Notte d’Agosto

è scura e buia la notte senza ombre.
La paura di quella notte, di restare abbracciato al mio freddo cuscino, non mi lasciava dormire.
Il caldo d’Agosto e la frescura del condizionatore avevano creato quell’ambiente di dolce torpore, solitudine e silenzio al quale non ero abituato.
Quella notte mi sentivo solo e abbandonato a me stesso, come un bimbo disperso in un centro commerciale che cerca di ritrovare la madre.
Il fatto di restare ad agosto al lavoro, mentre vedevo la gente partire, mi lasciò uno strano senso di vuoto, per la prima volta.
La città diventava sempre più deserte ed in me aumentava la voglia di carezze e di offrirne in ugual misura, se non di più, ma ogni speranza quella notte sembrava essere solo il delirio febbrile del caldo.
Erano ormai giunte le 2. 00 del mattino quando squillò improvvisamente il telefono.
Ero spaventato a rispondere a quell’ora della notte, forse il pensiero che fosse capitato qualche cosa in famiglia.
Lo feci squillare alcune volte ed alla fine risposi.
“Pronto? ”
“Ciao Luca, sono T. , sono appena tornata dal Messico. ”
“T. !!! Ma hai visto che ore sono? ”
“Si, lo so che ore sono, ma non riesco a dormire e ho voglia di vederti e raccontarti del Messico”
“Ma non puoi aspettare domani in ufficio? E poi tuo marito? Ma cosa hai bevuto? ”
“A. è andato a giocare a poker da Enzo. So già che quelli si staranno scopando qualche troietta recuperata da Enzo e fino alle 7. 00, 8. 00 di domani mattina quel bastardo non torna a casa. ”
“Ma sei fuori, e se ti sbagli? Se torna prima e non ti trova? Che cosa gli racconti? ”
“Non me ne frega un cazzo, gli dirò che mi sentivo sola a casa e che sono andata da mia madre a dormire. ”
“E secondo te, conoscendolo, non ti gonfia? ”
“Non me ne frega un cazzo, corro questo rischio. Ho voglia di vederti, di abbracciarti e di essere amata. ”
“Ho voglia di vederti anch’io, ma non voglio esagerare, non voglio che vengano fuori casini. Lo sai come la penso…. ”
“Si, lo so cosa intendi, ma ti assicuro che non succederà nulla. Lo sai anche tu come vivo la mia situazione. ”
“Ok, ti aspetto. ”
Aspettando il suo arrivo, cercai di sistemare alcune faccende domestiche che un single, alcune volte, tralascia.
Mi accorsi, ridendo di quanti vestiti avevo lasciato sparso per la casa.
Evidentemente lei trovò il portone aperto e sentii suonare il campanello di casa.
Aprii e non feci in tempo a voltarmi per richiudere la porta che lei mi stava abbracciando e stringendo come non mai.
Un bacio lungo e caloroso fece incrociare e volteggiare le nostre lingue, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso dall’eccitazione.
Cominciò a baciarmi sul collo, mentre l’accarezzavo tra i capelli e lentamente scesi a stringerle i fianchi.
Mi guardò fisso negli occhi dicendomi che per tutta la vacanza aveva solo desiderato questo momento.
Mi prese per mano e mi condusse subito in camera da letto e cominciò a spogliarsi.
Voltandosi e sorridente, disse che per il racconto della vacanza ci sarebbe stato tempo anche il mattino seguente.
Rimasi fermo, per che l’unica cosa da togliere era giusto un paio di slip!!!
Lei si avvicinò, indossando solo l’intimo, e si inginocchiò cominciando a strofinare la mano sul pene e mordicchiandolo sugli slip.
La punta, ormai, usciva dagli slip e lei passava la sua lingua sul glande per poi scendere mordicchiandomi fino alle palle.
Si alzò di scatto e tenendoci per mano ci buttammo sul letto, come se fosse un tuffo nel mare.
Lo era. Un tuffo nel mare della sensualità e nella sessualità.
Le slacciai rapidamente il reggiseno e cominciai a succhiarle i capezzoli, risalendo, baciandola e mordicchiandole i lobi delle orecchie.
La sua mano aveva già fatto uscire il pene dagli slip e dolcemente aveva iniziato a masturbarmi.
La mia mano si infilò nelle mutandine e rivolgeva a lei le stesse attenzioni.
Iniziai a scorrere il suo corpo e lentamente le tolsi le mutandine.
Risalii fino ad affondare il viso nella fica.
Lei allargò le cosce per facilitarmi la cosa.
Iniziai a scostarle le labbra e ricominciai a masturbarla, mentre la lingua scorreva sul clitoride, succhiando e mordicchiandolo.
Sentivo il suo ventre fremere dall’eccitazione e dall’orgasmo che stava per giungerle.
I mie colpi si fecero sempre più rapidi e precisi fino a sentirla sospirare dall’orgasmo raggiunto.
Rallentai, senza fermarmi, da quella dolce passera che lentamente stavo risucchiando.
Senza lasciare la mia ‘lubrificazionè mi voltai, proponendole il cazzo tra le labbra.
Si infilò dolcemente la punta in bocca.
Sentivo la sua lingua solleticare sul glande.
Lentamente cominciò ad afferrarlo con la mano e a spingerselo dentro la sua profonda bocca.
Continuammo per un po’ ed di tanto in tanto lo estraeva dalla bocca strofinandoselo lungo il perimetro delle sue soffici labbra.
Non resistevo più a questa sollecitazione e la voglia di venire aveva ormai prevalso sulla mente.
Mi voltai e lo infilai in quella bagnatissima e stretta fica che sentivo ad ogni colpo stringersi intorno a lui.
Andavo avanti indietro velocemente, sentendo il suo piacere e le sue urla ogni volta che affondavo fino a toccare, con la punta, il collo dell’utero.
Alla fine dice di odiarmi, perché la faccio soffrire arrivando sempre così in fondo, ma so che non è vero e la cosa le piace molto.
Evidentemente il marito non arriva a tanto.
Cambiando posizione lei cominciò a ‘cavalcarmì, dolcemente e spesso sfregandosi la punta intorno alle labbra della fica per poi di colpo infilarselo dentro fino in fondo.
Lo tenne dentro per un po’, senza muoversi.
Lei apri gli occhi e mi disse, sorridendo
“Cosa succede!!!!! è incollato dentro. Starei così per sempre. ”
“Magari”, riposi io, e sorridendo dissi,
“sarebbe un pochino imbarazzante andare al lavoro in questo modo!!!!! ”
La cosa mi eccitò tantissimo e la presi di forza, mettendola a 90 e ricominciai ad andare su e giù come un forsennato.
Sapevo che non prendeva la pillola, ma fortunatamente quello era il periodo ‘verdè e le venni dentro.
Feci per uscire, ma lei cinse i miei fianchi e ci voltammo senza che lui uscisse da quella posizione.
Ero ancora eccitato da quella situazione.
Eravamo venuti contemporaneamente e stavamo riprendendo fiato.
Lentamente infilai la mano tra i nostri corpi e cominciai a solleticarle l’ano.
Lo sentivo aprirsi e dischiudersi sulla punta del dito.
Presi il ritmo delle sue contrazioni e quando lo sentii aprirsi le infilai dentro il dito.
Sentivo il buchetto stringersi allo spasmo intorno al dito e il suo volto guardarmi con aria di sfida e di odio.
Sapevo che la cosa la spaventava, ma sapevo anche della sua curiosità e della sua sessualità costantemente repressa, dopo il matrimonio.
Sentivo il suo buchetto rilassarsi e cominciai a ‘masturbarlà.
Lei si voltò dicendomi che sentiva male, così cominciai ad insalivare il buchetto ed il dito.
Lei ricominciò a masturbarmi, con la leggerezza della sua mano.
Dopo averlo lubrificato e averlo sentito meno stretto sulle dita le avvicinai la punta e facendo un po’ di forza la penetrai in quel buco ancora inviolato. Inizialmente non sembrava gustarle quella dolce inculata, tanto da farmi fermare e quasi rammollire.
Feci per uscire, ma quando anche la punta era fuori, si voltò furiosa.
“Che cazzo fai? ”
“Ma se non ti piace”
“Non l’ho mai provato, ma stava iniziando a piacermi la cosa, ti prego non smettere.
Lo voglio ancora, lo voglio tutto. ”
Non potevo ignorare quell’insaziabile suo desiderio.
Le venni dentro ancora una volta.
Proseguimmo la nottata tra sesso ed attimi di reciproca tenerezza fino alle 6. 00.
Lei si alzò, si fece una doccia e rapidamente tornò a casa.
Grazie a T, quella notte, . riuscii felicemente a non dormire. FINE

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