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Una cena di lavoro

Mi chiamo Serena, ho trentadue anni e fin dall’adolescenza sono stata ben disposta per il sesso, acquisendo una discreta gamma di esperienze, con uomini, donne ed in qualche occasione di amore di gruppo.

Questa predisposizione mi porta ad essere alquanto civettuola (non in ufficio, però), nel riuscito intento di farmi ammirare e desiderare dalle persone di entrambi i sessi, coadiuvata da un marito focoso e sempre in tiro, in special modo quando indosso delle gonne o vestiti corti.

Non lesino di sottolineare una certa linea del fisico con abiti attillati ed un tantino provocanti; riconosco di avere piacere a mantenere un bell’aspetto ed un bel fisico ma non sono paranoica anche perché faccio molta attività fisica (fra cui scopare il più spesso che posso) e quindi, per il momento, non accumulo grasso superfluo.

Indosso sempre dell’intimo ricercatamente sexy, abbigliamento che mio marito stesso ricerca e mi regala; tutti questi ingredienti oltre alla mia naturale provocante femminilità, mi fa pensare che agli occhi degli altri passo per una gran gnocca.

Ma veniamo all’episodio che mi ha un po’ sconvolto la vita, da un po’ di tempo a questa parte.

L’esercizio economico dell’azienda dove lavoro si chiude alla fine di settembre ed un venerdì verso la fine di questo mese o subito all’inizio di ottobre viene organizzata una cena aziendale. Sono impiegata in amministrazione per cui conosco anche la prassi di invitare a questa cena degli ospiti che rappresentano il nostro cliente con il quale si è realizzato il migliore valore di vendita. Per consuetudine, oltre ad alcune mie colleghe (le più avvenenti), mi tocca sedermi al tavolo dove ci sono questi ospiti; quasi sempre si sono rivelate delle serate alquanto noiose. Mi pareva, però, che quest’anno si prospettasse qualcosa di carino, visto che un ospite lo avevo visto alcune volte in occasione di riunioni e posso dire che è proprio un figo favoloso che, come mi capita in certe situazioni, mi ha attivato un certo solletichio alla mia passerina.

Non è che quando mi prende la voglia scopi con il primo che mi capita, ma se c’è l’occasione che qualcuno mi faccia aumentare l’adrenalina, non disdegno l’avventura che uso come racconto per fare arrappare mio marito.

Con la presunzione di riuscire ad attirare l’attenzione dell’ospite per il mio aspetto come tale, sempre con la speranza che fosse lui, mi vestii in modo tradizionale con una camiciola da sera in seta chiara ed una gonna nera leggermente svasata e solo un poco corta, sopra il ginocchio. La femminilità era mantenuta mentre la mia indole porcona si espresse con l’intimo (regalo di mio marito da Londra) che so essere molto provocante di un coordinato di un reggiseno a balconcino (di quelli che lasciano tutto il seno scoperto) ed un perizoma formato da un triangolino da cui partono dei sottili cordoncini: praticamente inesistente ma, all’occasione, molto stimolante! Non potevo non aggiungere il tocco delle autoreggenti a rete molto stretta di color carne e di scarpe con tacco a spillo.

Rimirandomi nello specchio, mi compiacqui assai del mio aspetto generale.

Quando al ristorante vidi che era arrivato proprio lui, ebbi un tonfo al cuore per la felicità (cosa mi stava accadendo? mi chiedevo nel frattempo) di avere avuto la giusta intuizione e per il desiderio che mi stava già assalendo. Tanto più che lo stringato perizoma mi era entrato leggermente fra le labbra della figa e questo mi provocava il clitoride, quando mi sedevo o mi alzavo dalla sedia.

Incontrandolo, poi, il sangue si mise a circolare in modo pazzesco e penso che ciò trasparisse dalla mia espressione; mi dovetti calmare anche perché era arrivato con un suo collega e questo mi fece temere che il mio progetto potesse cadere nel vuoto; ebbi un moto di rabbia, dentro di me.

Ma mi calmai, dopo che venni fatta accomodare fra i due ospiti e, dopo un poco, potei apprezzare anche l’altro; mi accorgevo che non era niente male neanche lui ma ormai avevo già puntato la mia preda.

Ballai sia con uno che con l’altro e costatai che avevo suscitato l’interesse di entrambi, con i capezzoli che eretti risaltavano sotto la seta, da parte mia, e con un certo gonfiore in mezzo alle gambe, da parte loro. Oltre a tutto c’era sempre il perizoma che mi strusciava il clitoride (è una parte del corpo che ho sempre solleticato molto, fin dalle prime esperienze con le amiche adolescenti) e che mi eccitava ancora di più.

Durante un ballo, Carlo (così si chiama la mia preda) mi propone di andare in un locale notturno che lui conosce (sono entrambi della zona), dove potere gustare delle ottime ostriche con champagne; acconsento senz’altro, pensando in una direzione. Devo però, di nuovo, risentirmi un’altra volta perché si aggrega giocoforza anche Sandro (l’altro ospite), proprietario della macchina con la quale erano venuti. Mentre li seguivo con la mia vettura, pensai che, tutto sommato, essere presa di mira dai due non era poi così male e ciò mi calmò.

Pur essendo anch’io della zona, non conoscevo il locale, molto bello con luci soffuse e con divani con uno schienale alto e disposti in modo da permettere una certa riservatezza con gli altri, le cui parole venivano smorzate da un musica rilassante ed al giusto volume. In questa situazione, ed anche a causa del pur poco alcool assunto con il vino (raramente bevo alcolici), con l’aggiunta di un po’ di champagne persi ogni remora ed inibizione e mi lasciai avvolgere dalle attenzioni dei due uomini, con i loro complimenti per il lato professionale ma ancor più, in questo frangente, per la mia avvenenza con le forme del seno che si intravedeva molto bene attraverso al camicetta e la gomma che, sedendomi, si era sollevata a mezza coscia.

Chiaramente ne ero lusingata anche se continuavo a temere che, alla fine, il mio progetto potesse andare in fumo. Confessai che ero sposata ma che mio marito non era affatto geloso; Carlo era fidanzato da molti anni mentre Sandro era attualmente senza impegni sentimentali. Ballai con l’uno e con l’altro e stavolta i nostri corpi aderivano nel ballo in una sorta di gioco erotico, in modo da attivare una certa eccitazione (che potevo sentire molto bene anche in questo frangente). Bevvi un’altra coppa di champagne che mi portò a far girare la testa; non mi sentivo proprio di guidare così (non ero proprio ubriaca ma abbastanza brilla) per cui Sandro si offerse di accompagnarmi a casa. Cosa che, nonostante tutto, mi parve logica accettare.

Durante il tragitto, Carlo propose di bere un caffè, soprattutto per ridurre l’effetto dell’alcool su di me.

“Se facciamo solo una piccola deviazione, arriviamo a casa mia dove posso preparare un ottimo caffè brasiliano” disse Sandro. Io non ero in grado di realizzare subito e penso che anche a Carlo piacque l’idea perché mi ritrovai seduta lascivamente su un bel divano del salotto a casa di Sandro. Arrivò il caffè, veramente tosto, che mi aiutò; almeno mi sembrava; istintivamente, in un frangente di lucidità, mi parve che i due avevano trovato la scusa giusta per portarmi a casa loro! In fondo la situazione mi stuzzicava molto.

“Come sei bella” mi sussurrò Carlo con la sua bocca molto vicina alla mia. Dimentica di Sandro, presi la palla al balzo e gli appiccicai le mie labbra alle sue.

Il la era stato dato! Carlo insinuò la sua lingua nella mia bocca e cominciammo un lungo ed appassionato bacio che mi fece andare a cento. Alla fine si vedeva chiaramente la nostra eccitazione. Mi voltai a guardare Sandro e la sua espressione era la medesima della nostra: mi avvicinai al suo viso ed iniziai anche con lui un bacio di quelli portentosi.

Adesso il gioco aveva preso una piega del tutto insospettata ma decisamente bella perché imprevista e fuori dalla quotidianità.

Mentre baciavo Sandro, Carlo prese a solleticarmi il lobo dell’orecchio e ad accarezzarmi delicatamente i seni insistendo sui capezzoli ben turgidi. Sentivo il desiderio accrescermi e contemporaneamente mi accorsi che mi stavo bagnando tutta. Ripresi a baciare Carlo mentre si era insinuato nella camicetta per accarezzarmi il seno direttamente e con maggiore foga, visto che era tutto allo sbaraglio.

Stavo provando una sensazione stupefacente per le attenzioni che mi erano dedicate, in me c’era un subbuglio di pensieri e di eccitazione.

“Per Diana, come sei sexy, Serena! ” esclamò Sandro che nel frattempo si era inginocchiato davanti a me, mi aveva sollevato la gonna ed attraendo il mio bacino verso di lui, finì per sollevarmela del tutto; le mie gambe adornate dalle autoreggenti con la fascia di un bel pizzo si offersero alla vista ed alle sue carezze. Me le divaricò facendo spuntare la mia figa nella quale il perizoma era praticamente scomparso.

“Che bella porcona che sei” aggiunse ed immerse il suo viso fra le mie coscie che spalancai ancora maggiormente per farmi trastullare meglio. Ero talmente infoiata che dopo qualche colpo di lingua cominciai ad ansimare e sentivo che stavo sbrodolando da matti.

Carlo mi tolse la camicetta ed a sua volta, continuando lo scontro della sua lingua con la mia, si spogliò; mi ritrovai a succhiare un cazzo di belle dimensioni, già ben in erezione, che mi riempiva oltremodo la mia bocca. Mi piace succhiare il cazzo, assaporare quel gusto leggermente asprigno; qui esce tutto il mio essere porca. Carlo esprimeva il suo piacere con una beata espressione del viso e continuando a palparmi le tette aumentava il piacere che provavo pure più in basso.

Sandro mi tolse la gonna ed il perizoma e così poté slinguazzarmi tutti i buchi; sentivo la sua lingua che si insinuava quanto gli fosse possibile fra le labbra della mia figa per poi passare al buco abbondantemente usato del culo. Era tutto meraviglioso e lo fu ancora maggiormente quando Carlo, togliendomi dalle attenzioni di Sandro, mi fece inginocchiare sul divano e me lo sparò dentro, alla pecorina. Mancava poco che non svenissi nel sentire quel pezzo di carne dura e calda con la cappella che si modellava alle pareti della mia vagina nel movimento scopereccio. Sublime! Era da un po’ di tempo che non provavo sensazioni così forti. Non potei evitare di gridare dal piacere.

Dovetti smettere allorquando Sandro, spogliatosi nel frattempo e messosi dall’altra parte del divano dirimpetto al mio viso, dapprima mi baciò, trasmettendomi una parte dei miei umori che si erano depositati a lato della sua bocca, quindi mi infilò in bocca il suo cazzo, più grosso e di quello di Carlo! Non dico che mi stavo soffocando ma quasi; presi a succhiarglielo con veemenza, tanto mi piaceva sentire anche la mia bocca tutta riempita. Sono discretamente brava nei pompini e lo si vedeva anche dall’espressione di Sandro.

Sentii uscire il cazzo di Carlo che voleva evitare di venire anche se mi aveva già stantuffato in modo sublime. Anche Sandro liberò la mia bocca, si sdraiò sul tappeto e mi fece posizionare a smorza candela; ero già dilatata dal cazzo di Carlo, per fortuna, e riuscii a prenderlo senza troppa fatica. La maggiore dilatazione ed aderenza del cazzo di Sandro mentre, aiutata dalle sue mani, avevo iniziata una cavalcata memorabile, mi fecero andare in visibilio. Indescrivibile la sensazione che sentivo per le contrazioni del basso ventre ed alle labbra della figa, mentre mi risucchiavo quel gran pezzo di cazzo.

Anche ora, mentre scrivo, me la sto trastullando per l’eccitazione che il pensiero mi provoca.

Carlo non era rimasto con le mani in mano e posizionatosi in piedi al nostro lato, me lo rimise in bocca; ancor di più, ora, potei assaporare i miei umori che avevano circondato tutto il suo cazzo; potrà sembrare strano ma a me piace assaporare anche l’umore femminile ed il mio mi dà un’eccitazione formidabile.

Intanto continuavo a scoparmi Sandro con grandi movimenti da cavallerizza fino a quando Carlo non decise di incularmi! Mi teneva ferma leggermente sollevata tanto quanto permettesse a Sandro di continuare meravigliosamente alla grande il movimento su e giù , con la lingua umettò il buco del culo ed alla fine vi puntò la sua cappella. Per migliorare la penetrazione, spinsi come per evacuare dilatando lo sfintere; esso venne superato dandomi un breve dolorino ma lo dimenticai subito perché sostituito dal piacere di sentirlo nelle viscere. Che cazzo, ragazzi, da impazzire.

Non so dire quanto tempo continuarono a scoparmi in contemporanea; il mio corpo sussultava dal piacere che mi davano nella parte bassa quei due cazzi meravigliosi e che si trasmetteva a tutto il mio corpo. So che ad un certo punto sentii due flotti caldissimi dentro di me ed il loro gradito rantolio di piacere; mi accorsi che stavo urlando il piacere a tutto il mondo con una sensazione generale indimenticabilmente bella.

Mi abbandonai deliziosamente esausta su Sandro baciandolo ardentemente ed assaporando il piacere dei due cazzi ancora dentro i miei buchi; Carlo mi baciava sulla nuca in un atteggiamento molto delicato. Li volli tenere dentro di me, come se fossero solo miei mentre sentivo i due liquidi che si mescolavano uscendo dai buchi non più occupati pienamente e da cui colavano dandomi una sensazione di solletico.

Facemmo la doccia continuando a baciarci e a toccarci; nudi e felici bevemmo un altro caffè mentre non capivo bene cosa mi stesse succedendo: mi piacevano tremendamente tutti e due e continuavo a sbaciucchiarli e a trastullare i loro uccelli mentre loro mi leccavano e mordicchiavano i capezzoli. Desideravo intensamente che questo momento potesse continuare all’infinito. Ma erano le sei del mattino.

Mentre mi rimettevo il perizoma, Carlo e Sandro, all’unisono, espressero il loro compiacimento per l’intimo e che facevo proprio una gran bella figura. Parole che mi riempirono di gioia. Mi riaccompagnarono a prendere la mia macchina e mi congedai da loro con un interminabile bacio ed una carezza ai loro arnesi meravigliosi.

A casa, mio marito mi accolse con un sorriso molto sornione:

“Dall’espressione del tuo viso, direi che la cena è stata molto buona” disse. Mi baciò con dolcezza lasciandomi nel dubbio dei sottointesi.

Contrariamente alle avventure precedenti, non gli ho mai raccontato qualcosa della storia che ebbe inizio due anni fa e che continua con incontri con l’uno o con l’altro e talvolta ancora meravigliosamente con entrambi.

Il fatto è che quando sono con loro, dimentico tutto e tutti. Che sia, sotto sotto, un po’ innamorata di loro? . FINE

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