste.
Non dice una parola.
Vedendo che ci stiamo baciando se ne va.
Io ed Elena rimaniamo un poco nella radura.
Lei è ancora nuda e sento sulla sua pelle e sulle sue labbra l’odore forte di sperma.
Allora la bacio e le nostre lingue si toccano e uniscono.
Mi spinge a terra e mi salta sopra. Infila il mio cazzo nella vagina e comincia a cavalcarmi.
Stringo tra le mani le sue poppe mentre lei danza una danza sensuale sul mio cazzo.
Sempre più forte, sempre più forte, fino a che viene, geme, viene scossa da un brivido di piacere e si distende di fianco a me.
Stiamo distesi ancora qualche minuto guardando il cielo limpido, senza parlare.
Ognuno di noi ripensa alle gesta di quella notte pazzesca.
Alla fine ci alziamo, ci vestiamo e ci avviamo alla macchina.
Per tutto il tragitto versa l’albergo né io né Elena apriamo bocca.
Saliamo in camera. Elena si sveste.
“Vado a fare una doccia”, mi dice.
La fermo.
“Dormiamo così questa notte. Voglio addormentarmi col tuo odore di sesso addosso. La doccia la fai domani mattina”.
Lei si stende di fianco a me e chiude gli occhi.
è difficile dormire dopo una notte come quella passata.
Io, in particolare, sono ancora scosso ed eccitato.
La sento respirare e sento di amarla come mai l’ho amata.
Ora sono convinto che domani mattina entrambi ci sveglieremo con la convinzione che in tre si chiava meglio.
E mi addormento felice. FINE

About Erzulia

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