Il secondo anno di liceo avevo preso l’abitudine di studiare tutti i pomeriggi a casa di una compagna di classe, Monica.
Quel pomeriggio particolare, che ancora ricordo, sua madre, che abitualmente era in casa, era dovuta uscire di corsa per sbrigare degli affari.
Rimaste sole abbiamo iniziato a studiare, come al solito.
Mentre stavamo studiando Monica si alzò per andare a prendere un bicchiere di latte. tornò dalla cucina e notai che si era tolta la felpa restando con una maglietta bianca sotto la quale si notavano i capezzoli.
Sorseggiò il latte, bagnandosi di bianco le labbra e poi me ne offrì un sorso, dal suo stesso bicchiere, accettai mentre lei mi guardava e si leccava, lentamente le labbra.
Mi rimisi a studiare ma notai che lei, invece di guardare il libro, mi stava fissando.
Poi mi disse:
“senti Laura, sediamoci sul divano così stiamo più comodi”.
Io mi sedetti sul divano e lei si accovacciò sul tappeto, poco distante da me.
Mentre leggevo ad alta voce vidi ancora che mi fissava e la mia voce si incrinò un poco… non capivo, cioè la vedevo strana e provavo un leggero turbamento, ma non sapevo a cosa fosse dovuto.
Le dissi:
“Monica, cosa… cosa succede, tutto bene? ”
“Si – rispose – continua dai, mi piace sentire la tua voce”
Continuai a leggere mentre lei si avvicinava ancora di più a me… il suo viso era a pochi centimetri dalle mie ginocchia e poi poggiò una guancia sulle mie cosce.
Smisi di leggere e la guardai, mentre cominciavo a sentire un leggero languore dentro di me
“Laura – mi disse – io… noi cioè… insomma… proviamo dai… puoi alzarti ed andare via quando vuoi, io non ti fermerò ma, ti prego, provaci o ti pentirai di non averlo fatto per tutta la vita… sarà dolce dai…. ”
Ormai avevo capito e rimasi un attimo come perplessa, mentre riflettevo.
Lei avvicinò ancora di più il suo viso alla patta dei miei jeans e cominciò a darmi dei bacetti, strofinando la sua bocca sui miei jeans.
Poi abbassò la zip e sfilò i jeans, lentamente… mentre mi carezzava le cosce.
Non capivo più niente, mormoravo solo parole senza senso tipo
“Si, no, dai.. ti prego… si dai, va bene… no”
Rimasta in mutandine iniziò a darmi dei bacini e a leccarle dando leggeri colpetti di lingua proprio nella fessura.
Cercai di allontanarla perchè mi sentivo imbarazzata… ehm voglio dire, quella mattina avevo avuto ginnastica e poi corsa e.. allora non mi cambiavo gli slip tutti i giorni quindi le mie mutandine erano abbastanza conciate e mi vergognavo, ma lei continuò estasiata, affondando il suo viso tra le mie cosce.
Cercava il mio odore, il mio sapore, e leccava, leccava spingendo la lingua come un cagnolino affamato..
Sentii l’onda venire e volli avvisarla.
“Monica… ooohhh io.. io… io… sto sto per veeeee….. ”
lei affondò ancora di più il viso afferrandomi le natiche e spingendomi ancora di più verso di se…
Venni, e lei leccò e baciò e succhiò tutto, succhiava letteralmente le mie mutandine…
Sentivo dentro di me il cotone degli slip e la sua lingua, calda… e l’umido della mia eccitazione colare tra le cosce…
Venni ancora e ancora e ancora, non ricordo più quante volte.
Poi lei mi fece sdraiare e, in posizione 69 venne sopra di me e continuò a leccare, avevo sempre su le mutandine, ormai inzuppate, e ora lei spingeva la sua lingua di lato, entrando nella mia fighetta insieme al lembo degli slippini, mentre lei si era tolte le sue e stava a pochi centimetri dal mio viso.
Sentivo che stavo per venire di nuovo e mi sforzavo di sollevare la testa per raggiungerla ma lei abilmente stava a pochi millimetri dalle mie labbra,
la sua fighetta calda, umida, sapeva di eccitazione, di amore, di sesso.
Volevo come una pazza, volevo farle quello che stava facendo a me..
Quando si accorse che stavo venendo si abbassò di colpo.
Venne nelle mie labbra mentre la mia lingua era tutta dentro il suo dolce nido di miele e io venni nelle sue.
L’abbiamo fatto altri pomeriggi da allora, ma quella prima volta non lo scorderò più.
Monica ha cambiato città ma conservo ancora oggi quelle mutandine, ben nascoste dentro un libro al quale ho scavato le pagine, e spesso mi chiudo nella mia stanza, penso a Monica, le annuso e le mie dita volano leggere dentro di me. FINE