Era Estate, faceva caldo, molto caldo.
Avevo cosparso il mio corpo di un olio profumato; mentre me lo spalmavo, mi massaggiavo con le mani lungo i fianchi, verso le natiche… le mie mani scivolavano dall’alto verso il basso, verso l’inguine, poi su… verso i capezzoli… erano turgidi, li pizzicavo… un sospiro… piacere, tanto piacere a sentire il mio seno morbido e allo stesso tempo sodo, bello sodo.
Mi toccai in mezzo alle gambe, ero bagnata, sarebbe stato un peccato rinunciare a quel momento e uscire in fretta per incontrare Gianmario.
Continuai a toccarmi… su e giù con la manina, sfregandomi il clitoride poi, dentro due dita, ancora una, ero bagnata… portai la mano alla bocca, era bello sentire il mio odore, leccarmi le dita, come stessi prendendo in bocca il cazzo del mio ragazzo.
Sì, quelle mie dita lunghe e affusolate, dritte, dure e bagnate come un cazzo che sta venendo.
Ancora dentro la mano.
Sì, dentro e fuori, dentro e fuori, ancora, ancora, sempre più forte… fino alla massima goduria.
Sentivo ancora di quello strano odore di sesso, mi lavai la mano e uscii con il sorriso sul volto.
Indossavo un vestitino a sottoveste azzurro, sotto solo un perizoma blu elettrico.
La pelle era dorata e l’olio la faceva ancora risplendere al tipido sole della sera.
Dal vestito si intravedevano i capezzoli ancora turgidi, erano belli da toccare, sopra la seta dell’abito.
Gianmario, appena mi vide, non desiderava far altro che morsicarmeli.
Lo fece… era bellissimo sentire le sue labbra, i suoi denti, la sua lingua sulle mie tette, sentivo il fuoco dentro e lui non resisteva dalla voglia di penetrarmi. Ci appartammo in una strada vicino al centro; era un vicolino buio, da cui si vedevano le persone passeggiare sul corso.
Mi spinse con la schiena contro il muro. I miei lunghi e sinuosi capelli rossi mi scivolavano lungo le spalle, sulla schiena, sui capezzoli.
Gianmario cominciò a baciarmi con una passione che non avevo mai sentito… ero già bagnata.
Mentre mi faceva scendere gli spallini dell’abito per scoprirmi le tette e leccarmi, con una mano mi levò il perizoma.
Anche lui sentì che ero bagnata, si portò la mano alla bocca, la leccò, poi la appoggiò alle mie labbra, la leccai anch’io.
Ero eccitatissima, sentivo la schiena inarcarsi dal piacere.
Si inginocchiò e cominciò a leccarmela… che bello sentire la sua lingua calda fra le mie gambe, sulla mia figa…
Si rialzò e mi baciò di nuovo con forza, sembrava che la sua lingua fosse il suo cazzo e la mia bocca la mia figa, voleva sbattermelo dentro e io volevo prenderlo, subito, anche due volte, non ce la facevo più, volevo solo che entrasse e mi facesse sentire tutto il suo cazzo duro dentro, fino in fondo, lo volevo sentire tutto, nel suo turgore.
Aprii le gambe, non vedevo l’ora, gli slacciai i pantaloni, tirai fuori quel suo gigantesco uccello, me lo spinse dentro, fino in fondo.
Cominciò a sbattermelo su e giù, su e giù.
Sì, era bello, era il massimo.
Lo sentivo tutto, mi faceva un po’ male, era grande, tanto, ma era bellissimo provare quel dolore per raggiungere un piacere che volevo infinito.
Scivolava dentro e fuori, ero bagnatissima… ancora un po’… dai… ancora… stava per venire…. lo volevo tutto dentro, spingimelo ancora più in fondo, fammelo arrivare in gola.
Lo stringevo a me, lo mordicchiavo, fremevo, ma non potevo urlare, ci avrebbero sentiti.
Mi accorsi che ad un terrazzo, poco sopra di noi, c’erano due ragazzi, ci guardavano, si baciavano, uno masturbava l’altro, era bellissimo vedere quanto fossero eccitati nel vederci.
Loro spiavano noi e io spiavo loro.
Tutto ciò mi eccitava ancor di più…
Sentii lo sperma di Gianmario uscire ed entrare in me, era una sensazione bellissima.
Anche il ragazzo del terrazzo era venuto, ed il suo compagno lo stava pulendo con la bocca.
Ero bagnata, il respiro era affannato, i capezzoli ancora turgidi, Gianmario era eccitatissimo, continuava a toccarmi, baciarmi, mordicchiarmi… era stato stupendo… e ne volevo ancora…. FINE