Ultimi racconti erotici pubblicati

Il gioco del poker

Io mi chiamo Giorgio e ho 37 anni, da ormai 7 anni sono sposato con Elena una donna di 32 anni molto carina e sensuale anche se fino ad oggi non aveva mai passato la soglia della decenza.
Io lavoro come direttore in una banca della città in cui viviamo e anche se Elena non lavora abbiamo fino ad oggi passato una vita agiata, senza vivere nel lusso e nello sfarzo ma permettendoci comunque ogni agiatezza giacchè oltre a percepire un buon stipendio la famiglia di Elena ci aveva lasciato una buona parte di denaro in eredità.
Elena si era in questi anni davvero immedesimata in questo ruolo di Signora della casa, un paio di volte alla settimana andava infatti a farsi bella dal parrucchiere, dall’estetista e in una vicina beauty-farm. Devo davvero dire che tutti quei trattamenti hanno fino ad ora giovato alla mia bella Elena, una moglie davvero sexy, alta un metro e settanta, bionda con i cappelli lunghi sulle spalle occhi chiari e labbra carnose. Anche la palestra ha fatto bene a Elena infatti ha un bellissimo corpo : gambe snelle, un bel sedere sodo e soprattutto un super seno, una quinta piena.
Fino ad qualche giorno fa nella mia vita andava tutto benissimo, consideravo la nostra vita matrimoniale il mio fiore all’occhiello, Elena era una donna fantastica desiderate da molti uomini, e l’unico che la poteva avere ero io.
L’altro giorno tutto è cambiato e la causa di questo cambiamento è stata una mia debolezza che fino ad ora per vergogna non vi avevo detto. Per mia sfortuna sono un accanito giocatore di poker, da anni gioco con amici, ma se nei primi tempi era davvero solo un gioco ora è un’ossessione. Ho da poco cambiato compagni di gioco, sono entrato infatti a far parte ad una cerchia di persone dell’alta società che si riuniscono in un villino nella periferia di Milano per praticare il poker.
Come è facile immaginare il gioco in poche settimane si fece sempre più pesante e complice la mia più nera sfortuna arrivai a giocarmi tutto il nostro conto in banca fino a rimanere sull’astrico.
Non mi fermai purtroppo lì, mi giocai anche quello che non avevo, mi bastò davvero poco per trovarmi con dei grosse somme di denaro da dare ai miei spietati compagni di gioco, quei soldi io purtroppo non li possedevo e non potevo chiedere un prestito alla banca.
I miei compagni di gioco dopo aver atteso qualche giorno il denaro, passarono al farmi telefonate in cui mi minacciavano di dire tutto in giro, soprattutto a nostre conoscenze comuni, i più importanti soci azionari della mia banca ; rischiavo quindi anche il posto di lavoro.
Due giorni fa mi chiamarono per farmi una proposta, mi recai nella solita villa in cui si giocava e ritrovai tutti quattro nella stanza ad aspettarmi. Due dei rispettabili signori avevano più o meno la mia età mentre gli altri due erano sulla sessantina, in pochi istanti mi prospettarono il motivo per cui mi avevano convocato .
Dopo lunghe premesse con le quali mi fecero capire di avere le spalle al muro, mi parlarono della soluzione che dicevano di aver trovato per farmi uscire “quasi” pulito da quel pasticcio.
Volevano mia moglie Elena, la volevano per loro e per i suoi amici come dama d’onore per una piccola festicciola privata che organizzavano nello stesso villino 2 o 3 volte all’anno.
In breve mi spiegarono che se avessi accettato Elena sarebbe stata per tutta la notte loro schiava, e che avrebbero potuto fare con lei ogni gioco e soddisfare ogni loro perversione senza che né io, obbligatoriamente presente alla festa come spettatore, né lei avessimo dovuto battere ciglio.
Restai di stucco, non riuscivo ad immaginare una cosa del genere, sia perché non sapevo di queste loro feste, sia perché non li avrei mai immaginato capaci di tanto.
Dovevo decidere entro la mezzanotte, avevo solo tre ore per tornare a casa e trovare il modo per parlarne a Elena. La soluzione infatti non mi piaceva affatto ma volevo parlarne con lei visto ormai le avevo già detto dei nostri debiti di gioco.
Arrivato a casa salutai Elena e dopo averle rispiegato la situazione economica le dissi dell’oscena proposta dei miei strozzini. Elena scoppiò in lacrime, non credeva alle sue orecchie . Solo dopo un’ora ricominciò a parlarmi e insultandomi mi disse che a patto di aver rassicurazioni che la cosa restasse segreta avremmo a malincuore dovuto accettare se quello era l’unico modo per uscire da quella situazione senza un scandalo pubblico.
Telefonai così agli strozzini, i quali mi dissero di recarmi subito con mia moglie alla villa per accordarci sui particolari e perché dovevano visionare la merce. Tralasciando di dire ad Elena dell’ultima frase riferii della telefonata e così partimmo subito per la villa.
Arrivati io ed Elena entrammo, i quattro Signori stavano lì ad aspettarci e subito ognuno di loro baciò la mano a mia moglie che era davvero molto imbarazzata e agitata tanto da scoppiare nuovamente in lacrime. Incuranti di questo il più anziano, il Signor Conti esordì dicendo:
«Bene se siete qui questa sere è perché Elena ha accetto di partecipare alla nostra festa, penso che sia quindi necessario ripetervi le regole del gioco e chiarire alcuni particolari. »
Il signor Conti, mentre Elena aveva smesso di piangere, mise in chiaro che chi conduceva la serata erano solo ed esclusivamente loro quattro, io avrei dovuto essere sempre e solo uno spettatore silenzioso, Elena avrebbe dovuto fare quello che loro volevano in silenzio obbedendo ad ogni loro volere. Elena ascoltata in silenzio mentre Conti continuava a parlare e gli altri nel frattempo la squadravano immaginando forse la serata della festa.
Conti proseguì: « La festicciola sarà domani sera, saremmo noi quattro e tre nostri amici. Dovrete venire qui alle ventidue e a festa finirà quando noi lo decideremo. «
Guardando Elena disse «Sei proprio bella, abbiamo scelto bene. Domani ti voglio più sexy del solito, dovrai metterti un reggiseno e perizoma nero, calze autoreggenti nere, un vestito scollato con gonna sopra le ginocchia e calze nere con tacchi a spillo. Se non eseguirai sarai subito punita, e ti dico subito che le nostre punizioni potrebbero non piacerti , cerca quindi di essere brava. »
Elena teneva la testa bassa e non aveva il coraggio di guardare negli occhi quei porchi che domani avrebbe dovuto soddisfare nei loro più perversi desideri.
Prese la parola il Signor Camei « Bella troia, non ti dispiace se ti chiamo così vero Elena ? «
Elena ed io non rispondemmo così Camei continuò : « Domani ti divertirai, porteremo con noi tanti bei giochino, nel frattempo cosa di dice se visioniamo la merce? «
Elena non se l’aspettava, provò a controbattere, ma i Signori le dissero che la porta era aperta se non eravamo d’accordo e così si alzò in piedi.
Camei la fece girare su sé stessa e le ordino poi di togliersi pantaloni e il maglione, era loro intenzione solo umiliarla per vedere la sua reazione. Una volta che restò in reggiseno e mutandine in piedi in mezzo alla stanza le passò una banana da un cesto di frutta che era sul tavolo e dopo averla costretta a passarsela più volte tra le cosce le fece simulare un pompino costringendola a leccare oscenamente la banana e passarla più volte tra le sue labbra.
Dopo quell’umiliante interpretazione, permisero a Elena di rivestirsi e le fecero i complimenti rinnovando il loro ottimismo per l’indomani e apostrofandola nuovamente come la loro vacca e la loro schiavetta che li avrebbe fatti divertire.
Tornando a casa Elena ed io non pronunciammo una parola, così come il giorno seguente.
Quando tornai a casa dal lavoro cenammo in silenzio dopo di che Elena andò a farsi una doccia e a preparasi per l’incontro. In breve si vestì come le avevano ordinato, il reggiseno era a balconcino e metteva in grande evidenza il prosperoso seno, il perizoma e le calze esaltavano poi le sue gambe da schianto. Sopra si mise un vestitino nero firmato Armani, la scollatura era davvero esagerata mentre la gonna copriva le splendide gambe fin sopra al ginocchio. Dopo essersi abbondantemente truccata si infilò le scarpe nere che aveva messo solo poche volte perché avevano un esagerato tacco a spillo che metteva a rischio il suo equilibrio ; si infilò sopra un cappotto e partimmo per la villa.
Una volta arrivati il cancello si aprì e uscirono ad accoglierci proprio il Signor Camei e il Signor Conti, i due erano vestiti con lo smoking e ci accolsero con grande discrezione come se quella fosse una serata di gala e non una loro festa privata.
Una volta entrati ci portarono in grande salotto all’interno del quale ci aspettavo tutti gli altri cinque invitati anche loro in smoking. Appena dentro Camei annunciò il nostro arrivo . « è arrivata l’autista con la nostra bellissima schiava, prego ammocodatevi. ». Gli occhi degli ospiti erano tutti per mia moglie alla quale venne subito tolto il cappotto ; constatarono così che Elena aveva esaudito il loro primo desiderio e le la ringraziarono per questo. Io venni fatto accomodare su una poltrona in un angolo della sala mentre mia moglie venne condotta verso il centro circondata da quei Signori ognuno dei quali aveva preso posto su una poltrona, l’inizio della festa era imminente.
Conti prese la parola : « Bene Elena noi abbiamo parecchi desideri e voglie da soddisfare, la maggior parte di esse sono indecenti e per questo non possiamo farlo con le nostre brave mogli, per nostra fortuna questa sera ci sei qui tu, da quello che vedo una brava schiavetta molto troia e con un’enorme voglia di cazzo « Dopo quello parole Elena anziché continuare con quell’orgoglio che l’aveva fino a quel momento contraddistinta chinò la testa umiliata come se avesse capito che era una schiava e che non le conveniva ribattere ma solamente essere sottomessa.
Conti continuò « Bella troia che ne dici se ti leviamo quel tuo vestitino? «
Prima che Elena se ne rendesse conto Camei si alzò dal suo posto e strappò letteralmente il vestito a mia moglie che restò coperta solamente dal quel reggiseno a balconcino che teneva a fatica i suoi seni e dal micro perizoma che copriva le sue parti intime. Elena era davvero imbarazzata nel mostrare il suo perfetto porco a tutti quegli uomini ; fino ad ieri era stata solo mia.
Conti riprese « Adesso, Camei strappale il reggiseno così possiamo mungere la nostra vacca»
Camei eseguì, ed Elena si ritrovò in un momento con quattro uomini intorno a lei che la toccavano e che in breve le strapparono anche il perizoma. Mentre due di loro la accarezzavano completamente gli altri due tra i quali il signor Camei si dedicavano solo al suo seno, uno le mordicchiava un capezzolo e l’altro mentre baciava oscenamente mia moglie infilandole la lingua tra le labbra le tirava in maniera esagerata l’altro capezzolo che era omai diventato violaceo.
Elena in un primo momento aveva cercato di divincolarsi e di coprirsi, ma ben presto aveva dovuto sottostare a quel giochino che l’aveva anche portata ad una naturale eccitazione.
Camei se n’era accorto tanto è che aveva cominciato a infilare le sue dita tra le cosce di mia moglie masturbandola e costringendola a tenere oscenamente le gambe aperte.
Il gioco venne interrotto da il Signor Conti, che fermò ogni cosa mentre i signori stavano tirando fuori i loro arnesi. Conti disse : » Ragazzi lo so che Elena avrebbe voglia di prendere i vostri cazzi ma perché non facciamo attendere un po’ la troia ? « Elena lo guardò non capendo il significato delle sue parole, ma tutto le fu subito chiaro quando uno dei partecipanti le portò un vassoi sopra il quale c’erano dei vibratori , delle mollette, dei fruste e delle manette.
Elena venne portata in un’altra stanza, fatta vestire con un corpetto in pelle nero che sosteneva i suoi seni esposti alla visione di tutti. Anche il suo culo e la sua fica rasata era esposte in bella mostra mentre le era stato detto di mettersi degli stivali neri con tacco alto che le arrivavano fin sopra le ginocchia. Ritornata nella salotto dove tutti la attendevano Conti le diede il benvenuto :
«Adesso sei proprio una bella schiava. » Camei nel frattempo la legò a braccia e gambe aperte a delle colonne con delle corde, Elena in quella posizione era scandalosamente aperta.
In breve Conti prese una frusta e incominciò ad farla battere su Elena, dapprima la schiena e il culo, poi tra le urla di Elena passo a colpire i suoi seni e la sua fica.
Una volta frustata completamente la loro schiava Conti applico delle mollette sui capezzoli di Elena e incominciò a penetrarla con un vibratore.
Ben presto anche questo gioco finì, Elena era sfinita ma i Signori aveva ancora le loro voglie.
Elena venne slegata riportata al centro del salotto, le venne ordinato di leccarsi le enorme tette e di masturbarsi, mia moglie eseguì più umiliata che mai rivolgendomi per la prima volta una sguardo di disperazione. Ora veniva il peggio, tutti e sette la circondavano e strofinavano su di lei le loro verghe. Mia moglie venne fatta inginocchiare e dovette incominciare a spompinare quei maiali, i loro cazzi entravano e uscivano dalla sua bocca e alternativamente venivano sbattuti sul suo viso.
Subito dopo i brutti porchi incominciarono a penetrare Elena prima nella fica e poi nel culo, Elena era come impazzita e dovette subire ogni umiliazione mentre le mani e i cazzi di quei porchi la insidiavano continuamente. Dopo averle sborrato sul viso la costrinsero per finire a leccare quel liquido e solo quando ebbe finito il lavoretto le permisero di rialzarsi.
Dopo che Elena si rivestì uscimmo dalla stanza tra le risate dei presenti, non giocherò più a Poker era davvero il minimo dopo quello che è successo. FINE

About racconti hard

Ciao, grazie per essere sulla mia pagina dedicata ai miei racconti erotici. Ho scelto questi racconti perché mi piacciono, perché i miei racconti ti spingeranno attraverso gli scenari che la tua mente saprà creare. Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *