Il lavoro presso la piccola azienda, stava diventando molto, forse anche troppo. Marcello, Debora e Maurizio lavoravano molto,
Debora, l’unica donna, passava da un ufficio all’altro svelta e seducente coi suoi tratti meridionali ben marcati.
Svelta svolgeva il suo lavoro con efficienza e discrezione, leggera sembrava scivolare più che camminare; Marcello, il titolare, ne era entusiasta e Maurizio stravedeva addirittura per lei.
è che ne era un po’ innamorato, non in maniera stravolgente, gli piaceva la sua svelta figura, il culetto raccolto e si eccitava ogni volta che la guardava all’attaccatura delle gambe: Debora portava sempre pantaloni molto attillati e l’occhio di Maurizio cadeva sempre lì accendendolo di desideri che confessava solo a se stesso.
La ragazza se ne era naturalmente accorta e si divertiva a stuzzicarlo, per lei andare a letto con Maurizio non sarebbe stato un problema, quel giovane allegro le piaceva e doveva avere nella patta dei pantaloni, un cazzo mica male, Debora era propensa a lasciar che le cose maturassero da sole, le piaceva quel gioco del gatto e del topo che intratteneva con lui.
Marcello invece era un altro problema; certe volte la guardava con certi occhi famelici che lei si sentiva la fichetta tutta rimescolata, era un pezzo d’uomo sulla quarantina inoltrata e con l’aria di sapere bene cose fosse una fica, il suo sguardo, oltre che eccitarla, la spogliava se non proprio letteralmente, andandoci molto vicino, tra i due maschi Debora non avrebbe saputo chi scegliere, certo Maurizio era simpatico, ma Marcello… lui doveva avere un cazzo.. !
In quei giorni di super lavoro certe idee però sembravano lontane, nessuno di loro sembrava pensare al sesso; ma proprio uno di quei giorni era successo che Maurizio, in seguito ad una battuta salace, aveva messo le mani sulle tette di Debora e l’aveva baciata in bocca con entusiasmo velato di grande voglia.
Era passata da un pezzo l’ora di chiusura, quindi perché non prendersi un po’ di riposo?
Si sedette accanto a lui nella poltrona girevole e gli mise liberamente la mano sui calzoni là dove erano più rigonfi, il cazzo di Maurizio prese a sussultare vistosamente, pulsando caldissimo e voglioso più che mai e ad un certo punto lui esclamò:
“Ah, cara, hai fatto un bel pasticcio! Adesso come faccio a farlo ritornare come prima? ? ”
Aveva poi proseguito simulando un’aria angosciata con tono talmente implorante, che Debora, quasi si sentisse la causa di tanto disordine, aveva slacciato la patta del collega e ne aveva estratto il cazzo duro e fremente.
Era un gran bell’uccello e lei non aveva mai saputo resistere a tali bellezze: si era chinata e s’era messa a succhiarglielo con diligenza e molta soddisfazione, oltretutto aveva anche un buon sapore, perché quindi non continuare? ?
Dimenticando completamente la presenza di Marcello nello studio, dietro la scrivania pomposamente grande ed ingombra di scartoffie, Debora si era tolta la camicetta e, messasi comoda, aveva cominciato un ricco pompino al cazzo di Maurizio che, per comodità, anche lui si era mezzo spogliato sfilandosi i calzoni e i boxer che gli impedivano di muoversi liberamente, anche se in fondo stava soltanto massaggiando libidinosamente le candide tette della bella segretaria.
I capezzoli lo attraevano immensamente e si chinò a leccarli e a mordicchiarli mentre lei si faceva saltellare la cappella tra lingua e palato con immenso gusto di Maurizio che, per non fare versacci libidinosi, stringeva le labbra sui capezzoli minuti ed eretti mentre le mani vagavano nervose sulla pelle liscia e tiepida di Debora.
Per meglio godersela, la fece stendere supina sulla scrivania, scostando impaziente intere cartelle di diapositive da sistemare, tutto il lavoro di due ore mandato all’aria con un semplice gesto, ma Maurizio aspettava da tempo un momento simile, non poteva mica badare a tutto, no? ?
Debora sorridente e vogliosa si stava languidamente rilassando mentre lambiva con la lingua calda e umida il glande scoperto e sospeso a pochi millimetri dalle sue labbra.
Un colpetto di lingua da sotto ed un bel sospirone di Maurizio e, insieme, rantoli di piacere e lo squillo del telefono che Marcello stava facendo suonare da un po’, chiedendosi perplesso come mai non rispondesse nessuno.
Giusto in tempo per prevenire il suo arrivo per controllare, Debora, cercando di rendere il più impassibile che mai la voce, rispose alla chiamata: il capo la voleva subito lì, aveva da dettarle una lettera che doveva immancabilmente partire l’indomani mattina.
Debora si ricompose in fretta e si precipitò nell’ufficio del titolare, cercando di nascondere il rossore alle guance e l’aria sognante: si staccava davvero malvolentieri dal bel cazzo turgido di Maurizio che, nel frattempo, si rimetteva i pantaloni mandando non pochi accidenti al principale che aveva interrotto in maniera così inopportuna il realizzarsi di un sogno.
Il boss doveva avere immaginato qualcosa, perché le aveva detto:
“Scriva”, ma poi si era fermato e l’aveva chiamata accanto a se.
“Venga più vicina” aveva detto annusando senza parere
“ma che è successo di là? ? ”
Chiese poi sospettoso e Debora pensò bene di distrarlo solleticandolo sotto il mento mentre gli borbottava una scusa in modo da non farsi capire.
Marcello non era il tipo di andare tanto per il sottile, le spalancò la camicetta, le abbassò la tutina pantalone e prese a leccarla voglioso, dai duri capezzoli alla fica umidiccia.
Debora prese immediatamente a guaire sotto la sferza libidinosa di quella grossa lingua che si intrufolava nervosa nelle pieghe più riposte della topina della dolce segretaria, in quel momento proprio.. tuttofare!
E mentre con una mano allargava la passera di Debora, con l’altra Marcello si slacciava freneticamente la patta, sbandierando subito dopo un cazzone dalla cappella scoperta e come tumefatta, grossa e violacea, terribilmente minacciosa.
Debora alla vista fremette e si buttò a bocca socchiusa su quel frutto d’annata; non lo leccò, succhiò avida e cominciò una magnifica pompa con tanto di sfarfallio di lingua.
Il capo guaiva come un cagnolino a voce spiegata.
Trovandosi a portata di citofono, la ragazza pensò al povero Maurizio che di là cercava di smaltire lo sconforto, magari facendosi una sega… lo chiamò sommessa, mentre come sottofondo si sentiva lo sbuffare del capo.
Maurizio si precipitò e sbirciò le chiappette nude di Debora che succhiava il cazzo al principale stesa sulla scrivania. in un baleno si tolse il superfluo e si appoggiò a cazzo duro a lei che, rinfrancata, si mise a dondolarsi vogliosissima e ansimante pur senza smettere quel bocchino delirante che stava facendo impazzire il boss.
Maurizio le alzò le gambe, facendola stendere sulla scrivania padronale e la chiavò deciso.
Ma se la godette per poco: Marcello, che a quella vista s’era acceso più che mai, volle la precedenza e Maurizio gli cedette il posto, ma Debora si affrettò a consolarlo con un lavoro di lingua e labbra che lo fecero sborrare a doccia in pochi, attimi…
Finì con una pioggia di sperma schizzato sul bel corpo di Debora, sulle tette, mentre lei se ne cospargeva la faccia e lo leccava tutto quanto gustando il sapore dei suoi due maschi e sperando di rifare in un altro giorno di molto lavoro, quell’esperimento eccitante.. FINE