Erano ormai un paio d’ore che aspettavo in aeroporto il volo per Addis Abeba. Il ritardo era come sempre consistente e mi ero stancata di stare a leggere il solito romanzo da viaggio. Posai il libro e diede uno sguardo intorno. Fu allora che notai questo ragazzo statuario, alto oltre il metro e ottanta, di circa 25 anni. Un ragazzo di colore. Mi colpì perché notai che era particolarmente triste. I suoi occhi grandi sembravano implorare. Non potevo assolutamente immaginare che quell’incrocio di sguardi sarebbe diventata l’esperienza sessuale più perfida ed eccitante della mia vita.
Mi chiamo Serena. Era la prima volta che mi dovevo recare in Africa. Lo facevo perché rappresentante di un’impresa edile che si era inserita nel giro della Cooperazione. Ho trent’anni, una pelle bianca e liscia, capelli biondi, un corpo perfetto. Pensai di trovare il modo di avvicinarmi al ragazzo. Non mi fu difficile. Con una banale scusa iniziai a chiacchierare. Era un ragazzo sudanese che cercava di trovare il modo di tornare nella sua terra. La nostra amicizia nacque lì, nell’aeroporto. Dopo un po’, l’interesse cominciò a svilupparsi anche in altro senso.
Avevo una gonna con uno spacco che faceva trapelare le mie belle gambe bianche e Mohamed, questo era il suo nome, sembrava particolarmente interessato. Così come il suo sguardo cadeva spesso nella scollatura della maglietta a V , spinta in avanti da due grossi seni lasciati liberi di muoversi e puntare il capezzolo a punta per disegnare una sagoma che catturava le sbirciate maliziose. A me Mohamed faceva tanta tenerezza e, devo ammetterlo, eccitava particolarmente. Il suo corpo era perfetto, il suo odore selvaggio.
Una volta ad Addis pensai di invitarlo una sera a cena. Durante la serata non aveva fatto altro che guardarmi il culo ogni volta che mi voltavo e il vino e il cibo agirono da afrodisiaco. Ma lui non prendeva l’iniziativa e dovetti essere io a direzionare la serata verso il sesso più sfrenato. Dopo cena ci sedemmo in due poltrone frontali e cominciai ad accavallare le gambe in modo che potesse notare la profondità delle mie cosce. Ogni volta che gli passavo vicino e gli servivo qualcosa gli offrivo la maestosità delle mie tette. Oppure mi piegavo davanti a lui a novanta gradi per poggiare i vassoi nel tavolino. Lo vedevo ormai traballare. la seduzione stava per essere completata. Misi un lento e gli chiesi di abbracciarmi per ballare. Sentii solo allora il bozzo che emergeva aldilà del calzone.
Sembrava tremendamente interessante. Non sapevo ancora della fama dei sudanesi. Da lì a poco la avrei scoperta e apprezzata. Mi attaccai sempre più a lui. gli presi la mano e la feci scivolare sul mio culo. Il vestito leggero faceva palpare gli slip ed esposi ancor più le mie natiche facendole muovere ritmicamente e dolcemente. Sentii la sua mano scendere nella coscia, afferrare il lembo del vestito e sollevarlo lentamente. Arrivò alle mutandine che scostò con un dito per affondarne uno nella figa fradicia. Mi inarcai e sentii l’altra mano poggiarsi nel gluteo per poi arrivare al culo.
Con la prima mano utilizzò i miei umori per bagnare il buchino e iniziò a stantuffare. Ero vergine. Non l’avevo mai presa in culo. Ansimavo. Mohamed aveva nel frattempo affondato la sua lingua nella mia bocca. Con la mia percorrevo l’arcata dentaria perfetta. Mi lasciai scivolare e raggiunsi la pacca dei calzoni che iniziai lentamente a sbottonare. Luì si lascio andare a sua volta e finimmo nel tappeto. Estrassi il suo cazzo. Era enorme. Lungo e grosso. Cominciai a percorrere il glande con la lingua in tutta la sua circonferenza.
Dalla fessura strappavo con la punta della lingua la prima sperma e assaporava gusti nuovi.
Quando sentii le sue grosse labbra poggiarsi sulla mia fica e la lingua spostare le labbra vaginali per cercare il clitoride, entri nel sogno e cercai di affondare in bocca la sua arma. Dopo un paio di sali scendi , senza che riuscissi mai a contenerlo tutto, venni inondata dal suo flutto ed ebbi un orgasmo violentissimo. Lui non smetteva e il mio corpo era scosso come un fuscello. Gli chiesi per pietà di penetrarmi. Lui si alzo, mi espose il suo attrezzo in tutta la sua maestosità. Era in preda ad una voglia animale.
Si voltò e andò verso la porta. Aprì e si presentò un ragazzo di circa 27 anni, bianco, biondo, statuario, probabilmente uno svedese. Inizialmente tentai di ribellarmi ma Mohamed mi aveva già abbracciato teneramente ed era nuovamente sceso in vagina a penetrarmi e succhiarmi con la sua lingua. Il bianco si spogliò, mentre io, seduta nel divano, offrivo a cosce aperte la mia figa per essere gustata.
Ebbi un secondo orgasmo. A quel punto mi trovai un pene grosso anche se non molto lungo davanti alla bocca e in preda all’estasi iniziai a spompinare anche in bianco. Il nero scivolò sul mio culo che iniziò a bagnare con la saliva e a collaudare con le dita. Andò in ordine e l’ultimo fu il pollice, prima del momento tribale. Il bianco si distese per terra e mi fece salire. Iniziò a stantuffare. Cavalcavo come una troia, scuotendo la testa, in preda ad un piacere mai provato prima. Venni ancora insieme al bianco che mi succhiava le tette scrollate dal mio agitarmi, sudate e scivolose.
Mohamed mi cinse da dietro la vita e mi fece leggermente sollevare. Il bianco rimase in figa e il suo membro, per niente ammorbidito dall’orgasmo riprese lentamente a ritmare.
Mohamed mi chiese il culo. Ero impaurita. Non sapevo se sarei riuscita a contenere in fica quel grosso arnese. Negai. Improvvisamente cambiò. Mi diede un ceffone. Tentai di scappare ma il bianco mi bloccò. Mohamed tornò dolce e riprese a baciarmi in bocca. Mi stese per terra, puntò il suo membro e infilò la mia vagina. Mi sentivo piena di carne.
Aveva una forza terribile . I suoi colpi sembravano sfondarmi. Venni maestosamente. Il suo pene si afflosciò leggermente e a quel punto disse che era giunto il momento. Mi fece piegare sul tavolo , punto sullo sfintere e con un solo colpo mi penetrò. Urlai dal forte dolore. Mi aveva spaccato il culo. Stantuffava terribilmente e cominciai ad apprezzare quella verga che mi percuoteva. Mi infilava la lingua e le dita in bocca. Mi strizzava le tette e i capezzoli. !
Si afferrava al mio seno per affondare più forte. Venne, Venni. Poi fece spazio al bianco, che quasi non sentii entrare. Il Nero si stese per terra e entrò nuovamente in fica. Ero piena. Durò una notte intera, finché mi addormentai.
Da allora le sere di Addis sono quasi tutte di sesso. è Mohamed che organizza. Mi sento una puttana, perché da quel giorno c’è sempre qualcosa di nuovo. E il mio culo è terribilmente sfondato. FINE
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