Ultimi racconti erotici pubblicati

Il regalo di Barbara

– Ciao, che stai facendo di bello? –

La telefonata di Barbara irrompe nella quiete pomeridiana del Sabato, accentuata dal fatto che da alcuni giorni Maura si era recata in Francia per lavoro.

– Niente di particolare, stavo pensando cosa cucinami questa sera. –
– Ti capisco, sono nelle tue stesse condizioni. Marco è dovuto correre a Bologna, pare che non ci sia nessuno disponibile a tenere il loro stand, alla fiera, nel fine settimana.
Se mi inviti a cena, ti invito a cena… ti va?

Chissà perché la sua proposta mi stava provocando una strana sensazione nel basso ventre, precognizione?

– Certo, ti passo a pendere alle otto. – gli rispondo.

La telefonata continua ancora per un poco, decidiamo dove andare a mangiare, discutiamo d’amenità varie, scherziamo, ridiamo e riconfermiamo l’orario.

All’ora prevista sono da lei, suono e l’attendo in macchina.
Subito non la riconosco, ha i capelli pettinati lisci, e tendenti al rosso.

– Che cosa hai fatto ai capelli? – gli domando ammirato.
– Ti piacciono? Ho voluto provare a cambiare un po’ il colore e a stirarli
– Stai benissimo! Oltre al resto ti tolgono almeno sei, sette anni!
– Stronzo! – risponde lei, sorridendo.

Indossa una giacca color panna su di una gonna nello stesso colore, lunga e molto aderente con un vistoso spacco sul lato sinistro. Sotto, un top anche lui molto aderente, che si rivelerà fermasi all’ombelico.
è splendida, con la carnagione scura e quei capelli.
Ci rechiamo al ristorante, prendiamo un aperitivo e ordiniamo il cibo. Per tutto il primo giochiamo a scambiarci delle occhiate, cariche di significato, mentre intratteniamo una discussione su argomenti del tutto innocenti. Al secondo l’atmosfera inizia a riscaldarsi, per diventare rovente al dolce.
Non abbiamo ancora toccato nessun argomento relativo al sesso, nemmeno lontanamente, ma sento che una strana eccitazione si è impadronita di me, e per quello che conosco Barbara, anche di lei.
Ho l’impressione che abbia già dei progetti precisi per questa sera, che il suo invito non fosse solo dettato dalla voglia di uscire, ma da un’altra voglia, molto più edonistica.
Stiamo bevendo il caffè quando lei, come se niente fosse, mi dice:

– Voglio farti un regalo!
– Quale?
– Me stessa, tutta me stessa per questa notte!

La guardo con gli occhi sbarrati dallo stupore.

– Potrai chiedermi tutto quello che vorrai… lo farò!

L’ultima frase la sottolinea con uno sguardo carico di promesse e mantenendo fissi sui miei i suoi occhi.

– Voglio farti godere… non solo fisicamente ma anche con la fantasia. Tu immagini e io realizzo, tu chiedi e io faccio.
Allora cosa vuoi da me?
– No. Non ci credo, non farai tutto quello che ti chiedo! – la stuzzico.
– Credimi, mettimi alla prova… se vuoi stabiliamo subito una penalità che dovrò pagare se non mantengo la mia promessa… cosa vuoi tu.
Facciamo così, se non sto al gioco, mi metto sulla strada e mi faccio scopare dal primo che è disposto a pagarmi… ti va.

La vedo rabbrividire di fronte al mio sorriso maligno che la sua frase ha generato.

– Oh. Ma tu pensavi di chiedermi proprio questo!
– Vedremo! – gli dico – per ora comincia a toglierti le mutandine, se le indossi, senza farti notare

Fissandomi porta, con estrema naturalezza, le mani sotto il tavolo. Si dimena un po’, molto discretamente, come se fosse scomoda sulla sedia e cercasse una posizione migliore. Si ricompone, con una mano cerca la mia, quasi un gesto d’affetto, del tutto normale in una coppia al ristorante. Stringe la mia mano e sento fra le dita i suoi slip. Li osservo con discrezione, per sincerarmi che sia vero quello che immagino. La verità mi fa deglutire mentre una vampata di calore assale le mie guance.

– O. K. Sono le tue mutande, mettile in borsa. – gli dico con una voce che tradisce il mio stato.
– Dopo, non vorrei che qualcuno se n’accorgesse… tienile tu per ora.

“Spudorata! “, penso ma gli dico:

– Le sento umide, sei già eccitata vero?
– Un po’! – mi risponde
– Allora, adesso, con molta calma infili la tua mano sinistra nello spacco della gonna e ti tocchi. Ti tocchi sul serio, non per finta… voglio vedere dalla tua faccia che godi!

Lei, sposta la sedia avvicinandosi al tavolo, sistema la tovaglia in modo da mascherare alla meglio quello che sta per fare e mantenendo la stessa espressione, lascia scivolare la sua mano come gli ho detto.
Vedo dalla contrazione dei muscoli del braccio che effettivamente la sta muovendo.
Allungo le gambe verso le sue e le sento aperte, sotto il tavolo, lì al ristorante!
Lei è di spalle alla maggior parte della sala, quindi non può sapere se qualcuno la sta osservando.
Poco per volta la sua espressione muta, gli occhi si dilatano e respira più veloce. Il tempo pare essersi bloccato, la mano si muove sicura sul suo corpo, lo conosce bene.
Scivola leggermente in avanti sulla sedia. La giacca, che in precedenza aveva già sbottonato, si scosta lasciandomi vedere i suoi capezzoli che premono sul tessuto aderente del top.
Sto studiando il suo viso, e a lei piace, quando gli chiedo:

– Adesso, infilati un dito dentro!

Vedo il suo braccio angolarsi diversamente mentre socchiude le labbra lasciando uscire un sospiro.

– Riesci a venire così?
– è difficile… se n’accorgerebbero tutti, sai che mi piace muovermi quando vengo… mi piace farlo capire, urlerei! – mi risponde con una voce roca.
– Dovrò inventarmi qualcosa d’altro, puoi smettere di toccarti se vuoi.
– Tra un attimo, se non ti dispiace, lasciami godere ancora un po’.
– Non credo che te lo sei infilato dentro- la sfido.

Allora, estrae lentamente la mano, la porta sul tavolo verso di me. Mostrandomi il dito medio umido mi dice:

– Guarda, annusa se non credi!

Non ho bisogno di verificare più a fondo, il delicato profumo della sua vagina, che ho imparato a riconoscere, mi giunge alle narici dal dito grondante.

– Sei già pronta vedo
– Si! Andiamo voglio vedere cosa t’inventi

Chiediamo il conto, il cameriere non da a vedere di aver notato quello che lei ha appena fatto su di se. Meglio così, per ora il nostro gioco deve restare privato.
Paghiamo e usciamo, l’aria più fresca all’esterno mi consente di calmare la mia eccitazione. Posso tornare a far lavorare la fantasia, in questo gioco che soddisfa più lei di me che dovrei essere il destinatario del regalo.
Camminiamo con calma verso la macchina, mi accendo una sigaretta cercando di concentrarmi, non è facile con Barbara che cammina ad un passo davanti a me, con il suo sedere fasciato dalla gonna aderente e che io so essere nudo sotto. Mi ha colto alla sprovvista, non mi aspettavo la sua richiesta mascherata da regalo.
Non voglio deluderla, so quanto ci tiene a giocare con l’erotismo.
Raggiungiamo l’auto e quasi l’oltrepasso senza vederla, la faccio salire, metto in moto e mi avvio.
Inconsciamente, prendo un corso che costeggia il Po, frequentato dalle più belle prostitute di Torino e famoso per questo. Lei che sino ad ora non ha parlato mi chiede:

– è questo che vuoi adesso? Devo scendere qui e adescare qualche uomo che mi paghi?
– Eh? … No! è troppo banale fartelo fare per strada, ti deluderei. Poi, potrebbe passare qualcuno che conosci… non è bello!
– Se lo vuoi… lo faccio! – insiste lei.

Mi pare di capire che lei, nel profondo del suo intimo o meglio del suo ventre, spera che gli chieda di prostituirsi.
Peccato, per lei, che qualche regola del gioco voglia dettarla anch’io!
Allungo la mano verso lo spacco della gonna, accarezzo le sue gambe intrufolandomi nel mezzo. Lei accetta le mie carezze e si apre alla mia mano. Raggiunto il ciuffo di peli del suo pube mi soffermo per godere della sua morbidezza.

– Vuoi questo, andiamo subito a casa, tua o mia, a scopare? – mi chiede con un’intonazione leggermente delusa.
– No! Pero mi piace toccarti. Sei tutta mia per questa sera, no?
– Per tutta la notte! – sottolinea lei aprendo ancora un po’ le gambe e offrendosi al mio tocco.

Raggiungo un locale a me noto, dove tempo fa la mia compagna, Maura, mi aveva dato dimostrazione delle sua capacità di sedurre. La vittima del nostro gioco fu un suo collega che poi, lei, lasciò a bocca asciutta. Stavo pensando di replicare con Barbara quell’esperienza. Oltre al resto il luogo si presta allo scopo poiché ha un ampio giardino, che in questa stagione non è ancora in uso.
Dico a lei che voglio bere qualcosa ed entriamo nel locale.
Seduti ad un tavolo mi guardo intorno, mentre Barbara diventa sempre più impaziente.

– Adesso troviamo qualcuno che c’ispira. Tu lo seduci, lo porti fuori, nel giardino, e te lo fai. Anzi, meglio!
Troviamo qualcuno, lo seduci poi gli dici di attendere un attimo, vieni da me e decidiamo cosa fare.
Ti va?

Il suo viso s’illumina, leggo l’approvazione nei suoi occhi, rimane un attimo con la bocca aperta poi mi dice:

– Non mi devi chiedere se mi va, devi solo chiedere!
– O. K. Chi prendiamo?
– Scegli tu!

Ci guardiamo in giro, noto che il suo sguardo indugia su un tipo al banco.

– Direi quello al bancone, lo vedi? – gli indico il tipo che lei stava osservando con insistenza.
– Vado! – risponde decisa.

Si alza e s’incammina verso la nostra ” vittima”. Nel tragitto si toglie la giacca mettendo in piena luce il suo corpo disegnato nei particolari dall’abbigliamento aderente.
Si porta al suo fianco e ordina qualcosa, in breve attacca discorso con il tipo, sorride, ride e parla disinvolta.
Da lì a poco si vengono a sedere su un divano vicino al mio tavolo. Lei ha cura di farlo accomodare alla sua sinistra, dalla parte dello spacco, accavalla le gambe lasciando che la gonna scivoli di lato in modo da scoprirle in buona misura. Il loro discorso si fa sempre più intimo, avvicinano vicendevolmente il viso, sfiorandosi. Lei si mette in mostra, scivola in avanti con il sedere, appoggiandosi allo schienale, mettendo in risalto il ventre. Le sue mosse fanno salire il top, scoprendo una porzione sempre maggiore di pelle. Inspira a fondo, gonfiando il petto e stampando la siluette del seno sul tessuto del top, accetta la sua mano che timidamente si appoggia sul ginocchio, anzi la prende e lentamente la trascina verso le cosce. Si lascia toccare ovunque la fantasia dell’uomo spinge la sua mano, lo invita a raggiungere le zone più intime esponendosi al suo sguardo. Quando la mano di lui raggiunge il pube, lei inarca leggermente il corpo sospirando. Vedo dall’espressione dello sconosciuto che si è reso conto della nudità di lei, le sue mutandine sono ancora nella mia tasca. Continua nella sua opera sino a quando non lo ritiene cotto a puntino, come d’accordo si alza e viene da me. Lo sguardo di lui la segue, fisso sulle sue natiche.

– è andato, non capisce più niente… cosa devo fare adesso?
– Aspettiamo qualche minuto, poi ci alziamo insieme. Tu vai da lui e lo inviti a seguirci, andiamo fuori, nel parco e mentre io ti scopo tu gli fai un lavoretto con la bocca… cerca di fare in modo che sembri una tua idea!
– Sei peggio di me! – è tutto quello che riesce ad uscire dalle sue labbra.

Eseguiamo il piano, lo sconosciuto sulle prime è titubante, poi la segue. Raggiunto il giardino cerchiamo un posto comodo nel silenzio generale. Barbara nota una panchina adatta allo scopo, la raggiungiamo e lei fa accomodare sullo schienale il tipo. Si appoggia a lui, baciandolo, mentre con la mani rovista sui suoi pantaloni cercando di liberargli il pene. Durante quest’operazione la prendo per la vita, salgo verso il seno e lo afferro massaggiandolo, poi scendo verso il sedere e le sue meravigliose natiche sollevandogli la gonna.
Nel frattempo lei ha trovato l’oggetto della sua ricerca, lo afferra con la destra, mentre con l’altra mano si appoggia alla panchina si china avvicinando la bocca al pene dello conosciuto.
Spinge in dietro il sedere mettendosi ad angolo retto con le gambe aperte, lo ingoia strappando un gemito al tipo. Il sedere di Barbara è all’altezza giusta, esploro in mezzo alle sue gambe e trovo la vagina umidissima e dilatata. Slaccio i pantaloni e lo appoggio a lei, scivolo al suo interno senza difficoltà. Appena la prendo inarca la schiena e, abbandonando il pene che ha in bocca, lascia uscire un gemito di piacere. è così eccitata che quasi non la sento, la penetro con foga e la stimolo con tutte e due le mani. Lei segue con la testa il ritmo dei miei colpi, sale e scende velocissima sul pene del malcapitato, il quale, guardando il cielo, ansima e geme a causa della potente stimolazione di lei.
Mi vengono in mente varie fantasie su come prenderla, quali posizioni fargli assumere, ma considerata la situazione di gioco e confidando che non finisca qui lascio che la cosa vada avanti. In ogni caso è piacevole sentire l’impatto della sue natiche sode contro il mio bacino, vedere il seno che rimbalza sotto i mie copi e la sua testa che danza sul membro dello sconosciuto.
Quando Barbara si accorge che sta per venire allontana la bocca e lo finisce con due veloci colpi di mano, evidentemente non vuole ingoiare lo sperma di uno sconosciuto. Mentre il seme di lui gli cola sulla mano, abbandonato ogni controllo, Barbara, si lascia andare al piacere. Eccitata dalla situazione inizia a venire, senza freni e, sicura che nessuno la possa sentire, urla.
Le contrazioni involontarie all’interno della sua vagina aumentano il mio piacere. La afferro per i fianchi e vengo dentro di lei mentre è ancora preda del suo orgasmo.
Dopo essersi ripulita la mano, si sistema alla meglio prima di dirigersi verso il bagno.
Il tipo mi lancia uno sguardo sconvolto e stupito, scambiamo due convenevoli e lo saluto dirigendomi verso il posteggio in attesa di Barbara.
Arriva dopo circa venti minuti, salendo in macchina mi dice:

– Ho sentito il bisogno di bere qualcosa di forte per riprendermi. Il nostro amico mi ha raggiunta e voleva sapere il mio nome, se poteva rivedermi… gli ho detto che era stato fortunato, questa sera, ma che non mi avrebbe avuta mai più.
Sono un po’ stronza, vero?
– Mai, dire mai! – gli rispondo.
– Non è che mi abbia esaltato, è venuto in un attimo!
– Con quello che gli hai fatto sarebbe venuto anche un fallo di gomma! – lo difendo.
– Umm? Comunque che idee hai adesso?
– Qualche minuto per rilassarci e riordinare i pensieri, poi ti dico.
– Come vuoi, sono a tua disposizione, ricordalo.

Usciamo dal posteggio del locale, prendo il corso di prima, quello che costeggia il Po.
La vista delle ragazze che lavorano mi fa venire un’idea.
Sulle prime la respingo, mi sembra troppo spinta e poi non conosco ancora del tutto a fondo la sessualità di Barbara. è meglio indagare prima.
Guidando senza una meta precisa parliamo del più e del meno quando all’improvviso introduco l’argomento che mi sta a cuore.

– Sai. L’altra sera mentre iniziavamo Maura e anche in qualche altra occasione, ho notato che non ti dispiace toccare e accarezzare il corpo di un’altra donna. Non l’hai mai avuto dei rapporti… come dire… saffici?
– Solo con una donna, vuoi dire? – mi chiede lei per nulla indisposta dalla domanda.
– Si, solo tu e un’altra donna, intendo.
– No! … è strano, a volte mi sono eccitata con la fantasia di un rapporto del genere, ma non mi è mai capitata l’occasione di provare. O meglio quando, forse, l’occasione c’era non l’ho colta al volo, per vari motivi… non so neanche perché.
– In ogni caso l’idea non ti dispiace? – gli chiedo con un’occhiata maliziosa.
– Non vorrai farmi scopare con una donna? E dove la troveresti una disponibile adesso?
– Basta pagare! – Tronco la discussione con questa frase, pronunciata con un tono lapidario che non ammetteva repliche.

Il crescente stato di eccitazione di Barbara mi conferma che l’idea non gli dispiace, anzi!
Mentre mi dirigo verso il luogo in cui penso di trovare una compagna per lei, la osservo senza farmi notare.
Il suo sguardo vaga a destra e sinistra, dimostrando un’ansietà dovuta all’attesa di qualcosa di fortemente desiderato. Le labbra leggermente socchiuse gli danno un’aria stupita, forse non crede ancora a quello che sta per fare. Con la mani si sta massaggiando il ventre forse per calmare la forte eccitazione che sta crescendo dentro di lei.
Arrivati al viale in questione gli faccio fare un giro panoramico.

– Guarda se qualcuna ti ispira, non è detto che tutte siano disposte a fare quello che gli chiederai, comunque puntane qualcuna. – gli dico mentre cerco di approfondire la conoscenza delle sue emozioni.
– Torna indietro di due semafori. – mi risponde con la voce rotta dall’emozione.

Eseguo e mi fermo in una via, all’angolo con il corso.

– Chi ti piace?
– Quella bionda, a tre metri dal semaforo! – mi risponde.
– O. K. Il gioco è bello, però se non te la senti mi invento qualcosa d’altro.
– Il gioco mi piace, credimi… sto per realizzare un mio sogno proibito… e che non sono mai andata a puttane!
– Non ti preoccupare. Scendi e vai da lei e gli racconti la verità. Gli parli del nostro gioco, cosa abbiamo già fatto e che cosa ti ho chiesto di fare… e la cosa migliore, in questo modo la coinvolgerai non solo come professionista ma anche come nostra complice. Se lei è bisex, vedrai che parteciperà ancora più volentieri al nostro gioco.
– Vado!

Scende dalla macchina e con estrema naturalezza si dirige verso la ragazza che ha scelto, man mano che gli si avvicina noto che la bionda è altissima, almeno una decina di centimetri più di Barbara che già non scherza come altezza.
Parlano fra di loro per un tempo che a me sembra lunghissimo, l’attenzione della ragazza cresce sino a quando sorride e appoggia una mano sulle spalle di Barbara, quindi si incamminano verso di me. Quando si trovano a pochi passi dalla macchina la ragazza prende Barbara per un braccio, invitandola a girarsi, poi la bacia sulle labbra facendo aderire il corpo al suo.
Devo ammettere che ha scelto bene, è splendida.
Salgono in macchina e ci presentiamo, la ragazza mi indica dove si trova l’appartamento in cui riceve i suoi clienti. Nel tragitto lei è curiosa, vuole sapere del nostro gioco, stenta a credere che Barbara ed io siamo solo amici e rimane estasiata quando scopre che tra noi, con i nostri rispettivi compagni, è nata una complicità che sino ad ora ci ha dato molte soddisfazioni.
I nostri racconti, conditi con molti particolari piccanti, la stanno eccitando. Ammiro la capacità relazionale di Barbara, stanno parlando come due amiche di vecchia data tanto che la ragazza ha abbandonato la sua aria ” professionale” che aveva all’inizio.
Giunti nel suo appartamento lei e Barbara si accomodano sul divano, a me è riservata una poltrona piazzata, non per caso, in posizione strategica per osservare ciò che accade sul divano.
All’inizio Barbara da segni di nervosismo, sta per fare una cosa che ha sempre solo immaginato e mai avrebbe pensato di realizzare.
La ragazza è bravissima a tranquillizzarla. Gli parla suadente avvicinandosi sempre di più a lei. Piano, con dolcezza, inizia ad accarezzarle i capelli per scendere lentamente alle spalle. Man mano che Barbara diviene più calma e ricettiva le sue carezze si fanno più particolari. Traccia con un dito il contorno del seno, più volte, dirigendosi poi verso i capezzoli.
Barbara chiude gli occhi per sentire meglio il tocco delicato delle ragazza, sospira mentre appoggia la testa all’indietro.
Soddisfatta dal seno, la mano della ragazza si apre sulla zona di pelle nuda tra il top e le gonna, palpando e premendo verso il ventre. Passa sulla gonna e raggiunge il pube, si allarga e si incurva cercando la vagina.
Barbara, per ora, è passiva ma si sta scaldando, apre le gambe e lascia che la mano dell’altra donna si insinui nello spacco. Gode del suo tocco quando lei raggiunge i suoi peli. Ruota la testa di lato per offrire il collo ai suoi baci.
Poi, all’improvviso, si sveglia e inizia ad accarezzare anche lei il corpo della ragazza.
I preliminari sono lunghi ma eccitanti per tutti i presenti. Poco per volta le due donne si spogliano a vicenda, sempre accarezzandosi e toccandosi dolcemente.
Una volta libere dai vestiti, la ragazza, la prende per mano e la accompagna sul letto.
Barbara si distende nel centro, con le mani dietro la testa, in attesa.
La ragazza gli gira intorno, la osserva, poi sale sul letto inginocchiandosi nel mezzo delle sue gambe. Si reclina in avanti con le braccia distese per raggiungere il seno di Barbara. Con ripetute flessioni del busto la massaggia dal seno al pube. Poi si sdraia con la faccia a pochi centimetri dalla vagina di Barbara, la quale mette le gambe sulle spalle della ragazza offrendosi. Lei inizia a leccarla, lentamente, con movimenti molto lunghi.
Come sente quella lingua, Barbara, inarca la schiena respirando a fondo. Spalanca gli occhi e mi cerca, come si accorge che io sono lì sul suo viso appare un’espressione di grande piacere. Muove il bacino come se la stessero penetrando mentre aumenta la velocità del suo respiro. La ragazza unisce alla lingua le mani, sapientemente, come solo una donna sa far godere un’altra donna.
Sta quasi per venire quando la ragazza si ferma, la abbandona sul letto, sudata e ansimante. Si dirige verso un cassetto e prende un fallo di lattice ancora nel suo imballo, lo guarda, guarda Barbara e poi lo posa prendendone un altro più grosso.
Torna sul letto, in ginocchio al fianco di Barbara e gli fa scorrere il fallo sulle labbra, sulla gola e sul seno. Poi se lo porta alla bocca e lo succhia due, tre volte per lubrificarlo. Si mette a cavallo di Barbara con la vagina sulla sua bocca e si china verso il pube di lei. Torna a leccarla mentre anche lei viene leccata.
Con la mano apre bene le labbra di Barbara e, sempre leccandola, inizia ad infilargli quel pene finto, ma enorme.
Barbara sta impazzendo dal piacere, non riesce nemmeno ad urlare, ansima e geme mentre la sua lingua guizza sulla vagina della donna che la sta scopando con un surrogato di maschio. Per quanto grosso entra tutto in lei, spinto con dolcezza ma decisione da quelle mani esperte.
Anche la ragazza gode, apre sempre di più le gambe spingendo la sua vagina verso la bocca di Barbara, i loro corpi sono completamente aderenti e si muovono all’unisono.
è uno spettacolo magnifico!
Barbara, già a buon punto prima, sotto la stimolazione della penetrazione e della lingua, viene. I suoi gemiti sono soffocati dal corpo della ragazza che gli preme con più forza la vagina sulla bocca. La lascia terminare l’orgasmo senza smettere la sua opera, penetrandola piano ma a fondo, quando sente che si rilassa estrae il fallo ma continua a leccarla sino a quando Barbara allarga le braccia sul letto passiva ed esausta.
La ragazza si alza da lei e, accarezzandola gli porge il fallo sintetico, invitandola contraccambiare il piacere che gli ha appena dato. Si mette alla pecorina, quasi sul bordo del letto, in attesa delle azioni di Barbara. La quale scivola sotto il bacino di lei, in una posizione simile a quella di prima. Però, per arrivare, con la lingua, alla vagina della ragazza deve posizionare il sedere sul bordo del letto, con le gambe giù. In quella posizione il pube di Barbara si trova proprio innanzi alla sedia sulla quale sono seduto, le sue gambe leggermente aperte mi regalano la vista della vagina ancora umida, con tutti i peli intrisi dei suoi umori.
Appoggia il fallo alla vagina della ragazza e spinge con delicatezza, lei la aiuta muovendo il bacino, mentre guarda da sotto il suo corpo cosa succede nelle sue intimità. Quando il fallo inizia ad entrare, solleva la testa completamente all’indietro, una espressione di piacere appare sul suo viso.
Direi che è piacere autentico, non sta recitando a nostro beneficio.
Barbara spinge fino in fondo osservando estasiata, da quel punto di vista nuovo per lei, quel grosso fallo che prima aveva dentro lei.
La penetra due, tre volte poi si decide ad unire la lingua la lavoro delle mani. Strappa un gemito alla ragazza che, però, non la ricambia con la lingua. Si alza, appoggiandosi con le mani alle proprie gambe, chiude gli occhi e assapora il piacere che gli sta donando la mia amica sotto di lei.
Il pube di Barbara si solleva e si contrae al ritmo del suo respiro, che segue fedelmente la penetrazione che sta operando. è troppo invitante, vedere la sua vagina, umida e pronta, abbandonata a se stessa lì in quella posizione comoda è, per me, un richiamo irresistibile.
Mi inginocchio davanti alle sue gambe che scendono dal bordo del letto, lo tiro fuori, dopo quello spettacolo è più che pronto, e lo appoggio alle labbra della vagina di Barbara.
A quel contatto, inaspettato, geme di approvazione, interrompe i suoi movimenti in una posizione comoda per farsi prendere.
Lo spingo dentro, è caldissima!
La ragazza mi osserva, il suo sguardo scende dai miei occhi giù sino al pene e lì rimane, mi invita a muovermi, a scopare Barbara.
Lei è troppo eccitata e troppo concentrata su quello che sta facendo, rimane quindi passiva, prendendolo senza seguire la mia penetrazione con delle contrazioni del bacino. Non sento molto, e nemmeno lei credo dopo aver preso quel fallo artificiale molto più grosso di me, meglio così, non voglio venire, non adesso. Voglio godermi lo spettacolo sino in fondo.
La ragazza si muove come se al posto della faccia di Barbara e delle sue mani ci fosse un uomo, ha un corpo veramente notevole ed è uno spettacolo incredibile, ha dei movimenti sinuosi e il suo viso è estremamente eccitante con quell’espressione di piacere dipinta. Sembra che stia recitando una scena provata e riprovata allo specchi, è troppo perfetta.
Sono perso in questi pensieri, mentre memorizzo nei dettagli il suo corpo, quando lei urla spingendo in fuori il petto, aumentando la velocità dell’immaginaria cavalcata. Crolla in avanti, con il respiro affannato, cerca con la lingua la vagina di Barbara occupata dal mio pene. Lecca tutti e due sino alla fine dell’orgasmo.
Si alza da Barbara, sdraiandosi al suo fianco, l’accarezza dolcemente ricambiata da lei. Le lascio alle loro coccole e torno ad osservarle passivamente.
Vanno in bagno a rinfrescarsi. Quando tornano rivestite ci salutiamo sulla porta, la ragazza afferma che per quella sera non ha più voglia di lavorare, è soddisfatta così.
Una volta in macchina chiedo a Barbara:

– A me non ha chiesto niente, non l’avrai pagata tu?
– Non ha voluto niente, mi ha detto che l’abbiamo ripagata con il suo orgasmo! … A proposito… grazie! – sottolinea l’ultima parola con uno sguardo languido.
– Di che? – gli domando.
– Della tua idea, di come me l’hai fatta realizzare… perché mi hai capito!

è l’una e mezza, circa, ma lei è distrutta, piacevolmente distrutta. Mio malgrado devo interrompere il gioco per consentirgli di riprendersi. Prendo la strada di casa mentre gli dico:

– Avrei ancora tante belle idee, ma una sola notte non basta per realizzarle tutte.
– è proprio questo il bello del gioco, non puoi avere tutto da me… non questa sera.
Cosa vorresti ancora chiedermi?
Non hai ancora esaurito le tue idee perverse?
Cosa devo ancora fare per soddisfarti?
– Andiamo a casa, tua o mia, è lo stesso… tanto domani non c’è nessuno che ci aspetta!
– Andiamo da te, è più tranquillo e non ci sono vicini indiscreti.
Ma non mi hai ancora detto cosa vuoi da me, adesso!
– Solo te, da sola, tutta per me.
– Finalmente!
– Adesso o domani mattina, quando te la senti, ti voglio al massimo delle tue forze.
– In questo momento sono stanchissima, dammi solo un po’ di tempo per riprendermi.
Non sprecare l’eccitazione che mi hai dato, prendimi questa sera!
Fammi ancora godere e ripeteremo questa serata quando vorrai!

Giunti a casa mia, lei si toglie le scarpe e si stende sul divano. Vado in cucina a prendere una bottiglia d’acqua, di alcol ne abbiamo già bevuto a sufficienza, questa sera. Quando torno in sala la vedo con gli occhi chiusi mentre respira lenta, penso che si sia addormentata.

– Non dormire qua, è scomodo… dai un piccolo sforzo… vai nel letto! – gli sussurro dolcemente.
– Non dormo, sto solo raccogliendo le forze e mi sto godendo il languore che ancora mi sta scaldando.
Penso che farò una doccia.
Posso?
– Prego… la strada la sai… ah! Le tue mutande, prendi. –
– Tienile ancora tu!

Si alza, a fatica e si dirige in bagno, spogliandosi per il corridoio. L’immagine del suo corpo è ancora nei miei occhi che sento l’acqua scorrere.
Mentre l’attendo mi procuro qualche oggetto che potrebbe tornare utile al suo ritorno, posiziono tutto in modo strategico e aspetto.
Poco dopo la porta del bagno si apre, lei appare in salotto, nuda e almeno all’apparenza completamente ristabilita.
Cammina lenta, ancheggiando, sino a me. Nel tragitto trova le sue scarpe, dal tacco alto, e le indossa. Si piazza di fronte a me con le gambe leggermente aperte e le mani, chiuse a pugno, sui fianchi.

– Sono qui! – Questa affermazione, disarmante nella sua semplicità, gli esce con un tono quasi di sfida.

Ammiro la sua figura. Precedentemente avevo spento le luci, lasciando che fossero la Luna e le luci della città, che filtravano dall’ampia finestra, ad illuminare il soggiorno.
I miei occhi, già abituati alla penombra, possono farmi godere a pieno lo spettacolo. I suoi capelli, ribelli alla pettinatura, tornati un po’ ricci a causa dell’umidità gli creano un’aura attorno al viso. La curva armoniosa, che parte dalle spalle, scende lungo il busto stringendosi molto in vita, per allargarsi nei fianchi è disturbata dal seno, il cui bordo fa capolino. Ma la cosa che più mi eccita è l’ombra dei suoi peli pubici che si intravede nel mezzo delle gambe.
Mi accorgo che mi sono perso ad ammirarla, perdendo la nozione del tempo, da alcuni leggeri colpi di tosse di Barbara.

– Stai ferma così! – Non è una preghiera, ma un ordine. Anche se impartito con voce dolce da parte mia.

Mi avvicino a lei, restando seduto. Ho il viso all’altezza del suo pube. Mentre gli accarezzo le gambe sento la pelle ancora umida per la doccia. Scorro le gambe, all’esterno senza premere, con dolcezza. Quando gli arrivo ai fianchi scivolo dietro, sulle natiche, e avvicino la mia faccia ai suoi peli.
Mi lascio solleticare a turno il naso e le labbra dalla sua peluria, è umida, bagnata solo dall’acqua, per ora.
La bacio sotto l’ombelico, scendendo piano verso la vagina. La mano che tengo nel mezzo delle sue gambe sale e si intrufola tra i peli, alla ricerca delle labbra. Le dischiudo, sento che inizia a lubrificarsi, allora la divarico con tutte e due le mani per fare spazio alla mia lingua.
Lei freme, spinge in avanti il pube allargando ulteriormente le gambe. Mi accarezza i capelli, premendo dolcemente il mio viso contro di se.
Continuo la mia opera per un tempo sufficientemente lungo da indurgli un tremore nelle gambe.
Con le labbra appoggiate sul monte di venere, accarezzo le sue natiche. Non resisto e le stringo forte, mi piacciono i suoi glutei che si contraggono sotto le mia mani. La traggo a me, lei intuisce che io la voglia a cavallo e si prepara a salirmi sopra, ma non è quella la mia idea. La faccio accomodare al mio fianco, sul divano. La bacio mentre cerco tra i cuscini la sciarpa di seta che avevo nascosto prima. Mentre la mia mano vaga alla ricerca, Barbara intuisce qualcosa e la sua lingua si muove incerta nel bacio. Trovo la sciarpa, la faccio scivolare sul suo corpo, dal pube al seno. A lei piace quella carezza leggera, i suoi occhi si dilatano quando la stoffa solletica i capezzoli inturgidendoli ancora di più.
Ha capito che la voglio bendare e mi offre il viso.
Una volta privata della vista i suoi sensi sono tutti all’erta, userà l’udito per avere la percezione di cosa gli succede intorno e il corpo amplificherà ogni minimo contatto.
Mi alzo e mi spoglio mentre la osservo, seduta molto in vanti, il pube a filo del sedile del divano, le gambe un po’ aperte e la labbra socchiuse in attesa.
Mi inginocchio davanti a lei facendomi spazio fra le sue gambe, gli appoggio il pene alla vagina spingendo piano. Crede che voglia penetrarla e alza il pube, invitante.
è quello che voglio fargli credere. Strofino il membro sulle labbra, ormai umidissime, le mosse di Barbara a tratti lo attirano dentro di se. Sento la sua vagina aprirsi e risucchiarmelo dentro e, devo ammettere, fatico a resistere alla tentazione di spingerglielo dentro. Ma voglio dargli ancora qualcosa, voglio portarla più in là con l’eccitazione; dopo una serata come questa è il minimo che posso fare per lei.
Mi tiro indietro chinandomi a baciare i suoi capezzoli, un leggero gemito di delusione esce da sotto la benda, ma la tranquillizzo sommergendola di carezze.
Mi cade l’occhio sulla bottiglia di minerale presa dal frigo, idea!
La apro, è frizzate, il suono attira la sua attenzione. Bevo, poi mi chino a leccarle la vagina. La mia lingua, ora fredda, la stimola oltre ogni limite. Geme e contrae il ventre ritmicamente, è chiaro che cerca l’orgasmo. Tento di spegnere il suo ardore versandogli addosso una buona dose di acqua fredda, ma ottengo il risultato apposto. Lei spinge in alto il seno, inarcando la schiena, e geme di piacere. I capezzoli sembrano esplodere, ravvivati dal contatto gelato. Sono perso nella contemplazione di quello splendido corpo quando un suo grugnito mi riporta ai miei doveri, chiamiamoli così!
Raspo alla ricerca del simulacro fallico, usato dalla mia compagna nel suo spettacolo riservato a me di qualche tempo fa. Quando lo trovo lo brandisco come un’arma, lo punto all’accogliente vagina di Barbara, lo passo sulle labbra per la lunghezza, lei gli si strofina contro con movimenti opposti a miei. Lo ruoto, puntandolo all’ingresso. Lo sente e le sue mosse si fanno attente e mirate alla penetrazione.
Il fallo sintetico entra nel suo corpo, risucchiato dalla voglia di Barbara. Ha dimensioni importanti ma lei lo prende con gioia. Una volta entrato di parecchi centimetri, gli chiedo di sdraiarsi sul divano, senza farlo uscire da lei.
Si muove, attenta.
Una gamba sullo schienale e una in terra, il ventre incavato nello sforzo di spingere in fuori il seno, la testa appoggiata sul cuscino rivolta verso di me. è un’immagine fantastica!
Prendo in mano l’oggetto che ha dentro e lo muovo lentamente ma inesorabilmente sempre più in profondità, nel frattempo gli appoggio il membro alle labbra. Lei lo ingoia, mugolando di soddisfazione.
L’azione della sua bocca, unita alla lingua, è micidiale. Se la guardo, se osservo cosa gli sto facendo là sotto mi eccito troppo e rischio di venire immediatamente. Mi sottraggo dalle sua bocca quando sento che il mio piacere sta per esplodere, per un istante temo di non riuscire a controllarmi.
Rimango immobile, anche con la mano, per fare ricorso a tutte le mie facoltà mentali. Barbara capisce e mi sussurra:

– Lasciati andare, ridammelo in bocca… dai… fammelo ingoiare!

Non gli rispondo. La sua voce invece di farmi partire l’orgasmo mi aiuta a controllarmi.
Riprendo la manipolazione del simulacro fallico, unendo la lingua. In breve Barbara perde del tutto il controllo, è bello sentire con una mano sul ventre le sue contrazioni, ascoltare la sua voce!
Mi sembra di capire che si sta avvicinando al punto oltre il quale interrompere la stimolazione sarebbe una tortura per lei.
Rallento la mano che guida il fallo fino a fermarla, estraggo l’oggetto da lei e baciandola risalgo il suo corpo.
La sbendo, i suoi occhi mi implorano di continuare. Come risposta la bacio.
Prendo la cintura di un accappatoio, molto lunga, e la invito ad alzarsi.
Prendendola per mano la guido in camera. Mi siedo sul letto per accarezzarla, baciarla su tutto il corpo ancora un po’. Quindi mi sdraio, invitandola a salirmi sopra.
Le sale a cavallo mentre brandisco il pene in direzione della vagina. Barbara si sistema sopra di lui e scende, prendendolo dentro con un sospiro; inizia a muoversi selvaggia. La fermo traendola a me, completamente aderente a me. Con la cintura dell’accappatoio lego i nostri corpi, stretti, in modo che i movimenti consentiti siano minimi.
In questo modo l’unica stimolazione saranno le sue contrazioni e i miei corti ma intensi colpi.
L’amplesso dura molto. Più della stimolazione fisica è l’eccitazione provocata dai nostri giochi precedenti o dalla situazione attuale a farci godere.
Viene prima lei, lentamente, intensamente, con un urlo soffocato dal mio abbraccio. Io la seguo quasi subito stimolato dal suo piacere.

– Lasciamelo ancora dentro un po’ – mi prega mentre a tentoni slego la cintura.

Siamo sfiniti e dopo poche carezze ci addormentiamo.
Al mattino, dopo un’abbondante colazione (prima è inutile, e rischioso, parlare con Barbara ) riviviamo con i ricordi la serata.
L’accompagno a casa. Non ci siamo ripromessi di ripetere l’esperienza, è inutile, è chiaro che la ripeteremo.
Quando lo racconteremo ai nostri rispettivi compagni loro, senza dubbio, vorranno imitarci. Vorrà dire che perderemo l’esclusiva all’interno dei nostri giochi fra coppie; non importa, vedremo se saranno capaci di fare meglio di noi, di stupirci con la loro fantasia. Anzi lanceremo loro una sfida.
Questo, almeno, era l’argomento dei discorsi di quella mattina.
Mentre Barbara sale i gradini che la conducono alla porta di casa osservo il suo sedere e mi ricordo di una cosa.

– Barbara! – Gli urlo. Poi, attirata la sua attenzione, sottovoce – Barbara, dimentichi le mut….
– Tienile tu sino alla prossima volta, ciao. – Mi saluta con un sorriso che è un programma. FINE

About Erzulia

Colleziono racconti erotici perché sono sempre stati la mia passione. Il fatto è che non mi basta mai. Non mi bastano le mie esperienze, voglio anche quelle degli altri. Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *