Mentre guardava con espressione sognante al di là della balaustra della house-boat alle acque limpide e cristalline del lago Maggiore, Elisabetta Di Somma (Lisa per gli amici) pensava che aveva una voglia matta di rilassarsi e godersi una vacanza di tutto riposo.
Era una giornata irragionevolmente calda, persino per il mese di giugno e lei aveva indosso soltanto una leggera camicetta quasi trasparente e dei pantaloncini di tela sbiadita tagliati cortissimi, cosicchè le coprivano a stento le natiche piene e il sedere tondo e liscio. Lisa sapeva che gli shorts le si premevano entro la fenditura dei glutei ed effettivamente non nascondevano quasi nulla, ma li in quella solitudine chi avrebbe potuto vederla?
La prosperosa trentacinquenne scosse la testa e la criniera di capelli corvini lampeggiò nella luce del sole. Trasse un respiro profondo e le mammelle piene tesero il tessuto della camicetta. Si guardò intorno e osservò la strana piccola house-boat che avrebbe occupato in totale solitudine per i successivi due mesi. L’unica cosa che le dispiaceva era che non avrebbe avuto vicino i ragazzi cui insegnava a scuola e a cui era molto affezionata. Il caldo intanto le stava cominciando a fare un effetto strano: si sentiva stranamente illanguidita e la sua mente vagò fra i ricordi, andando a ripescare l’ultimo rapporto sessuale che aveva avuto. Dio era passato tanto tempo, troppo forse. Quel pensiero la eccitò e, ricordando, si sentì ergere i minuscoli boccioli dei capezzoli, mentre le labbra pulsanti della figa fremevano.
Incapace di padroneggiarsi, abbassò una mano, la infilò tra le cosce abbronzate e cominciò a sfregare le dita sul pulsante contorno della fenditura.
Sentiva che là sotto si stava bagnando tutta. Minuscole gocce presero a scorrere spudoratamente fuori dal caldo buco, bagnandole gli shorts sbiaditi.
Oh Dio, che voglia aveva di un giovane cazzo duro che le riempisse la figa, che la chiavasse con forza, penetrandola in quelle calde profondità fameliche e la facesse venire!
Quasi in trance si abbassò lentamente gli shorts. Sotto era nuda, non portava mutandine.
OOOOOOOh! Non dovrei farlo! Si disse in preda al tormento, mentre il suo respiro diventava sempre più irregolare e le sue dita sfregavano sempre più velocemente e fortemente Il pube gonfio e caldo. Si passò la lingua sulle labbra, rovesciando il capo all’indietro, i bei lineamenti contratti in una smorfia estatica. Nell’attimo in cui sentì che stava per godere, i peli della figa si bagnarono tutti.
– Oooooooh, mmmmmmm, oooooooh! – gemette sommessamente, il corpo scosso con violenza dai fremiti dell’orgasmo.
Erano passati solo pochi minuti, e ora che i tremori si erano placati, Lisa si accasciò sulla balaustra di legno, cercando di riprendere il controllo di sè.
Era passato tantissimo tempo da quando aveva ceduto alla tentazione di farsi un ditalino – almeno un anno – e ora di colpo quella sua determinazione si era fusa come neve al sole. Il volto arrossato ansimava come un pesce fuor d’acqua mentre a poco a poco il cuore impazzito ritornava a una pulsazione normale.
– Diavolo! Accidenti! Guarda quella tizia che si tocca la figa! – bisbigliò con voce roca il giovane Ciro. – Per poco non cadeva fuori e finiva nel lago! Diamine, non ho mai visto… guarda come si masturba! Cosa credi che succederebbe se cadesse nel lago Giacomo? –
– Si calmerebbe un po’! – rispose ridacchiando il suo amico, posando la canna da pesca al proprio fianco. Sedevano sulla riva del lago esattamente dall’altra parte della house-boat di Lisa e guardavano come affascinati l’osceno spettacolo della bella sconosciuta bruna che si masturbava.
– Cristo, che bel culo! – disse l’altro ragazzo. – E che tette! Cavolo sarebbe bello sentirmele in bocca, potergliele succhiare! –
Fece schioccare le labbra e avvicinò alla bocca la lattina di Coca-Cola, bevendone una lunga sorsata.
Giacomo sorrise, poi disse:
– L’ho già vista in giro. Si chiama Lisa Di Somma. è una insegnante di Torino e, a quanto pare, sembra un tipetto caldo. Passerà l’estate sulla house-boat della sua amica. Mio padre la settimana scorsa l’ha vista all’emporio in compagnia della sua amica, le si è avvicinato e le ha parlato. Le ha detto che sarebbe stato ben contento di darle una mano a sistemarsi e che avrebbe avuto piacere di presentarla a un po’ di gente, ma lei lo ha guardato con espressione freddissima, come se fosse interessata solo a comperare un clistere per lavande, e non volesse parlare con nessuno. Papà ha detto che è una figa boriosa. –
– Forse potremmo entrambi darle qualcosa per farle passare la boria, – disse l’altro con una risatina lasciva. – Per esempio un bel cazzo duro fra quelle gambe da sballo. –
– E magari anche un bel cazzo duro tra quelle dolci labbra, se facciamo le cose per benino – rispose Giacomo. – Ma te lo ripeto, è una figa snob. Il mio vecchio ha detto che nessuno potrebbe farcela con lei, però forse noi riusciremmo a farle cambiare idea. –
– Che vuoi dire, Giacomo? – chiese l’altro. – Intendi dire violentarla? –
– Forse – ribattè Giacomo. – E forse no….. Mmmmmm, sicuro l’abbiamo beccata a far qualcosa che sicuramente lei non vuole si sappia in giro. Potremmo anche presentarci da lei e dirle che, se non si occupa di noi, andremo a raccontarlo in giro.
– Cristo, come per esempio che l’abbiamo vista masturbarsi all’aperto? – Ciro rise. – Facciamoci una nuotatina fin là e diciamoglielo subito –
– Stronzo, non c’è da stupirsi che a vent’anni non riesci mai beccare una figa, – disse l’amico trattenendolo. – Quella là correrebbe alla polizia. E dato che siamo stati nei guai in passato, le crederebbero e ci troveremmo in guai anche peggiori. Ne faccio volentieri a meno, Merda… lasciamo che si sistemi con calma, e poi agiremo, ma non soli. Voglio parlarne prima con Greg. Sai ho sentito il mio vecchio parlare di lei ad alcuni suoi amici. Hanno fatto delle battute pesanti su quella e la sua amica, la proprietaria della barca. Ho l’impressione che quelle due se la facciano. Roba da lesbiche. Cristo, mio padre pensa che l’altra sia pazza della signorina Di Somma. Ha detto che ha continuato a guardarla pur avendo capito che interessava a lui. Mio padre è forte! Va verso i quaranta ma certo che si becca un mucchio di fighe dietro le spalle di mia madre! – Esclamò il ragazzo in tono orgoglioso distendendosi sull’erba, le mani dietro la nuca.
– Devo ammettere che nemmeno tu te la cavi troppo male… come diavolo non riesco mai a beccare una figa?
– Bè, l’importante è saper giocare bene le proprie carte in questi casi. Ricordati, quella là l’ho vista per primo io, chiaro? –
Lisa rimase un attimo a guardarsi attorno sulla veranda, poi con aria soddisfatta rientrò nella grande cabina. Ancora una volta si disse che era stata fortunata ad avere quella house-boat tutta per se. Maria era sua collega al liceo dove lei insegnava materie letterarie e aveva capito da un pezzo che aveva tendenze lesbiche.
Ogni volta che se la trovava vicino si sentiva i suoi sguardi addosso, la mangiava con gli occhi e se solo glielo avesse permesso in un baleno l’avrebbe spogliata per leccarle la figa. A lei però i rapporti lesbici davano il voltastomaco… ed era proprio per questo che aveva colto al balzo la sua proposta quando questa le aveva offerto di passare due mesi sulla barca dei suoi genitori che erano partiti per il Messico. Forse la solitudine l’avrebbe protetta da Maria, almeno per un po’.
Viveva sola a Torino, da quando il suo ultimo legame con un uomo era finito male quattro anni prima. La mancanza di un uomo in tutto questo tempo non l’aveva fatta sentire particolarmente sola. Cercava l’amore, “quello vero”, come tutte le donne in fondo, e per lei il sesso era solo un complemento dei sentimenti. Insomma non era una a cui piace molto spassarsela a letto e forse per questo suo modo di essere, il suo rapporto con Fulvio si era bruscamente interrotto. In quattro anni aveva ceduto alla tentazione di masturbarsi solo cinque… no sei volte… e l’ultima solo pochi minuti prima.
Tutto considerato la sua nuova casa le appariva quasi perfetta. Gli Storti sarebbero tornati solo a fine estate, e lei avrebbe avuto modo di godersi la bellezza del lago e di meditare in quell’atmosfera di totale solitudine, in completa serenità.
Erano passati tre giorni. Tre giorni di pace e di relax assoluti. Aveva dormito molto, fatto lunghe nuotate e letto qualche libro. Adesso era pomeriggio e il sole era ancora alto. Aveva mangiato e ascoltato un po’ di musica alla radio. Fino a quel momento Lisa non si era resa conto di quanto calda fosse la giornata. Si alzò dalla sedia e andò fuori sul ponte nella speranza di rinfrescarsi un po’ con la brezza. Rivide il posto dove tre giorni prima si era masturbata.
Dio! come ho fatto ad arrivare a questo, proprio qui sul ponte? pensò. E se qualcuno mi avesse vista mentre mi toccavo fino a godere? Che cosa penserebbe? Nuda poi! E se la cosa si risapesse in giro? Mio Dio sarei costretta ad andarmene per la vergogna. Dovrei rinunciare alla mia bella vacanza!
Rientrò disgustata, passò in camera da letto e vide il letto ancora scompigliato dalla notte precedente. Tirò via dal letto le lenzuola per sostituirle con altre pulite. Rifece il letto. Stava per tirare le tende e distendersi sul letto quando udì dei passi pesanti sulla passerella e dei colpi violenti alla porta.
– Dio mio, che sta succedendo adesso? – si chiese allarmata, affrettandosi ad andare alla porta, decisa a mandare via chiunque.
Rimase attonita alla vista di cinque ragazzi sconosciuti che la stavano fissando. Quello che aveva bussato era un po’ più grosso degli altri, all’incirca sui vent’anni. Aveva i capelli lunghi schiariti dal sole e, a guardarlo bene, dei bei lineamenti. Ma lo sguardo era crudele e sulla bocca c’era un sorriso sardonico.
Pochi attimi dopo tutti e cinque, scostata Lisa, entravano nel soggiorno della house-boat e lei notò che l’ultimo dei ragazzi chiudeva a chiave la porta.
– Non capisco. Che cosa sta succedendo ragazzi! – riuscì a dire Lisa ostentando calma, anche se temeva che l’espressione del suo volto rivelasse la paura che provava. – Uscite di qui altrimenti chiamo la polizia! – disse in tono di minaccia.
– Questa è la cosa più stupida che potresti fare! – le sogghignò sul volto quello che sembrava il loro capo. Il suo nome era Gregorio, ma tutti lo chiamavano Greg.
Impaurita, Lisa cercò di scappare verso la camera da letto, ma Greg la afferrò per un braccio. Se la tirò vicino e con un gesto rapido slacciò la cintura dell’accappatoio che indossava. L’indumento si spalancò mettendo a nudo le mammelle e il triangolo di peli davanti agli sguardi avidi dei cinque ragazzi. La donna fece per coprirsi subito, ma il giovane robusto che Greg chiamò Andrea le afferrò la mano. Ora lui e Greg la tenevano prigioniera.
Terrificata, Lisa abbassò gli occhi sui jeans aderenti che indossavano e vide che entrambi avevano un’erezione. Stavano per violentarla! Qualunque cosa lei avesse fatto o detto quei cinque ragazzi l’avrebbero violentata! Tutti! Oh, che stupida era stata ad aprire la porta senza prima controllare chi fosse. Si ricordò che la batteria del cellulare era scarica, non poteva nemmeno cercare aiuto. Dio! Era perduta!
– Per amor del cielo, no! – esclamò spaventata Lisa, che si sentiva in preda a una grande debolezza e sarebbe caduta se i due non l’avessero sorretta subito.
– Oh mio Dio, non fatemi del male! … Cosa volete farmi? … Cosa volete da me? –
– Esattamente quello che hai già capito… un po’ di sesso, – rispose Greg mettendole la mano su una mammella e pizzicandole il capezzolo.
– Nooooooo! – urlò la donna ormai terrorizzata.
– Siiiiiiii! – le fece eco Greg sogghignando. – Noi cinque ti terremo occupata per un po’ di tempo. Siamo in ottima forma tutti quanti e in grado di venire tre o quattro volte senza nessuno sforzo. Ti faremo divertire un bel po’ bellezza. Quindi cerca di non fare la stronza o ti becchi pure una bella ripassata e certo questo non ti piacerebbe! –
– Aahhh, no! – singhiozzò Lisa. Era terrorizzata e le tremavano le gambe. Cercò di calmarsi, erano in cinque e lottare non sarebbe servito ad altro che a peggiorare le cose.
– Suppongo di non avere via d’uscita. – Disse ostentando una calma che dentro non aveva. – Va bene, vi lascerò fare quello che volete. Ma uno alla volta. Lasciatemi andare in camera da letto. Mi preparerò e potrete entrare ad uno ad uno. –
– Nossignora, – ribattè in tono freddo Greg. – In questa faccenda siamo tutti insieme. –
– Il che significa che ti chiaveremo tutti insieme. – Si intromise Ciro con una risata roca. – Avanti ragazzi, fottiamola! –
– Noooo! – Lisa spaventata cercò di divincolarsi, ma i cinque giovani non fecero alcuna fatica a sopraffarla. Erano tutti sui diciotto vent’anni con fisici asciutti e allenati dallo sport. La trascinarono brutalmente verso la camera da letto.
Mani avide stuzzicavano e artigliavano le mammelle nude e si infilavano lascive tra le cosce per toccarle la figa contratta dalla paura. Poi fu buttata a pancia sotto sul grande letto.
– Vi prego! – gridò, gli occhi velati dalle lacrime. – Vi ho detto che l’avrei fatto, ma uno per volta… concedetemi almeno questo, vi prego! –
– Ti concederemo tutto quello che riesci a prenderti, – disse Greg.
Si tolse con gesti veloci la camicia, poi i jeans e le mutande e subito il cazzo duro sbattè oscenamente contro il ventre muscoloso. A questa vista Lisa ebbe un tremito di terrore. Il giovane prese ad accarezzarsi la verga pulsante tirando indietro la pelle per mostrarle la grossa cappella bulbosa.
– Mi supplicherai di dartelo! – esclamò ridendo in modo lubrico. – E vorrei che cominciassi a dirmelo subito. Dimmi che cosa vuoi che ti faccia signorina. –
– Siete degli animali! – Lisa sputò quelle parole con rabbia. – Avanti, violentatemi pure se volete e poi andatevene! –
Ma quelle parole non fecero che provocare risate sarcastiche nel branco. Ora si stavano spogliando tutti e le sbandieravano il cazzo duro davanti alla faccia mentre lei se ne stava nuda, tremante e impotente.
– Lo avrai, non temere, – le disse Greg, – ma prima ci supplicherai. E adesso, ragazzi, tenetela ferma e vediamo come è brava a supplicarci di darle il cazzo! .
Mani dure la afferrarono per le spalle bloccandola prona sul letto. Nonostante il materasso fosse morbido, le grandi mammelle si schiacciarono con tale forza contro di esso da farle male e sentii, con orrore, che i capezzoli le si irrigidivano suo malgrado e che il suo corpo reagiva a quel trattamento che il suo cervello e la sua coscienza respingevano.
Cercò di divincolarsi, di liberarsi ma si rese subito conto ch’era inutile. Non poteva fare altro che soggiacere, sopportare la dura prova che l’aspettava e porvi fine al più presto. Se supplicare serviva ad affrettare le cose perchè non farlo?
– Su cominciate! – sbottò. – Avanti presto … –
– Questa non è la parola giusta, – disse Greg schiaffeggiandola sul viso. – Dì quella giusta! –
– … allora, fate pure l’amore con me… –
– Nemmeno questa è la parola giusta! – Di nuovo la sua mano si abbattè violentemente, questa volta sulle chiappe nude e tremule e il secco rumore echeggiò per tutta la stanza. Il tono della sua voce era beffardo. Si chinò a passarle le dita lungo la spina dorsale scendendo fino al solco fra le natiche serrate e quindi fino al foro stretto dell’ano. Indugiò un paio di secondi fra le chiappe tonde e morbide, poi infilò un dito nello sfintere contratto.
Una fitta violenta le arrivò come una stilettata direttamente al cervello.
– Auuuugghh! –
– Chiedi quello che vuoi veramente. –
Greg alzò di nuovo la mano e sempre tenendole il dito infilato nel culo, la abbattè di piatto sulla natica sinistra con violenza.
Dalle labbra di Lisa sfuggì un gemito prolungato.
– Chiavatemi la figa… tutti, se volete farlo fatelo… si, chiavatemi! Ma ti prego togli quel dito, mi stai facendo male!
Alzò gli occhi impauriti a guardare i ragazzi irridenti, sapendo che tutti volevano sentirle ripetere quelle parole. Greg con calma estrasse il dito dal suo culo e sorrise.
– Eccola, e adesso chiavatela ben bene!
Immediatamente Ciro si avventò con un rantolo roco sul suo corpo prostrato e lo rigirò cosicchè le mammelle e la figa scoperta fossero viste bene da tutti.
Lisa ebbe ben poco tempo per vedere che faccia avesse prima che la violentasse. Diciott’anni, forse meno, i capelli biondo chiaro, la pelle dorata cosparsa di lentiggini e gli occhi di un azzurro profondo accesero nella mente di Lisa uno strano senso materno. Ma quando lui le si mise goffamente addosso provò un senso di paura mista all’ira contro Greg che lo costringeva a scoparla per primo. Perchè era lui che torreggiava su loro due, le mani sui fianchi e un’espressione di comando sul volto.
– Adesso chiavala, Ciro, dai alla signorina quello che vuole veramente! –
Lisa si rese conto che il ragazzo era inesperto e sovraeccitato. Chiudendo gli occhi tese una mano verso la verga fremente e se la portò in fretta verso la fenditura della vagina.
Sussultando per la goffaggine con cui veniva penetrata, serrò le lunghe gambe attorno al corpo del ragazzo e cominciò a sollevarsi contro di lui, non provando quasi nulla. Per di più era completamente asciutta e il membro del ragazzo, per quanto non molto dotato, le procurava un bruciore pazzesco.
– Andiamo ragazzo, – urlò qualcuno. – Anche se è la prima volta, chiavale bene quella figa! –
Lisa serrò i fianchi del ragazzo ancora più forte. I muscoli vaginali strinsero il cazzo rigido e duro, la figa le bruciava parecchio e cercava di farlo venire in fretta. Lisa provò all’improvviso un senso di disgusto per la rapidità con cui la montava e per il fatto che ci fossero altri quattro giovani che la stavano guardando lubricamente, ma non poteva farci nulla. Dentro di se però aveva la vaga sensazione di non essersi opposta a sufficienza.
– Per favore… non posso… – mormorò e la sua voce si spense in un mugolio.
Sentiva il ragazzo muoversi dentro di lei in profondità ed era una sensazione di fastidio. Sapeva che non sarebbe riuscita a venire, ma sebbene il suo corpo fosse fremente di disgusto e umiliazione, nei lontani recessi della sua mente una vocina sussurrava rilassati, rilassati e goditetela…
Ciro le ansimava nell’orecchio. Le sue mani avide e goffe le brancicavano le tette grosse e calde e, di lì a pochi attimi, Lisa si sentì sparare dentro la figa serrata un torrente di sperma caldo. Strinse con forza tra le cosce i fianchi del ragazzo fino a che il cazzo ammosciato le scivolò fuori dalla vagina inondata, poi lui si scostò goffamente dal suo corpo.
Tutti gli altri risero divertiti. Ad un tratto la mente di Lisa tornò alla realtà di quello che le stava accadendo. Chi erano quei ragazzi, e perchè aveva permesso loro un così facile accesso al proprio corpo? E perchè, Dio santo, perchè si sentiva dispiaciuta per quel ragazzo lentigginoso che le aveva goduto così rapidamente nella figa? Si rendeva conto che lui era imbarazzato e, in un certo qual modo, quell’imbarazzo divenne anche il suo. Avrebbe voluto bisbigliargli di non preoccuparsi, che col tempo avrebbe imparato a fare bene l’amore…
Ma non parlò. Aveva di nuovo paura, ma continuò a cercare di apparire assolutamente calma.
– Impari molto alla svelta, – disse Greg, – sei una vera chiavatrice di gruppo! –
Gli altri risero, mentre lei sussultava per l’umiliazione.
– Chi è il prossimo? – continuò Greg, – chi la scopa adesso? –
– Oh, Cristo… Cristo! Lasciate che lo faccia io… che chiavi la figa di questa gnocca… ! – esclamò in tono eccitato Giacomo.
Lisa sollevò lo sguardo assente e lo vide davanti a se che si stava accarezzando la grossa verga carnosa svettante dal suo corpo come quella di un giovane stallone. Era di sicuro più grossa di quella che le aveva sborrato pochi attimi prima nella vagina, ma lei era così piena di sperma che la figa indolenzita sarebbe riuscita a prenderlo dentro. Doveva! Se si fosse ribellata, sicuramente l’avrebbe inchiodata al letto mentre quel ragazzo atletico avrebbe cacciato il suo cazzo nella sua piccola figa indifesa. Questa consapevolezza le diede un senso di calma, una calma abbinata alla certezza di star sopportando la peggiore delle torture, anche se sapeva che l’aspettava ancora qualcosa di assai più devastante.
– Su bella, – disse il ragazzo, – voglio che tu mi venga sopra perchè ho voglia di giocare con quelle meravigliose tette mentre scopiamo! –
– Si schiacciale le tette! – esclamò qualcuno alle sue spalle.
Lisa disperata avrebbe voluto dir loro che non aveva mai chiavato in quella posizione, che non era esperta, ma l’espressione del ragazzo la dissuase.
Era giovane, certo, ma nei suoi occhi c’era una luce malvagia. Era sicura che se avesse protestato le avrebbe fatto del male, magari l’avrebbe anche picchiata!
Non poteva fare altro che imparare in fretta. Rassegnata si mise lentamente in ginocchio, poi a cavalcioni su di lui, che si era nel frattempo sdraiato e si teneva dritto fra le mani il cazzo gonfio e fremente. La punta gonfia e pulsante del glande andò alla ricerca della sua stretta fessura.
Poi, piano piano, lei si abbassò. Sentì la grossa cappella tastare la figa bagnata di sperma, sentì il ragazzo agitarsi in preda a una foia incontrollata, sentì la punta del cazzo scivolare dentro e fu scossa da un fremito di repulsione.
– Cristo, … mi stai piegando il cazzo in due! – strillò il ragazzo. – Ooooohhhh… prendilo in mano per Dio e aiutami a cacciartelo in quel buco! –
Lisa si sentì arrossire per la volgarità di quelle parole, ma non le passò neppure per la testa di disobbedire. Abbassò la mano sotto la V spalancata della figa e gli afferrò il pene, chiudendo le dita attorno a quell’osceno bastone di carne. Con delicatezza ritrasse la pelle fino a che il glande scoperto le toccò la figa dolente. Tenendolo fermo, abbassò le natiche sentendo divaricarsi le carni rosee della figa. Sotto di lei il ragazzo ansimava eccitato, abbassò le chiappe ancora di più e sentì la grossa cappella forzare e poi entrare dentro.
Si morsicò le labbra per non gridare. Contrasse i muscoli vaginali nell’avvertire la sua grossezza e le sfuggì un gemito.
Lo sentì entrare dentro grosso e duro fino in fondo. Accidenti, questo non era quel cazzetto di prima, questo le stava facendo male sul serio. Stava quasi cominciando a gridare dal dolore, lo voleva scongiurare di fermarsi, quando lui improvvisamente si fermò. Era entrato tutto.
– Adesso vai su e giù! – le ordinò Giacomo dandole una pacca sulle chiappe nude. – Dai, muovi il culo sul mio uccello! –
Lisa si sentiva impalata. Era una sensazione strana e assurda, mai provata prima e terribilmente vergognosa. Puntellandosi sulle mani e sulle ginocchia cercava goffamente di dimenarsi sentendo la verga che le si muoveva dentro raggiungerle profondità mai esplorate prima. Abbassò gli occhi e vide l’enorme bastone carnoso sparire completamente entro le sue labbra pelose. Gemette, vinta e disgustata. Cercava disperatamente di raggiungere un minimo di eccitazione, voleva disperatamente lasciarsi andare, godere, per cercare di alleviare almeno un po’ quella sofferenza.
Continuava ad agitarsi meccanicamente sopra il giovane abbassandosi tutta sul cazzo mentre nel contempo lui si sollevava verso di lei e le pizzicava crudelmente le chiappe con dita ossute. La pompava con violenza inaudita, cosicchè la gonfia cappella sbatteva contro l’utero, e continuava a strizzarle con forza le bianche carni del sedere.
– Ahiaaa! – gridò Lisa facendo roteare i fianchi per alleviare un po’ la sofferenza.
Sentiva il duro osso pubico di lui sfregarlesi contro il monte di venere. Cominciò a gemere forte mordendosi le labbra. Servendosi delle ginocchia a mò di leva cominciò ad alzarsi e ad abbassarsi sopra di lui, la testa arrovesciata all’indietro, i capelli scompigliati, mentre la verga la squarciava uscendo ed entrando senza sosta dalla sua figa arrossata. Giacomo le afferrò le mammelle ondeggianti e prese a massagiarne e a pizzicarne i capezzoli mentre lei mugolava come una pazza.
L’uccello del ragazzo cominciò a pulsare, a ingrossarsi ulteriormente. E poi cominciò a far fuoriuscire il suo sperma in grandi getti che le inondarono la figa schizzando dappertutto e dando un senso di momentaneo sollievo al bruciore che l’attanagliava.
– Sto godendoooo! Oh Gesù… sto godendoooo! – urlava Giacomo. Stremata Lisa gli crollò addosso, le natiche che si contraevano negli spasimi. Rimase a lungo immobile, per raccogliere di nuovo le forze, quindi si sollevò e scavalcò il corpo stremato di Giacomo come se smontasse da cavallo.
– Per favore… vorrei andare al gabinetto. Vi prego fatemi dare una ripulita. – bisbigliò sperando di essere esaudita, mentre Giacomo scendeva dal letto lasciandola sola.
– Cristo! la tua figa deve essere la più stretta e calda che io abbia mai trovato in tutta la mia vita! – esclamò Greg mentre continuava ad accarezzarsi la verga e sorrideva. Fece poi cenno a Tony affinchè prendesse il posto di Giacomo e Lisa capì affranta che non l’avrebbero fatta alzare dal letto finchè tutti non avessero finito.
Come drogata, Lisa fece un cenno di assenso. E quando alzò gli occhi vide un ragazzo bruno e magro, Tony appunto, davanti a se. Lisa non lo aveva notato prima perchè era il più anonimo dei cinque e sembrava molto più giovane dei suoi diciannove anni. Ora, mentre lui si disponeva a montarla, vide la grandezza del suo cazzo. Era sproporzionato al resto del corpo, più grosso di tutti quelli che aveva visto in vita sua, le sembrava enorme.
– Mettiti carponi, bellezza, – le ordinò.
Ancora infiammata dal precedente rapporto, piena di vergogna e di umiliazione, la bruna insegnante obbedì.
– Adesso qualcuno di voi la tenga ferma così, forse non le piacerà sentirselo infilare nel culo. Ma secondo mio fratello Enrico è il buco più stretto e più caldo! Una vera delizia! – Tony salì sul letto dietro di lei.
– Noooooo! Disgraziati! ma che volete farmiii! –
Ora Lisa era veramente terrorizzata. Un conto era prendersi in figa cinque maschi infoiati, un’altro era prenderlo nel culo, vergine, e da un cazzo di misura spropositata. Aveva sentito dire da alcune sue amiche che le prime volte fa un male boia, anche se fatto con molta cautela. Figuriamoci con la violenza. E poi era una cosa che aveva sempre rifiutato a livello mentale. Lo riteneva un atto innaturale, schifoso, contronatura. Stavolta rischiava seriamente di finire male. Poteva finire addirittura all’ospedale!
– Enrico ha detto che il dolore non dura tanto. – disse Tony con un sorriso cattivo.
Lisa cercò di divincolarsi come un’ossessa, si torse, scalciò, morse tutto quello che le capitava a tiro e intanto urlava a squarciagola.
– Vigliacchi! … Schifosi! … Depravati! … Non ve lo lascerò fare brutti porci! Lasciatemi! … Lasciatemi! … Lasciatemiiiiiii!
Ma aveva un bel divincolarsi, i ragazzi erano più forti di lei. Si dimenava inutilmente contro le loro forze unite. E di lì a poco si trovò bloccata dalle loro braccia a pancia sotto, con la faccia schiacciata sul cuscino e i seni che premevano dolorosamente contro il materasso.
Poi sentì le mani di Tony che le sollevavano le natiche indifese e tremanti, sentì le sue gambe che le divaricavano le cosce, sentì che il suo buco del culo era ormai indifeso. Si mise a supplicare piangendo.
– Vi prego! … , Per favore! … , Non fatemi del male! … , vi farò godere in tutti i modi che vorrete ma non fatemi questo per pietaaa! –
Le parole le uscivano soffocate dalle labbra schiacciate contro il materasso.
Gemette nel sentire che il giovane le accarezzava i fianchi tremanti, il ventre e quindi il triangolo del pube madido di sperma, soffermandosi sul clitoride.
– Per favore, chiavami ma non incularmi! – guaì disperata.
Poi sentì che le passava le labbra e la lingua sulla schiena, che leccava, baciava e mordicchiava le sue carni e nonostante il martirio che avrebbe dovuto subire, si ritrovò stranamente a reagire eccitata a quelle carezze orali. Cominciò a tremare, augurandosi e pregando che il giovane manifestasse interesse per la sua figa grondante rinunciando all’intenzione di incularla.
Ma le sue preghiere non si realizzarono. Ad un tratto sentì la punta della lingua posarsi sullo sfintere e guizzare velocemente. Quel lubrico serpeggiare la fece sobbalzare di ribrezzo sul materasso e quando il volto del giovane le si incastrò tra le natiche tenute aperte dalle sue mani, si premette ancor di più sul letto schiacciando i seni con tale forza da sentire una fitta dolorosa.
Quando, ormai vinta, stava persino cominciando a sciogliersi sotto quella carezza guizzante, la lingua si ritrasse per essere sostituita da un dito.
Sentì un bruciore violento nell’ano contratto e ancora una volta le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance.
– Noooooo… per favore, no! – gemette, ad un tratto consapevole della innaturale intrusione, mentre gli altri ragazzi la immobilizzavano.
Tony cominciò a introdurre il dito in un’estenuante va e vieni dentro il suo sfintere serrato e a poco a poco il bruciore che provava al buco del culo cominciò ad aumentare per poi essere sostituito da un dolore vero e proprio.
Lisa cercò di rilassarsi e cominciò a muovere i glutei ritmicamente per alleviare la sofferenza, senza quasi rendersi conto che ora il dito le stava scendendo sempre più profondamente nel retto. Di fatto quel dito osceno la stava sodomizzando oscenamente!
A Lisa sfuggì un gemito basso mentre le sue dita si aprivano e chiudevano impotenti. Non poteva fare altro che sottomettersi a quella umiliazione degradante.
Poi bruscamente Tony tolse il dito. Il giovane le afferrò i fianchi sussultanti, la sistemò acconciandola secondo i suoi desideri, le mise le mani sulle natiche e le divaricò con forza, oscenamente. Voleva incularla nel modo più doloroso possibile. Il glande si schiacciò contro il buco del culo e Lisa tremò di paura. Ce lo aveva troppo grosso. La sua verga non sarebbe mai riuscita ad entrare. Era impossibile. L’avrebbe squarciata fino alla pancia. Terrificata, sentiva contro il sedere il pube peloso perchè ora il cazzo stava cercando di infilarsi in esso.
– Oh no! … no, no, no, non così! – gridò. – Te lo succhierò, ti farò quello che vuoi, ma non mettermelo nel culo! … Ti pregooo! –
Eppoi fu troppo tardi, perchè il piccolo pertugio strettissimo e contratto per la paura cominciò a piegarsi verso l’interno sotto la spinta violenta e costante del cazzo del giovane. Il dolore era fortissimo e lei cercava di divincolarsi guaendo come una cagnetta ferita.
– Mmmmmm! … quant’è stretta Cristo. Non entra…. Cazzo, è strettissima…. Tenetela ragazzi, … tenetela ferma! … Ci devo riuscire! – Tony sbuffava e sudava alternando una pressione costante e metodica a spinte violente e improvvise, nel tentativo di forzarla nell’ano vergine e procurandole un dolore lancinante.
L’introduzione appariva molto difficoltosa, non avevano usato nessun tipo di lubrificante e sia il pene del ragazzo, che lo sfintere di Lisa erano asciutti.
Poi, all’improvviso, il piccolo e virginale sfintere cedette alla violenta pressione che lui esercitava con i fianchi e qualche centimetro del glande penetrò nell’interno.
– Aaaaaahhhhhh! …… Aaaaaahhhhhh! …… Muoioooo! – Lisa urlò a squarciagola contorcendosi tutta nell’inutile tentativo di alleviare il dolore provocato dall’ingresso di quella massa bestiale. Ma quei movimenti non fecero altro che aiutare il giovane a sodomizzarla e il glande con un plastico movimento di risucchio scomparve al di là dell’anello dello sfintere che si richiuse attorno alla corolla. L’ano cominciò a pulsare e a palpitare come impazzito serrando il glande del giovane in una morsa ferrea, mentre un rivolo di sangue iniziava a scendere giù per una coscia della ragazza agonizzante dal dolore.
– Ehi Tony attento a non rovinarla! Non vogliamo mica passare guai eh! – disse Greg guardando però con occhi lubrici il cazzo del suo amico piantato nel culo della donna agonizzante dal dolore.
Lisa si trovava intanto immersa in un mare di sofferenza, fitte lancinanti le provenivano dall’ano allargato a dismisura. Non aveva nemmeno la forza di ribellarsi o dibattersi e in ogni caso non l’avrebbe nemmeno fatto per paura di provocarsi ancora più male. Teneva gli occhi serrati e nel buio vedeva dei lampi arancioni procurati dalle spinte del suo violentatore che le stava infilando il cazzo nel culo, centimetro dopo centimetro, con una lentezza estenuante, fino a che con un ultimo colpo le affondò il pene fino all’elsa, e lei sentì i coglioni sbatterle violentemente contro la figa.
– Mi fa maaaaaale! – riuscì a gemere stremata, ma il grosso bastone rimase infisso dentro di lei, immobile.
Il dolore che provava era inaudito. Mai nemmeno nei suoi incubi peggiori aveva pensato che il dolore per un’inculata potesse arrivare a vette così elevate. Si sentiva piena, ingolfata fino all’inverosimile e quella presenza estranea dentro di lei pulsava, pur rimanendo immobile, la sentiva fremere come una cosa viva e ad ogni fremito si irradiavano fitte lancinanti dalle pareti del retto infiammato.
Gli altri ragazzi avevano allentato la presa sulle sue braccia e sulle sue gambe e guardavano ora con occhi famelici e allupati la scena, ma per un lungo momento Lisa rimase inerte, senza muoversi. Alzò poi la testa e il torso, provando ancora un dolore fortissimo. Il movimento provocò la fuoriuscita del pene di qualche centimetro, ma Tony la afferrò per le anche e se la tirò contro il cazzo che la impalò di nuovo fino in fondo.
– Aaaaaahhhhhh! …… Maledettiiiiii! …… Porci schifosi depravati! …… Mi state uccidendo! – gridava ora mentre le lacrime le sgorgavano copiose dagli occhi.
Il giovane a quel punto la strinse per i fianchi con fermezza e cominciò a sodomizzarla con colpi veloci e profondi. Il dolore se possibile aumentò ancora e Lisa cominciò a urlare a perdifiato, dimenandosi scompostamente e scalciando per cercare di disarcionare quel maschio infoiato che la stava inculando brutalmente. Mulinava le braccia e agitava la testa da un lato all’altro continuando a gridare come indemoniata, tanto che gli altri quattro dovettero afferrarla di nuovo per cercare di immobilizzarla. Ma avevano il loro bel da fare, Lisa non ne voleva sentire di lasciarsi inculare buona, buona. Sembrava una cavalla impazzita, si arcuava come una molla, si dimenava, cercò a un certo punto di appiattirsi sul materasso per sfuggire al cazzo che l’arpionava dolorosamente nel culo, ma Tony non si lasciò sfuggire la preda e la seguì di botto sdraiandosi sulla sua schiena e continuando a pomparla nello sfintere che si contraeva spasmodicamente.
In quella posizione, con le tette e la pancia appiattite contro il materasso il dolore della penetrazione era ancora più lancinante. Lisa lo sentiva sbattere contro le sue natiche e il rimbalzo del suo corpo le provocava dei contraccolpi che le arrivavano fino al cervello in delirio. Sentiva le pareti del suo retto infiammato strapparsi come a volerlo seguire quando lui si ritraeva e ad ogni successivo affondo lo sentiva arrivare in fondo al budello raggiungendo profondità sempre maggiori.
Subiva passivamente quello stupro provando schifo di se stessa e sentendosi umiliata dagli sguardi dei cinque mascalzoni.
Sperò che venisse presto per porre fine a quel martirio, ma il ragazzo sembrava
avere una resistenza insospettata. Indubbiamente traeva un piacere incredibile a profanarle il culo e a vederla sotto di lui urlante, indifesa e vinta e cercava di prolungare al massimo quei momenti irripetibili.
Il dolore a un certo punto si fece insopportabile. Le sue spinte le strappavano spasimi acuti, ma non gridava più ora, si limitava a lamentarsi emettendo un gemito prolungato e continuo. Il cuscino sotto il suo viso era inzuppato dalle sue lacrime.
Ad un tratto Tony si fermò. La sollevò dal materasso mettendola carponi come una cagna, poi la sollevò di più contro di se e si sdraiò portandosela addosso. Fece un’oscena strizzatina d’occhi ai suoi amici e disse:
– Senti Andrea, la signorina Di Somma vuole avere tutto il cazzo possibile e immaginabile… e allora perchè non le fai questo favore? –
– Oh no! …… Dio no! …… Per pietà questo nooo! …… – protestò Lisa rendendosi di colpo conto, dall’espressione sul volto di Andrea, che il ragazzo intendeva chiavarla nella figa mentre Tony continuava a incularla.
– …… Non posso, …… non posso! …… Non è possibile in due, mi ucciderete di sicuro! –
– Certo che puoi! – disse Andrea e salì sul letto strisciandole fra le gambe spalancate e puntandole la grossa cappella verso la figa indifesa. Lisa si contorceva e gemeva nella morsa impietosa di Tony, sapendo ormai che il suo calvario non si era concluso, ma che, anzi, si apprestava a percorrere l’ultimo tratto, il più impervio, fino alla cima. Stava per prendere dentro due cazzi contemporaneamente!
Era impossibile per la sua mente sconvolta, ma fin troppo terribilmente vero!
– Devi imparare a chiavare col culo e con la figa al tempo stesso, bellezza! – la prese in giro Tony, mentre l’amico puntava la testa del suo cazzo contro lo stretto buco della figa tutta bagnata di sborra, continuando a entrare e uscire dal buco del culo dolorosamente allargato.
Le sfuggì un rantolo disperato al contatto del glande che cercava di penetrarla.
Non poteva prendere due cazzi contemporaneamente, era impossibile!
Poi sentì i muscoli della propria tormentata vagina allargarsi dolorosamente, sentì che veniva costretta ad accettare quei due duri cazzi dentro di se. Prese ad ansimare e quasi inconsapevolmente allargò ancora di più le gambe, gemendo sottomessa allorchè il pene di Andrea cominciò a spingersi dentro di lei. Andrea le alzò le gambe alte sulle sue spalle cosicchè si trovò sospesa tra i due giovani con il suo ventre e gl’inguini totalmente esposti agli assalti dei due. E mentre Andrea affondava sempre più il suo uccello nelle carni sensibili, Tony alle sue spalle si fermò per agevolare l’introduzione al suo amico.
Lisa si morse a sangue le labbra per non gridare mentre Andrea affondava sempre di più nella sua figa martoriata.
– Visto? – Disse Tony con un sorriso sarcastico. – Te lo avevo detto che ce l’avresti fatta. –
Andrea si sollevò un po’ e fece ricadere i due di piatto sul letto, poi conficcò impietosamente la verga dura come marmo nella vagina tremante.
La donna urlò per il dolore e appoggiando la schiena contro Tony che ora le stava sotto, sollevò il bacino verso l’alto per alleviare quel secondo, perverso impalamento.
– Aaaahhhhrrrrggggh! Mi state squarciando la figa e il culo! … Aaaauuuuggggh! Mi spaccate! …… Pietà! … – urlò.
Imprigionando il suo corpo indifeso tra loro i due giovani cominciarono a fare andare il cazzo dentro e fuori dal culo e dalla figa. Quando entrava il primo usciva il secondo sfregandosi l’uno contro l’altro nel suo ventre.
Lisa urlò con voce ormai roca sia per il dolore che per la vergogna di quella posizione oscena, serrata fra quei due giovani diabolici colmi di libidine che la stavano impalando spietatamente sulle loro verghe massicce, sprofondando oscenamente nel suo corpo indifeso, separati soltanto da una sottile parete di tessuto che divideva i due canali del retto e della vagina.
Greg osservava la scena in preda a una sorta di stato ipnotico e il desiderio fisico gli faceva tremare le membra. Con una mano si carezzava il sesso mentre guardava lo spettacolo che si offriva al suo sguardo acceso.
Andrea copulava nell’ardente vagina umida con furia incredibile, mentre i fianchi di Tony sospingevano avanti e indietro la verga sollevando i loro corpi fino quasi a farli cadere dal letto. Il pene scivolava dentro e fuori l’ano contratto della donna con colpi rapidi e tesi.
Lisa gemeva continuamente, serrata fra quei corpi che la penetravano in preda all’oltraggiosa violazione dei suoi genitali indifesi. In preda alla vergogna e al dolore, il capo di lei si agitava avanti e indietro sul petto di Tony, mentre le mani di lui le artigliavano con stretta selvaggia i seni. Lisa sentiva soltanto un terribile calore che pareva fonderle il ventre. Si sentiva totalmente violata ed ogni suo nervo sembrava terminare nei due orifizi che si aprivano uno fra le cosce e l’altro tra le natiche. Le sue labbra si aprivano e si serravano in preda al tormento che le agitava il corpo e la mente. Di tanto in tanto cercava di spostare i fianchi o di muovere le natiche nello sforzo di ridurre il dolore che le attanagliava l’ano, allora però diveniva semplicemente più conscia della penetrazione che le colmava la vagina e di quella più crudele di Tony che le torturava il buco del culo.
Improvvisamente sentì una mano scivolarle brutalmente fra i capelli, e forzarle il volto da un lato. Dita spietate le aprirono le mascelle graffiandole le labbra e qualcosa di rigido e spugnoso scivolò fra le labbra contratte.
Sul principio tentò di opporsi ma, ancora una volta, si rese conto della completa inutilità dei suoi sforzi. Lisa lottò per potere respirare, brevi fiotti d’aria le giungevano nei polmoni mentre il maschio si muoveva libidinosamente scopandola nella bocca.
Gemette tra se mentre i tre giovani godevano di lei facendo uso del suo corpo come quello di una miserabile schiava. Per loro non era altro che un corpo indifeso, impotente, da usare a piacimento. Si sentì oscenamente violata oltre ogni dire, e le sembrò che quel selvaggio uso del suo corpo si sarebbe protratto per un’eternità senza possibilità di una fine.
Poi d’un tratto, la realtà della sua situazione di totale impotenza le si manifestò vivida nella mente. Un’oscena visione le balenò nel cervello, una visione che la mostrava nuda sul letto posseduta in ogni orifizio da quei tre giovani colmi di libidine. La visione cominciò lentamente ad eccitarla mentre una strana voglia masochistica le provocava un lento risveglio dei sensi che si concentrava in lunghi palpiti che le facevano vibrare i muscoli del ventre. Un gemito diverso le scivolò dalle labbra strette attorno alla verga di Greg che la possedeva in bocca. Incosciamente iniziò a ondulare i fianchi e le natiche, contraendo i muscoli vaginali così da serrare la verga che la penetrava. Se non fosse stato per le sensazioni dolorose che continuavano a venirle dall’ano martoriato, forse avrebbe potuto persino godere! ……
…… Ora l’eccitazione stava cominciando a possederla totalmente, le due verghe che scorrevano nel suo corpo generavano ondate di piacere masochistico che le avvolgevano la mente in un velo di libidine. Ogni concetto di decenza e di morale era svanito nella lussuria che la spingeva a contorcere eroticamente i muscoli del ventre e delle cosce. Il suo corpo aveva cominciato a sussultare, il piacere le saturava ormai tutte le fibre. Una sorta di vergognosa litania si levava dalla sua gola invasa dalla verga di Greg, mentre intanto rispondeva con rapidi colpi dei fianchi alle penetrazioni che la possedevano davanti e dietro.
La vulva pareva pervasa da una febbre selvaggia mentre l’ano continuava a farla soffrire maledettamente. I movimenti dei due maschi si erano fatti violenti e le verghe la penetravano con forza estrema generando in lei fitte di piacere e di dolore acutissimo, tuttavia restuiva ogni spinta che riceveva con forza bestiale fino a quando tutti e tre cominciarono a gemere in preda alla frenesia del loro abbandono sessuale.
Lisa gridava incitandoli, priva di vergogna, totalmente dimentica di ogni senso di decenza; il pensiero di avere tre uomini che godevano del suo corpo la faceva uscire di testa. Le mani che le stringevano i fianchi sembravano scavare solchi nelle sue carni ardenti… era completamente impalata, totalmente posseduta in tutti i suoi orifizi. La sua mente sembrava ardere di un fuoco inestinguibile… nulla aveva più senso se non quelle sensazioni di estasi erotica.
Improvvisamente Andrea e Greg presero a mugolare mentre lei traeva al massimo le cosce all’indietro onde potere spingere il pube verso l’alto; la verga serrata fra le labbra della vagina sussultò con scatti violenti immergendosi con una spinta finale che la portò a conquistare la carne più nascosta. Il ventre di Lisa tremava mentre il proprio orgasmo iniziava a esplodere, distillando l’essenza liquida che si miscelava con lo sperma ardente che si riversò come un torrente dal pene impazzito. Contemporaneamente anche Greg era arrivato all’orgasmo. Non aveva neppure immaginato che avesse voluto scaricarsi dentro la sua bocca ed inaspettatamente, sentii il suo schizzo impiastricciarle la gola. Cercò di ritirarsi, ma lui la bloccò e sentì arrivare il secondo schizzo.
Provava ora uno schifo inimmaginabile, le andò anche di traverso.
Soffocava con tutto quel liquido vischioso che le scendeva giù per la gola.
– Inghiottilo tutto, tutto ! –
Tossiva, avrebbe voluto sputare lo sperma che ancora si sentiva in bocca, ma lui le prese la testa e la tenne ferma in modo che guardasse il soffitto.
-Bevilo, fino all’ultima goccia! – disse.
Mandò tutto giù e le venne da vomitare. Contemporaneamente le arrivò un dolore straziante dal culo: Tony le aveva infilato il cazzo con una gran botta tutto dentro fino in fondo e cominciò a spruzzare torrenti di sperma bollente che le ustionavano il retto maltrattato per il lungo e feroce sfregamento. Il dolore la fece urlare a pieni polmoni e l’estasi di poc’anzi sembrò divenire un velo rossastro che la separò per un’eternità dal resto del mondo.
Così tutto fu finito.
Dopo un tempo interminabile Lisa riprese conoscenza.
Si ritrovò sola e distrutta sul letto disfatto. I cinque giovani erano spariti.
Dopo lo sfrenato assalto che aveva subito, Lisa cercò di riprendere fiato e, mentre il battito furioso del suo cuore si placava, l’orribile consapevolezza di quello che aveva appena fatto la travolse……
…… Ma era davvero stato tanto orribile? FINE