Due bagnini per la zia

Grazie a zia Grazia, stavo diventando uno scafato guardone malgrado fossi ancora un imberbe adolescente foruncoloso: prova ne era che snobbavo sdegnosamente i giornaletti porno con cui si sollazzavano i miei coetanei, sfruttando per le mie seghe l’abbondante “materiale dal vivo” offertomi dalle sfrenate prestazioni erotiche della zietta che avevo avuto la fortuna di spiare e che avevo archiviato come ricordi indelebili nella mia mente.
Dopo averla ammirata mentre si faceva chiavare a spiedino dal giovane figlio dei suoi vicini di casa e da un suo cazzuto amico nel sottoscala di un negozio di giocattoli in pieno clima natalizio, non avevo avuto più occasione di godermi la zia “in azione”, incontrandola solo ogni tanto a qualche comunione o matrimonio dove naturalmente si presentava nella veste di rispettabile moglie e madre di famiglia.
Finalmente arrivò l’estate e, come l’anno precedente, lo zio Aldo mi invitò a trascorrere qualche giorno nel loro villino al mare: in quel periodo lo zione, proprietario di una rivendita ambulante di prodotti alimentari, era impegnato con il figlio maggiore sedicenne nei numerosi mercatini estivi e rientrava solo alla sera, trascorrevo quindi tutta la giornata con mio cugino più piccolo e la madre.
Superata la soglia degli “anta”, zia Grazia era ancora un gran bel pezzo di fica: magra, con due grosse tette e un bel culo pieno e sodo, rispetto all’anno precedente si era tagliata i capelli mesciati (forse per praticità nei pompini, malignai tra me), il nuovo look ne risaltava il viso dal naso aquilino incorniciato da piccole efelidi e lo sguardo torbido, da gran mignotta.
I primi giorni li passai godendomi la vista della zietta che, in assenza del marito, sfoggiava in casa e in spiaggia tanga microscopici da mozzafiato, che ben poco lasciavano all’immaginazione: mi sparavo seghe “tranquille”, nella mia cameretta o nel bagnetto degli ospiti, ma speravo in qualcosa di più…
Purtroppo Carlo, il giovane figlio dei vicini che era solito fottersi mia zia nel giardinetto sul retro, quell’estate era in campeggio e la cosa, si vedeva, scocciava non poco la zietta che, imbronciata, attendeva il ritorno del suo cazzutissimo ganzo.
Nel frattempo, però, sembrava già aver trovato un sostituto: quell’estate il vecchio Tommaso, da trent’anni bagnino tuttofare dello stabilimento balneare frequentato dagli zii, aveva preso un giovane aiutante, Nicola, un bel diciottenne muscoloso e riccioluto in attesa di partire per il servizio militare.
Quella porca di zia Grazia aveva “puntato” Nicola, lavorandoselo da quellla gran troia che era: si era in pratica “trasferita” dal nostro ombrellone alla postazione del pischello, che chiamava affettuosamente “Nicky”, trascorrendovi lunghe ore a chiacchierare con lui e a prendere il sole, ovviamente quasi nuda.
Il ragazzo a sua volta se la mangiava con gli occhi, si vedeva che era arrapato ma essendo piuttosto timido stava un po’ sulle sue, non osando più di tanto: una volta quella porcona della zia arrivò al punto di chiedergli di spalmarle l’olio solare sulla schiena e sulle cosce, operazione terminata la quale il povero Nicky dovette tuffarsi vergognosamente in acqua per nascondere la sua evidente eccitazione. Insomma, la zietta ce la metteva tutta ma l’imbranato non cedeva…
Nel frattempo ero entrato a far parte della comitiva di ragazzini della spiaggia, insieme a mio cugino Francesco: il nostro gioco preferito era un grande “mosca cieca” che iniziava nel tardo pomeriggio, quando la spiaggia si svuotava e avevamo via libera per nasconderci nei posti più impensati.
Una volta, era proprio mio cugino “sotto” a contare mentre tutti cercavamo di nasconderci, mi intrufolai in un posto che mi sembrava difficile da scoprire: era uno stretto corridoio buio compreso tra il muro di cinta dello stabilimento e il casotto di legno dove alloggiavano i due bagnini. Inoltrandomi all’interno, arrivai all’unica finestra che dava appunto sul muro: era aperta con la luce accesa, così mi affacciai incuriosito sbirciando dentro.
Era un ambiente unico, piuttosto squallido, illuminato da una lampadina penzolante dal soffitto: in terra c’erano due materassi dalle lenzuola decisamente sporche, l’unico arredo era costituito da un tavolino con due sedie e da un vecchio divano sgangherato su cui era spaparanzato Nicky.
Il giovane bagnino leggeva un fotoromanzo porno, masturbandosi con voluttà: indossava una canotta e un paio di calzoncini corti, calati sulle ginocchia; teneva nella destra il giornale, sfogliandolo e commentando a bassa voce le foto più che esplicite di un’orgia, mentre con la sinistra si sparava lentamente una sega.
Guardavo affascinato quella scena, quando sulla soglia comparve zia Grazia! Anche lei osservava in silenzio la scena, in piedi a gambe larghe e pugni sui fianchi, con sguardo malizioso tra l’ironico e il divertito: indossava un corto pareo arancione che le scopriva generosamente una coscia e modellava un po’ oscenamente le tettone dai capezzoli a ciuccio, rivelando l’assenza di reggiseno.
“Si può? Siamo impegnati? ” disse ironicamente battendo con le nocche sulla porta aperta. Seguì una scenetta comica: Nicola lasciò cadere il giornale, tentando disperatamente di tirarsi su i calzoncini per nascondere il cazzo dritto, impresa persa in partenza viste le dimensioni dell’uccello!
Mia zia si avvicinò e raccolse il giornale, cominciando a sfogliarlo commentandolo maliziosamente:
“Mmmh, che roba! Guarda qua… Uh, quant’è grosso!! Quanti ne prende questa, fammi contare un po’… uno, due, tre… che porcona! ”
Il giovane bagnino era diventato tutto rosso, deglutiva rumorosamente farfugliando parole incomprensibili.
Zia Grazia fece cadere la rivista sul divano e fissò Nicola dall’alto in basso con sguardo di rimprovero:
“Non ti vergogni a farti le seghe come un ragazzino? Mi sembri quel pipparolo brufoloso di mio nipote! ” Arrossii per l’insulto: se quella troia avesse saputo che la ascoltavo! “Un bel maschietto come te merita di più” aggiunse, slacciandosi il pareo e facendolo scivolare in terra, restando in topless: sia io che Nicola ci godemmo lo spettacolo delle tettone al vento della zietta, due bei meloni pesanti sormontati da fantastici capezzoloni neri e turgidi.
Mentre io però dovetti accontentarmi (ugualmente felice di farlo) di smanettarmi il cazzetto diventato durissimo, il fortunato Nicola si gettò avidamente su quel ben di dio palpando e succhiando come un pupo affamato.
Mia zia ne approfittò per liberarsi dello slip e finire di spogliare il suo ganzo, lo fece stendere di schiena sul divano complimentandosi con lui per il suo bel corpo nudo, muscoloso e abbronzato,
“Tutto il contrario” ci tenne a dirlo “di quel flaccidone di mio marito! “, quindi si distese sopra di lui per uno scatenato 69 con spagnola: godevo come un pazzo a vedere quella troiona sbattersi il cazzo di Nicola fra le sisone leccandogli e succhiandogli la cappella, mentre il suo ganzo le leccava con avidità la ficona bagnata palpandola e infilandole le dita nel culone fremente.
Ero così preso che non mi accorsi della comparsa, sulla porta, di un terzo incomodo: era Tommaso, l’anziano bagnino, che evidentemente era venuto a cercare il suo aiutante per chiudere sdraio e ombrelloni.
Guardava la scena davanti a lui leccandosi le labbra e toccandosi insistentemente la patta gonfia dei calzoncini: i due sporcaccioni, infoiatissimi, non si erano accorti della sua presenza e continuavano a godersela tra mugolii di piacere.
Nuovo bussare sulla porta (stavolta da parte di Tommaso), nuova scenetta comica: mia zia si bloccò, sguardo terrorizzato della troia colta sul fatto rivolto a Tommaso e cazzo dritto di Nicola imprigionato tra le tette, mentre all’altro capo del divano lo smidollato era seguitò ancora per un po’ a sbrodolarsi rumorosamente nella ficona pelosa della mia zietta prima di accorgersi dell’intruso!
Tommaso si avvicinò ai due, sguardo truce e voce grave:
“Con te facciamo i conti dopo” disse rivolto a Nicola, che stentava ad emergere dalle cosce di mia zia
“Mentre lei, signora, mi scusi il termine ma è proprio una gran troiona!
Se proprio se lo vuole scopare, ‘sto disgraziato, se lo porti a casa sua!
Marito permettendo, s’intende, che poi io a suo marito sarei proprio tentato di dirglielo come passa il tempo la mogliettina mentre lui s’ammazza di fatica, vero? ”
Malgrado l’abbronzatura, vidi zia Grazia impallidire a quella minaccia!
“No, senta… la prego, Tommaso, anzi Tommy, posso chiamarti così, vero? ” la sentii dire con voce ora un po’ roca e suadente “Non dire niente a mio marito, dai, non fare il cattivo… ” Tommaso, anzi Tommy, non aveva nessuna intenzione di fare il cattivo: senza tanti complimenti, afferrò mia zia per un braccio e la fece mettere a pecorella sul suo materasso, inginocchiandosi davanti a lei e ficcandole in bocca un cazzo enorme, duro e scappellato, che perfino una pompinara come zia Grazia fece fatica a ingoiare fino alle palle.
Malgrado l’età, Tommaso era straordinariamente forte e muscoloso, pompava il cazzo nella bocca della zia con poderosi colpi di reni afferrandola per i capelli mentre con la mano libera le mungeva le tette.
“Dài, vieni, divertiti pure tu con ‘sta zoccola! ” disse rivolgendosi a Nicola che, timoroso, guardava la scena da dietro il divano.
Il ragazzo non se lo fece ripetere e corse a inginocchiarsi tra le natiche di mia zia, infilandoci il cazzo dritto e cominciando a pomparla aggrappato alle chiappone sode.
I due fottevano come pazzi, coprendo di insulti mia zia che, incurante, si godeva quei due uccelloni duri e pulsanti in bocca e in culo.
Sborrammo tutti in perfetta sincronia: io come al solito nel mio inseparabile fazzoletto di carta, Tommaso parte in bocca e parte in faccia a mia zia che non riuscì a ingoiare tutta quella sborra che usciva a fiotti dal grosso cazzo dell’anziano bagnino, Nicola infine imbrattando di schizzi il fondoschiena della troia.
Feci appena in tempo ad asciugarmi che, poco distante, vidi mio cugino Francesco che si avvicinava al mio nascondiglio: uscii di proposito facendomi “beccare” ma dando così il tempo a quella troia della madre di ricomporsi e uscire poco dopo dal casotto senza che il figlio la vedesse…
Ora toccava a me stare “sotto”, e mio cugino non si spiegava perché fossi così contento di aver perso: non poteva sapera, il poverino, che mentre contavo con la faccia al muro pregustavo già le fantastiche seghe che mi sarei fatto quell’estate grazie, come al solito, a zia Grazia! FINE

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