Mi chiamo Giorgio, sono un imprenditore e, durante la giornata di lavoro nel mio ufficio, vengo allietato dalla “presenza” della mia segretaria. Bella, bionda, ben messa, circa 35 anni, ma con un sol difetto: io per lei sono solo il suo capufficio.
Spesso sogno di fare l’amore con lei, di sbatterla sulla mia scrivania e violentarla, poi la sua voce seria e decisa, il suo sguardo tenero, ma sempre basso, mi riportano alla dura realtà. L’altro giorno l’ho chiamata nella mia stanza per scrivere una lettera, lei ha bussato, ha atteso una conferma, è entrata e si è seduta davanti alla mia scrivania. Non potevo vedere, ma sicuramente aveva accavallato le gambe. Era vestita come al solito: con un completino gonna-giacca grigio chiaro, le calze chiare, le scarpe nere, ben truccata e ben pettinata: Che meravigliosa donna!
Mentre dettavo la lettera mi è caduta a terra la penna, quando l’ho raccolta ho potuto ammirare la perfezione delle sue gambe, anzi lei mi aveva ancor più allietato cambiando posizione di accavallamento, avevo potuto notare anche il suo slip nero.
Quell’immagine mi aveva eccitato tanto che , dopo la dettatura, non avendo altro sfogo possibile, mi sono recato al bagno ed ho iniziato a masturbarmi. Pensavo a lei, alla rotondità del suo sedere, alle sue gambe, alla bella prominenza (non esagerata) dei suoi seni. Avevo chiuso gli occhi e la mia mano menava …. Ad un tratto sentii un improvviso rumore che mi riportò nell’immediata realtà, Cristina aveva aperto la porta del bagno che io non avevo, inavvertitamente, chiuso a chiave. “Dottore, cosa stà facendo? ” mi chiese lei sbigottita. I suoi occhi erano spalancati e davano tutta l’impressione di voler schizzare fuori dall’orbita. Io mi sentii un verme, ero lì davanti a lei che mi guardava mentre mi facevo una sega. “Mi scusi” fu l’unica cosa che mi venne da dire, e scappai via, verso la mia stanza. Ero veramente fuori di me! Non sapevo cosa avevo fatto, mi sentivo male, mi veniva da rimettere… Che figura!
Nel mentre pensavo alla brutta figura la porta della mia stanza si aprì ed entrò Cristina, “strano” pensai io, “come mai non ha bussato”. “Caro dottore, io lo so che ti stavi masturbando pensando a me, me li sento i tuoi occhi addosso durante la giornata, è meglio chiarire subito: io sono sposata e non voglio rogne, se proprio vuoi posso finire io ciò che tu hai lasciato incompiuto” disse lei molto duramente. Io rimasi di stucco, mi aveva dato del tu e, soprattutto, era la prima volta che non parlavamo di lavoro. “Dai, vieni” disse lei dopo essersi seduta ed aver accavallato le gambe “vieni qui che finisco io”. Mi avvicinai come un automa, lei mi tirò giù la cerniera, infilò la mano, estrasse il membro (pietrificato) ed iniziò a menarmelo. “Si, Cristina dai… ” mormorai io, ma lei subito mi riprese: “senti, se vuoi continuare con me mi devi dare del lei e devi fare solo quello che io ti dico, ok? “, “si” risposi io timoroso. In effetti temevo che lei smettesse la masturbazione, era troppo bello e non mi andava. Si fermò e tirò giù i pantaloni ed i boxer, rimasi mezzo nudo, poi riprese a toccarmi e questa volta con due mani, l’una il membro e l’altra i testicoli. “Non venire subito” disse lei e prese a leccarmi il glande . Vedevo la sua bocca rosea che si avvinghiava sul mio cazzo e non potevo crederci. Poi , improvvisamente, si fermò, si tolse gli slip, alzò la gonna, mi costrinse ad inginocchiarmi e mi disse: “Dai, leccami la passerotta, non vedi che è tutta grondante”. In effetti era tutta bagnata. Affondavo la mia lingua in quel ben di Dio e continuavo a non poterci credere. Con il cazzo toccavo la sua gamba, cercai di masturbarmi, ma lei con un piede mi spinse a terra e fu sopra di me.
Mi cavalcava come una vera cavallerizza. Vedevo i suoi seni, coperti ancora dal vestito, sobbalzare ad ogni calata che faceva su di me. Sentivo lo schiocco che emetteva la sua fica nel movimento; venimmo insieme urlando dal piacere. Rimanemmo a terra, lei su di me, ad ansimare per qualche minuto, per smaltire la fatica, poi lei si alzò. Io rimasi ancora a terra e lei con un piede prese a stuzzicarmi di nuovo il cazzo che ridivenne duro. “Povero il mio caro dottore, riesce ad eccitarsi anche se lo tocco con un piedino” mi disse “dai, rivestiamoci… ” ed andò via.
Quando mi fui ripreso e rivestito andai nella sua stanza e non la trovai, trovai solo un biglietto sulla sua scrivania “io cambio lavoro, si cerchi un’altra segretaria. Domani mattina le spedirò la lettera di dimissioni. La prego di spedirmi i documenti al mio indirizzo. Ossequi. “. FINE