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Il castello del Buon Umore

[… ] La porta metallica dell’ascensore scattò, e l’udito di Sabina, sensibilizzato dall’eccitazione, percepì perfettamente il clangore metallico dei cardini subito sostituito dal ritmare più discreto di passi gommati. Una lieve esitazione e i passi trovarono una direzione ben precisa. Il tocco dovuto al leggero bussare alla porta pose fine ai pensieri di Sabina, che in balia a quella dolce confusione chiuse gli occhi per isolarsi dalla forte luce del corridoio.
Un “Permesso? ” le fece riaprire gli occhi dirigendo lo sguardo alle sue spalle verso lo specchio della porta: un uomo la guardava affascinato. Il respiro leggermente affannoso di Sabina si fermò in balia di quello sguardo. Aveva un che di leggero nei suoi gesti, come una carezza. Sentì di nuovo qualcosa nella sua pancia, al basso ventre; percepiva nuovamente quel suo profumo lieve e delicato, non così forte da stordirla come le era capitato nel pomeriggio.
“Piacere sono Livio, il marito di quella splendida creatura sotto di te” si presentò l’uomo porgendole la mano con un sorriso sincero a trentadue denti.
Sabina aveva il volto stravolto dal piacere e capezzoli inturgiditi tanto da farle male “Buona sera, ehm, ciao sono Sabina… accomodati pure” rantolò di piacere poco prima di spruzzare sul viso di Domitilla.
[… ]

“Sospettavo questa appendice” commentò scherzando Livio quando Domitilla riemerse dalla gonna di Sabina con il volto imperlato di umori femminili.
“Livio stavamo per uscire e venire a casa insieme” lo aggiornò Domitilla alludendo alla sua nuova amica.
“Bene, sarai benvenuta a casa nostra” le disse abbracciandola “, ma cosa dirà poi Arturo? Che gli irretisco le sue persone? ” scherzò alla fine per vivacizzare l’atmosfera ancora troppo piena di novità.
“Arturo, tace e s’adegua! ” scherzò Domitilla frizionandosi il viso profumato e luccicante “Perché ha sempre un debito di riconoscenza nei nostri riguardi”
“Come? ” chiese Sabina che si stava svegliando dal torpore.
Uscirono e durante il tragitto in auto Livio raccontò come Giulia, la compagna di Arturo, avesse conosciuto Domitilla, la casa e la loro libera sessualità. Aggiornandola anche su tutte le vicende legate al preesistente legame sentimentale che avvicinava l’esuberante Giulia al distratto Arturo.
“Siamo arrivati” annunciò Domitilla indicando una palazzina di chiara origine industriale “, Milano zona Centrale come SoHo-New York City” aggiunse con enfasi mentre l’auto infilava l’alto cancello, progettato in origine per il transito dei furgoni, che divideva in due la facciata di tre piani. Sette file di finestre tutte uguali e disposte regolarmente che colpivano per le loro dimensione tutt’altro che domestica. Era buio e da quel poco che poté vedere Sabina ogni finestra era corredata da ampi tendaggi che dovevano preservarli dagli sguardi indiscreti dei condomini frontalieri, perché tutta la via, a parte il Castello del Buon Umore, era composta da edilizia abitativa.
Il cancello si richiuse alle loro spalle immettendoli in un cortile sufficientemente ampio da ospitare un piccolo parcheggio di otto posti auto circondato, al primo piano, da un ballatoio che copriva il perimetro interno della casa. Tante finestre, illuminate e non, occhieggiavano luminose nel buio del cortile che possedeva il fascino d’una piccola corte, d’un microcosmo accogliente e a misura d’uomo. Al contrario delle finestre che davano sulla pubblica via, quelle interne avevano i tendaggi tirati e Sabina poté guardare oltre i vetri scorgendone l’arredamento interno, constatando che apparentemente non si scorgeva nessuno a colpo d’occhio.
“Vieni passiamo direttamente dall’ingresso domestico” disse Livio richiamando l’attenzione di Sabina
“Eh? Cos’è un air terminal? ”
“Quel portone la” rispose Livio indicando con un braccio un portone, con tanto di anfora per gli ombrelli e citofono, posto nel piccolo tunnel del cancello d’entrata “è l’ingresso per gli ospiti tessili”
“Commerci in tessuti? ” domandò ancora Sabina che non aveva capito il senso della parole ancora prima della risposta in sé stessa.
“No, ” rispose Domitilla “Livio intende dire che li facciamo accomodare gli ospiti che non condividono come noi il nudismo. Il vocabolo ‘tessilè, in gergo, indica il bagnante che al mare porta il costume”
“Ah” annuì palesando d’aver finalmente inteso le frasi enigmatiche di Livio.
“A volte dobbiamo ricevere delle visite di lavoro, o quant’altro e in quella zona della casa facciamo accomodare l’ospite che potrebbe non apprezzare le nostre scelte di vita” aveva ripreso a spiegare, con più chiarezza, Livio davanti alla porta aperta dell’ingresso domestico “, questa invece, ” continuò alludendo alla soglia che aveva appena imboccato “è la nostra vera casa. Quell’ingresso la, è, e rimane di rappresentanza” ribadì ulteriormente, sottolineando l’estraneità che per lui evocava quel lato di quel piccolo agglomerato.
Detto ciò si inoltrò per il corto e spoglio corridoio, solo un paio di stampe ornavano le due pareti, seguito dalle due donne. Appena la porta esterna si richiuse Sabina iniziò a percepire un caldo insinuante che prese ad infastidirla con un formicolio al collo che scendeva giù, giù verso il sedere. Domitilla ed Livio, malgrado tutto, sembravano non farci caso, e quando varcarono la seconda porta che delimitava il corto e nudo corridoio la luce si accese automaticamente illuminando una singolare stanza dalla pianta quadrata. Sul lato sinistro della stanza dei bei tendaggi color crema scendevano placidi dal soffitto lambendo un divano a tre posti, una lampada a piedistallo e una poltrona nello stile identico dell’ottomana. Sul lato opposto alla finestra campeggiava un armadio a muro che prendeva l’intero perimetro della parete, e si faceva notare per i profili in legno chiaro che racchiudevano dei pannelli color zircone guarniti, per ogni anta, da targhette di ottone su cui erano incise delle iniziali.
Livio aprì quella denominata con la sigla L & D -Livio e Domitilla- intuì Sabina.
Subito il marito di Domitilla posò all’interno la ventiquattrore iniziando subito a spogliarsi e a mostrarsi sempre più nudo alle due donne. Sabina perse gli occhi in quella statua greca, quel vulcano di muscoli racchiusi in un fisico mozzafiato affogando inesorabilmente nei suoi occhi scuri, nei capelli neri che la carnagione scura esaltava la sua perfetta figura.
S’era tolto la camicia riponendola nell’apposita gruccia ed anche le scarpe erano entrate assieme alle calze in un cassetto apposito e distinto dalla zona adibita ai vestiti. Nudo dalla cintola in su s’apprestò ad abbassarsi i pantaloni che svanirono risucchiando insieme a loro anche le mutande. Sabina spalancò gli occhi perché aveva di fronte a sé una perfetta statua dal pene magnifico che penzolava sonnacchioso.
“Ti piace” le disse Livio scappucciando il pene e lasciando che un glande di buone dimensioni facesse sfoggio di sé. Sabina rimase imbambolata a guardarlo e per tutta risposta lui le chiese “Ma non hai mai visto un uomo nudo? ”
“Si certo, ma con un cazzo così bello, no! ” rispose con sincero trasporto Sabina.
“Bene, adesso ci spogliamo, però” disse Domitilla alle sue spalle mentre Livio annunciò che sarebbe salito al piano di sopra per una doccia.
Domitilla sorrise, e Sabina con un sussulto, fece un passo verso di lei quasi con l’intenzione di toccarla, di trascinarla nuovamente nei giochi di Saffo. Guardandosi intorno, però, con gli occhi sgranati, e la bocca semiaperta, sollevò la destra e puntò l’indice verso la donna dipinta sulla parete opposta all’ingresso che ancora non aveva notato perché poco illuminata.
“Sei tu, quella? ” riuscì a dire quando Livio, uscendo da dalla porta ricavata in quella stessa parete, accese dei faretti che bagnarono di luce tutte e cinque ragazze disegnate di schiena che mostravano il sedere ed il viso in mezzo alle gambe.
Mentre le labbra di Sabina si mossero come a dire qualcosa, monosillabi che nessuno sarebbe mai stato in grado di capire, la grande parete dipinta a murales fu definitivamente illuminata mostrando in ogni suo dettaglio il lavoro ciclopico svolto da Domitilla. In quello sfolgorio di colori vivaci e visi felici Sabina percepì il disagio interiore, ancor prima che fisico, d’essere ancora del tutto agghindata. Le era ormai chiaro che una donna vestita era più che mai fuori posto, di una donna altrettanto nuda, in simili circostanze poiché la seconda non aveva nulla che le mortificava inesorabilmente l’essenza della sua femminilità. Quella mattina quando Domitilla aveva preteso che la ricevesse in casa già completamente nuda le aveva trasmesso una grande verità: basta con quel gioco puerile del vedo e non vedo, della ritrosia fine a sé stessa! Quel mistero scontato e fin troppo ripetitivo bloccava gli istinti del gioco sessuale bruciando in partenza tutte quelle energie che potevano essere godute in seguito. E poi, lei Sabina Vannucci, quale vantaggio poteva contrarre negandosi allo sguardo altrui? Niente! Lo sapeva di non essere un granché fisicamente, come sapeva che era molto meglio stregare un uomo, un amica con altre qualità.
“Cosa fai lì? Vieni” le disse Domitilla che si era portata a sua volta davanti all’armadio con l’anta aperta. Sabina si morse le labbra e deglutì. Sì, quella casa era proprio bella. Rispecchiava l’atmosfera dei suoi pensieri inespressi, l’ambiente dei suoi sogni più arditi. Cincischiando riuscì a dire “Che… che bello chi lo ha fatto? ”
“è stato un lavoraccio, ma né vado fiera, ti piace? ” e per tutta risposta Domitilla sganciò, mettendo una mano sotto la camicetta, il reggiseno bianco in pizzo fine trapuntato, con le coppe semitrasparenti circondate da un bordino di stoffa d’un rosa pallido. Sabina lo notò solo allora perché nel pomeriggio non lo aveva proprio considerato, non ricordava neanche d’aver notato tutti quei minuscoli cuoricini in rosa più marcato, e non ricordava neanche l’abbottonatura sulla schiena ottenuta in punta da due ganci, a forma di cuore di metallo lucente, che si incastravano l’uno nell’altro.
L’indumento cadde a terra e fu solo li che Sabina poté notarlo in tutti i particolari “Ricordati sempre che la biancheria intima è sì, sempre qualcosa di molto pratico, ma anche tutto sommato poco femminile quando conta esser femmine con la effe maiuscola. Malgrado, molti tentino di farli sembrare dei bei capi di sartoria in realtà spezzano le linee del corpo tanto quanto un pube peloso. Quindi devi cercare sempre di disfartene, ovviamente quando sei in compagnia, prima di camicette, gonne e pantaloni”
Sabina annuì e rimase incantata a guardare Domitilla che con dei movimenti leggeri e qualche impercettibile scuotimento delle anche si liberò delle mutandine da sotto la gonna. Ed anche gli slip, alti in vita a tutta coscia caddero a terra senza clamore, e malgrado fossero dello stesso pizzo semitrasparente e bordate da fascette rosa pallido con gli stessi cuoricini in rosa marcato non riscossero alcun interesse da parte di Sabina. Anzi rimase perplessa e disturbata dall’ennesimo cuore, questa volta più grande, posto in centro, giusto a celare metaforicamente il pube. Le calze, infine, rosa brillante a maglie minuscole rimanevano sorrette da un reggicalze in elastico rosa con cuoricini rosa carico “Vedi il reggicalze è utile perché altrimenti avrei dovuto sfilarmi le collant insieme alle mutande con il risultato che avrei dovuto faticare troppo muovendomi scompostamente”
Sabina rise “Ci hanno sempre assicurato che il prolungare lo spogliarello era un arte perché eccitava l’uomo, invece adesso capisco che è un impaccio e che i preliminari veri sono solo quelli in cui ci si tocca, e ci si fa toccare”
“Cosa? … ” fece Domitilla che s’era distratta riponendo la biancheria in un cassetto simile a quello che Livio aveva usato per le scarpe.
“Stavo dicendo che ora mi è chiara una cosa. E cioè capisco che è molto meglio eccitare un uomo con ditalino, o farselo fare… un pompino… perché lo spogliarello è roba antica” si spiegò Sabina sempre più impacciata ed accaldata nei suoi vestiti.
“Non è del tutto vero perché sono in realtà due fasi della nostra vita sessuale distinte. L’essere seducenti con dei capi di lingerie è utile e possibile solo quando non puoi spogliarti del tutto, e quindi quando non puoi fare del sesso. Altrimenti è solo un impiccio. Ma perché sei ancora così? ” le domandò stupita Domitilla chiedendosi perché non avesse ancora iniziato a liberarsi dei vestiti
“Vuoi che inizi sfilandomi anch’io l’intimo? ” chiese quindi Sabina con la solerzia di una allieva che era intenzionata a non sfigurare di fronte alla sua insegnate, e che aspettava un suo ordine per iniziare.
“Certo! Cielo come sei eccitata! Rilassati che poi ti faccio fare un giro con il mio Livio” le strinse l’occhio Domitilla.
“Non ti offendere, ma qualsiasi altro maschio della casa in questo momento mi andrebbe bene” rispose interessata e leggermente spavalda, e accorgendosi, dopo aver stretto ritmicamente le cosce, d’essere di nuovo umida. Il vestito cadde e Domitilla si ritrovò ad indossare solo le calze rosa brillante sorrette dal reggicalze nel medesimo colore.
A Sabina si fermò il respiro in gola, proprio come quel pomeriggio. Domitilla era proprio, senza ombra di dubbio, più bella senza alcunché addosso. Bella ed elegante con seni alti, sferici dai capezzoli scuri, spalle larghe, vita stretta e fianchi ad anfora.
“Allora, come forse ti ho già detto è molto elegante non farsi sorprendere dai propri partner, amici e amiche in mutande o reggiseno, e questo vuol dire potersi sfilare la gonna nella piena consapevolezza che gli altri vedranno subito la farfallina… ”
S’udirono dei passi provenienti dall’ingresso e una ragazza avvolta in un cappotto grigio lucido salutò cordialmente “Ciao a tutte”
“Ciao Alessia! ” rispose con slancio Domitilla “Ti presento una mia nuova amica Sabina Vannucci” disse iniziando le presentazioni di rito “Sabina questa è la mia amichetta del cuore. Questo pomeriggio ti ho parlato di lei, ricordi? ”
“Si certo” ripose cordialmente Sabina stringendo la mano della nuova venuta che notò indossare un vestitino a tubino viola che le scendeva fino al ginocchio.
“Diamoci subito del tu, Sabina e noto con piacere che sei già del nostro partito… ” scherzò notando che Sabina al momento del suo arrivo era già in completo costume adamitico “, questa inguaribile vogliosa t’ha accalappiata, o tu hai accalappiato lei? ” chiese Alessia iniziando a spogliarsi partendo dalle autoreggenti nere molto velate e dal body di pizzo del medesimo colore già sganciato sul cavallo. Il perizoma nero giaceva appallottolato a terra, e Sabina non si era minimamente accorta del come e del quando la vivace ragazza bruna si fosse sbarazzata delle mutande in quei pochi istanti di chiacchiere.
“Sono stata io! ” annunciò orgogliosa Sabina “, anche se galeotto fu il cd” ammise poi riponendo, in un cassetto indicatole da Domitilla, le scarpe nere lucide con tacco acquistate quasi per caso un anno prima che quel pomeriggio avevano come d’incanto ripreso a vivere.
“Che cd? ” chiese Alessia slacciando i ganci che tendevano l’autoreggente sinistra, che presto avrebbe fatto la fine della destra: a terra vicino al tanga.
“Quello della tua festa. Arturo come al solito non ha scritto l’etichetta, ed io, pensando di consegnarle il lavoro, le ho consegnato il filmino del tuo compleanno” spiegò Domitilla finendo di riporre i suoi vestiti nelle apposite grucce. Sabina, col sorriso sulle labbra annuiva col capo e non distoglieva lo sguardo da Alessia che sfilandosi il body dalla testa ultimò la sua svestizione. Alessia, da amica di vecchia data qual era, capì subito che Domitilla non era direttamente responsabile della progettazione di quell’abbordaggio diretto o indiretto, e che la nuova amica le sarebbe piaciuta “Allora tu sei la sua capa” asserì gonfiandosi i capelli lisci con entrambe le mani.
“Si, sono la responsabile del progetto dove lavora anche Domitilla, e il dottor Arturo Bolognini è il mio direttore” specificò Sabina “, e domenica scorsa mi sono ritrovata per le mani il cd della tua festa, ed è inutile dire che mi avete convinto e mi siete piaciute un sacco”
Alessia si avvicinò lentamente a Sabina e dopo averle sfiorato leggermente il pube commentò “Mi piace il tuo monticello, e dopo una bella doccia faremo conoscenza, eh ci stai? ”
“Mi sembri una lesbica” proruppe scherzando Domitilla “, e poi prima di cena tu hai da passare l’aspirapolvere nelle camere assieme a quella scioperata di Alisia”
“Aguzzina! ” sbottò Alessia imitando la voce arrochita di chi ha subito un sopruso
“Beh a me tocca la cena” rispose Domitilla con decisione tenendo in piedi lo scherzò, “e voglio proprio vedere se Clarissa e Fulvia arriveranno puntuali in cucina”
“Avete fatto i turni per le corvée? ” chiese Sabina “e gli uomini cosa fanno? ”
“Bah, sparecchiano e poi c’è tutta una serie di lavori per tenere insieme la casa che ci tiene impegnati tutti molto” rispose Alessia che premuto un pulsante mosse il montacarichi, e quello che a prima vista sembrava un armadio fisso si mosse verso l’alto.
“è il nostro guarda roba mobile che arriva direttamente nel reparto notte, e da li poi possiamo tirare fuori la biancheria da lavare, i vestiti… senza obbligarci a salire subito in camera vestite” spiegò Domitilla.
“Si, però in genere facciamo la doccia se siamo fuori dal mattino e ci laviamo soprattutto la patatina ed il culetto, subito, appena ci siamo messe in libertà” precisò Alessia.
Iniziarono a mangiare verso le venti e trenta. Domitilla, era seduta vicino ad Livio, Clarissa e Alisia a destra di Sabina che sedeva proprio di fronte a i gemelli Luca e Marco; a poca distanza Fulvia, Bruno e Mirko chiudevano la tavolata. Il menù non fu particolare e la cena volò via tra una chiacchiera e l’altra, tra una notizia del telegiornale e una pubblicità.
Arrivati alla frutta, Luca cominciò ad osservare attentamente Sabina che sembrava rispondergli, più o meno apertamente, di tanto in tanto. Nel muoversi con le gambe sotto il tavolo la tovaglia sfregò inavvertitamente sul pene di Luca che sussultò, eccitato nel osservarla mangiare le fragole, e per il modo con cui le labbra cingevano il frutto. Era più che interessato alla nuova amica di Domitilla, e Sabina gli stava sconvolgendo la cena come non gli capitava ormai da qualche tempo, e caso più unico che raro tutte le sue voglie all’unisono stavano scoppiando quando s’accorse che qualcosa premeva sul suo pene. Dai movimenti capì che Sabina si era tolta quelle babbucce invernali e con il suo bel piedino gli stava sfiorando il membro.
Tutti sembrarono non farci caso perché impegnati in vari discorsi più o meno personali: Clarissa si lamentava della sua collega d’ufficio logorroica, Bruno di un suo fornitore sempre in ritardo con le consegne, e Livio che continuava ad interrompere la cena per rispondere a delle chiamate di lavoro al telefono cellulare aziendale. Gli unici che sembravano più rilassati erano i gemelli che stavano chiacchierando con Domitilla e Alessia già intente a intrattenere l’ospite. I discorsi fluirono pacati senza meta fin quando la padrona di casa intervenne “Luca, vedo che ti sei eccitato”
“è diventato un crimine avere il cazzo in tiro? ” scherzò il ragazzo
“No, quando mai, evviva i cazzi in tiro! ” affermò esultando Domitilla a mò di brindisi “Devo solo riportarti una desiderata che Sabina mi ha fatto questo pomeriggio… ”
Luca sorrise rimanendo immobile, facendo finta di non capire.
“Cosa credi che non mi sono accorta dei movimenti di Sabina? ” scherzò Domitilla e subito proseguì “Guarda che eravamo d’accordo: lei voleva dei bei calibri” spiegò segnando l’aria con le mani “Mi ha spiegato che lei non ha mai provato a scopare con più di un cazzo! E allora le ho proposto di venire a casa nostra e di buttarsi nella mischia… ti va di rompere il ghiaccio? ”
L’idea ovviamente piacque a Luca come a tutti, ed era difficile pensarne il contrario, ma gli sembrava strano che Domitilla, più o meno scherzando si rivolgesse solo a lui: lei aveva sempre condotto lo svezzamento dei neofiti solo con Livio. Era capitato così anche per Annalisa e Danilo Baldini, però capiva che gli lasciava l’onere di corteggiare Sabina perché la stessa lo desiderava. Inoltre, da quanto aveva ascoltato dai loro racconti, le due donne avevano passato un pomeriggio all’insegna di Saffo e malgrado per Sabina fosse una novità assoluta adesso la sua voglia di pene era evidente. Si prospettava una bella serata sul divano in compagnia della dottoressa Vannucci, prima che i coniugi Pierobon la ospitassero in camera loro per la notte.
“Bhe, Sabina fatti pure accompagnare dai gemelli nella nostra sala di ritrovo” ammiccò invitante Domitilla
“Domi, vado anch’io” disse la bionda Clarissa “, non vorrei che si sentisse troppo sola con quei maschioni”
Passarono nel soppalco della sala grande dove oltre alla zona per le orge c’era anche la zona tv rialzata rispetto al piano terra. Sul lungo divano bianco finirono, seguiti da Sabina, Luca, Marco e Clarissa che cominciò col baciare e toccare i due fratelli prendendo in mano i loro falli, mostrandoli con l’intento di offrirli a Sabina.
“Ti piacciono? Pensa che quando farai così” affermò facendosi sparire tra le sue labbra il pene di Marco risucchiandolo con tanta dolcezza “sarà ancora più bello! ” terminò dopo lunghe e avvolgenti carezza labiali.
Sabina cominciò a collegare i consigli avuti nel pomeriggio con i gesti armoniosi di Clarissa apprezzandone la bellezza intrinseca dell’atto, ma la paura di sbagliare la frenava ancora tanto che rimase ancora per qualche attimo composta a seguire la lezione.
Luca le prese una mano dicendole “Ora Marco si scoperà Clarissa e tu inizierai col prendere in mano il mio cazzo”
Sabina annuì e Clarissa allargò con due dita la vulva davanti all’ospite sedendosi proprio sopra il pene duro di Marco cominciando a scappellarlo con le grandi labbra. Marco una volta bagnato il glande, infilò il pene fino in fondo nella vulva di Clarissa cominciando ad andare su e giù urlando di piacere.
Sabina prese ad avere delle vampate di calore così forti e ravvicinate che iniziò a masturbare velocemente Luca e a toccarsi a sua volta con la mano sinistra. Si spinse in avanti, protese la lingua ed iniziò a lambire il pene di Luca. Dapprima lo fece timidamente, poi Marco e Clarissa la incitarono e Sabina prese a farlo con maggior decisione, seguendo le loro istruzioni. Lambiva il glande, scorreva lungo l’asta, solleticava con la punta i duri testicoli. Luca dimostrava calorosamente il suo apprezzamento, e Sabina s’accorse di provare un nuovo tipo d’eccitazione: erano quelle stesse voglie ipotizzate dopo la lezione avuta nel pomeriggio da Domitilla.
“Ritorna su” le chiese Luca
“Si, riprendilo in bocca, e lì che devi giocare più a lungo” fu la precisazione di Clarissa, la bionda valchiria del filmino, e Sabina seguì i loro consigli risalendo con la lingua sino al glande appoggiandoci, dopo averle dischiuse lentamente, le morbide labbra. Luca con dolcezza le pose una mano sulla nuca e lentamente la spinse ad ingoiarne sempre di più. Sabina incominciò a temere di non essere all’altezza, di non saper condurre al meglio quel tipo di rapporto sessuale così intenso e profondo; temeva quindi che Luca potesse fermarsi, ammosciarsi. Il pene, comunque, s’affondava sin quasi alla gola, “Per oggi può bastare così, ma dovrai arrivare ad ingoiarlo tutto” le disse Luca
“Lasciala fare, se lo vuole tutto in gola, io non mi sono mai frenata. Neanche la prima volta” commentò Clarissa
“Raga, non è il caso di generalizzare… siamo per caso a scuola? Cerchiamo di divertirci” troncò netto Marco richiedendo nuove attenzioni da Clarissa iniziando a saggiarle l’elasticità dei muscoli anali con l’indice e poi con il medio
“Ora incomincia a muoverti avanti ed indietro, ” Luca imperterrito, rivolto sempre a Sabina, la stava dirigendo con tono professorale “mentre continuerai a muovere quella bella linguetta”
Sabina obbedì, mentre Luca continuava a riempirla tutta con il suo fallo teso e lucido di saliva scoprendo così che il gusto di maschio le piaceva oltremodo, e questa piacevolissima consapevolezza la sorprese tanto che iniziò a succhiare con foga.
L’eccitazione cresceva e con lei il ritmo della penetrazione.
Luca gemeva accarezzando i capelli di Sabina, lusingandola con molta gentilezza, percependo le contrazioni del suo pene guizzante che dipingevano quell’immensa gioia affrescata sul viso della ragazza.
“Sin dal primo momento, che ti ho vista questa sera ho sognato di farmi fare un pompino da te” le sussurrò Luca, “Voglio che continui, voglio che tu lo ingoi tutto. Voglio riempirti la bocca del mio sperma, e voglio sentirti berlo tutto” disse lui con voce roca per l’eccitazione.
Sabina non si sarebbe mai sottratta per nulla al mondo, perché si sentiva protetta e coccolata delle mani di Luca che la trattennero dolcemente: era una femmina in balia del suo bel maschio che stava, secondo dopo secondo, prendendo a muoversi con un ritmo sempre più crescente.
In poco tempo il ritmo divenne frenetico.
Sabina era ormai prossima all’orgasmo, e Luca le penetrava letteralmente la bocca. Con la consapevolezza d’aver scoperto la felicità, Sabina s’accorse che Luca stava per eiaculare, e con altrettanto slancio, s’abbandonò all’imperativo categorico della sua natura femminile le raccomandava di accogliere ed di farsi inondare la bocca.
Un fiotto caldo sperma salì per il canale spermatico, pronto a bagnare la bocca di Sabina “Ecco adesso, sto venendo, bevi, bevi tutto” ruggì Luca con voce roca, accentuando la carezza con le mani sulla nuca corvina e luccicante di boccoli vaporosi. Lo sperma eruttò dal glande riempendo la bocca di Sabina, adagiandosi sulla lingua e sul palato. Una nuova bordata caldissima seguì la prima, e poi ancora. La bocca di Sabina si riempì e lei ingoiò sognante la prima boccata. Chiuse gli occhi e subito li riaprì: una sensazione nuovissima e inimmaginabile rimbalzava come una pallina da flipper facendole risuonare ed esaltare le mille e più mille sensazioni, percezioni, voglie nella sua nuova esistenza sessuale. Un fremito le risalì dal ventre, profondo, ma intensissimo, e mentre continuava ad ingoiare s’accorse del nuovo orgasmo che la sconvolgeva. Più nascosto, meno evidente, ma piacevole quasi quanto il primo. Luca si rilassò, ma lei continuò a succhiarlo sin che l’orgasmo allentò lasciandola esausta.
“è stato davvero bellissimo”, disse guardando Luca dal basso.
“Ti piace proprio, lo si legge dai tuoi occhi” asserì Clarissa con profonda ammirazione
“è favoloso! “, riuscì solo a commentare Sabina baciando nuovamente il glande di Luca. Lo riprese in bocca tornando a succhiarlo, strofinarlo lentamente, con la punta del pene a pochi centimetri dalle sue labbra gustandosi il profumo intenso ed il sapore che gelosamente custodiva fra le labbra “Non solo è nuovo, eccitante, ” disse guardando Clarissa, “ma è anche buonissimo! ”
“Si vede da come lo succhi che ti piace! “, disse Marco
“Ha un sapore meraviglioso… “, gli rispose, “Succhierei cazzi per ore intere! ”
“Se continui a succhiarmelo così bene”, disse Luca “mi farai venire ancora”
“Non vedo l’ora! ” gli rispose estasiata.
“Allora fallo con Marco” le propose Clarissa “mi ha appena scopata senza venire, ed ha ancora il mio sapore addosso”
“Muoio dalla voglia di assaggiare quella meraviglia! ” cinguettò Sabina spostandosi su Marco “Ti succhierò il cazzo fino a farti schizzare un mare di sborra! ”
Prese in bocca il membro di Marco ricominciando ad accogliere in bocca un fallo succhiandolo e ciucciandolo.
“Sì, succhia! “, disse Marco, “Succhia, continua! Sei davvero brava! Che pompino fantastico! Vedrai che ti faccio annegare nella sborra! ”
Quelle parole eccitarono ancora di più Sabina, e le dimensioni dei testicoli di Marco, che si gonfiavano per le continue carezze, sembravano confermarle il suo stato di grazia. Quindi, sfilandosi per un attimo il pene dalla bocca e impugnatolo con una mano cominciò a passarci sopra le labbra socchiuse per tutta la sua lunghezza, dalla base al glande e viceversa, mentre con la punta della lingua lo colpiva rapide leccate.
Fu allora che Sabina vide Domitilla che la riprendeva con una video camera, e la sua foia aumentò ancora. Riprese il pene fra le labbra iniziando a succhiarlo con foga, mentre gli accarezzava i glutei stringendoli forte. Marco le prese delicatamente la testa fra le mani ed iniziò a muovere il bacino accompagnando la penetrazione orale.
“Brava, così! “, gemeva eccitato “Succhialo, succhialo tutto! ” urlò “Che pompino! Continua, continua! Dai, voglio venirti in gola! ”
Marco ormai, in preda all’estasi, penetrava la bocca di Sabina cercando di accompagnare i suoi movimenti con quelli di lei, che con le mani, continuava ad accarezzargli i glutei. Sabina, nel contempo, cercava di guidarlo per coordinare le proprie mosse evitando che il fallo si spingesse troppo in gola, e mugolando di piacere si godeva il grosso e turgido pene che le scorreva fra le labbra. Percepiva, ormai vicino, il momento in cui Marco le avrebbe scaricato in gola l’agognato seme bianco.
“Meraviglioso, meraviglioso! “, gemeva Marco, “Fra poco esplodo e ti inondo di sborra! ”
Sabina smise di accarezzargli le natiche fermando, anche, l’andirivieni dell’uomo nella sua bocca. Smise di succhiarlo ed iniziò a massaggiargli i testicoli gonfi, con una mano, mentre con l’altra iniziò a frizionargli il fallo con foga.
“Sì, sprizza! “, gli disse eccitata “Vieni, schizzami, sborrami di nuovo in bocca come ha già fatto tuo fratello! ”
“Dai, dai! “, la incitavano gli altri: tutti guardavano estasiati il trasporto inusitato con cui Sabina, una perfetta neofita del buon sesso, conduceva una fellatio, “Così, così, Sabina sei tutti noi! ”
“Sì, fammi bere il tuo sperma! Dammelo, dammelo! “, lo supplicò Sabina prima di prendergli in bocca il glande ormai purpureo e teso dall’eccitazione, sempre intenta masturbarlo. Il pene di Marco era tesissimo, e Sabina gli succhiava il glande rovente con una foga incredibile, e ad ogni succhiata sentiva il ragazzo fremere sempre più sotto i suoi colpi perché prossimo all’orgasmo. Per Sabina, la sete di sperma, era sempre più forte.
“Ecco, ecco! ” ansimò finalmente Marco, “Vengo, vengo! Bevi tutto! Bevi! ”
Il corpo di Marco si tese e s’inarcò. Sabina sentì il suo pene dapprima ingrossarsi ed irrigidirsi nella sua mano e fra le sue labbra, poi iniziare a pulsare durante lo spruzzo. Il primo fiotto di sperma rovente le colpì il palato come uno schizzo di champagne, come a voler suggellare quella meravigliosa fellatio, ed i successivi la riempirono, in pochi attimi, la bocca.
“Brava, ingoia tutto! ” mugolava estasiato Marco, mentre Sabina gustava i caldi fiotti di seme caldo e denso che il pene le spruzzava in bocca. Li assaporava con voluttà, gustando il meraviglioso sapore dello sperma che le riempiva la bocca, e li ingoiava lentamente. Sabina, con l’imperativo di non perderne neppure una goccia, fece fatica a tenere in bocca il fallo mentre lo continuava a frizionare e succhiare il glande.
“Che delizia! “, disse guardando Marco e leccandosi le labbra “La tua sborra mi piace da impazzire! “, gli sussurrò subito dopo, riprendendo a ciucciargli il pene che nonostante l’orgasmo era rimasto ancora abbastanza turgido.
“Si vede che ti piace! “, disse Clarissa, “Due sborrate non sono baste a dissetarti, eh? ”
“Ne berrei a litri! ” rispose Sabina tra una leccata e l’altra, “Ha un sapore meraviglioso! ” e un attimo dopo nella sua bocca ristagnò solo il sapore virile, mentre nelle sue orecchie risuonava l’ansimo finale dell’orgasmo che sembrava rimbalzare e riflettersi, separandosi in più suoni e riunendosi al tempo stesso in un suono solo. Strano suono, quasi gutturale ed inarticolato, eppure simile alle parole di una poesia, al dolce rimare di una canzone melodiosa “Era il sesso con la esse maiuscola, ” provò a ripetersi Sabina -E poi era solo agli inizi-, era solo ad uno dei primi stadi, una di quelle circostanze che la potevano lasciare tutta bagnata e infinitamente vogliosa in qualsiasi momento della giornata.
La testa le girava e la sensazione era d’essere un po’ rintronata, quei momenti ripetuti di passione carnale le avevano lasciato un sottile strato di nebbia mentale. Si sentì mettere a carponi sul divano, Luca l’aveva poggiata su due cuscini.
“Direi che non reggi molto bene il succo… ” scherzò Domitilla
“Basta che loro reggano bene la mia fame arretrata… non vorrei fare loro del male” scherzò Sabina alludendo alla sua ritrovata voglia di carnalità.
“Non ti preoccupare, mi servirà pure a qualcosa fare pesistica” resse la battuta Luca, e la mano di Sabina corse verso il braccio che l’aveva spostata “É sodo e duro, tutto gonfio… si vede che è una caratteristica comune alle parti del tuo corpo… ”
“Ora tocca a me” reclamò Clarissa “Voglio un signore o una signorina. Domitilla vuoi iniziare con me, o tu, Bruno visto che sei già in tiro ti butteresti nel mio sederino? ”
“Aspetta”, disse Sabina, ondeggiando a sua volta il sedere “perché intanto non lo fai con me? Dai, ti prego, mettimelo nel culo, muoio dalla voglia! ” disse rivolta a Bruno, appena arrivato e col pene duro e lucido di umori che la guardava forse intuendo le sue aspettative.
“Clarissa ti va di leccarmela, e lasciare che Bruno si dedichi Sabina? ” Domitilla allargò le gambe davanti al viso di Clarissa seduta sul bordo del divano aprendo con le mani i bordi delle grandi labbra lisciandosi con i pollici la pelle liscia e depilata.
“Dai facciamolo” le rispose guardando Domitilla che intanto si stava insalivando due dita per iniziare a lubrificare abbondantemente l’ano di Sabina “Lei non lo ha mai preso di dietro e non mi sembra bello farla aspettare oltre”
Clarissa ebbe un attimo di esitazione, aveva come l’impressione che tutto fosse troppo concentrato per Sabina, ma era eccitata, e le mise quasi di getto la lingua nel solco della vulva facendo perdere l’equilibrio a Domitilla.
“Dai, fammelo provare, scopami! ” gemette Sabina, mentre si infilava un dito nell’ano per invogliare Bruno che s’era distratto nel seguire la piccola capriola, che aveva visto protagoniste Domitilla e Clarissa. In realtà non ce n’era alcun bisogno perché il suo sguardo puntato fra le natiche di Sabina parlavano per lui più di ogni altro discorso.
“Lo farò con vero piacere! ” disse Bruno inginocchiandosi sul divano dietro Sabina e poco distante da Clarissa che aveva ormai da qualche secondo il naso perso fra le morbide pieghe della vulva di Domitilla e non poteva vedere più nulla di quanto accadeva attorno a lei.
“Non potrei certo deludere un così bel culetto! “, la lusingò appoggiandole il glande sull’ano di Sabina che fino a quel momento aveva conosciuto solo un fallo meccanico e le dita di Domitilla.
“Ecco qui il mio bastone tutto per te… Goditelo! ” disse spingendo lentamente il suo pene nel retto sensibile e leggermente contratto di Sabina. Centimetro dopo centimetro, il pene si fece strada nel retto, finché dopo secondi meravigliosi ed interminabili non le fu tutto dentro.
“Ti fa male? ” le chiese Bruno premuroso.
“No, anzi, è meraviglioso! “, rispose Sabina sentendosi il retto pieno del pene caldo e durissimo di Bruno.
“Hai un pene così grosso! è fantastico! Scopami, ti prego! ” disse Sabina sognante, e ad occhi chiusi.
“Certo che ti scopo, stai tranquilla… “, disse lui iniziando lentamente a muoversi avanti e indietro, “Ti scoperò fino a farti gridare l’orgasmo anale! ”
La prese per i fianchi e cominciò pian piano ad aumentare la velocità della penetrazione e la profondità dei colpi via, via che percepiva la dilatazione del retto che s’adattava alle dimensioni del suo pene.
“Sì, penetrami, fammi sentire donna, femmina! Lo voglio tutto, tutto nel culo! Dammelo tutto! “, l’incitava Sabina, sentendosi l’ano dilatato che accoglieva docilmente il membro di Bruno.
“Prendilo, sì! Eccotelo, è tutto nel tuo culo, godi! Godi! ” ansimava Bruno, mentre Sabina, mugolavo estasiata “Sì, godo, godo!! è stupendo! Dai, dai così! ”
Bruno la penetrava eccitatissimo muovendosi con facilità nel suo retto ormai rilassato, e spingendosi in fondo più che poté, cominciò a roteare il bacino, in modo da allargarle l’ano ancora di più massaggiandole il retto con il glande.
“Che meraviglia… ” mugolava Sabina, “Sei fantastico! ” urlò “Sì! Che bello! ”
Bruno, per qualche minuto, la penetrò senza sosta assestando ritmicamente gli affondi finché non si fermò sfilandosi. Per un attimo Sabina si sentì svuotata, pervasa da una gran voglia per l’orgasmo anale ancora al di là da venire. Ma fu solo un attimo: Bruno la fece alzare, e una volta seduto sul divano, con il pene che svettava, duro e lucido le disse “Dai, montami sopra a spegni moccolo! “, le ordinò.
Sabina salì in piedi sul divano, dandogli le spalle, e accucciata si abbassò finché non sentì la carne del pene sul suo ano. Appoggiò una mano sul bracciolo del divano, ed una dietro di lei per sorreggersi, mentre Bruno le guidò il bacino fino a che il glande non fu proprio sull’ano.
“Lo vuoi ancora li, o preferisci in figa? ” le chiese solo allora Bruno
“No niente figa, adesso. Non mi hai ancora fatto godere di culo” chiarì Sabina che per tutta risposta si impalò lentamente sul fallo, fino a farselo penetrare tutto nel retto, iniziando poi a muovere su e giù il bacino. La ragazza godeva percependo il retto di nuovo penetrato dal fallo di Bruno, e per far aumentare il suo godimento rilassava lo sfintere mentre il pene la penetrava, e lo contraeva mentre muoveva verso l’alto il bacino.
Bruno la prese per i fianchi, sostenendola, ed iniziando a muoversi penetrandola con ampi movimenti. “Che bello, che bello! “, quasi gridò Sabina, come Domitilla aveva previsto nel pomeriggio decantandole la penetrazione anale.
“Inculami col tuo pisello! Dai, dai!! ” l’incitò ancora Sabina mentre Luca aveva iniziato a darle qualche timido tocco di lingua alla vagina pulsante e madida di umori bianchi e filamentosi. Intanto la velocità con cui Bruno prese a penetrare Sabina sublimò il piacere, tanto che nella foga un paio di volte il pene uscì dal retto.
Quando per la terza volta il pene si divincolò irrequieto, Bruno fece mettere Sabina in ginocchio sul pavimento con il busto piegato in avanti e le mani poggiate sul bracciolo. Lui si mise dietro di lei e le infilò ancora nell’ano il pene tesissimo. Mentre la penetrava le piegò dolcemente la testa in avanti, in modo che potesse guardare fra le sue gambe.
“Guarda! ” disse ansimando mentre continuava a penetrarla. “Guarda le tue tette, la tua passera, e li vedi i miei coglioni che ballano? ”
“Sì, continua… “, mugolava Sabina dal godimento, “Hai un pene fantastico, è così grosso e duro! Ed è così bello sentirlo dietro”
Bruno ormai era eccitatissimo e la penetrava dando colpi profondi e veloci, mentre ansimava ormai prossimo all’orgasmo.
“Sì, sì, allarga le gambe che ti vengo a sbattere contro la patatina. Brava, così! ”
Bastarono pochi altri colpi perché l’orgasmo cogliesse prepotente ed inarrestabile prima Sabina e poi Bruno “Ecco! Sto per venire! ” le annunciò
“Sì, schizzami dentro! ” le disse finché Bruno non le eiaculò nel retto il caldo premio schizzando due o tre fiotti di nettare. FINE

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