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Eravamo tre amici

Tania ha trent’anni, capelli biondi, un viso da ragazzina e un corpo magro, asciutto nonostante abbia ben quattro figli avuti da tre uomini diversi.
Certo non ha l’aria della ragazza timida e con le sue tute strette che indossa quando viene a lavorare (fa le pulizie nell’ufficio in cui lavoro) mi ero spesso immaginato di fare sesso con lei.
Una sera che mi attardai in ufficio arrivò lei. I suoi grandi occhi marroni erano arrossati, come di pianto, si capiva benissimo che era triste, preoccupata.
“Qualcosa non va? ” le domandai sinceramente interessato. Tania, prima con difficoltà poi sempre più decisa a liberarsi di un peso che aveva sullo stomaco mi raccontò la sua storia.
La sua piccola impresa di pulizie andava abbastanza bene anche se doveva lavorare moltissimo, il problema era il marito, Antonio che non la aiutava, le contava i soldi per la spesa e addirittura a volte la picchiava.
“Ti picchia? ” chiesi conferma perché rimasi veramente sbigottito a quella notizia.
Lei confermò con aria sottomessa.
“Cos’altro posso fare con quattro figli da sfamare? ” chiese quasi piangendo. Continuò a sfogarsi raccontandomi i suoi problemi poi tutto finì lì per quella sera.
L’idea di Antonio che la picchiava e chissà cos’altro la obbligava a fare incominciò a stuzzicarmi un nugolo di pensieri.
Da una parte cercavo il modo di aiutarla veramente ma nel mio “ego” più maschio e più porco mi eccitavo all’idea di poter sfruttare la situazione.
Quando tempo dopo Tania mi disse che si era decisa a lasciare il marito ma aveva bisogno di soldi mi buttai e le feci la mia “proposta indecente”.
L’avrei pagata per andare a letto con lei:
“più sei disposta a darmi e più io ti pagherò” le dissi puntandole gli occhi addosso.
Lei rimase forse un po’ sconcertata ma io sono ancora convinto che tutti le confidenze che mi aveva fatto volevano arrivare proprio a questo.
In fondo io non sono affatto brutto, economicamente non ho problemi pur non essendo certo ricco e soprattutto sono sposato e quindi ricattabilissimo da parte sua.
Sapevamo quindi entrambi i punti deboli dell’altro e questo probabilmente ci diede forza nei nostri primi appuntamenti.
Ci incontravamo a casa sua, la sera io uscivo con una scusa qualunque e lei sistemati i bambini davanti alla TV o a letto nelle loro camerine mi accoglieva nella sua camera da letto.
Le prime volte facemmo l’amore molto normalmente senza particolari situazioni poi lei aveva sempre più bisogno di soldi e io sempre più voglia di porcate che mia moglie non era disposta a soddisfare.
Cominciai a incularla e poi sborrarle in bocca, esplorare la sua figa con oggetti sempre più grandi, legarla al letto e colarle cera incandescente ovunque.
Tania sopportava di tutto e anzi, molte cose mi confessò che le piacevano pure, soprattutto prenderlo in bocca perché tutti i suoi precedenti uomini le avevano fatto queste cose per cui ci era ben abituata.
Io ero più pulito degli altri che erano uomini di fatica e la volevano scopare appena tornati dal lavoro (io oltre al fatto che facendo l’impiegato faccio un lavoro cosiddetto pulito, sono anche un maniaco della pulizia, dell’ordine, del profumo a volte forse eccedo in quest’altro senso), quindi per lei non era affatto ripugnante succhiare il mio cazzo e bere il mio nettare.
Senza contare che non ero violento neanche nei nostri piccoli giochi sadomaso.
Tutto ciò fece crescere in me la voglia di vederla e soprattutto scoparla sempre più spesso aumentando di conseguenza sempre più la sua paghetta. In poche settimane mi resi conto che non avrei potuto continuare a sostenere quel ritmo di spesa.
Le feci così la grande proposta.
Avrei continuato a vederla e pagarla insieme a un mio carissimo amico, Giovanni, con il quale ero molto in confidenza.
Con Gio infatti da ragazzini ci masturbavamo insieme, sognando il giorno in cui avremmo potuto condividere una donna. Inutile dire che Tania dovette accettare.
Diventò però impraticabile l’idea di trovarci a casa sua con i bambini nell’altra stanza.
Un pomeriggio d’estate, mia moglie era al mare con nostro figlio, convocammo Tania in un piccolo albergo subito fuori città, uno di quei motel che non ti spieghi come possano sussistere se non perché danno discreto rifugio a coppie irregolari.
Per dare meno nell’occhio con l’albergatore (che per altro doveva essere avvezzo a tutto, scoprimmo poi… ) prendemmo due stanze, una matrimoniale per me e Tania e una per Giovanni che arrivò con aria distratta pochi minuti dopo di noi e dopo aver preso le chiavi della “sua” camera ci raggiunse nella “nostra”.
Avevo infatti assolutamente scartato l’ipotesi di organizzare il rendez-vouz a casa mia benchè fosse libera per paura che i vicini notassero qualcosa o di non rimettere tutto in ordine o chissà cosa. Mi sentivo così colpevole che temevo di tradirmi in ogni modo e in definitiva le precauzioni non sono mai troppe…
Quando fummo finalmente tutti e tre nudi eravamo anche iper-eccitati e sudatissimi per il gran caldo che faceva.
Questi motel non sono certo dotati di aria condizionata né noi potevamo tenere le finestre spalancate.
“Adesso ci infiliamo tutti insieme nella vasca da bagno” proposi io un po’ per la mia mania del pulito (mi sentivo a disagio così sudato) un po’ per la voglia di condurre il gioco a tre.
Giovanni ed io ci sistemammo a sedere sul bordo e facemmo accucciare Tania dentro la vasca che stavamo riempiendo e lei da brava bocchinara cominciò a succhiarci il cazzo a turno.
Dopo le prime due sborrate che Tania ingoiò in parte e in parte le coprirono il viso e le piccole tette cominciammo a lavarci insaponandoci a turno.
Ovviamente la più pulita fu Tania: le nostre mani insaponate si infilavano praticamente intere quasi senza fatica (nostra, si intende… ) nella sua figa e nel suo culo e le praticammo fist fucking per mezz’ora incuranti delle sue implorazioni di pietà.
“Mi fate male” “Ahia il sapone mi brucia la passerina”
“Ragazzi vi prego” ma anche dentro l’acqua potevamo ben riconoscere i liquidi che le colavano dalla figa eccitata.
Non so quanti orgasmi raggiunse so solo che finite le operazioni nella vasca eravamo ancora più bagnati e sudati di prima.
A questo punto i nostri uccelli erano di nuovo in tiro così io che sono più robusto mi stesi sul letto, Tania mi cavalcò a smorzacandela offrendo il suo culo a Giovanni che subito ne approfittò e insieme la chiudemmo in un sandwich di cazzi che presto la fece venire di nuovo.
Il contatto con quei corpi caldi e l’odore della mia troia mi eccitava da matti.
Scopavo sempre più forte sentendo quasi dolore (dopo tutto avevo non solo Tania ma anche Giovanni stesi sopra di me).
Fu il mio amico per primo che in un ultimo momento di cortesia domandò a Tania se potesse venirgli direttamente nel culo.
“Ma certo che puoi” risposi io zittendo la nostra amichetta
“Tania è solo e soltanto una puttana che noi paghiamo e usiamo come ci pare non è vero Tania, avanti dillo che sei una troia”.
Lei rimase zitta, un po’ frastornata e io aumentai il pompaggio mentre il mio uccello sentiva le contrazioni del culo che le si stava riempiendo del seme del mio amico.
“Avanti troia rispondi” la sollecitai cercando con le mani i suoi capezzoli.
Quando trovai le sue piccole tette e provai a strizzarle lei gridò per il dolore e quasi piangendo ansimò
“Sì fottetemi sono una troia, dai Giovanni inculami di più, rompimi il culo dai” ma Giovanni ormai era fuori causa e rilassato ai piedi del letto si massaggiava il cazzo ancora sporco di sperma.
Presi allora Tania e la feci mettere alla pecorina.
“Avanti puttana, pulisci il cazzo del mio amico, tanto lo so che ti piace la sborra” e con la mano sulla nuca la condussi a sbocchinare Giovanni poi presi posto dietro di lei e anch’io infilai il mio biscottone nel suo buco bagnato e con le mani ripresi a tormentarle i capezzoli.
Non ci impiegai molto a venire di nuovo imbrattandole tutte le chiappe e poi sfiniti ci lasciammo andare tutti e tre stesi sul pavimento ancora una volta madidi di sudore e piacere.
Tania aveva sperma in faccia, in gola, dentro a tutti i buchi ed era alquanto sfinita, ma con grande slanciò si alzò, si lavò in fretta rassettandosi tutta e dicendo
“OK ragazzi per oggi può bastare, datemi i miei soldi che non ho altro tempo da perdere” prese il denaro e se ne andò sorridendo lasciandoci lì come due ragazzini dopo la prima sega. FINE

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