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Zoccola per caso

Mi trovavo in un’altra città per fare un colloquio di lavoro che si rivelò un vero e proprio fallimento. Si era fatta sera da un pezzo, aspettavo un autobus al margine di una strada secondaria che non arrivava mai. Cominciai a passeggiare su e giù per il viale alberato, quando un ragazzo si accostò come per chiedere un’informazione.
Doveva essere una zona dove c’erano delle prostitute impacciato ma determinato: “Sei disponibile? Quanto fai? “. Rimasi allibita, mi aveva scambiato per una prostituta!!! Avrei dovuto sentirmi indignata, avrei dovuto sentirmi arrabbiata e invece… mi sentivo arrapata… ero lontana da casa, nessuno mi conosceva e il ragazzo non era male, così risposi: “Con 100 andiamo a casa tua! “.
Sentivo il cuore battere all’impazzata: cosa stavo facendo? Ero forse impazzita, ebbi un momento di ripensamento, e se fosse un maniaco? Ma già mi sentivo bagnare, e così cedetti a quella forza misteriosa, quella sensazione che sentivo nel basso ventre: dopotutto avevo avuto una pessima giornata. Così per ingannare l’attesa cominciammo a dialogare: “abiti solo? sei fidanzato? “, cose così. Lui mi rispondeva in modo conciso ed educato, nel frattempo guardava le mie gambe perfettamente lisce e abbronzate cominciando a palpare vigorosamente dal ginocchio in su, verso la coscia. La mia gatta cominciava a fare le fusa, la gonna era ormai salita fino alle natiche e le mie gambe si aprivano e chiudevano ritmicamente, facendomi sentire ancora più fradicia.
Rilasciando nell’aria un caratteristico odore, mi comportavo come una cagna in calore e facevo intravedere il bianco delle mutandine
Arrivammo a casa sua, prendemmo l’ascensore e nello stretto spazio della cabina mi prese per le natiche come assaggiarne la tonicità: mi disse che ero fantastica e dentro di me pensai che era valsa la pena fare tutte quelle vasche in piscina.
Finalmente alla porta, mi spinse dentro con impazienza; attraversammo il corridoio per finire in salone, ci tuffammo sul divano e in men che non si dica lo tirai fuori per succhiarlo. Aveva un
bell’arnese, sembrava un palo, e si ergeva nell’aria con tutta la sua prepotenza. Cominciai a succhiarlo avidamente, sentendo dentro la bocca la cappella liscia rilasciare qualche goccia di sperma; quando fui sazia del suo sapore, mi appoggiai allo schienale del divano volgendo la testa all’indietro; lui capì al volo piazzandosi dietro di me, mi alzò la gonnellina, scostò ve; il perizoma, mi prese per le tette e spinse dentro il suo grosso uccello senza tanti preamboli, facendomi sussultare di piacere. Prese a scoparmi come se cercasse qualcosa in fondo alla mia fessura piena di voglia di farsi sfondare. La trovò!!! Perché cominciai a godere come una porca al
pensiero di farmi sbattere così da uno sconosciuto. Venni una prima volta, poi una seconda ma non mi bastava, così gli tolsi il pezzo dalla passera per farmi rompere il culo. Il dolore fu intenso ma vinse il piacere perché venni di nuovo e schizzò anche lui riempiendomi di caldo miele. Non potei che ringraziare!
In ginocchio, ripulivo con la lingua quel superbo manico che mi aveva tanto fatto godere, lentamente, lasciandolo accuratamente svuotato. In pochi secondi si fece di nuovo duro, ma avevo il culo in fiamme e la vagina troppo bagnata, così lo spompinai! Si contorceva sotto i colpi di lingua, poggiavo il glande fra le labbra umide per poi infilarmelo tutto in gola, finché
dopo un urlo di piacere mi inondò le tette: lo sperma zampillò come da una fontana miracolosa e scivolò nella mia scollatura. Lo spalmai sui seni turgidi come fosse una crema nutriente, succhiando di tanto in tanto la sua mazza semirigida. Lo tenevo in mano, nell’attesa che si rifacesse duro… FINE

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