Quando quella mattina mi svegliai non potevo ancora crederci. Avevo appena trascorso la prima notte in casa mia. Mia e di nessun altro. Lì dentro io ero il padrone. Niente più sveglie forzate, orari di rientro e divieti di fumare ora potevo fare quel che volevo. Rimasi a stiracchiarmi ancora per una buon’oretta, con l’unico accorgimento di accendere la radio che tenevo sul comodino per conoscere le condizioni climatiche della mia prima giornata della nuova vita.
Era difatti trascorso un mese dalla mia assunzione in una famosa multinazionale del tabacco quale dirigente del settore pubblicitario. Mese che avevo trascorso in un bell’albergo (pagato dalla ditta) in attesa di trovar casa.
“Buongiorno, sono le otto e trenta e queste sono le previsioni: molta neve è caduta stanotte sulla nostra città, le temperature oscillano dai meno sei gradi ai meno due; Obbligatorie le catene per chi si sposta in auto. Poco vento. Da Mauro è tutto, arrivederci. “.
” Ma vaffanculo”- mugolai, dal calduccio delle coperte-, “ieri sera non c’era niente ed ora c’è la neve; Che faccio io che non guido e volevo uscire a piedi? Cominciamo proprio bene… “.
Effettivamente Mauro mi aveva comunicato una brutta notizia.
Suona il campanello e vado svogliatamente ad aprire. La grassa moglie del portiere mi consegna i giornali. Ritorno a letto a sfogliare i quotidiani. Dopo aver letto le ormai giornaliere notizie sulla crisi in medio oriente do una scorsa alla cronaca, all’economia ed infine agli spettacoli. Proprio in questa pagina campeggia in bella mostra la foto di una famosa show girl accoccolata in vestaglia e babbucce su di un divano. L’attenzione per le fotografie dovuta alla mia professione mi fa notare che le gambe sono più scure del volto: “sicuramente indossa dei collant neri” – mi dico-, quasi auto complimentandomi per la sagace attenzione prestata nell’osservare quella foto.
Quella particolarità delle calze, inusuali per una donna in vestaglia e pantofole mi provocò una forte eccitazione. Cominciai pian piano a guadagnare l’elastico del pigiama per poi oltrepassare anche quello dei boxer fino ad arrivare a stringere il mio attrezzo ormai gia eretto. Comincio lentamente a masturbarmi sempre con innanzi agli occhi quella foto. Con la coda dell’occhio però, mi accorgo di una piccola pubblicità di un telefono erotico: Un lampo di genio si accende; Che faccio? Me lo sparo questo segone telefonico? Scrupolo, coscienza o la consapevolezza di avere ventisei anni fanno abortire il proposito.
Per aggirare meglio questi istinti giro decisamente pagina e comincio a cercare nelle pagine degli annunci un computer in buono stato da acquistare.
Aggirandomi tra mille articoli in vendita, arrivo alla sezione dei “personali”. Comincio a leggerne qualcuno, ma scorrendo il foglio mi fermo su uno in particolare che così recita: A. A. A. A. Massaggiatrice alta 180 cm. Snella Molto femminile, trapiantata di nome Lorena incontra se richiesto a casa altrui anche con amica donna. Amo la biancheria intima chiamami a qualunque ora allo 03….. ”
“è un trans!!! ” -mi dico- “ma se proprio debbo chiamare preferisco una donna… “.
Chiuso da questo assurdo pregiudizio faccio attenzione, ormai deciso di farmi raggiungere da una signorina per trascorrere quella mattinata, a che gli annunci letti siano di “vere donne, ma l’attenzione e il pensiero vanno sempre a quella strafottutissima Lorena. Esito ancora qualche istante e poi, senza pensarci più su afferro il cellulare e compongo il suo numero. “Male che va, le dico che non se ne fa niente…. tanto se già dalla voce mi impressiona… “- cominciai a giustificarmi prima di premere invio.
Il telefono squillò per tre o quattro volte prima che ella rispondesse, e ad ogni squillo che passava potevo sentire sempre crescente il battito del mio cuore vhe era impaziente quasi stessi chiamando la prima fidanzatina della mia vita. A dire il vero quella era la prima volta sia che chiamavo un trans, sia una donna da pagare, anche se qualche volta, all’università ho assistito agli scherzi telefonici che i miei colleghi facevano alle meretrici della mia città.
Al quinto squillo udii un fruscio e subito dopo la voce, che di maschio non aveva proprio nulla di Lorena.
L. -Pronto?
Io_ Ciao sono Gianni, tu sei Lorena?
• Si sono io. Da dove mi chiami?
_ da M. in Via Roma
• ah, conosco la zona, disto da lì un chilometro… vogliamo incontrarci?
_ va bene, ma scusami per la diffidenza, dalla voce che hai sembri molto femminile…. ma …. potrei sapere come sei fatta?
• Certo caro, non preoccuparti… molti hanno gli stessi dubbi che hai tu… è la prima volta che vai con un trans?
_ Si è la prima volta.
• Bene, allora io sono alta 1. 80 cm. , sono biondina ho una terza di seno delle gambe molto lunghe e un culetto alto e sodo.
_ Dio mio… allora sei uno schianto…
• Eh… che debbo dirti… secondo molti… si. Allora che vuoi fare?
_ che debbo fare…. tu potresti venire da me subito?
• Certo che posso.
_ E il regalino?
• Cinquecento se vengo da sola, un milione se porto anche Luana.
_ E com’è Luana?
• Luana è una ragazza di Roma che sta qui a studiare, e visto che le piace scopare le faccio guadagnare qualcosa… poi ti garantisco che a letto una vera birba.
_Ok, porta anche lei. Ah… dimenticavo: posso chiederti un favore?
• Certo, se è possibile…
_ Visto che stamane mi sono eccitato a tal punto da chiamarti per aver visto delle splendide gambe avvolte nei collant… potreste indossarli sotto i vestiti senza mutandine in modo da non aver problemi…. per entrare?
• Ma … se ho capito bene… niente autoreggenti, ti bastano i collant? Vero?
_ Si si, hai capito bene, basta che siano velatissimi…
• Non preoccuparti, adesso ci prepariamo e siamo da te. Ah, visto che devo scendere in merceria a comprare le calze, per caso preferisci qualche colore o qualche modello particolare?
_ Per il modello non ho problemi… per il colore… mi piacerebbero non il solito nero o carne… ma comunque fai tu, … a tua scelta.
• Bene, allora? Dove ci vediamo?
_Il mio indirizzo è Via Roma 53, interno sei. Vi aspetto.
• Ok a tra poco.
Rifeci rapidamente il letto per dare un aspetto più degno della casa alle mie ospiti e mi catapultai in bagno per fare una rapida doccia. Uscito di li indossai un paio di Jeans e un maglione. Recatomi in salotto, accesi un modesto e tiepido fuoco nel camino, disposi dei bicchieri sul tavolino dinanzi al divano e mi misi ad aspettare fumando una sigaretta. Dopo circa mezz’ora suonò il citofono. Aprii e indicai il piano. Quando poi suonò il campanello della porta stetti mi trattenni un attimo dall’aprire subito: volevo che quella sublimazione sessuale si appropriasse della sia più sparuta molecola del mio corpo.
Quando aprii mi trovai davanti una bacchettona di almeno dieci centimetri più alta di me. Riuscii solo a farfugliare: ” e tu saresti Luana? ? ? “, “si, meravigliato? “- disse lei, scostandosi su di un lato della larga porta per permettere l’accesso anche a Luana, della quale a dir la verità mi ero quasi dimenticato.
Feci accomodare entrambe nel salotto e dissi loro di mettersi in libertà. Servii loro da bere un liquore fatto in casa dalla mia nonna, roba forte. La Luana era anch’essa molto alta, direi circa un metro e settanta. Biondina con i capelli a baschetto e il viso molto snello, vestiva un tubino viola con in vita annodata una cintura in camoscio nero, da sotto il quale spuntavano un bel paio di gambe molto snelle inguainate in un paio di collant viola celati, che terminavano in scarpe dal tacco altissimo dello stesso colore. Lorena invece aveva indosso una gonna plissettata, a fantasia scozzese, dalla quale spuntavano due vertiginose gambe stavolta avvolte da collant rossi.
Per prima parlò proprio la Luana che chiese se cortesemente potevo anticiparle il regalino. Eseguii quanto richiestomi e tornai a sedermi di fronte a loro. Poi fu la volta di Lorena: – Allora cosa ne dici della mia amica? – -guarda… io credevo che un trans fosse comunque riconoscibile, ma a guardarvi vicine non saprei dire, se non sapessi chi foste, chi è il trans e chi invece… -.
Lorena mi invitò a sedermi in mezzo a loro per continuare meglio quel discorso. Lo feci immediatamente, trovandomi quindi Lorena a destra e Luana a sinistra. Quando entrambe accavallarono le gambe avendo cura di strusciarsi per bene sulle mie ebbi la vista annebbiata da tanto ben di Dio. Contemporaneamente le due mi afferrarono le mani, una per ciascuna e le posero sulle loro cosce, cominciando un lento massaggio su quelle deliziose gambe.
Volevo sfuggire alla presa in modo da andare a scrutare le più profonde parti dei loro corpi, ma la forza delle donne è superiore anche a quella di un elefante, in certi momenti. Difatti Lorena mi disse che non avevano nessuna intenzione di lasciar condurre a me il gioco, perché , testualmente io “ero il loro gioco”.
Con la mano che non tenevano impegnata, cominciarono di comune accordo a sbottonarmi i pantaloni. La prima a guadagnare i boxer però fu Luana, che portando il mio pene alla luce gia al massimo dell’erezione, ne rivolse la punta all’amica ed esclamò: favorisci? – e l’altra- dopo di lei. La Luana dette un leggerissimo colpo di lingua sul glande, quindi lo inghiottì in un colpo solo. Emisi un grido di piacere che mi fu subito soffocato da Lorena che, prepotentemente mi cacciò la lingua in bocca. Continuai a limonare con Lorena mentre nel frattempo le slacciavo la giacca e la camicetta. Sotto non aveva il reggiseno e quindi potei subito notarle i seni. Erano abbastanza grandi, con l’unica particolarità di avere l’aureola intorno al capezzolo un poco più ristretta di quelle normalmente viste. Mentre Luana continuava a sbocchinarmi mi dedicai all’esplorazione del corpo (per me nuovo) di Lorena. Cominciai a baciarla dappertutto, scendendo pian piano dalle labbra al collo fino ai seni. Afferrai il capezzolo che era diventato durissimo e nel contempo cercai la lampo della gonna. Sfilata anche questa mi lanciai a capofitto tra le sue cosce. Aveva un bell’odore la sua fica. Cominciai a leccarla producendo un alone sul nylon dei collant. Allora sentii anche che Luana aveva lasciato il mio cazzo e aveva cominciato a baciare la sua amica. Tra una leccata e l’altra pregai Luana di denudarsi, cosa che fece in un attimo, mostrando ai quattro venti un seno enorme. A quel punto con un paio di forbicine che avevo già preparato tagliai il cavallo del collant di Lorena. Potei così osservare che la figa che le era stata ricostruita dal chirurgo plastico era a dir poco favolosa. L’unica particolarità era costituita dal fatto che non vi era una lubrificazione naturale. Posizionai dunque il pene alla base della vagina e cominciai a penetrarla.
Il cazzo si adattava perfettamente alle pareti vaginali; Lorena lanciò alcuni urletti, subito soffocati dalla lingua di Luana. La stessa Luana strappò letteralmente con le unghie il cavallo dei suoi fantastici collant viola e cominciò a masturbarsi guardando me che penetravo l’amica. Stavo per venire e quindi decisi di darne un po’ anche alla Luana. Ella si mise alla pecorina e Lorena, che era accorsa prontamente col viso sotto la fica di Lunana, prese il mio membro in mano e, dopo averlo intinto nel lago di umori di Luana mi disse: – dai amore, rompile il culo. -. Non mi feci pregare e spinsi fortemente sino ad allargarle lo sfintere. Intanto Lorena le menava il clitoride con la lingua da sotto. Luana cominciò ad emettere in vero e proprio lamento, così decisi di farla godere. Estrassi il cazzo dal suo culo e dopo averlo fatto leccare a Lorena, sempre alla pecorina, glie lo misi nella fica fradicia di godimento. Riuscii a dare ancora dei colpi, mentre Lorena mi offriva da leccare il suo delizioso e piccolo piedino, avvolto da quel rosso fuoco del collant. Estrassi rapidamente il cazzo dalla fica quando stavo per venire e loro, repentinamente, si girarono su loro stesse in modo da stringerlo l’una in una gamba e l’altra anche. Cominciarono quindi una stupenda sega con le gambe che mi porto ad una copiosissima sborrata, chiaramente visibile sul rosso e sul viola dei loro collant.
Entrambe poi, mentre io mi stendevo supino per lo sforzo effettuato, si disposero in un semi-sessantanove e si ripulirono le gambe del mio seme. Un bacio a tre concluse quella fantastica giornata.
Meglio di così, pensai, la nuova vita non poteva proprio cominciare. FINE
