Le pulizie in albergo

Avevo 18 anni e quell’estate sarei andato al mare, ma non a divertirmi, bensì a fare il cameriere in un albergo gestito da alcuni amici di famiglia. Ero stato io stesso a volere quell’esperienza, dato che i soldi guadagnati mi sarebbero serviti per acquistare l’impianto stereo tanto desiderato. Ad Aprile il direttore sarebbe andato a Riccione ad aprire l’albergo per prepararlo per l’imminente stagione estiva. Mi telefonò per chiedermi se ero disposto ad andare con lui. Gli avrei dato una mano e avrei preso confidenza con il lavoro. Gli diedi la mia disponibilità e così passai le vacanze di Pasqua in un albergo tutto vuoto. Oltre a noi due c’erano alcune donne delle pulizie e la sorella del direttore, una signora di quasi sessant’anni, molto amica di mia madre, che conoscevo molto bene.
Fulvia non era più giovane, ma era ancora bella, alta, con la sua folta chioma scura, seno prosperoso, fianchi larghi e gambe lunghe. Devo confessare che, quando eravamo invitati a pranzo a casa sua, più di una volta ho cercato di sbirciare sotto al tavolo per gustarmi lo spettacolo delle sue cosce. Una sera addirittura, mentre si parlava di neonati, lei disse che aveva allattato i suoi due figli ed anche altri neonati, e si aprì la vestaglia mettendo in mostra un paio di tette veramente notevoli, seppure seminascoste dalla sottana, dicendo che non aveva mai avuto problemi e che per questo era stata soprannominata “Latterina”.
Questa immagine rimase per molto tempo nella mia memoria e la signora Fulvia divenne la protagonista incontrastata delle mie fantasie sessuali.
La settimana di pulizie in albergo si presentava sotto ottimi auspici. Avrei avuto modo di girare intorno alla signora per rubare qualche altra immagine proibita …
Il primo giorno stavo passando in rassegna la cucina quando Fulvia entrò per pulire il pavimento
– Esco subito, signora –
– Ma no, sciocco, rimani pure. Che hai paura di me? –
– E che non voglio disturbare –
– Ma dai, nessun disturbo. Siediti su quella sedia e aspetta. Quando ho passato lo straccio puoi riprendere la tua ispezione! –
Mi misi seduto e iniziammo a parlare delle solite cose. Nel frattempo lei stava passando lo straccio sul pavimento piegata in avanti, e così potei vederle le tette e le cosce. Infatti indossava una vestaglietta molto leggera che le arrivava a malapena al ginocchio. Mentre si muoveva si slacciò quasi tutti i bottoni, sia per il caldo che per lavorare meglio. Ogni tanto si rialzava per riposarsi ed asciugarsi il sudore, e potevo vedere buona parte delle cosce e delle tette.
– Scusami, ma è tanto caldo. Non ti scandalizzi no? –
– No, no, non si preoccupi, faccia pure –
– Quasi quasi mi tolgo anche la vestaglia … tanto siamo soli … –
e così dicendo si slacciò l’ultimo bottone e si sfilò la vestaglia, rimanendo in mutande e reggiseno. Io non sapevo più dove guardare. Ripeto, la signora Fulvia aveva quasi sessant’anni ma era ancora molto bella, almeno per me, giovincello che si stava per affacciare sul mondo del sesso …
Quando si piegava in avanti il reggiseno nero faceva fatica a contenere le grandi tette, e quando si girava mostrandomi il sedere, potevo vedere i bordi delle mutande nere di pizzo che si spostavano verso l’interno delle sue chiappe che, di conseguenza, si scoprivano quasi del tutto. Notai che, seppure intaccate da una leggera cellulite, erano ancora sode e piene.
– Ecco, ho finito –
Disse sedendosi su una sedia di fronte a me. Io continuavo a guardare le cosce, le tette, la pancia, il culo … non ragionavo più
– Ora andiamo a cena e poi a dormire. Ci aspetta una settimana molto dura. Chissà se mio fratello ha già deciso quali camere occupare … –
Si alzò e si rivestì. Poco dopo entrò il fratello e disse che potevamo prendere le camere al primo piano, ma dovevamo preoccuparci di prepararle. Fulvia mi disse di accompagnarla di sopra così avremmo scelto le camere e mi avrebbe aiutato a preparala. Avevo ancora la testa sottosopra quando la seguii sulle scale, ammirando ancora una volta il suo grande culo. Aprì la porta della camera n. 4 ed entrammo. Era una matrimoniale. Mi guardò e mi sorrise.
– Vogliamo dormire tutti e due qui? – Rimasi senza parole
– Così non devo preparare due letti … pulire due bagni … –
– Mah … vuole dire … cioè … che dormiremo … –
– Insieme. Perché, hai paura? – si avvicinò e, fissandomi negli occhi, continuò con un tono di voce più basso – potrei essere tua madre, e poi ti conosco da tanto tempo … siamo amici di famiglia … – mi passò una mano tra i capelli e mi accarezzò.
Il cuore mi batteva a più non posso, ero emozionatissimo, e credo di essere diventato rosso in volto, perché la signora cercò di tranquillizzarmi
– Ora rilassati, non pensarci. Vai a cena che io intanto preparo la camera –
Mi baciò sulla guancia e mi spinse fuori dalla camera. Scesi le scale come un automa, senza rendermi conto di quello che stavo facendo. Cenammo tutti insieme nella cucina e poi ci accomodammo sui divani nella hall dell’albergo. Tra una chiacchiera e l’altra arrivammo quasi a mezzanotte.
– Io vado a dormire. Buonanotte – il direttore ci salutò, e dopo poco tempo anche le altre donne andarono a dormire
– Andiamo a dormire anche noi, Andrea? Su, che domattina dobbiamo alzarci presto –
Salimmo le scale ed entrammo in camera. Rimasi in piedi vicino alla porta, con la valigia in mano. Non sapevo cosa fare.
– Dai, spogliati, intanto io vado in bagno, se non ti dispiace –
Tirai fuori il pigiama e iniziai a spogliarmi. Sentivo l’acqua scorrere nel bagno. Mi avvicinai cautamente alla porta e mi chinai per spiare dal buco della serratura. Fulvia era in mutande e reggiseno. Si tolse il reggiseno e liberò le sue grandi tette. Erano eccezionali! Grandi, piene, con enormi capezzoli scuri, leggermente cadenti, ma senz’altro migliori rispetto ad altre tette che avrei visto in futuro, anche in donne molto più giovani di lei. Se le massaggiò piano piano mentre si ammirava nello specchio. Poi si abbassò le mutande e si mise sul bidet. Vidi la fica nerissima, fittamente ricoperta da peli che formavano un grande triangolo. Aveva un po’ di pancia, ma per me era la visione più eccitante che avevo mai visto. Si lavò a lungo, poi si alzò e si asciugò, mostrandomi il sedere. Anche il culo era da sballo Grandi chiappe, tutto sommato ancora sode e con appena un po’ di cellulite. Poi prese la camicia da notte e se la infilò. Era una camicia da notte nera e cortissima, le arrivava a malapena a metà coscia. Sopra aveva due spalline sottilissime ed era ampiamente scollata. Le tette uscivano fuori quasi per tre quarti e i capezzoli facevano capolino dai merletti di bordo. Mi rialzai e, con il cazzo durissimo, tornai verso il letto. Mi sdraiai ed attesi nervosamente. La porta si aprì e Fulvia uscì dal bagno.
– Ah, finalmente un po’ di riposo – e si sdraiò alla mia destra. Sapere che al mio fianco c’era una donna praticamente nuda, coperta da una leggerissima e striminzita camicia da notte mi mandava letteralmente fuori di testa.
– Non hai caldo con il pigiama? Dai, toglilo –
Obbedii al suo comando come fossi in stato ipnotico, e rimasi in mutande. Fulvia si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi il dorso. La mano scese piano piano fino a sfiorare l’elastico delle mutande che facevano fatica a trattenere il cazzo in piena erezione
– Dai, togliti anche le mutande – mi sussurrò con la bocca attaccata al mio orecchio destro.
Mi sfilai le mutande e liberai il cazzo dalla sua prigione. Fulvia lo prese in mano con la destra mentre mi leccava l’orecchio. Avevo i brividi in ogni parte del corpo. Sentivo il calore del suo corpo a contatto con il mio fianco, e le tette accarezzavano il mio braccio destro. Dopo qualche minuto si girò sul fianco, allungò la gamba destra e mi salì sopra. Non avevo mai provato una sensazione del genere! Sentivo l’interno delle sue cosce calde toccare il mio ventre, poi scivolò più in basso e mi strofinò la fica bagnata sul ventre fino ad arrivare sul cazzo che, durissimo, si infilò nel solco tra le natiche. Poi alzò leggermente il bacino, prese con una mano il cazzo e lo posizionò all’ingresso della fica.
– Infilalo dentro – mi sussurrò.
Alzai un poco il bacino e iniziai a penetrarla. Era una sensazione incredibile! Sentivo i tessuti caldi e umidi della fica avvolgersi intorno al cazzo, e una forza misteriosa mi attirava verso le sue parti più nascoste.
– Adesso fermati, ci penso io – mi disse. Si abbassò la camicia da notte scoprendo le sue magnifiche tette. Le coprì con le mani e iniziò ad accarezzarle
– Ti piaccio? – mi domandò.
– Oh si, tanto, sei la donna più bella del mondo … –
Si piegò in avanti e mi abbracciò, poggiando le grandi tette sul mio petto. Quindi cominciò a muovere il bacino in su e in giù, molto lentamente
– Dimmi, caro, sei mai stato con una donna? –
– No, Fulvia, no … –
– L’avevo capito … –
Aumentò il ritmo gradualmente e iniziammo a scopare in maniera molto intensa. Sentivo che stavo per sborrare
– Fulvia … Fulvia … sto per venire! … –
Fulvia aumentò ancora il ritmo
– Anch’io, Andrea, vengo … ah … –
Scaricai tutta la sborra dentro di lei. Fulvia mi abbracciò mentre con il bacino si muoveva ancora. Ci baciammo appassionatamente sulla bocca, con il respiro ancora affannato.
– Che scopata! Grazie, caro, era tanto che non scopavo … –
– Mah, siamo venuti troppo in fretta, Fulvia! –
– Sai, eravamo troppo impazienti, e tu eri troppo nervoso. D’altronde è la prima volta che scopi. Non ti preoccupare, abbiamo una settimana tutta per noi, imparerai! … – FINE

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