Mi chiamo Alessandro e da sempre mi sento attratto dagli indumenti intimi femminili, mi piace indossarli e divertirmi a sentirmi femmina.
Inizialmente tutto cominciò per caso, trovando in giro mutandine e collant di mia madre, poi incominciai a rivolgere le mie attenzioni verso le zie che frequentavano casa mia.
Il gioco prese una piega strana quando avevo 18 anni e, mio fratello Roberto più grande di me mi scoprì durante una mia sessione di travestimento in bagno, non avevo chiuso la porta.
Avevo indosso un reggiseno bianco con le mutandine dello stesso colore, le collant chiare velate, ed una gonnellina a fiori, e quando lui entrò avevo gli occhi chiusi e mi stavo lentamente masturbando.
Rimasi sorpreso quando mi accorsi che lui era in piedi davanti a me, con il suo cazzone in mano che se lo stava menando, Roberto mi disse di stare tranquillo che non mi avrebbe sputtanato se fossi stato carino con lui.
Non potevo che assecondarlo, e fare quello che mi chiedeva, mi fece inginocchiare e mi obbligò a prendergli il cazzo in bocca, quando mi avvicinai al suo ventre sentii il suo odore di maschio acre e pungente, e persi ogni freno inibitore, aprii le labbra ed inghiotti tutto il suo membro duro e caldo, lo accarezzai a lungo con la lingua, poi iniziai a pomparlo, mentre lui con le mani sulla mia testa mi dava il ritmo giusto.
Senti la sua spinta pelvica, adesso era lui che mi scopava in bocca, lo sentivo gemere e capii che stava per godere, ma non mi staccai dal suo palo di carne, e lasciai che mi sborrasse in bocca, sentii il suo seme bollente scivolarmi in gola aveva un sapore dolce e mi sentivo estasiata.
Dopo aver goduto Roberto si rivestì ed uscì dal bagno, lasciandomi solo e tremendamente eccitato, dovetti masturbarmi due volte per potermi calmare.
Da quel giorno Roberto non fece e non disse più nulla diventò scortese e non faceva che sfuggirmi, io non capivo che cosa avesse, ma avevo chiaro in mente che cosa volevo, avevo bisogno di lui di sentire ancora il suo cazzo tra le mie labbra.
Allora dormivamo ancora nella stessa camera ed io cercavo in tutti i modi di fargli capire che lo volevo, arrivai a mettergli le mutandine da donna sotto il cuscino, ma lui continuava a fare finta di niente.
Una sera lo sentii che si stava masturbando in silenzio , mi avvicinai al suo letto e feci per prendergli il cazzo in mano ma lui mi scacciò in malo modo.
Ero depresso e non sapevo che cosa fare, quando inaspettatamente arrivò la svolta, nostra madre ci disse che aveva bisogno di fare imbiancare la casa in montagna dove eravamo soliti passare le ferie estive, e che se l’avessimo fatto noi due durante le festività pasquali, ci avrebbe permesso di andare in vacanza in Spagna ad agosto, inutile dire che accettammo entrambi contenti di poter coronare un sogno.
Arrivò il giorno fatidico e caricata la macchina partimmo, io nei giorni precedenti avevo deciso che averi tentato il tutto per tutto, quindi misi in uno zainetto i capi intimi che possedevo essendomeli procurati nel cassetto di mia zia.
Per tutto il tragitto non facevo che rimuginare sui miei desideri, ed ero stranamente silenzioso, Roberto mi chiese a più riprese che cos’avessi, ma io lasciavo cadere nel vuoto le sue domande.
Giunti a casa scaricammo la macchina e decidemmo che cosa avremmo dovuto fare per prima cosa, ma siccome era quasi mezzogiorno ed avevamo fame, mi offrii volontario a preparare il pranzo e quindi mandai Roberto a fare la spesa nel paese, distante circa 4 chilometri .
Attesi che partisse e quindi misi in atto il mio piano, tirai fuori dallo zainetto un completino bianco mutandine e reggiseno con le coppe imbottite, un paio di collant carne velatissime, una minigonna elasticizzata nera ed una camicetta bianca , indossai rapidamente il tutto e calzai un vecchio paio di décolleté nere con un poco di tacco che avevo preso alla mamma , eccitatissima mi misi a preparare per il pranzo.
Roberto ritornò con la spesa ed appena mi vide rimase sorpreso, e mi domandò che cosa mi fosse venuto in mente, disse che quella volta in bagno aveva avuto un attimo di debolezza , ma che non intendeva andare oltre, e mi chiese di cambiarmi , io mi rifiutai di farlo, siccome i suoi sguardi tradivano le parole.
Mi avvicinai a lui e rapidamente gli misi una mano sulla patta palpandogli l’uccello, era già quasi duro, lui cercò di sfuggirmi ma la mia mano mantenne ferma la presa.
Guardandolo negli occhi con uno sguardo lascivo, gli dissi “lasciati fare un pompino poi se vorrai non ti cercherò più e dimenticheremo questa storia”.
Roberto era troppo eccitato per dirmi di no, mi inginocchiai davanti a lui, gli aprii la lampo e gli feci sfilare i calzoni mentre continuavo ad accarezzarlo da sopra gli slip grigi, gli feci togliere anche la maglietta e mentre con la bocca gli calavo le mutande, presi a toccargli il torace ed stringergli i capezzoli tra le dita.
Si stava sciogliendo e finalmente gli presi il cazzo tra le labbra, prima gli leccai la cappella facendo scorrere la lingua sul glande, piccole gocce di piacere apparvero sulla punta, iniziai a pomparlo con lentezza alternando le succhiate con una leggera sega.
Lo feci stendere con la schiena sul tavolo e gli feci sollevare le gambe, poi sempre continuando a spompinarlo, mi bagnai l’indice e gli forzai il buchetto, Roberto mi chiese che cosa volessi fare, io imperterrito continuai a succhiarlo e contemporaneamente a spingere il dito in profondità.
Avevo il cazzo durissimo e quando lo sentii mugolare come una cagnetta non capii più nulla, mi sollevai la gonna ed abbassatomi le collant e le mutandine, mi presi il pene in mano e lo spinsi nel suo orifizio, Roberto tentò di divincolarsi ma io lo tenni bloccato al tavolo, e lentamente gli infilai il cazzo nel culo, lo sfintere si dilatò e lasciò che entrassi dentro di lui.
Roberto gridava e per farlo tacere gli misi la lingua in bocca, lasciammo che le nostre lingue si intrecciassero in un bacio lunghissimo, il dolore cessò e così potei iniziare a scoparlo lentamente, godevamo entrambi, Roberto mi chiese di fotterlo più forte ed io non mi feci pregare, gli sborrai in culo mentre continuavamo a baciarci, il mio cazzo si afflosciò solo un poco e mi venne voglia di pisciare, mi scaricai la vescica dentro di lui, che mi insultava per la mia troiaggine.
Dopo aver sverginato il culo a mio fratello ed avergli riempito l’intestino di sborra e piscio, lo condussi in bagno mi sdraiai nella vasca e lasciai che si svuotasse addosso a me sentivo la piscia calda cadermi addosso ed il cazzo mi tornò duro, lui si accorse della mia eccitazione e me lo prese in mano menandolo dolcemente godetti in un attimo, mi rivestii indossando i miei abiti femminili e lo raggiunsi in cucina per pranzare, mangiammo in silenzio e passammo tutto il resto della giornata senza parlare.
Dopo cena decidemmo di recarci in un bar li vicino, ci cambiammo io senza farmene accorgere misi sotto i pantaloni un collant a rete nero senza mutandine mi faceva sentire molto troia, bevemmo un paio di birre ed io fingendo di essere ubriaco mi feci accompagnare in bagno, entrammo tutti e due nella toilette ed io mi tirai giù i pantaloni, scoprendo che cosa indossavo sotto mio fratello mi insultò dicendomi che ero proprio una troia in calore e che il cazzo non mi bastava mai, mi sedetti sulla tazza e pisciai come fanno le donne senza però abbassarmi le collant.
Tornammo a casa, e ci preparammo per andare a letto, io indossai una camicia da notte in raso bianco ed un perizoma anch’esso bianco, tornai in camera e trovai mio fratello intento ad annusare le collant che avevo indossato quella sera, erano ancora bagnate del mio piscio e lui le stava leccando con gusto, gli dissi di non consumarsi troppo l’uccello perché quella notte l’avrei spolpato, volevo la mia parte di piacere e sentirmi finalmente femmina.
Ci stendemmo sul letto ed iniziai a fargli un pompino il suo odore mi entrò nelle narici e mi misi a succhiarlo con foga, era arrivato il momento di dargli la mia verginità, mi misi a carponi e lui sollevò la camicia da notte sulla schiena, poi spostandomi le mutandine mi leccò il buco del culo mentre con un dito mi allargava lo sfintere, ad un tratto sentii il suo pene duro tra le mie chiappe che tenevo allargate con le mani, la sua cappella si fece largo tra le crespe ed con due colpi entrò in me, sentivo il suo cazzo bollente che mi riempiva tutta, poi incominciò a pomparmi il dolore si trasformò rapidamente in piacere, mio fratello mi inculava e mi pizzicava i capezzoli, iniziai a godere e strillavo come un’ossessa, mi sodomizzò per circa mezzora facendomi raggiungere il paradiso quando mi inondò l’intestino della sua sborra calda, poi gli volli ripulire il cazzo dei miei umori e gli feci un magistrale pompino facendomi sborrare sul viso.
Il mattino seguente ci svegliammo ancora abbracciati ed io avevo il culo che mi faceva male, ma ero felice di aver perso la verginità, cosi lo ringraziai baciandolo sulle labbra fù un bacio caldissimo le nostre lingue si intrecciarono e scivolarono nelle nostre bocche, limonammo furiosamente per circa 10 minuti come due liceali in calore, le mani corsero sui nostri uccelli che erano già in tiro, ci menammo lentamente mentre continuavamo a slinguarci in bocca, era dolcissimo sentivamo di essere innamorati.
Poi ci mettemmo a fare un 69 e ci leccammo i cazzi turgidi, io infilai un dito in culo e lui fece altrettanto sentire che mi spingeva il suo dentro fino in fondo mi fece tornare voglia di prenderlo di nuovo, così mi distesi sulla schiena e sollevai le gambe al mio petto, e lo pregai di farmi suo, mi penetrò con il suo bel cazzone ed in quella posizione potevo vederlo in faccia mentre mi fotteva, mi rimise la lingua in bocca ed io godevo come una maiale, poi prese ad insultarmi chiamandomi troia rotta in culo e mi mandò in orbita, non capivo più niente avevo avuto due orgasmi e lui non accennava a venire, e continuava a martoriarmi il culo a colpi di cazzo, poi sempre mentre mi pompava mi prese il cazzo in mano e mi tirò una sega memorabile, mi fece sborrare dicendomi ” vieni lurida cagna che ti faccio passare la voglia di farmi tirare il cazzo, lo senti come ti riempie il culo, dio che culo stretto che hai ma ora te allargo per bene io”.
Così mentre io godevo nuovamente lui mi riempì il culo di sborra , entrambi sfiniti ci mettemmo di nuovo a dormire abbracciati.
Non avevo mai goduto così e dentro di me era cresciuta la consapevolezza che per averlo mi bastava solo fagli vedere che ero pronta, da quel momento ero diventata Alessandra.
Nel pomeriggio seguitammo a lavorare alacremente per recuperare il tempo perduto , nessuno dei due disse niente, solo io camminavo a gambe larghe per il fastidio che ancora sentivo al culo tritato dal suo pene.
Nei restanti giorni facemmo l’amore svariate volte ma mi accorsi che l’impeto andava calando se io non indossavo gli abiti di Alessandra non era la stessa cosa.
L’ultimo giorno terminati i lavori volli preparargli una sorpresa, presi la macchina e mi recai nella città vicina, li non mi conosceva nessuno, così entrai nel centro commerciale per fare spesa, comprai quello che mi serviva e con un po’ d’imbarazzo alla cassa, ero un ragazzo e avevo preso solo cose femminili, tornai a casa.
Con una scusa feci uscire mio fratello, e mi preparai, avevo comprato un completino intimo nero culottes di pizzo e reggiseno a balconcino, calze nere con la riga con punta e tallone rinforzate, mi depilai i pochi peli che avevo sulle gambe, indossai il tutto e mi guardai allo specchio, iniziavo già a piacermi , quindi presi la trousse da trucco e mi misi ombretto grigio, mascara, mi feci la riga con l’eye-liner nero, fondotinta e rossetto mattone, volevo smaltarmi le unghie ma avevo ormai poco tempo così desistetti, poi presi la parrucca a caschetto nero che avevo comprato e la indossai, finalmente davanti allo specchio vidi la nascita di una nuova persona, ero felice ed eccitata, completai l’opera mettendo una gonna elasticizzata lunga al ginocchio nera , ed una camicetta nera trasparente, riempii le coppe del reggiseno con delle collant appallottolate, le scarpe della mia misura non le avevo trovate così rimisi quelle vecchie di mia madre con un po’ di tacco.
Mi recai in cucina dove attesi il ritorno di mio fratello.
Quando lui arrivò e mi vide così vestita rimase a bocca aperta, temetti che gli venisse un colpo, si riprese quando mi avvicinai e gli diedi un bacio in bocca, sembrava un bambino era completamente nelle mie mani, lo feci sedere a tavola che avevo già apparecchiato e gli servii il pranzo come una perfetta mogliettina, mi sedetti davanti a lui e pranzammo, durante il pasto io lo provocavo leccandomi lascivamente le labbra e facendogli piedino con la punta delle scarpe, arrivai anche a strusciargliele sui coglioni, ma quando lui fece per baciarle le ritirai sdegnata, dicendogli che era un porco e che se proprio ne aveva voglia poteva andare in bagno a farsi una sega, dato che una signora và trattata con rispetto.
Lui si alzò e andò in bagno convinto che io lo seguissi, ma non lo feci, anzi attesi che si fosse masturbato in cucina, quando tornò io ero intenta a sfogliare una rivista e con fare altero gli dissi che ero stanca e che toccava a lui riordinare e lavare i piatti, e così fece, ma mentre lui era intento nelle faccende domestiche, io cominciai ad accarezzarmi le gambe allargandole oscenamente, la gonna si aprì e mostravo le calze sorrette dal reggicalze, questa scena dovette eccitarlo parecchio perché mio fratello si portò le mani sul pacco stringendoselo con forza, ma io non volevo concedermi subito, volevo farlo morire.
Così mi alzai e gli dissi che andavo a riposare un’oretta e che non doveva disturbarmi.
Andai in camera e mi distesi sul letto chiudendo la porta, dopo un po’ mi accorsi che Roberto mi stava spiando dal buco della serratura, mi alzai di scatto aprii la porta e gli mollai un ceffone in pieno viso, lui restò impietrito così lo presi per un’orecchia e come si fa con i bambini cattivi lo trascinai sul letto, gli tolsi a forza i vestiti e lo lasciai nudo come un verme, presi un battipanni e lo feci stendere sulle mie ginocchia, gli assestai quattro o cinque colpi ed il suo bel culo si infiammò subito.
Quindi gli dissi che siccome aveva disobbedito ad i miei ordini avrei dovuto punirlo, lo feci mettere in ginocchio con la testa tra i miei polpacci e presi a strizzargli i capezzoli ed i coglioni, ero terribilmente arrapata, dopo dieci minuti di quel trattamento, gli concessi di leccarmi le scarpe, questa cosa mi manda veramente in orbita, lui era li accucciato con le mie scarpine in bocca che le succhiava, gli feci aprire le labbra e gli spinsi un tacco in bocca, e muovendolo mimavo la scopata.
Colpita dalla sua devozione gli dissi che la punizione era sospesa ma che adesso doveva fare godere la sua Alessandra, con lui sempre in ginocchio mi tirai fuori il cazzo dalle mutandine nere e lo obbligai a prendermelo in bocca, la vista di Roberto che mi succhiava il cazzo ed il mio abbigliamento femminile mi portò ad avere un orgasmo immediato, sborrai nella sua bocca e malgrado lui cercasse di inghiottire tutto, qualche goccia di seme cadde sulle mie calze nere, incazzata lo costrinsi a ripulirle per bene, lui lo fece diligentemente e la cosa mi eccitò nuovamente.
Lo feci alzare ed appoggiare con le mani al letto, gli ordinai di tenere il culo in alto e con un colpo rapido glielo misi in culo, il suo buco non era ben lubrificato e quindi quando entrai urlò per il dolore, io incurante dei suoi gridi iniziai a pomparlo con forza, sentivo le mie palle strette nelle mutandine di pizzo cozzare conto le sue chiappe , ora i suoi gridi si trasformavano in mugolii di piacere, godeva anche lui di quel trattamento.
Mi cadde l’occhio sullo specchio a figura intera dell’armadio e le immagini che riflettevano erano sconvolgenti, si vedeva una bella figa con un cazzo in tiro che si stava sbattendo un bel maschietto, sentivo il suo culo caldo che si stringeva attorno alla mia asta, e lui che preso dall’orgasmo lo muoveva come la più consumata delle troie, cercando ancora piacere, lo accontentai tenendoglielo dentro per una mezzora, prima di scaricarmi nel suo culo.
Poi per ringraziarlo gli feci un pompino lasciandogli tutto il rossetto sulla sua canna dura e, per fargli piacere gli permisi di sborrarmi sul viso facendomi colare il trucco.
Quella sera per ringraziare la sua Alessandra, Roberto volle portarmi a ballare, pretese che ci andassi travestita , la cosa non mi piaceva per niente e glielo dissi chiaramente, ma lui mi spiegò che se non l’avessi fatto non mi avrebbe più concesso le sue grazie e quindi seppure a malincuore dovetti accettare, gli feci promettere che saremmo andati in una discoteca dove non ci potesse conoscere nessuno, Roberto mi confidò che saremmo andati in un locale in Piemonte dove non si correvano rischi.
Mi preparai con cura mi lavai e mi profumai usando un profumo che mia zia aveva lasciato in casa l’estate scorsa, quindi mi rimisi il completino mutandine e reggiseno nero, scelsi di indossare le collant nere a rete visto che non potevo usare le scarpe con i tacchi di mia madre, (non mi sentivo sicura a camminare con quelle e poi erano rovinate) e optai per abbigliamento più sportivo, misi la gonna nera lunga mi rifeci i seni imbottendo le coppe del reggiseno con del cotone, ed indossai la camicetta nera, mi accorsi però che era troppo trasparente così la coprii con un gilet sempre nero a costine.
Potevo andare ma dovevo ancora truccarmi, ci misi quasi due ore non avevo molta pratica e Roberto iniziava a spazientirsi, ma gli dissi che le ragazze impiegano sempre molto tempo a prepararsi e che doveva fidarsi di me per il risultato finale.
Mi stesi il gel sui miei capelli ed indossai la parrucca a caschetto, ero proprio un bella figa, sentivo che mancava ancora qualcosa, così rovistai nei cassetti di mia zia e trovai un paio di orecchini con la clip erano di bigiotteria due pendenti in argento con finte perle, eccitata li misi, il cambiamento mi sembrò ottimale, rimanevano solo le scarpe per quelle dovetti optare per i miei anfibi neri dato che non avevo altro.
Uscii dal bagno e chiamai mio fratello che appena mi vide rimase senza parole, poi ripresosi disse che ero proprio una strafiga.
Salimmo in macchina e partimmo in direzione della discoteca, guidava lui come si conviene ad brava coppia di fidanzatini, io tremai per tutto il tragitto, pensavo a cosa sarebbe accaduto se per caso ci avesse fermato la Polizia, a cosa avrei potuto raccontare, la situazione mi stava sfuggendo di mano.
Fortunatamente non accadde nulla ed arrivammo al locale, Roberto parcheggiò la macchina e ci accingemmo ad entrare, non c’era molta coda così arrivammo all’ingresso dove per non tradirmi parlò solo lui, ringraziai il cielo che il locale era parecchio buio e sperai che nessuno si potesse accorgere di chi ero in realtà.
Ballammo un po’ con Roberto che facevo lo scemo con me strusciandomisi addosso o dicendomi frasi sconce all’orecchio, dopo un po’ ci venne sete e gli chiesi di ordinarmi da bere mentre io mi sarei seduta in un divanetto ad aspettarlo, non fù una felice idea in quanto come rimasi sola un ragazzetto alquanto insignificante si sedette al mio fianco, cercando di intavolare una discussione, io non potevo rispondere in quanto dalla mia voce mi avrebbe sicuramente scoperto, cercai di sfuggirgli correndo in bagno, e qui il secondo dilemma quale usare? .
Rimasi per un attimo interdetta poi visto che lui mi osservava entrai in quello delle donne, la fortuna mi assistette dato che non era molto frequentato e potei così non farmi notare troppo.
Uscii e mi diressi al bar dove trovai mio fratello con le consumazioni, gli dissi di quello che mi era accaduto e lui volle che gli mostrassi il tipo che mi aveva tampinato, poi mi disse che ero una gran troia che facevo arrapare tutti i maschi, gli intimai di smetterla e che volevo uscire, lui disse che si stava divertendo un sacco e che non voleva uscire, scazzata lo piantai in asso ed andai ad aspettarlo in macchina.
Passò parecchio tempo e nell’attesa io mi addormentai , erano circa le 3 quando Roberto finalmente arrivò, era visibilmente su di giri ed io ancora semi addormentata non mi accorsi che non era solo, infatti era salito dietro quel ragazzo che mi aveva abbordata prima, Roberto mise in moto la macchina e parti, ed io tornai ad addormentarmi.
Facemmo poca strada poi sentii la macchina fermarsi e due mani che mi palpavano le coscie, incazzata gli dissi di smettere che non ne avevo voglia, quando all’improvviso mi accorsi che non eravamo soli, terrorizzata cercai di scendere dalla macchina ma Giulio mi tenne inchiodata al sedile bloccandomi da dietro, Roberto si aprii la patta ed estrasse il suo pene gonfio perse la mia mano e se la portò sul cazzo dicendomi di stare brava che mi avrebbero fatto impazzire.
Io non ne volevo sapere ma erano in due e mi costrinsero a sottostare alle loro voglie, Roberto mi afferrò per la testa e mi costrinse ad ingoiare il suo uccello mentre Giulio mi incitava chiamandomi vacca succhiacazzi.
Poi mi fecero scendere dalla macchina ed fattami inginocchiare mi misero i loro cazzi in mano quello di Giulio era spaventoso lungo circa 20 cm e 22 di diametro, cominciai a menarli lentamente ed ad tratti alternavo colpi di lingua alle due cappelle, ero spaventata ma allo stesso tempo sentivo mi stavo eccitando, presi a succhiare il cazzo di Giulio quasi non mi entrava tutto in bocca ma sentivo che gli piaceva da come mugolava .
All’improvviso mi fecero alzare ed appoggiare al cofano della macchina, Roberto mi teneva ferma e Giulio mi sollevò la gonna sulla schiena, poi mi strappò le collant e mi strusciò la cappella tra le chiappe, io terrorizzata lo pregai di lasciarmi stare, ma ottenni solo di eccitarlo ancora di più, sentivo che stava per montarmi e capii che mi avrebbe fatto male se mi avesse inculato a secco , lo convinsi quindi a farsi prendere di nuovo il cazzo il bocca, lui acconsentì e così potei mentre lo succhiavo inumidirmi il buco con la mia saliva.
Poi Giulio mi fece voltare e me lo mise dentro non senza fatica, avevo il culo in fiamme ed il dolore mi fece urlare, così Roberto per farmi tacere mi venne davanti e mi cacciò il suo uccello in gola, succhiavo ed al tempo stesso venivo montata come una vacca, i porci si divertivano ad umiliarmi e mio fratello mi diceva di non fare troppo la smorfiosa visto che stavo godendo, oppure adesso si che hai finalmente il culo rotto brutta troia.
Godettero all’unisono Roberto mi riempii la bocca con il suo sperma, mentre Giulio mi inondava il culo con una serie di colpi fortissimi, ero in paradiso il dolore quasi cessato ed il piacere per essere stata usata alle stelle, e venni anch’io.
Poi mentre ci stavamo ricomponendo baciai mio fratello sulla bocca per ringraziarlo ed abbracciandolo gli dissi all’orecchio che volevo farmi Giulio per vendicarmi di essere quasi stata violentata, Roberto mi disse che mi avrebbe aiutato.
Così mentre Giulio si stava rivestendo mi avvicinai a lui e cominciai ad accarezzarlo sulla patta, lui mi guardò sorpreso ed io fissandolo negli occhi gli dissi che ne avevo ancora voglia, inizialmente cercò di allontanarmi da se ma io non desistetti e così sotto il mio sfregamento il suo pene tornò duro, gli sbottonai i calzoni e gli inghiottì la fava iniziando un nuovo pompino, mentre lo succhiavo con una mano gli accarezzavo i coglioni poi lentamente mi spinsi con un dito sul suo sfintere.
Giulio dovette sospettare qualcosa, infatti mi chiese che cosa stessi cercando di fare, a quel punto Roberto che fino ad allora era rimasto in disparte si avventò su di lui e gettatolo a terra lo immobilizzò, io gli tolsi la cintura dai pantaloni ed usandola a mò di cappio la passai attorno al suo collo, tirando stando attenta a non esagerare, lo convinsi a non fare troppa resistenza, quindi Roberto gli torse le braccia dietro la schiena e lo fece appoggiare con la pancia al cofano della macchina.
Aveva i calzoni e le mutande abbassate alle ginocchia ed il suo culo bianco risaltava illuminato dalla luna, mi posi dietro di lui e sfilatami il cazzo dalle mutandine lo diressi verso il suo sfintere, Giulio cercò di ribellarsi e strinse le chiappe, così dopo aver dato un paio di strattoni alla cintura che gli tolsero il fiato ed un paio di ceffoni inflitti sulla carne nuda, riuscii finalmente ad accostare il mio uccello al suo buchetto ancora vergine, mi sputai sulla cappella ed incominciai ad infilarlo, lentamente glielo spinsi tutto dentro incurante dei sui urli, per tenerlo buono Roberto gli teneva la testa bloccata al cofano.
Lo scopai in culo afferrandolo per le chiappe e lo sbattevo con violenza per sfogare la mia rabbia, e più lui piangeva più io godevo nel sodomizzarlo, il suo culo mi dava un piacere tremendo e gli sborrai dentro con grande soddisfazione.
Roberto anche lui eccitato da quello spettacolo volle la sua parte, così prese il mio posto ed anche lui gli ficcò il suo arnese dentro al culo già allargato dal mio trattamento, io mi spostai e lo obbligai a prendere il mio pene sporco dei suoi umori in bocca, gli dissi di ripulirmerlo per bene mentre mio fratello lo pompava da dietro, Giulio piangeva ma dovette eseguire il suo compito per non essere ancora strangolato con la cintura.
Quando Roberto godette nel suo culo, io mi lasciai andare pisciandogli in bocca, era stupendo stringevo la sua faccia tra le mani e vedevo la mia urina scivolargli addosso, l’avevamo punito per bene.
Lo lasciammo li piangente e sporco con il culo rotto e sanguinante, sicuri che non avrebbe parlato.
Tornammo a casa felici e contenti. FINE