L’estate scorsa, come ogni anno, la mia famiglia si è radunata in un paesino della Toscana per festeggiare il compleanno di mia nonna.
Alla festa hanno partecipato anche altri parenti tra cui il fratello di mia madre con la moglie ed i due figli.
Luca, prossimo ai vent’anni, è il maggiore dei due.
Né io né Luca eravamo contenti del dover trascorrere un intero fine settimana estivo lontani dalle nostre rispettive compagnie.
Io in particolare fremevo.
Già da alcuni mesi ero alla disperata ricerca di un ragazzo con cui trascorrere le mie giornate e soprattutto fare le mie prime esperienze amorose e sessuali.
Ero ancora più impaziente perché la mia miglior amica, Francesca, già da diversi mesi, aveva un ragazzo fisso con cui faceva l’amore e, ogni volta che mi raccontava dei loro amplessi, finivo per eccitarmi.
Luca deve aver percepito le mie voglie perché, contrariamente agli anni precedenti, mi si è appiccicato trascorrendo con me l’intera giornata di venerdì.
Per tutta la giornata, vagando per il paese, abbiamo parlato delle vacanze, degli amici, della scuola e dell’università.
Siamo rientrati giusto per l’ora di cena già d’accordo che avremmo trascorso la serata in un paese vicino un po’ più frequentato.
Dopo la cena ci siamo cambiati e, con la macchina di mio zio, abbiamo raggiunto una gelateria.
La sera era fresca ed io indossavo una minigonna gialla con sopra una camicetta fantasia senza maniche.
Sotto non portavo il reggiseno di cui, almeno per ora, posso fare a meno.
Mangiando il gelato mi è preso freddo e Luca, notando la pelle d’oca sulle mie braccia, ha proposto di raggiungere l’auto per farci un giro.
Ho accettato la proposta e poco dopo girovagamo per stradine di campagna poco frequentate sino a che non abbiamo raggiunto un piazzale da cui si godeva un discreto panorama notturno della vallata sottostante.
Era il classico luogo frequentato da coppiette ed in effetti poco l’ontano da noi vi era un’auto parcheggiata e, causa i finestrini aperti, si udivano distintamente i mugolii di piacere degli occupanti.
Io e Luca abbiamo riso della cosa.
Poi Luca mi ha raccontato che nel bosco al nostro fianco, qualche anno prima aveva avuto la sua prima esperienza sessuale con una ragazzina del paese di origine dei nostri genitori.
A mia volta gli ho confidato che ancora non avevo avuto esperienze di quel tipo, anzi, non avevo neppure mai baciato un ragazzo.
Nella macchina si percepiva ora la tensione.
Entrambi eravamo in silenzio ed in sottofondo si udivano le note di una canzone di Ligabue ed i suoni, inconfondibili, provenienti dall’auto accanto.
Quando Luca mi ha accarezzato il volto, istintivamente, mi sono girata dalla sua parte e lui ne ha approfittato per avvicinare le sue labbra alle mie.
Mi ha baciato delicatamente ed io non mi sono sottratta.
In fondo era quello che volevo.
Visto che accettavo il bacio Luca ha continuato.
La sua lingua ha schiuso le mie labbra per entrare nella bocca ed intrecciarsi con la mia lingua.
Era il mio primo vero bacio e mi piaceva.
Ci siamo baciati a lungo no solo sulla bocca.
Le labbra e la lingua di Luca ben presto hanno cominciato a percorrere il mio collo, a soffermarsi dietro l’orecchio per poi tornare alla bocca.
Avevo nuovamente i brividi e la pelle d’oca ma questa volta non per il freddo ma per l’eccitazione.
Luca ha aspettato questo momento per portare la sua mano su le mie gambe.
Ha quindi cominciato ad esplorare il mio corpo risalendo, con la mano, lungo la parte esterna della coscia destra, sino al bordo della minigonna.
Poi la mano e scesa e dopo essere passata sull’altra gamba ha ripreso a salire facendosi largo all’interno delle cosce chiuse.
Quando ha raggiunto la mini la mano non si è fermata ma ha continuato a salire lungo l’abbottonatura della camicia.
I bottoni si sono aperti poi la mano ha scostato i due lembi di stoffa scoprendo i miei seni sodi e sormontati dai capezzoli, duri da farmi male, rivolti verso l’alto.
Era piacevole farsi accarezzare i seni, sentire le labbra stringersi intorno il capezzolo e la lingua giocherellare con lo stesso.
Ero eccitata come non mai.
Sentivo che mi stavo bagnando in mezzo alle gambe ma sapevo che, questa volta, non avrei dovuto preoccuparmi di placare da solo il mio desiderio, la mia voglia.
Luca sapeva ormai di poter continuare sino in fondo ed ha fatto scendere lo schienale del mio sedile prima, e del suo poi.
Ha quindi ripreso a baciarmi sulla bocca mentre, con il mio aiuto mi sfilava la camicia.
Poi le sue labbra sono scese nuovamente sui miei seni e quindi più giù verso il mio ventre piatto.
Poco dopo anche la mia gonna ha cominciato a
scendere seguita a breve distanza dal ridottissimo tanga che avevo indossato, forse presagendo gli eventi delle serata.
Ora ero nuda e, per una sorta di pudore, tenevo le gambe ben strette.
Con decisione Luca mi ha indotto ad aprirle mentre la sua lingua, superata la barriera di peli è scesa verso il clitoride con cui tante volte le mie dita avevano giocherellato in passato.
Anche la sua mano ha raggiunto le labbra della fica ancora chiuse.
Le dita si sono fatte avanti allargandole e l’indice, lentamente è penetrato dentro di me.
Lo volevo, volevo vedere il suo pene, volevo sentirlo dentro di me e come se lo avessi gridato, anziché pensato, Luca si è portato in ginocchio in mezzo alle mie gambe.
Ha abbassato i pantaloni estraendo l’uccello teso che subito ha posizionato all’imboccatura della mia vagina.
Prima ha spinto piano penetrando dentro di me poi, quando il glande era già ben posizionato, ha spinto a fondo sverginandomi.
Non è stato particolarmente doloroso anzi, subito ho cominciato a provare piacere.
Era bello, ancora più bello di quanto avessi pensato ed infatti, dopo pochi affondi ho raggiunto, silenziosamente, l’orgasmo.
I movimenti del mio ventre, i fremiti del mio corpo, non sono sfuggiti però a Luca che, continuando a fottermi mi a pregato di avvertirlo, di renderlo partecipe del mio piacere.
Ho cominciato così ad incitarlo e a parlargli di ciò che provavo sempre più esplicitamente sino ha quando, quasi urlando, ho nuovamente raggiunto l’orgasmo seguita da Luca il quale, estratto il cazzo, ha schizzato il suo seme sul mio ventre.
Con un fazzolettino “tempo” mi sono ripulita dallo sperma che, dal mio ventre, tendeva a colare lungo i fianchi.
Avrei voluto assaggiarlo, gustarne il sapore, ma non volevo apparire troppo “porca” e mi sono trattenuta.
Mezzora dopo eravamo a casa.
Sulle scale ci siamo salutati con un bacio appassionato augurandoci la buona notte.
I due giorni seguenti sono stati dedicati interamente al sesso.
Lo facevamo ad ogni occasione e nei luoghi più impensati.
Ho avuto la possibilità di gustare, con piacere, il sapore dello sperma imparando, con passione, l’arte del pompino.
è stato un fine settimana di vera festa soprattutto per me e Luca.
Poi tutto è finito.
Con l’inizio della scuola, l’ultimo anno di ragioneria, mi auguravo di potermi trovare un ragazzo con cui ripetere le esperienze fatte con mio cugino ma così non è stato.
Sono arrivata alle vacanze di Natale che il mio desiderio era più forte che mai ed aumentava di giorno in giorno.
Sapevo infatti che, nel periodo di vacanza da scuola, avrei rivisto Luca.
Nell’attesa continuavo a darmi piacere da sola.
Con le mani, con spazzole, candele, deodoranti e qualsiasi altro oggetto potesse penetrare nella mia fica.
Poi, finalmente, giunse il giorno tanto atteso.
Sin dal pomeriggio avevo raggiunto, con i miei, la casa della nonna.
Dopo cena giunse anche Luca con la sua famiglia.
Dopo i saluti preparammo la tavola per i nuovi arrivati e Luca fu incaricato di scendere in cantina a prendere del vino, un salame da affettare ed un cartone d’acqua.
Mi offrii di seguirlo e, già sulle scale, la mia mano si era portata sulla patta.
Entrati in cantina ho immediatamente estratto il cazzo ed ho cominciato a succhiarlo smanettandolo freneticamente.
Pochi minuti e Luca schizzava il suo seme nella mia bocca ed io felice ingoiavo tutto gustandomi quei sapori ormai lontani nella mente.
Purtroppo la cena finì tardi e quindi io e Luca non potemmo uscire.
Andammo a letto e mi addormentai pensando a come e dove poter fare sesso il giorno seguente.
Mi svegliai in piena notte.
Una mano mi accarezzava i seni mentre il mio viso veniva coperto di baci.
Era Luca.
Lo invitai a lasciar perdere poiché chiunque poteva accorgersi della sua assenza.
Infatti, mentre io dormivo da sola in una cameretta ricavata in un vecchio ripostiglio, Luca occupava, con il fratello, un letto a castello posto proprio prima del bagno.
Luca mi ha tranquillizzato e le mie resistenze sono svanite con il salire dell’eccitazione.
Il primo orgasmo, soffocato, l’ho raggiunto grazie alla lingua di Luca che guizzava sul clitoride e penetrava all’interno della vagina.
Quando Luca si apprestava a penetrarmi, con uno sforzo enorme, l’ho fermato chiedendogli di usare un preservativo.
Purtroppo, ho per fortuna visto cosa e successo in seguito, non ne aveva.
Ha insistito ma io non volevo soffrire come mi era successo in estate in attesa delle mestruazioni con il timore di essere incinta.
Luca sembrava rassegnato ed io mi apprestavo a dargli piacere con un secondo pompino quando lui, con tono trionfale, mi ha annunciato che c’era un’alternativa.
La sua bocca è scesa nuovamente verso il basso, ha raggiunto la mia fica mentre con le mani mi sollevava le gambe.
Poi è scesa ancora ed ha raggiunto il buchetto ancora inviolato.
Mi piaceva la sua lingua che mi bagnava l’ano e le sue dita che mi allargavano le labbra della fica e penetravano all’interno.
Poi un dito ha violato il culo ed ora ero penetrata sia davanti che dietro.
Avrei raggiunto un nuovo orgasmo se Luca non si fosse fermato sdraiandosi su un fianco dietro di me.
Con la mano sinistra mi teneva sollevata la coscia destra mentre con l’altra mano indirizzava il pene verso il mio culetto.
Ho avuto un brivido quando la cappella ha strusciato il clito, ha percorso per intero l’apertura fra le labbra della vagina per superare poi il buco che, sino ad allora, mi aveva dato tanto piacere e raggiungere l’anello stretto che precludeva l’accesso al culo.
Su invito di Luca ho cominciato a spingere indietro penetrandomi da sola.
Sentivo l’ano allargarsi ed il cazzo, che Luca aveva ben insalivato, avanzare dentro di me.
Ben presto ho cominciato a sentire dolore ed ho interrotto la spinta.
Il poco cazzo che era entrato è subito fuoriuscito.
Volevo rinunciare ma Luca non mi ha dato il tempo di parlare.
Mi ha afferrato per un fianco ed ha nuovamente spinto.
Soffocando un urlo di dolore ho cercato di sottrarmi alla penetrazione ma ormai la cappella era nuovamente dentro di me.
Mi bruciava fortemente l’ano ma, nonostante le mie suppliche, Luca ha continuato, lentamente, a spingere.
Stavo stringendo e mordendo il cuscino quando le spinte sono cessate.
Il pene era ora completamente dentro di me ma non riuscivo a provare piacere.
Il bruciore era troppo forte.
Poi Luca ha cominciato a muoversi e le sue dita affondavano nella vagina che, nonostante tutto, si stava bagnando sempre più.
Mantenendo il cazzo saldamente piantato Luca mi ha fato girare sdraiandosi sopra di me.
Si è quindi sollevato sulle braccia e mi ha fatto sollevare il culo.
I due affondi che ne sono seguiti mi hanno fatto vedere le stelle ed il poco piacere che stava affiorando è immediatamente svanito mentre soffocavo l’ennesimo urlo di dolore nel cuscino.
L’uccello era ancora lì che si muoveva freneticamente.
Non avevo modo di sottrarmi alle spinte di Luca e, nel tentativo di addolcire la cosa, ho portato la mia mano in mezzo alle gambe.
Con mio stupore ho constatato che ero fradicia di umori.
Le labbra della fica apparivano più gonfie del solito e quando con due dita mi sono penetrata potevo sentire il cazzo che si muoveva nel mio intestino.
La situazione stava evolvendo rapidamente.
Permaneva un forte bruciore ma il piacere che mi procuravo con le dita ed il sentire l’uccello nel culo stava prendendo il sopravvento tant’è che poco dopo soffocavo nel cuscino un nuovo grido, ma questa volta di piacere.
Mi piaceva.
Mi piaceva tantissimo.
Ora ero io a sollevare il culo per favorire la penetrazione.
Luca mi faceva sentire tutto il cazzo che affondava in me, poi lo estraeva quasi per intero e nuovamente tornava a spingere.
Ho raggiunto un secondo e poi un terzo orgasmo.
Quest’ultimo completamente anale.
Ora ero nella classica posizione a pecorina con Luca in piedi dietro di me che, piegandosi sulle gambe, mi inculava.
Affondava e poi estraeva il cazzo dall’ano che, dato il prolungarsi della penetrazione aveva perso la sua elasticità e rimaneva aperto sino a che l’uccello non tornava ad otturarlo nuovamente.
Potevo rendermene chiaramente conto perché quasi non sentivo più l’asta scorrere, per tutta la sua lunghezza, stretta dallo sfintere.
Luca intanto, forse a causa del precedente pompino, non accennava sintomi di una prossima sborrata.
Anzi, ha continuato cosi a chiavarmi nel culo per non so quanto.
Ormai non provavo più niente ero solo indolenzita nonostante i frequenti cambi di posizione.
Ora ero praticamente seduta sopra il cazzo.
Mi sbattevo furiosamente incurante anche del rumore.
Con una mano stringevo il pene alla base mentre l’altra mano affondava, prima con due, poi con tre dita nella fica.
Stringendomi i seni Luca ha finalmente schizzato tutto il suo sperma nelle mie viscere mentre per la gioia mi univo a lui in un ultimo orgasmo.
Rialzandomi lo sperma è fuoriuscito dal mio culo slabbrato colando in parte lungo il pene, che lentamente si ripiegava su se stesso, in parte sul ventre di Luca e lungo le mie cosce.
Prima di augurargli la buona notte l’ho sapientemente ripulito con la mia lingua mentre con la mano mi massaggiavo l’ano.
I giorni seguenti furono una frenetica corsa mirata a cogliere ogni possibile occasione per fare del sesso.
Quel vigliacco di Luca si è ostinato sino a l’ultimo a non comprare i profilattici e, con questa scusa, per tre giorni ha imperversato nel mio povero e mal ridotto buco posteriore.
Facevo la vittima ma, in realtà, la cosa mi piaceva da matti.
L’ultima notte, nonostante nel corso della giornata mi fossi gustata in ben tre occasioni l’adorato uccello di Luca, non ho resistito al desiderio.
Mi sono alzata dal letto ed ho raggiunto il bagno.
Quando sono uscita come se niente fosse ho afferrato Luca per il cazzo moscio e l’ho materialmente trascinato nella mia camera.
Ho velocemente sfilato la camicia da notte e subito ho cominciato a succhiare il glande e poi a far scorrere lingua e labbra lungo il pene che stentava a prendere consistenza.
Ho continuato la mia azione seduta sul bordo del letto mentre Luca era in piedi, appoggiato alla parete, di fronte a me.
Ho sentito l’uccello crescere nella mia bocca sino a quando mi è stato impossibile contenerlo tutto.
Ora era teso e svettante davanti alle mie labbra.
La mano ha continuato a scorrere lenta lungo l’asta e, alla fine, il poco sperma che i testicoli contenevano ancora, ha risalito il canale che porta alla cappella per schizzare sulla mia lingua, sul mio volto, nella mia bocca, e poi colare lentamente sino sui mie seni.
Così, senza ripulirmi né rivestirmi, mi sono coricata e mentre il sonno avvolgeva il mio corpo potevo sentire il profumo inebriante dello sperma che, lentamente si asciugava sulla mia pelle.
Il mattino seguente, prima di pranzo, siamo partiti.
Arrivata a casa la tristezza per la fine di quella vera e propria maratona di sesso è stata solo in parte alleviata dalla sorpresa rappresentata dal regalo dei mie genitori per il Natale.
Un nuovo computer con il famigerato collegamento ad Internet.
Il computer ed i preparativi per la festa dell’ultimo dell’anno mi hanno, almeno in parte, distratto.
La festa si è svolta a casa di Francesca.
Mi sono divertita ed ho avuto modo di conoscere un paio di nuovi ragazzi.
Entrambi furono comunque una delusione e, ha fine gennaio, ero nuovamente alla ricerca di un uomo in grado di soddisfare le mie esigenze.
I racconti mi eccitavano da matti ma, se non fosse stato per il ricordo dei miei rapporti con Luca, avrei dovuto pensare che si trattasse solo ed esclusivamente di fantasie viste le mie inutili e disperate ricerche di un ragazzo all’altezza.
A fine marzo anche Francesca mise fine alla sua relazione ed insieme trascorrevamo la domenica a navigare nella rete.
Ovviamente con lei visitavo siti di racconti erotici da cui trarre immagini di cantanti, attori o comunque uomini “da sogno”.
Quando era ormai prossima la “Pasqua” ebbi un ulteriore delusione.
Saltarono infatti le vacanze dalla nonna dove avrei potuto rivedere Luca.
Ero disperata, non sapevo più come soffocare la mia voglia di sesso.
Giunsi persino a proporre un rapporto saffico a Francesca la quale, anche se con un certo sforzo, si oppose non ritenendosi pronta.
Ma proprio in quei giorni trascinai Francesca nei preparativi di un progetto ancora più ambizioso.
Dei vari racconti che avevo letto quelli che più mi affascinavano erano quelli in cui la donna aveva a sua disposizione non un solo uomo ma due, tre, quattro ed anche di più.
Volevo provare quelle sensazioni.
Volevo sentirmi scopare per ore.
Volevo provare la doppia penetrazione.
Volevo sentirmi veramente porca.
Francesca, forse per distrarmi dalle mie avance saffiche, mi assecondo in questo mio desiderio.
Mi indirizzo dal suo ginecologo ed iniziai a prendere la pillola onde evitare gravidanze indesiderate.
Periodicamente, facendo la spesa al supermercato, ci siamo create una scorta di profilattici, per premunirci anche sotto l’aspetto di possibili malattie.
Nel frattempo cercavamo di formare una sorta di lista dei possibili ragazzi da coinvolgere.
In un primo tempo avevamo pensato di organizzare una festa.
Poi maturò l’idea di realizzare i nostri, perché anche Francesca voleva essere della partita, propositi, nel corso della gita scolastica.
A fine aprile partimmo per Barcellona.
Due classi con una consistente rappresentanza maschile.
Durante il viaggio io e Francesca predisponemmo l’elenco dei ragazzi da invitare.
Scegliemmo non tanto i più carini ma quelli che consideravamo i più disponibili e, anche igienicamente affidabili.
Giunti a destinazione constatammo che la nostra camera d’albergo poteva andar bene per ciò che avevamo in mente.
Decidemmo però di ridurre il numero degli uomini a dieci unità per una questione di spazio e per non creare eccessiva confusione.
Attendemmo la vigilia dell’ultima notte poi, prima della cena cominciammo ad invitare i prescelti a farci visita nella nostra camera per le ventuno.
Avremmo voluto inserire anche il cameriere, un ragazzo di colore, alto, minuto e dai lineamenti veramente carini.
Per non crearci ulteriori problemi abbiamo scartato però l’ipotesi.
Subito dopo cena ci preparammo indossando i capi di vestiario che avevamo portato appositamente.
Eravamo molto appariscenti ed indubbiamente carine.
Entrambe calzavamo scarpe con tacchi vertiginosi, calze velate sorrette dal reggicalze e reggiseno che sembrava far schizzare fuori dalla scollature i nostri seni.
Poco prima dell’ora prevista giunsero i primi due ragazzi.
Erano nostri compagni di classe che, sebbene la scusa fosse state quella di farci una partita a carte, avevano chiaramente intuito il nostro secondo fine anche se non immaginavano che non sarebbero stati i soli uomini della serata.
Non avevamo ancora finito di salutare i primi arrivati che già bussavano nuovamente alla porta.
Nel giro di neanche dieci minuti tutti gli invitati erano arrivati e, tutti, si domandavano il perché di quella “riunione”.
Mi apprestavo a spiegare loro cosa avevamo pensato io e Francesca quando quest’ultima, scusandosi con me, ci ha lasciati perché non si sentiva pronta per la cosa.
Ero da sola con dieci ragazzi.
Non sapevo più neppure io se andare avanti oppure rinunciare.
Loro impazienti continuavano a chiedere spiegazioni ed io non riuscivo a riflettere.
Poi, come avevamo organizzato, dal registratore sono uscite le prime note della colonna sonora del film “nove settimane e mezzo”.
Era una cosa preparata ed ora serviva a sbloccare la situazione.
Prima uno, poi gli altri ragazzi, cominciarono a richiedermi uno spogliarello.
Evidentemente avevano già capito l’aria che tirava.
Ero ancora titubante ma poi mi sono convinta ad andare avanti anche senza Francesca.
Alle mie spalle c’era il tavolino.
Ci sono salita sopra mentre i ragazzi urlando eccitati si disponevano intorno sedendosi sui due letti.
Gli ho invitati a fare silenzio ed ho cominciato a muovermi a ritmo di musica.
Poco dopo mi restava indosso la sola biancheria intima.
Ho tolto il reggiseno; ho sfilato il tanga e sono rimasta nuda con solo le scarpe dai tacchi vertiginosi; le calze ed il relativo reggicalze che mi davano l’aspetto che volevo: quello di una vera porca.
La musica era cambiata.
Ora l’hi-fi portatile suonava le note del “Bolero” di Ravel ed io mi muovevo accarezzandomi sensualmente il corpo.
Le mani si muovevano su e giù dai seni alle cosce indugiando sempre più sui punti più sensibili.
Anche i ragazzi, ora in assoluto silenzio, cominciavano a portare le loro mani sul proprio cazzo sempre più gonfio e stretto dentro i pantaloni.
Il ritmo della musica saliva e contemporaneamente saliva la mia eccitazione.
Avevo la fica ormai fradicia e potevo sentire i miei umori colare lungo l’interno delle cosce.
Due dita della mano destra guizzavano dentro e fuori della vagina indugiando a lungo sul clitoride.
Mi sono fermata quando ormai ero prossima all’orgasmo.
Sono scesa dal tavolino e subito la mano di un ragazzo, poi due e via via le altre, hanno cominciato ad accarezzare il mio corpo.
Ero stretta in mezzo a loro.
Ho avvicinato le labbra alla bocca di quello più vicino che ha ricambiato il bacio con grande passione.
Poi una mano mi ha fatto girare ed un’altra lingua si è infilata nella mia bocca.
Avevo le loro mani ovunque.
Le loro lingue percorrevano ogni lembo della mia pelle.
Mi succhiavano i capezzoli, mi baciavano nella bocca, slinguettavano il clitoride, penetravano fica ed ano con le dita.
Ero al massimo del piacere ed in piedi, sorretta dai miei amanti, ho raggiunto il primo, sconvolgente, orgasmo della giornata.
Lungo, intenso, forte.
Sembrava non dover finire mai.
Ancora fremevo per il piacere che già mi veniva offerto il primo cazzo da toccare.
Era tesissimo con il glande gonfio e paonazzo.
L’ho subito afferrato cominciando a menarlo.
Poco dopo tutti avevano il cazzo fuori.
Io mi sono inginocchiata e la prima cappella è sparita nella mia bocca.
Contemporaneamente le mie mani toccavano altrettanti uccelli che, uno dopo
l’altro, ho avuto modo di assaporare.
Erano tutti di dimensioni normali e solo uno aveva come particolarità un’accentuata curvatura verso destra.
Ero ancora intenta a slinguettare due cappelle contemporaneamente, tentando invano di farle entrare entrambe nella mia bocca, che uno dei ragazzi, posizionatosi dietro di me, ha appoggiato il pene alle labbra della fica tentando di penetrarmi.
Con grande sforzo, non tanto fisico, quanto mentale, l’ho invitato ad attendere e a prendere dal cassetto del comodino i preservativi.
Subito dopo su mio invito tutti i ragazzi erano seduti sul bordo dei letti ed io, in ordine, ho iniziato ad incappucciare i loro cazzi.
Non ero ancora a metà della mia opera che uno di quelli a cui avevo già messo il profilattico mi ha sollevato e posizionandomi sul bordo del tavolino mi ha sollevato le gambe per poi penetrarmi con un solo colpo.
Non ho opposto resistenza, anzi.
Con un gesto ho chiamato a me un altro di loro e, mentre mi scopavano la fica, ho cominciato a spompinare quelli che non avevano ancora il preservativo.
Il primo ragazzo, accelerando il ritmo, ha schizzato il suo seme nel profilattico per poi ritrarsi.
Subito è stato sostituito e, come volevo, un altro cazzo sguazzava ora nella mia fica.
Io intanto ho richiamato ha me il ragazzo che si stava sfilando il profilattico e afferrandolo mi sono versata il contenuto sui seni mentre con la bocca gli ripulivo l’uccello che, prima che anche il secondo ragazzo raggiungesse l’orgasmo, dava già segni di ripresa.
Ero soddisfatta.
Un terzo cazzo affondava ora nella mia passera sempre più larga e lubrificata.
Senza il mio intervento lo sperma venne rovesciato e spalmato sui miei seni mentre uno schizzo di sperma, proveniente da un ragazzo al mio fianco, mi impiastricciava il volto.
Era troppo bello, ho stretto le gambe intorno al maschio del momento ed assecondandone i movimenti ho raggiunto con lui l’orgasmo.
Uno dopo l’altro i ragazzi continuavano ad alternarsi nella mia fica per poi venire a svuotare il loro sperma sul mio corpo, sui seni, il volto ho nella mia bocca.
Ero completamente sporca di sperma e l’odore acre riempiva le mie narici ma volevo che tutti e dieci passassero dalla mia passera prima di cambiare posizione e gustarmi un’analoga ripassata al buchetto posteriore.
La mia perseveranza è stata premiata da un altro orgasmo regalatomi dagli stupendi affondi di uno degli ultimi “assalitori”.
Subito dopo il ragazzo dal pene ricurvo mi ha informato che voleva sbattermelo anche nel culo e voleva
sapere se doveva indossare anche in questo caso il preservativo.
Sembrava che leggessero nei miei pensieri.
Gli ho fatto mettere il preservativo e, indolenzita per la lunga e scomoda posizione mi sono rialzata per collocarmi sul letto a “quattrozampe”.
Appoggiavo la testa sul cuscino per sollevare di più il posteriore mentre, con le mani, allargavo le chiappe al centro delle quali spuntava il mio buchetto del culo ancora roseo e stretto.
Non ho dovuto attendere molto che il primo cazzo si è posizionato all’imboccatura e, spinto con delicatezza, ha cominciato ad avanzare nel mio stretto ano.
Ormai ero ben allenata anche posteriormente e, in preda ad una sorta di frenesia, ho incitato il maschio ha spingere con decisione.
Subito sono stata accontentata e, con un’energica spinta, il pene è penetrato a fondo dentro di me per poi cominciare un veemente pompaggio.
Nel giro di pochi minuti ho trovato la posizione ideale e, mentre mi sbattevano il cazzo nel culo mi succhiavo i cazzi che tardavano a riprendersi dal primo orgasmo mentre, con due dita di una mano, penetravo la mia fica che sentivo caldissima.
Al terzo o quarto cazzo che passava per il mio culetto ho preferito cambiare posizione e mi sono sdraiata su di un fianco continuando ad offrire il posteriore per la successiva penetrazione.
Mi stancavo facilmente anche perché l’orgasmo dei miei stalloni ora era più lento a venire.
Ho quindi cambiato ancora posizione.
Il fortunato di turno si è sdraiato sul letto ed io, piegandomi sulle gambe, mi sono seduta sul suo cazzo.
Era la posizione che preferivo.
Dettavo io il ritmo sostenendomi ai due uccelli tesi che avevo ai miei fianchi e che, quando in preda ad un nuovo orgasmo o smanettato con foga, mi hanno schizzato in faccia il loro sperma.
Ero ormai stanca e soddisfatta per quanto già avevo avuto ma più di un ragazzo reclamava il suo turno.
Questa volta in ginocchio mi sono posizionata sopra all’ennesimo cazzo che con estrema facilità è penetrato nel mio didietro.
Nei successivi movimenti convulsi, il pene è fuoriuscito dal culo ma subito è rientrato in me ma non più nel culo ma bensì nella passera che vedeva finire il meritato riposo di cui aveva goduto per alcuni minuti.
Sentivo bruciori sia dalla fica, sia dal culo che, piegandomi in avanti mi sono apprestata a massaggiare.
Non pensavo proprio che così facendo lo esponevo in maniera sfacciata ai vari cazzi ancora in tiro ed in attesa di scoparmi ancora.
Ho pagato caro (anche se piacevolmente) il mio errore.
Subito infatti una cappella ha superato l’anello ormai slabbrato del mio sfintere.
Ho avuto un sussulto ed ho urlato quando con la spinta che è seguita il cazzo intero è penetrato dentro me.
Ero completamente piena, non l’avevo voluto ma mi piaceva.
Eccome se mi piaceva.
Mi sono subito ripresa ed ho cominciato ad incitare i miei stalloni.
Mi agitavo freneticamente e non mi sono trattenuta dal volere anche un cazzo da succhiare e, subito, sono stata accontentata.
I due sembravano non venire mai io ero sempre più in estasi ed ingoiando lo sperma che uno dei tanti uccelli aveva schizzato nella mia bocca ho raggiunto, ancora una volta, l’orgasmo sottolineato da vere e proprie urla di piacere che gli altri ragazzi hanno soffocato posizionandomi un nuovo cazzo in gola.
Quando i due sono venuti mi sono sdraiata esausta ma subito mi hanno sollevato ed allargato le gambe riprendendo a scoparmi chi nel culo, chi nella fica e chi alternandosi da un buco all’altro.
Non reggevo più il ritmo.
Ero stanca ed indifferente alle sensazioni, ormai di solo dolore, provenienti dalle mie parti intime.
Il mio sguardo, vagando nella stanza, è finito sulla sveglia posta sul comodino e mi sono resa conto che erano ormai tre ore che mi scopavano e la stanza era ancora piena.
Ho invitato i ragazzi a porre fine alla “festa” ma loro hanno voluto finire “il giro” ed hanno continuato indifferenti a me.
Ero impassibile anche quando mi rovesciavano in bocca, ho sul corpo, il poco sperma che ancora usciva dai loro cazzi che sembrava non ne volessero sapere di farla finita.
Ancora inerme sono stata posizionata a cavallo di uno di loro mentre un secondo cazzo tornava ad affondare nel mio culo.
Contrariamente a quanto successo in precedenza ero indifferente alla nuova doppia penetrazione e, probabilmente, non l’avrei neanche ricordata se non mi fossi accorta, quando mi hanno schizzato in fica e nel culo, che i due non avevano il preservativo.
Piangendo gli ho supplicati di smettere ma, mentre il ragazzo sotto di me si sfilava, un nuovo pene penetrava nel mio culo.
Guardando sotto di me potevo vedere lo sperma colare dalla fica poi un altro schizzo di sperma ha invaso le mie viscere.
Così ancora gli altri sino a che, anche l’ultimo ha sparso il suo seme dentro di me.
Distrutta, piena di sperma che fuoriusciva dalle mie intimità, mi sono abbandonata sul letto.
Non so quanto tempo dopo sono stata svegliata da Francesca che, con dei fazzoletti, cercava di ripulire il mio corpo.
Mi ha preso in braccio e mi ha accompagnato in bagno dove ho potuto ripulirmi sotto la doccia.
Il mattino dopo era ancora tutta indolenzita ma comunque felice per la splendida serata.
Era proprio quello che volevo anche se alla fine la cosa era andata oltre a quanto avevo previsto.
Nei mesi successivi col pensiero sono spesso tornata a quei momenti e non escluderei di ripetere l’esperienza in futuro.
Ora comunque, dopo aver superato l’esame di maturità, mi appresto a godermi le vacanze.
Trascorrerò due settimane in Corsica con Francesca.
Lei non lo sa ancora ma questa volta non riuscirà a sottrarsi ad almeno un rapporto saffico.
Per il resto si vedrà. FINE