Sono due sorelle, molto simpatiche e vivaci. Anche se ci sono circa un anno e mezzo di differenza (25 la più grande, Alessia, e poco più di 23 Angela) vanno molto d’accordo, escono quasi sempre insieme, hanno sempre dormito nella stessa camera, si confidano tutto, si dividono tutto… insomma, due sorelle molto molto amiche.
Veramente, fino a qualche anno fa (circa cinque, se non erro) non si dividevano proprio tutto, e ciascuna aveva il suo giro di amici e di amiche. Andavano abbastanza d’accordo e si volevano bene, ma né più né meno di tante altre sorelle che esistono a questo mondo.
Un giorno, appunto di cinque anni fa, i loro genitori dovettero partire per un giorno (credo per un convegno al quale il padre non poteva mancare, e la madre decise di accompagnarlo) per cui, fatte le valige e le ultime raccomandazioni, le lasciarono sole.
• “Mi raccomando, Alessia, bada anche a tua sorella” – fece la madre – “e non aprite agli sconosciuti! “-
• “Si, mamma”-
• “Non combinate guai. “- continuò il padre -“Domani sera saremo di ritorno e voglio trovare tutto a posto”-.
• “Va bene papà”-
• “Stasera telefoneremo. “- proseguì la madre -“Se ci sono problemi, il numero dell’albergo è vicino al telefono, e c’è anche quello della zia Lina”-.
• “D’accordo, mamma”-
• “Fate le brave”- concluse finalmente il padre “Ciao. A domani. “-
• “Ciao e divertitevi”- salutarono le due ragazze.
Finalmente erano sole. Alessia soprattutto aveva programmato da tempo quel pomeriggio, e aveva fatto in modo di passarlo in compagnia del suo ragazzo, Mario, e senza la presenza della sorella. Il programma era semplice:
spedire con qualche scusa la sorella fuori casa; appena il campo fosse stato libero chiamare Mario, che era già in preallarme, e dargli il via libera; passare un paio d’ore pomiciando tranquillamente, senza la paura che qualcuno ti veda, e magari, se fosse stato il caso, fare anche qualche giochetto un po’ più ‘pesantè (non voleva darla via, ma era stufa di ditalini in bagno, e poi aveva visto certe cose su un giornale porno…. e la curiosità era forte).
Eccitata già dal giorno precedente, aveva pensato parecchio ad una scusa plausibile per liquidare la sorella per cui, finito di mangiare -“Adesso perché non telefoni a Mara e non ve ne andate al cinema? ” -propose ad Angela -“Così posso fare i servizi senza averti tra i piedi. “- “Ma non ho soldi”- rispose quella.
• “Prendili dai soldi che ci hanno lasciato per la spesa”- ordinò lei. -“E se papà e mamma dicono qualcosa? ” -obiettò la piccola. -“Diremo che ci siamo prese un gelato. Senti”- minacciò Alessia -“o te ne vai e mi lasci fare le faccende in pace, oppure datti da fare e comincia a lavare i piatti. “- -“Va bene, vado”- si arrese Angela -“mica sai che film danno? “- “Guarda su un giornale. E adesso sparisci!!! “- urlò spazientita l’altra.
Appena sentì chiudere la porta, si precipitò al telefono: -“Pronto? Mario? Tutto a posto, vieni subito.
Mia sorella starà fuori per tutto il pomeriggio, così avremo la casa tutta per noi. Ciao”-
Euforica, pulì in fretta e furia la cucina e sistemò alla meno peggio la camera pregustando quello che immaginava sarebbe successo da lì a poco, e sentendosi già bagnare fra le gambe. L’immagine del pene di Mario, che non aveva mai visto ma che qualche volta aveva toccato infilandogli la mano nella lampo, si sovrapponeva alle foto hard dei giornali che aveva sfogliato con le amiche, e la faceva eccitare. Quasi quasi, se gliela avesse chiesta…
Drriinnn… !!!
Angela ebbe quasi un orgasmo a quel suono. Respirando a fondo, cercò di calmarsi, poi andò ad aprire.
• “Ciao amore”- salutò Mario entrando e chiudendo la porta -“Allora, non c’è nessuno? ”
• “No. Siamo solo io e te”- Mario l’abbracciò e la baciò lingua-in-bocca. Lei rispose al bacio,
piuttosto lungo. Poi un po’ timorosa -“Cerchiamo di non precipitare troppo le cose”- si staccò da lui.
• “Cos’è, ci hai ripensato? “-
• “No, ma non voglio andare troppo in fretta. Dopotutto, abbiamo tutto il pomeriggio davanti”-
• “E tua sorella? “-
• “L’ho mandata al cinema con Mara, la sua amichetta del cuore. Se le conosco bene, ne approfitteranno per andare in giro tutto il giorno, e Angela forse si ricorderà di tornare per cena! “-
• “Okay. E allora che facciamo adesso? “-
• “Io direi di andare in soggiorno e di mettere su un po’ di musica”- propose Alessia – “così si crea un po’ di atmosfera”- e presolo per mano, lo condusse in soggiorno, facendolo sedere su una poltrona. -“Che ti va di sentire”- chiese avvicinandosi allo stereo. -“Fai tu, basta che non sia troppo veloce, se no addio atmosfera”- rispose lui. -“Vuoi prendere qualcosa, un caffè, un wisky… ? “- -“Io voglio te”- fece Mario abbracciandola al volo mentre gli passava vicino. Se la mise sulle ginocchia e cominciò a baciarla.
Alessia, dopo un attimo di resistenza, si lasciò andare e rispose al bacio. Lui ‘sentì’ la disponibilità della ragazza e ne approfittò per allungare le mani: le aprì la camicetta, la liberò dal reggiseno e le prese un seno stringendole il capezzolo tra le dita. Poi scese più in basso, fra le gambe, divaricandole un po’ e premendo e massaggiando il sesso della ragazza. Lei eccitatissima sentiva i capezzoli che si inturgidivano e il sesso che le si gonfiava e si bagnava, e lo baciò con più foga, minacciando di soffocarlo.
Mario, per cercare di riprendere fiato, la fece alzare e approfittando del fatto che in quel momento dallo stereo proveniva un pezzo di musica languida -“Dai, adesso fammi uno strip-tease tipo quello di Kim Basinger”-
la incitò, e si mise comodo sulla poltrona.
Alessia si piazzò davanti a lui e cominciò a tentare di imitare l’attrice, sfilandosi gli indumenti con gesti languidi e assumendo posizioni provocanti: cominciò con la camicetta, che lanciò sul divano; poi fu la volta del reggiseno, che fece roteare e seguì la camicetta; quindi fece scivolare la gonna a terra, e con un calcio la gettò verso il ragazzo; e siccome non indossava calze (in genere preferiva i calzettoni) passo direttamente a tirar giù, lentamente e mettendosi di profilo, le mutandine.
Mario si godette lo spettacolo cercando di sembrare indifferente, ma il pene gli si gonfiava nei calzoni minacciando di straripare: era la prima volta che aveva l’occasione di far l’amore in casa, a parte qualche puttana ma non contava, e la vista di Alessia completamente nuda lo eccitava moltissimo: la ragazza non era molto alta ma era ben proporzionata: cosce ben tornite, glutei consistenti e sodi, una rada peluria scura ornava la zona pubica, seni non eccessivamente abbondanti, e un viso grazioso e malizioso allo stesso tempo adornato da capelli neri non molto lunghi che lei portava legati sulla nuca.
Ci pensò la ragazza a liberare l’uccello dalla sua prigione: gli slacciò la cintura tirandogli giù i pantaloni, poi sbottonò la camicia, levandogliela, ed infine sfilandogli gli slip: il pene scattò come una molla, rigido sull’attenti, violaceo e gonfio come se stesse per scoppiare. Alessia lo guardò affascinata, notandone le vene che lo percorrevano, le piccole asperità, ed il glande semiscoperto che sembrava schizzare fuori; poi con la mano tirò giù la pelle, liberando del tutto la cima, e cominciò a massaggiargli i testicoli.
• ‘Al diavolo tuttò – pensò -‘se non me la cerca, è la volta che lo mando a quel paesè-.
Mario era teso e rigido come il suo cazzo, e non gli riusciva di connettere chiaramente: dentro di lui si agitava un misto di eccitazione, timore ed esultanza, per come si stava risolvendo la situazione; Alessia dal canto suo si riscosse dal fascino quasi ipnotico che la vista del pene le aveva imposto, lo prese bene in pugno e cominciò a masturbarlo: dopo pochi momenti lo schizzo liberatorio la centrò sul petto, e lei istintivamente se lo spalmò sulla pelle, mentre il gonfiore del suo sesso sembrava aumentare. Quasi per ripagarla della sega, o forse per farsi perdonare la rapida chiusura del primo round il ragazzo, che aveva riacquistato almeno in parte la sua lucidità, la fece sdraiare sul divano e le aprì le gambe, sistemandosi a tiro di lingua da quel pube così gonfio e invitante, cominciando quindi a leccare tutta la zona, muovendo la punta della lingua come se disegnasse una spirale, partendo dal vertice alto della vulva, passando sui genitali esterni, poi su quelli interni, per finire su quel foro caldo da cui colava un filo di liquido denso.
“Oddio! “- gemette la ragazza -“è bellissimo”- e non appena sentì la lingua che cercava di intrufolarsi dentro, non riuscendo più a trattenersi, esplose in un orgasmo che la lasciò ansimante.
Angela li trovò così, nudi, lui col viso fra le cosce di lei, e rimase stupitissima a guardarli.
Non appena la sorella maggiore la vide, saltò su e cercò di ricomporsi, ma non c’era granché da ricomporre. -“Che cazzo fai tu qui, non ti avevo detto di andare al cinema? “- le urlò contro Alessia;
• “Veramente”- balbettò l’altra -“i cinema aprono alle 6… e adesso sono le 3 e mezzo… e Mara a casa non c’era… “- “E così sei venuta a rompere i coglioni qui”- terminò la sorella grande. -“Ma io che ne sapevo… Volevo venire ad aiutarti a sbrigare le faccende… Mica mi hai detto che sarebbe venuto lui! “-
ribattè la sorella minore -“E se lo vengono a sapere papà e mamma… “-.
Quella frase sospesa così sapeva tanto di ricatto. -“Tu non glielo dirai, vero? “- disse Alessia, di colpo raddolcita -“se non glielo dici, ti porterò con me in discoteca tutte le volte che vuoi”.
• “Ma se lo vengono a sapere… “- insisté l’altra.
• “E chi vuoi che glielo dica! Siamo solo noi tre, qui… “- tornando improvvisamente consapevoli della presenza del ragazzo, tutte e due lo guardarono: Mario era lì, seduto sul divano, che seguiva interessato la discussione (dopotutto, ci andava di mezzo anche il suo destino), nudo, col pisello non proprio al massimo del suo fulgore ma neanche con le batterie scariche. Alessia ebbe una folgorazione: -“Dai, adesso vieni qui”- disse alla sorella con voce dolce, facendole segno di andare a sedersi accanto a lei. Angela obbedì, sedendosi dall’altra parte rispetto al ragazzo, e fissandolo con un misto di curiosità e di timore.
• “In fondo in fondo”- proseguì Alessia -“non stavamo facendo niente di male, stavamo solo giocando un po’… “-
“Ah, si? Ed era un gioco interessante? “- ironizzò l’altra, che aveva ovviamente intuito che tipo di ‘giocò era (non che ci volesse poi molto). -“Tanto interessante che non ti abbiamo sentito entrare. Vuoi giocare anche tu? “- propose insinuante la prima.
Angela staccò gli occhi dal pisello di Mario e guardò perplessa la sorella, che come se niente fosse allungò una mano verso l’oggetto degli sguardi della sorella e cominciò a maneggiarlo. -“Dai, prova” -la incoraggiò: le prese una mano, la portò verso il pene e ve la richiuse intorno. Angela la lasciò fare.
• “E adesso muovila così”- le fece vedere Alessia -“Ecco. Vedi? “- Al tocco congiunto delle due sorelle, l’uccello di Mario aveva ricominciato a gonfiarsi, e Angela sentiva le viscere che le si rimescolavano.
Alessia lasciò che la sorella continuasse nell’operazione e approfittando del fatto che doveva sporgersi sopra di lei per arrivare al ragazzo, cominciò a sbottonarle la camicetta. Visto che non c’era nessuna reazione, le sfilò il reggiseno. L’altra continuava affascinata a tirare la sega al ragazzo. Fu poi la volta della gonna, ed infine vennero tolte le mutandine; quindi Alessia cominciò ad accarezzare il corpo della sorella: le cosce ed il sedere polposi e sodi, i fianchi ed i seni, un po’ più acerbi dei suoi, i capelli, che erano più lunghi dei suoi e di colore castano con sfumature bionde (Angela usava legarli in due code di cavallo ai lati, il che accentuava la sua espressione di ragazzina).
Passando una mano all’interno dell’attaccatura delle cosce, Alessia sentì che la sorella era bagnata, e questa ‘scopertà le fece ritornare l’eccitazione, aumentata dal fatto che adesso aveva, letteralmente, Angela nelle sue mani: cominciò a farle scorrere un dito lungo la fessura umida, soffermandosi sul clitoride e stuzzicandolo, per passare poi al foro posteriore, e introducendolo infine piano piano nella vagina, fino ad incontrare il velo della verginità. Con l’altra mano, aperte le gambe, replicava i gesti su se stessa. Poi si sfilò di sotto alla sorella e si accostò al suo ragazzo, baciandolo in bocca e prendendo la sua mano e portandosela fra le gambe, invitandolo a carezzarla. Quindi, ricordando le foto dei giornali porno che le era capitato di sfogliare, e quasi a voler ricordare alla sorella che in fondo in fondo era roba sua, scese verso il basso ventre del ragazzo e con la punta della lingua iniziò a sfiorare il glande, scendendo verso il basso, per poi ritornare s!
u, e infine aprire la bocca e ingoiarlo.
Mario nel vedere ma soprattutto nel sentire quella… operazione, ebbe un sussulto, e la sua mano che stava carezzando il sesso di Alessia, si bloccò e strinse forte; Angela, che stringeva ancora l’uccello in mano, volle emulare la sorella e glielo levò di bocca, infilandolo nella sua.
Il sapore muschiato del pene era inebriante: le due sorelle se lo toglievano l’un l’altra dalla bocca per fare a gara a chi più riusciva ad ingoiarne, a chi più lo succhiava; e Mario si sentiva al settimo cielo, con una che gli leccava le palle e l’altra che gli ciucciava il pisello; finché Alessia decise che ne aveva abbastanza di disputare il cazzo del suo ragazzo alla sorella: salì sopra di lui, aprì le gambe e lentissimamente si impalò sull’uccello duro e rigido, sotto lo sguardo un po’ invidioso della sorella.
Era ancora (per poco) vergine: dopo i primi attimi il dolore cominciò a farsi sentire, diventando più forte quando si ruppe l’imene, a malapena compensato dall’eccitazione. E questa non bastò più quando il pene invase la vagina, costringendola ad adattarsi all’intrusione, mentre qualche goccia di sangue si mescolava al liquido lubrificante che la vagina secerneva. Ma Alessia non desistette: introdotto quanto più pene poteva, rifiatò un poco cercando di rilassare i muscoli vaginali, sentendo fra le nebbie del dolore una piacevole sensazione di pienezza. Quindi cercò piano piano di muoversi, accusando altre fitte di dolore ma cercando caparbiamente di resistere e di continuare.
Angela, con la scena della penetrazione davanti agli occhi, con una mano continuava a tenere l’uccello di Mario (inghiottito per più di metà dal sesso della sorella) mentre l’altra l’aveva portata sulla sua fessura e aveva preso a masturbarsi.
• “Stai fermo, non muoverti”- Alessia si rivolse al ragazzo, che aveva cominciato a spingere da sotto per cercare di aumentare la penetrazione – “fa un male cane. Lascia fare a me. “- e cominciò a sfilarlo finché giunta all’apice riprese ad abbassarsi. Ad ogni penetrazione il dolore sembrava insostenibile durante la introduzione, per diluirsi quando lei si fermava e cominciava ad estrarlo, fino a quando ad un certo momento la sensazione di piacere cominciò a prevalere e, anche se il dolore non scomparve mai completamente ma rimaneva come una pulsazione sorda, la ragazza cominciò ad apprezzare il sentire quel caldo bastone che la invadeva e le riempiva la vagina. Il ritmo pian piano aumentò: anche se lei si sentiva come spaccare in due ad ogni colpo un po’ più forte, ben presto arrivarono all’orgasmo e Mario fece appena in tempo a tirarlo fuori, schizzando di sperma il pube e l’interno delle cosce di lei, che gli si era abbandonata sopra.
Angela ne approfittò per prenderlo in bocca e ripulirlo con la lingua: il sapore caldo e dolciastro del liquido di lui, unito a quello acidulo della sorella, le piacque, era la prima volta che lo assaggiava, e si diede da fare per assorbire con la lingua anche le gocce sparse sul pube di Alessia, giungendo infine a leccarle la vulva e a lappare il liquido che fuoriusciva dal foro ancora dischiuso. Aveva una voglia pazzesca di godere, ma allo stesso tempo voleva prolungare il più possibile quella sensazione piacevolissima.
Mario si sfilò di sotto ad Alessia e, ritenendo di dover usare uguale trattamento ad entrambe le sorelle, stava tentando di rianimare il suo pisello: benché avesse goduto già due volte, entrambi gli orgasmi erano venuti troppo in fretta, e lui si sentiva dentro ancora voglia di fare; perciò lo prese in mano e cominciò a tirarsi una sega, ma questo non lo eccitava più. Allora si accostò ad Alessia e glielo mise in bocca: la ragazza accettò di buon grado e riprese a ciucciarlo, e a quella sollecitazione il pene riprese in breve tempo l’erezione (ah! , la gioventù.. ).
Questo bel quadretto: Alessia stesa sul divano con le gambe aperte che succhiava l’uccello di Mario; questi che, tentando di consolidare l’erezione, spingeva l’uccello in bocca ad Alessia e nello stesso tempo preparava il terreno infilando una mano fra le gambe di Angela; e questa, con la mano di Mario che la frugava in mezzo alle cosce, leccava il sesso della sorella cercando di non lasciare inesplorato nessun punto; questa fu la scena che si presentò agli occhi alquanto stupiti di quello che chiameremo, per ovvie ragioni, signor D.
Il signor D. era il loro dirimpettaio di pianerottolo: aveva da poco passato la quarantina ma conservava un aspetto giovanile; alto, capelli scuri con un po’ di sale e pepe sulle tempie, di aspetto comune, aria simpatica, un filo di pancetta; scapolo, lavorava come bancario e viveva nell’appartamento a fianco con la madre anziana ma ancora in ottima salute, per cui non doveva preoccuparsi più di tanto se la lasciava sola per un po’.
Il rapporto tra le due famiglie era ottimo, e il padre delle ragazze gli aveva chiesto di dar loro un’occhiata di tanto in tanto durante l’assenza sua e della moglie. Il signor D. , rientrando, aveva visto il portoncino aperto e, curioso e preoccupato, aveva provato a bussare, ma nessuno l’aveva sentito. Allora era cautamente entrato, gettando uno sguardo nelle varie stanze, e giunto sulla soglia del soggiorno si ritrovò davanti quel triangolo alquanto particolare. Sorpreso, rimase qualche secondo a guardare e, suo malgrado, il
pene cominciò rapidamente a gonfiarglisi.
Benché la scena lo eccitasse, non era un guardone, per cui per far notare la sua presenza si schiarì la voce.
I tre lo videro e rimasero di sasso, imbarazzatissimi. La prima a riprendersi fu la più piccola: si alzò e si diresse verso l’uomo -“Ciao, signor D. “- gli fece -“c’è qualcun altro là fuori? “- “N.. no… n.. nessuno”- fu la balbettante risposta, mentre con gli occhi l’uomo perlustrava il corpo nudo e giovane che si avvicinava.
Angela andò a chiudere l’ingresso, rimasto aperto a causa del precipitarsi degli avvenimenti quando lei era rientrata. Poi, tornando in soggiorno, prese il signor D. sottobraccio -“Venga, signor D. , si accomodi”- disse, e lo portò verso il divano, facendolo sedere vicino agli altri due che erano rimasti a guardare.
Una volta seduto, Angela allungò una mano verso il cavallo dei pantaloni dell’uomo (era l’unico ad avere vestiti addosso) tastando la zona: individuato l’oggetto della ricerca (non era poi tanto difficile da trovare, date le dimensioni che stava assumendo) lo massaggiò un poco. -“Allora, signor D. , le piaccio? “- fece pavoneggiandosi davanti a lui. L’uomo la guardò con gli occhi spalancati, poi si girò verso gli altri due senza riuscire a spiccicare una parola.
Alessia e Mario, che avevano capito dove voleva andare a parare Angela, gli sorrisero e tornando a rilassarsi cercarono di incoraggiarlo: -“è una bella piccioncina, no? “- fece il ragazzo; -“Non per niente è mia sorella”- ribadì la ragazza, e per rimarcare la parentela si alzò e cominciò anche lei a far ammirare le sue grazie.
Visto che l’uomo non reagiva, Angela si spazientì e gli slacciò la patta dei pantaloni, vi infilò una mano e ne estrasse il pene, che appena libero esplose in tutto il suo turgore, svettando verso l’alto come uno di quei giocattoli a molla che, non appena apri il coperchio, scattano e ti fanno prendere un bello spavento.
Solo che Angela non si spaventò per niente, anzi non gli diede neanche il tempo di fare una mossa che ci si buttò sopra come un affamato a digiuno da parecchi giorni, infilandoselo in bocca e cercando di ingoiarlo tutto; quando ci riuscì, soddisfatta, cominciò a muovere la testa in su e in giù, succhiandolo. Era di discrete proporzioni, un po’ più corto e più grosso dell’uccello di Mario, con una leggera curvatura verso l’alto, e si vedeva subito che era stato abbondantemente usato.
Anche Alessia volle assaggiarlo, e si chinò per cercare di prendere la sua parte: la sorella a malincuore smise di succhiarlo, e senza mollarlo glielo mise in bocca, per riprenderselo poco dopo, e ripassarglielo,
fino a che si stufò di quel gioco e decise che era arrivato il momento: lasciò la presa, abbandonando il pene nelle fauci della sorella (che ne approfittò per saggiarne la consistenza ingoiandolo fino in fondo), e montò a cavalcioni sul signor D. dandogli le spalle; a gambe aperte si calò sull’uccello fino a sentirlo premere sulla sua fessurina, poi con una spinta decisa si impalò.
Cacciò un urlo.
Alessia non aveva fatto in tempo ad avvertirla, ed Angela aveva cercato di infilarselo dentro in un colpo solo la fitta di dolore tremendo la fece gridare lasciandola impietrita e incapace di fare un movimento, infilzata sul cazzo del signor D. come una farfalla trafitta dallo spillone nella collezione di un entomologo.
La sorella maggiore cercò di intervenire. Prese il pene alla base e lo estrasse lentamente: assieme a quello uscirono un paio di gocce di sangue. Poi si mise a massaggiare il sesso dolorante della piccola, che si era abbandonata sul signor D. Ritenendo che l’unico modo per lenire il dolore fosse farla pensare ad altro (ormai era una esperta di queste cose), tenne aperta con due dita la passerina della sorella e iniziò a passarci sopra la lingua, leccandola tutta e umettandola ben bene, stimolando il clitoride e cercando di far di nuovo eccitare la sorellina. Notando che la figa era ancora semiaperta, ci infilò dentro un dito e prese a muoverlo: a differenza di prima, ora entrava comodamente tutto, e Angela neanche lo sentì.
Nel frattempo il signor D. aveva preso i seni della ragazza stesa su di lui e ne stringeva i capezzoli, cercando di stimolarla anche da quel lato, e l’insieme di queste manovre cominciò finalmente a fare il suo effetto. La vulva ricominciò a gonfiarsi e a bagnarsi, ed Angela stava cercando di rimettersi in posizione ma si sentiva ancora come se l’avessero tagliata in due.
Il signor D. la prese in braccio e seguito dalla sorella la adagiò sul tavolo del soggiorno. Poi si chinò, le aprì le gambe e cominciò a passarle vigorosamente la lingua lungo tutta la fessura cercando di tanto in tanto di spingerla il più profondamente possibile nell’orifizio, mentre Alessia la baciava e le succhiava i capezzoli.
Mario, che si era tenuto in disparte, sentendosi escluso si avvicinò al gruppetto, pensando a come poter dare una mano; Angela vedendolo avvicinarsi lo chiamò, e avutolo a tiro gli prese il pene e se lo mise in bocca, massaggiandolo e carezzandolo con la lingua e le guance, e facendolo tornare in poco tempo florido e vivace, da molle e abbacchiato che era; nel frattempo il ragazzo aveva messo una mano sul sedere di Alessia e le aveva infilato un dito nella passera, muovendolo e cominciando a preparare il terreno: il corpo della ragazza infatti, nonostante la testa fosse ancora distratta dal tentativo di aiutare la sorella, aveva prontamente reagito a quella esplorazione con una buona produzione di liquido.
Dopo qualche minuto il signor D. , giudicando fosse opportuno battere il ferro finché era caldo, si rialzò:
• “Adesso preparati”- disse ad Angela -“tira un grosso respiro e rilassati. Farò più piano che posso, ma un po’ di dolore lo sentirai, almeno finché la vagina non si sarà adattata. Va bene? “- “Va bene, comincia”- rispose la ragazza, aprendo di più le cosce e spingendo il bacino in avanti per accogliere meglio l’invasore.
Mario, per evitare guai di qualsiasi tipo, preferì toglierle di bocca l’uccello e si chinò a baciarla, mentre Alessia scese con la lingua fino al clitoride, e con le mani tenne aperte le grandi labbra. Il pene del signor D. si appoggiò sull’apertura, poi lentamente cominciò ad entrarci, pochi millimetri per volta, per circa metà; poi ci fu un colpo più deciso, ed Angela ebbe un sussulto ma strinse i denti; quindi la procedura si invertì e il signor D. si tirò indietro, per ricominciare subito a spingere.
La ragazza subì la penetrazione, pian piano sempre più veloce, con stoicismo e senza lamenti, finché il piacere fisico divenne più forte del dolore (grazie anche alla lingua di Alessia) e lo isolò in un angolo remoto del corpo: non scomparve, ma divenne come un pulsare sordo che si faceva sentire quando il pene entrava, con lo stesso ritmo.
Angela cominciò finalmente ad apprezzare la scopata, e lo dimostrò dapprima serrando le caviglie dietro la schiena del signor D. , come per impedirgli di scappare; poi cominciando a muoversi in sintonia con le sue spinte, per riceverlo meglio; ed infine avendo un orgasmo che tuttavia non le impedì di incitare il suo ‘amantè. -“Continui, la prego”- disse -“non smetta adesso…. è troppo bello… continui… “- e il signor D. continuò: non aveva nessuna intenzione di smettere!
Mario intanto, vista la piega che prendevano gli avvenimenti, aveva pensato bene di sostituire il dito che aveva infilato nella figa di Alessia con qualcosa di più sostanzioso, e cioè il suo manganello di carne, tornato di nuovo vispo ed arzillo dopo la cura di Angela. Alessia dal canto suo lo aveva lasciato fare, allargando un po’ le gambe per facilitare l’introduzione, e chinandosi ad infilare la lingua in bocca alla sorella baciandola; e ora si godeva le piacevoli sensazioni che quel bastone infilato dentro di lei le stava procurando.
La doppia scopata si prolungo per parecchi minuti con grande soddisfazione di tutti: il signor D. , con la sua esperienza, sapeva quando era il caso di accelerare e quando invece bisognava darsi una calmata, e grazie a questo riuscì a resistere fino a dopo il secondo orgasmo di Angela, nonostante l’arrapamento che la ragazzina gli aveva messo addosso; gli altri tre invece riuscirono a gustarsi meglio la scopata grazie agli orgasmi avuti precedentemente, che avevano eliminato la frenesia di godere che li prendeva al culmine della eccitazione.
Finalmente le due ragazze vennero: prima fu il turno di Angela (ed era il secondo! ) che mugolò senza ritegno per il piacere e per il dolore che tornava a riaffacciarsi; poi Alessia, che dopo gli spasmi dell’orgasmo si abbandonò sul corpo della sorella.
Poco dopo il signor D. estrasse il pene dal suo accogliente ricovero e schizzò il seme sul giovane ventre che lo aveva accolto così bene, giungendo fino sul viso di Alessia, che si scosse dal torpore che l’aveva presa e li raccolse ad uno ad uno con la punta della lingua, sorbendoli. Infine toccò a Mario, che lo sfilò dalla vagina di Alessia per non venirle dentro: Angela, che lo aspettava al varco, riuscì a metterselo in bocca prima che terminasse di eiaculare, succhiandone le ultime gocce fino a ripulirlo ed inghiottendole. Poi tutti si abbandonarono su divani e poltrone, stanchi e doloranti ma soddisfatti.
Dopo un po’ si era fatta quasi ora di cena. Alessia si lamentò: -“Mi sento a pezzi. Ogni volta che cerco di spostarmi mi fa male tutta la micetta. Avrei voglia di una doccia, un letto e una tirata di sonno fino a domani” -disse, giochicchiando col pisello di Mario, stravaccato accanto a lei. -“Io invece avrei voglia di scopare ancora”- fece Angela, massaggiandosi il secco. -“Guarda che non è mica di ferro, sai? “- rispose Mario;
• “Inoltre”- continuò il signor D. -“penso che almeno noi uomini”- e ammiccò verso il ragazzo
• “dovremmo farci vivi con la famiglia”-.
• “Ci venite a trovare domani dopo pranzo? “- chiese Alessia, dimenticando che il signor D. doveva andare al lavoro. -“E me lo chiedi? “- rispose questi -“Ho intenzione di chiedere il pomeriggio libero apposta.
A che ora tornano i vostri genitori? “- “Hanno detto domani sera, ma potrò essere più precisa quando chiameranno” -rispose la prima. -“Aspettate, io avrei un’idea migliore”- interruppe la sorella -“lei signor D. , perché non chiama casa sua e dice che resta fuori con i suoi amici? “- propose . -“E Mario può dire che rimane a dormire a casa di Gianni, il suo amico”.
I quattro si guardarono in faccia l’un l’altro sorridendo, poi il signor D. telefonò a sua madre: -“Ciao mamma. Stasera esco con alcuni colleghi…. non mi aspettare perché è probabile che faccia tardi… Sì… No, non so a che ora torno, può darsi che rimanga a dormire da Carlo e domattina, se non sono troppo sbronzo, vado direttamente al lavoro… Sì mamma… Va bene, ciao. “- Pure Mario trovò una scusa, poi Alessia propose:
• “Che ne dite di una doccia? “- “Tutti insieme? Perché no? “- accettò il ragazzo. -“Ma non ci andiamo tutti nella cabina.. “- obiettò Angela -“e poi io preferisco una bella vasca d’acqua calda, mi rilassa… “-
In quel momento squillò il telefono. Rispose Alessia: -“Pronto? … Ciao mamma. Tutto bene? … Come è andato il viaggio? … Sì, qui è tutto a posto… No, non abbiamo ancora mangiato…. Non so, forse un panino… Abbiamo fatto ginnastica tutto il pomeriggio, e adesso siamo rotte… sì, dalla stanchezza”- e sorrise alla sorella
• “Adesso volevamo farci una doccia… Sì, il signor D. è venuto, eccome se è venuto… sì, te lo passo. Ciao mamma, saluta papà. Ciao”- e porse la cornetta al signor D. -“Pronto? Salve. Sì… va bene, non vi preoccupate, pensate a divertirvi…. sì. A proposito, a che ora contate di tornare domani? …. Ah! verso le sette… D’accordo, a domani. “- Poi chiuso il telefono -“Ok, ragazzi, abbiamo 24 ore di tempo, poi si torna alla normalità. “- Quindi si tolse i vestiti e andarono in bagno.
Lui e Angela si adagiarono nella vasca: uno da un capo e una dall’altro a gambe larghe. La ragazza rilassandosi tirò un lungo sospiro di piacere, e prese a giochicchiare col pisello in disarmo del partner agitandolo di qua e di là, mentre l’uomo percorreva con un dito la fessura della giovanetta da un capo all’altro e ritorno. -“Ti fa ancora male? “- le chiese. -“No, adesso no. Solo quando mi siedo o quando corro sento una fitta. “- “E vuoi ancora far l’amore? “- “Una voglia pazza”- rise lei buttandoglisi addosso e presero a baciarsi.
Mario e Alessia si misero sotto la doccia e si strinsero l’un l’altro, baciandosi profondamente. Quando si separarono, il getto d’acqua approfittò del ciondolo di Mario per formare una fontanella. -“Guarda, sembra che stai pisciando”- fece la ragazza. Guardò più da vicino, poi continuò: -“Ho sete e ti voglio bere tutto”- e si mise il ciondolo in bocca. Il ragazzo protestò -“Piano! Fammi riprendere. Non è mica una pistola ad aria compressa… “- ma la ragazza non desistette. Lui allora allungò una mano verso il sedere della ragazza e infilò un dito nella passerina. La ragazza mollò allora la presa e ridendo tutti e due uscirono dalla doccia e si asciugarono.
Senza neanche rivestirsi, tutti e quattro andarono in cucina saccheggiando tutto quello che di commestibile trovarono a portata di mano. Ridendo e scherzando, si diedero alla sperimentazione di nuovi piatti di alta cucina: Angela, per esempio, infilò l’uccello di Mario in un vasetto di maionese (le piacevano molto tutte e due le cose, per cui pensò bene di metterle insieme), e cominciò prima a leccarlo, poi a succhiarlo.
• “Guardate”- fece agli altri -“sembra che la maionese gli faccia bene”-. Infatti il ciondolo dopo un po’ di quella cura non…. ciondolava più, assumendo un aspetto più… marziale. Il signor D. volle provare se aveva lo stesso effetto anche sulle ragazze (anche se non ce n’era bisogno: erano eccitate più che mai), e ne spalmò una buona quantità sulla vulva di Alessia: stese la ragazza sul tavolo a cosce larghe e la lappò tutta.
In effetti anche Alessia divenne… pronta per l’uso. Per ‘vendicarsì lei fece sedere il signor D. su una sedia e cominciò a versargli lentamente del vino nell’ombelico, osservando che il filo di liquido scendesse dalla parte giusta e bevendo poi direttamente… alla canna, mentre il suo ragazzo pensava bene di sgranocchiare dei grissini precedentemente infilati nella fighetta di Angela e cosparsi di… liquore di femmina.
Questi ed altri ‘giochettì ebbero il duplice effetto di nutrirli e farli eccitare di nuovo: bastava un niente per far tornare i due membri duri e all’erta, e le due ragazze avevano le vulve abbondantemente lubrificate.
Dietro consiglio del signor D. decisero di non sprecare le voglie ritrovate in rapporti frettolosi: si limitarono a giocare un po’ e a stuzzicarsi l’un l’altro, e quando giunsero a non poterne quasi più diedero una parvenza di ordine alla cucina, poi corsero a buttarsi sul letto matrimoniale le une nelle braccia degli
altri.
Angela, che si era scoperta una vera passione per succhiare, non perse neanche tempo in preliminari e si buttò subito con la bocca sul pene del signor D. ingoiandolo doviziosamente; mentre gli altri due rotolandosi per tutto il letto si baciavano e si carezzavano dappertutto. Il signor D. dapprima si limitò ad osservare la sua partner, guidandola con consigli e lodandola (Angela stava diventando una vera esperta e ci metteva molta passione); poi la fece sistemare su di lui in modo da ritrovarsi con il suo sesso sul viso, nel più classico dei 69, e prese a frugarla con la lingua e ad infilarle la punta di un dito nel foro posteriore. La posizione venne subito imitata dagli altri due. Dopo un po’ il signor D. (dato che era il pi ù… esperto dei quattro, era lui che dava il ‘là al concertino) si sfilò da sotto e facendo rimanere la ragazza carponi prese a scoparla da dietro con spinte dapprima lente e prolungate, e man mano più veloci e profonde. Mario ben presto si adeguò, e le due sorelle, fianco a fianco, se la godevano un mondo (a parte qualche fitta a qualche penetrazione più profonda) baciandosi e scambiando lunghe occhiate ammiccanti.
Ad un certo punto Mario fece una proposta: -“Signor D. , che ne direste di scambiarci di posto? “- disse, pensando che se non approfittava ora per farsi la ‘cognatinà difficilmente gli sarebbe capitata un’altra occasione in seguito. Anche il signor D. aveva avuto l’idea di provare con l’altra (l’erba del vicino, si sa, è sempre più verde. Non che lui volesse lamentarsi… ), per cui accettò subito la proposta andando ad infilzare la sorella più grande, mentre Mario riempiva la sorella più piccola. E anche le due ragazze erano contente del cambio: Alessia pensava che col suo ragazzo ci sarebbero state altre occasioni, mentre il signor D. chissà quando l’avrebbe avuto a tiro di nuovo, e ci teneva a provare il suo uccello; Angela da parte sua gradiva ampliare le sue recenti esperienze, ed era dal pomeriggio che aveva sotto gli occhi quell’uccello senza poterlo godere appieno, senza contare che essendo un po’ più stretto di quello dell’uomo, le faceva meno male anche quando la riempiva fino in fondo.
Tanto per non far torto a nessuno, ed anche per cercare di prolungare il più possibile la scopata, i due maschi si scambiarono più volte le compagne, facendole godere più volte finché giunse il loro turno e finalmente svuotarono i testicoli sui corpi esausti delle ragazze, che provvidero diligentemente a pulirsi l’un l’altra con le lingue. Dieci minuti dopo erano crollati tutti e quattro in un sonno profondo.
Il primo a svegliarsi il giorno dopo fu il signor D. : la prima cosa che vide aprendo gli occhi fu il pube lanuginoso di Angela, all’altezza del suo viso. Abituato ad essere sempre presente quando si svegliava, senza avere quegli attimi di ‘sbandamentò di chi ha bisogno di tempo per carburare, ricordò subito tutto e una occhiata all’orologio gli disse che era l’una passata. Divaricò delicatamente le cosce della ragazza e prese a sfiorarle la vulva con la punta della lingua mentre introduceva la punta di un dito fra le piccole labbra.
Angela cominciò a stirarsi, sentì che c’era qualcosa fra le sue gambe e si destò: -“Ciao”- fece guardando il signor D. , senza accennare a ritrarsi -“ho dormito magnificamente e adesso ho una fame… che ora è? ” – “L’una e venti”- rispose l’uomo. -“Che facciamo, li svegliamo? “- “Direi di sì. Tra qualche ora arrivano i tuoi e dobbiamo mettere tutto a posto, mica vuoi far trovare così, capirebbero subito che avete combinato qualcosa… “- sussurrò l’uomo spostandosi vicino ad Alessia e ripetendo l’operazione. Angela invece andò vicino al pisello di Mario, adagiato sulle gambe, e lo imboccò cominciando a ciucciarlo: floscio, le entrava facilmente tutto in bocca, ma dopo le prime ciucciate prese ad irrigidirsi fino alla completa erezione, e divenne più difficile arrivare con le labbra fino alla base del pene. I due si svegliarono, e dopo un attimo di smarrimento ricordarono dov’erano e cos’era successo, poi si diressero tutti e quattro in cucina: era rimasto solo del latte, un po’ di pane e qualche biscotto, e fecero colazione con quello.
• “Che ne dite, ce la facciamo l’ultima? “- se ne uscì Angela, adocchiando il pene di Mario in tiro.
• “Ma non ti sazi mai, tu? “- rispose questi ridendo. -“Beh… chi sa quando ci ricapiterà una occasione così… “- si giustificò la ragazza. -“Non ha mica tutti i torti”- ribadì la sorella -“senza contare che non potete lasciarci così, senza neanche un saluto”- fece avvicinandosi al signor D. -“Okay, okay”- finse di arrendersi questi, -“ma non vorrete farlo qui… Sul letto si sta più comodi, no? “-.
Ridendo, le ragazze presero i maschi per le appendici e li ‘trascinaronò di nuovo sul lettone, spingendoveli sopra; poi Alessia si sistemò in un comodo 69 strofinando il suo sesso sul viso del signor D. e agguantato il suo cazzo gli fece scivolare via la pelle con un paio di colpi ben assestati e se lo ficcò in bocca facendolo sparire quasi tutto; mentre Angela si sdraiò nella stessa posizione su di Mario e golosamente inghiottì la gran parte del suo cazzo senza neanche darsi la pena di ‘sbucciarlò. Quando giudicarono di averli portati al massimo splendore, si rigirarono e sempre tenendo i maschi sotto si infilzarono sui loro spilloni.
• “Mmmhh… stamattina va dentro molto meglio”- mugolò Alessia.
• “è vero”- le fece eco la sorella, cominciando a muoversi -“entra che è un piacere. “-
I maschi non dissero niente, impegnandosi a spingere da sotto a ritmo con le due sorelle.
• “Signorina Angela, che ne direste di scambiarci di posto? “- fece Alessia dopo un po’, imitando Mario.
• “Perché no? “- rispose Angela cercando di fare la voce del signor D.
Ridendo le ragazze si sfilarono dai rispettivi partner e si scambiarono il posto, godendo ognuna di tutti e due gli uccelli, a turno. Scimmiottando i commenti dei due maschietti della sera prima (“il tuo amichetto ha un gran bel cazzo, mia cara”- “Sapessi questo, sembra che mi stia per scoppiare nella figa… “) le due sorelle ripeterono diverse volte lo scambio, ed il gioco le portò ad avere più di un orgasmo, finché i maschi non le disarcionarono.
• “Adesso si fa come dico io”- prese il comando il signor D. , e fece sistemare Alessia distesa sul letto con le gambe ben aperte, ed Angela carponi sopra di lei, come in un 69 lesbico: e infatti le ragazze iniziarono subito a leccarsi l’un l’altra. Gli altri due per un po’ le lasciarono fare, sussurrando fra di loro (“quando dico ‘giù’ lo metti in bocca a quella di sotto”- disse il signor D. -“e quando dico ‘sù ti scopi quella di sopra”- “Ho capito”), poi si misero uno dietro ad Angela e l’altro davanti e -“giù”- fece il signor D. spingendo il pene dentro Alessia mentre contemporaneamente Mario glielo infilava in bocca, muovendosi tutti e due più o meno all’unisono. La ragazza a quel doppio colpo andò in brodo di giuggiole, cominciando a succhiare famelica e spalancando ancor di più le gambe. Anche Angela rimase deliziata guardando da vicino l’uccello gonfio che spariva nel sesso della sorella e prese a titillarle il clitoride; e si deliziò ancora di più quando fu dato !
l’ordine di salire su, e fu lei ad essere montata e a ricevere in bocca l’altro pene, con la sorella che a sua volta le stimolava il triangolino di carne più importante in quel momento.
Non ci vollero molti ‘sù e ‘giù’ per farle venire: l’aver a che fare con due cazzi contemporaneamente procurò loro spasmi di piacere ed un orgasmo quasi ‘esplosivò, che le lasciò stordite e sfinite. Ebbero appena coscienza che anche i loro compagni stavano per godere: Mario riempì la bocca di Alessia con una abbondante dose di caldo liquido, mentre ad Angela toccò di ricevere una altrettanto abbondante dose di seme del signor D.
Le due ragazze mostrarono di apprezzare (in particolare Angela) mandando giù tutto. Quando più tardi i due maschietti si furono rivestiti e se ne furono andati, Angela con un pizzico di nostalgia chiese alla sorella:
• “Credi che papà e mamma debbano andare presto a qualche altro convegno? “- “Mah! Non so”- rispose Alessia
• “speriamo di si”.
• “Ad ogni buon conto”- continuò più tardi, mentre riassettavano la casa -“potremmo sempre proporre al signor D. di mandare sua madre alle terme, e poi chiamare Mario (o qualcun altro) e andarlo a trovare tutte le sere, ti pare? “-. FINE