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Il massaggio della ex

Sono da poco un ragazzo single. La mia ragazza mi ha piantato come un fesso circa due settimane fa e ci siamo lasciati con il proposito di rimanere amici. Bella frase, peccato sia abbastanza difficile riuscirvi. Siamo quasi sempre abbracciati l’uno con l’altro e ci scambiamo molti contatti e baci non proprio amichevoli. Tutte e due, credo, vogliamo modificare il nostro rapporto, tornare come prima, ma c’è un freno tra noi due che ci rallenta, ci blocca. Un pomeriggio, l’ennesimo pomeriggio a casa sua, viene verso di me chiedendomi dei massaggi sulla schiena. Comincio i massaggi e, come è solita fare, si leva la maglia e il reggiseno per farmi lavorare meglio. Non vedo mai le sue eccellenti poppe, dato che si sfila il reggiseno solo quando è prona sul letto. Dopo poco tempo, ascoltando i suoi lamenti quando le massaggio la parte dolorante, capisco che le fanno male le anche. Abbasso di poco le mutandine e i pantaloni per permettermi di lavorare meglio. Si alza e mi dice che si vuole farsi una doccia per potersi rilassare meglio. Inizia i preparativi e, dopo una decina di minuti ritorna in camera.
“Bene, ora puoi continuare i massaggi. Sono più rilassata di prima” Si posa sul letto con l’asciugamano, legato in vita, ancora bagnato. Le salgo come al solito a cavalcioni. Si copre il sedere con l’asciugamano che copre a malapena il culo. I miei pensieri diventano tutto ad un tratto immagini. La voglio fottere come non mai e anche lei prova lo stesso ma decido di rimanere al gioco, che non mi dispiace. Continuo la mia opera sulla sua schiena e, maliziosamente, arrivo nella zona delle anche. Sento dalla sua bocca dei leggeri lamenti tali da farmi continuare sempre più.
“Più in basso mi fa davvero male” Scendo nuovamente con le mani e scopro il suo sedere per un poco. è privo di abbronzatura. Sopra si nota nettamente il disegno dell’abbronzatura lasciata dal costume. La visione di quel sedere mi aveva nuovamente eccitato. Volevo saltarle addosso, strapparmi i vestiti e fotterla come, forse, anche lei ardeva. Pongo le mani sopra quell’opera d’arte e comincio a scendere sempre più. Lei si lamenta e mi ammonisce perchè le ho scoperto il sedere. Ritorno nella parte alta della schiena e le afferro i lati con le mani ben aperte, per poter sfiorare il suo seno prorompente. L’azione è studiata bene nei minimi particolari per non farle scoprire i miei disegni. Lei si gira di scatto. Faccio fatica a non posare le mie mani sul suo petto.
“Se vuoi ti posso semplificare la vita. Eccoti soddisfatto. Ora puoi massaggiarle bene. ” Le mie mani faticano a impadronirsi di tutto il seno. Sono grosse e sode. I capezzoli tondeggianti sembrano disegnati da Giotto e, più tento di afferrare i suoi seni, più i capillari dei capezzoli diventano rosso fuoco. La mia eccitazione sale a ritmo esponenziale costruendo un leggero moto oscillante con le mie mani. Suona il campanello. Chi rompe proprio ora? Si stringe nuovamente i fianchi con l’asciugamano e apre alla porta. è Chiara del piano di sotto.
“Scusa, ti ho disturbato? ”
“No vieni pure, Luca mi stava facendo dei massaggi.
“Poi, tentando di non farsi sentire da me, sussurrò a mò di sfida:
“Non ti vergognerai mica. ” Chiara è sempre stata una ragazza spigliata e molto provocante e per questo non mi sono stupito del fatto che volesse far parte del gioco.
“Vatti a fare una doccia, così sarai ben rilassata” le disse.
“Ora ti divertirai anche con lei. Mi raccomando solo di non esagerare. ” Mentre Chiara si rilassava, cominciai a succhiare avidamente i capezzoli di Veronica. Ora il gioco con lei era finito e tutti e due lo sapevamo. Chiara dopo poco uscì dalla doccia coperta dall’accappatoio mentre, io e Veronica, eravamo tornati nelle vesti dei “buoni bambini”. Chiara si distese sul letto al posto di Veronica. Era un po’ imbarazzata dalla situazione ma non del tutto. Iniziai a scoprirle la schiena fino al sedere, poi, con ingenue pressioni, lo scoprii totalmente. Chiara era si spigliata, ma da qui a quello che volevamo fare, c’era un bel passo. Non sembrava dipiacerle il massaggio e dopo poco si rilassò.
“Ora puoi farli davanti come hai fatto a me” disse con aria di sfida Veronica. Chiara, con non pochi ripensamenti si girò liberando totalmente tra me e lei qualsiasi ostacolo.
“Secondo me si sta eccitando molto il nostro caro amico” rivolgendosi a me. Si avvicinò a me e con una mano passò sopra alla patta dei pantaloni che stava per scoppiare.
“Si, si stà eccitando. ” Chiara era allibita dalla sua azione e, molto più allibita rimase quando Veronica mi denudò per vedere quando mi eccitavo. La situazione per Chiara si stava mettendo male e, capendo a cosa andava in contro, disse:
“Devo andare ora” Dopo alcuni discussioni tra le due, rimase. Mi ero stancato di quella posizione e, dopo alcuni spostamenti, mi posizionai con il fallo eretto sulla sua rosea passera. Non avevo ancora oltrepassato quella fantastica porta che Chiara aveva minuziosamente rasato. Il suo monte di venere era stupendo. Faceva di quelle gambe il coronamento. Per massaggiare i suoi seni, imprimevo nuovamente un leggero movimento della mani, seguito successivamente da quello di tutto il corpo. Sentivo il mio pene eretto e con una voglia indescrivibile di affondare nella sua perfezione. Lo sentivo umido e, sicuramente non ero solo io a renderlo tale. Anche Chiara era bagnata. Dopo qualche esitazione, il mio pene, si avvicinò a lei. Chiara lo voleva dentro e faceva di tutto con le anche per permetterlo. Aspettai un po’. Volevo vederla vogliosa del mio cazzo. Ora lo era davvero. Diedi una stantuffata lenta ma potente fino a sentire il mio pube contro il suo. Le sue grandi labbra erano piccole, come del resto anche il buchino offerto al mio fallo. Continuai a stantuffarla, prima con dolcezza, poi con decisione. Le mie mani cercavano i suoi seni. Le sue, il mio sedere. Voleva sentirmi dentro fino in fondo. Non volevo venire prima di lei. Mancava ancora qualcosa a farla venire. La scintilla la diede Veronica che fino ad ora era stata in disparte a masturbarsi da sola. Si mise a cavalcioni davanti a me ed offrì la sua passera a Chiara che non sdegnò tale dono, leccando a fondo la grotta. Chiara venne di li a poco. Era stata brava come cliente. Tornò un altro pomeriggio, soddisfatta del lavoro compiuto. FINE

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