Non mi importa – pensai.
Da cinque settimane Laura era sparita dalla mia vita, dal mio comodino, dall’armadietto del bagno, dalla scarpiera, da tutto. Guardai fuori una Roma piovosa e stanca che si ciondolava tra il traffico e le luci della sera.
Dovevo finire di sistemare la casa, cosa alla quale, per essere sinceri, non ero avvezzo.
Mi voltai.
Con un’occhiata abbracciai tutta la mia mansarda “open-space” come l’aveva definita l’architetto.
Affanculo anche lei, l’architetto intendo.
L’avevamo conosciuta in una festa privata, lei e la sua compagna danese, gran figa, peccato, lesbica.
Eravamo li, a ciondolarci sul piccolo terrazzo in via della lungara, più per dovere che per piacere, quando mi sento dire che la nostra unione stava perdendo quel “non so che di frizzante”.
Che significa?
– lo sai che significa
– spiegamelo scusa
– non lo so. lo vedi anche tu, abbiamo perso la complicità, l’eccitazione di stare insieme, il sesso, l’erotismo.
Credo che la fissai con uno sguardo tra l’incredulo e l’imbecille.
– cin cin – disse qualcuno alle mie spalle
– cin – rispose Laura sorridendo e alzando il bicchiere quasi vuoto Mi voltai. Due donne, una mora, sui quaranta ed una bionda, chiaramente straniera, poco più giovane erano venute a rompere le scatole.
Alzai il mio bicchiere,
– cin – dissi sorridendo
– ci fate un po’ di spazio ? dentro si muore di caldo.
Mi appiattii sullo stipite della finestra e Laura fece lo stesso dalla sua parte. Le due tipe passarono e raggiunsero un angolo del piccolo balcone antico. Erano chiaramente alticce e parlavano tra loro in inglese.
Laura ascoltando il loro discorsi sorrise.
– che dicono ? chiesi sottovoce
– niente.
– come niente. ?
– Proprio quello che ti dicevo
– cioè?
– Lo vedi come sembrano intrigate l’una dall’altra?
Mi voltai da osservarle. Erano una davanti all’altra, con la bionda che sovrastava la mora, appoggiata la muro.
– sono lesbiche
– e allora che c’entra?
– Niente, era una osservazione.
– Noi non ci guardiamo più così, non te ne faccio una colpa forse dipende anche da me.
– Laura, non ti capisco, dove vuoi arrivare?
Lei distolse lo sguardo
– Laura.. !
– Si..
– Do-ve vuoi a-rri-va-re ? ?
– Non lo so Giulio
Quel “non lo so” mi mise a terra.
– senti amore – imbeccai – dei momenti di stanca ce li hanno tutti.
– Si, forse si.
– Mi credi?
– Non lo so
Le alzai il viso
– guardami
Credevo piangesse, ed invece era gelida.
– non so che dirti Giulio, passerà.
Tornò a osservare le due tipe, si stavano baciando nascoste nell’ombra, dietro di noi. Sorrise.
– ti ricordi quando eravamo a casa di quella Cristina?
– Chi? – chiesi io
– Quella del negozio di scarpe
Fu una delle prime feste a cui andammo insieme
– si
– anche noi eravamo così presi
Era vero, ci ritrovammo a baciarci sul balcone. Eravamo talmente eccitati che si mise in ginocchio e prese a succhiarmelo con il rischio che qualcuno ci vedesse. Due anni fa.
Rimasi in silenzio. Ora l’idea di rifarlo mi faceva venire i brividi.
A quel tempo non me ne fregava nulla della gente, di come avrebbero reagito se ci avessero visti, di cosa avrebbero pensato.
Ora , rivivere la scena, immaginare lei che si muove con la testa facendolo uscire quasi tutto dalla bocca per poi riprenderlo all’ultimo momento, il mio getto di sperma che per metà le colpì il viso, la sua mano che la masturbava sotto la gonna, le dita umide sulle mie labbra per farmi assaporare il suo umore, i sospiri.
Forse aveva ragione, qualcosa era cambiato.
La vedevo li, davanti a me, con quel bicchiere in mano, bionda, i capelli tirati in dietro, il seno, che mi sembrava più piccolo di quando la vidi la prima volta, la gonna che avevamo comperato insieme, gli orecchini che le regalai per il primo anniversario, mi sembrava che non ci fosse più nulla da scoprire.
– Laura
– Si?
– Ti amo – dissi, ma lo feci più per lei che per me
– Anche io ti amo, sono solo un po’ depressa Dalle nostre spalle arrivò un gemito.
La ragazza bionda aveva infilato la mano sotto la gonna dell’amica, e a quanto sembrava, la stava masturbando.
Laura si mise a fissarle, le toccai il piede con la scarpa e lei distolse lo sguardo.
Un altro gemito, e Laura si voltò ancora. Mi accorsi che era incuriosita.
La cosa non mi stupii perché anche io non ero indifferente alla scena, ma tentavo di non darlo a vedere.
Le colpii ancora una volta delicatamente il piede, ma questa volta lei sembrò non accorgersene.
Aveva gli occhi puntati oltre le mie spalle, e istintivamente il suo pollice scivolava sul bordo del bicchiere in maniera nervosa.
Tentai di trovare il riflesso di quella scena in uno dei vetri davanti a me, ma era troppo scuro, quindi mi accontentai dell’espressione che stava assumendo Laura.
Passammo alcuni minuti in silenzio, ascoltando i sommessi sospiri che arrivavano dalle mie spalle. Laura di tanto in tanto alzava gli occhi e osservava la scena perdendosi nei propri pensieri.
Io per pudore evitai di voltarmi.
Una mano mi sfiorò la spalla, si protese verso Laura e la voce straniera di una delle due ragazze alle mie spalle disse “dai vieni”.
Laura si mosse come un’automa, fece un passo, poi si fermò, fissò per un secondo il mio sguardo incredulo quasi per chiedere scusa, e mi oltrepassò. Mi resi conto che stavo perdendo il controllo della situazione.
Seguii Laura con lo sguardo fino a ruotare su me stesso, per vedere se era veramente vero quello che stava accadendo.
La ragazza mora era appoggiata al muro del palazzo, con le gambe leggermente flesse e la gonna leggermente arricciata fino a scoprire parte dell’inguine. Seguiva, ondeggiando, il movimento della mano dell’altra donna, che continuava a masturbarla delicatamente.
La bionda, sorrise verso Laura e le cinse la vita con il braccio libero traendola a se.
– ti piace ? le chiese con il suo strano accento
Laura non rispose. La bionda si rivolse a me
– sei il suo uomo?
Feci segno di si con la testa
– sei contrario?
– Se sta bene a lei – risposi freddo
– A lei sta bene – disse la bionda sorridendo – stai attento che non venga nessuno qui fuori.
Mi ricordai ad un tratto dove ero, e mi vennero i brividi. La mia testa scattò dalla parte opposta per controllare la situazione. La gente ballava e chiacchierava, un grosso buffet distribuiva frutta. Mi misi in una posizione tale da bloccare nel miglior modo possibile l’ingresso al piccolo balcone.
Sentivo il mio membro ingrossarsi e mi stavo infuriando per quel che accadeva alle mie spalle.
Laura, cazzo! Non me lo sarei mai aspettato.
– toccala
La bionda stava incitando Laura a toccare la figa dell’altra.
Mi voltai a guardare.
Laura protese, esitante, una mano verso le cosce della mora. Fissava le sue gambe inebetita, quasi vedesse qualcosa di meraviglioso e ipnotico.
– toccala dai – ripeté la bionda
Laura avvicinò ancora di più la mano e sfiorò il sesso dell’altra donna.
Sabina si scostò dal muro, le prese la mano e la portò li dove prima entravano le dita dell’altra.
Laura affondò.
– permesso – chiese una voce alle mie spalle.
Mi raggelai. Una coppia, entrambi con il bicchiere in una mano e il piatto colmo di frutta nell’altra, volevano passare.
– Non so se è il caso- risposi io con la migliore faccia di circostanza che riuscii a trovare – c’è una ragazza che si sta sentendo male.
– Oh.. !
La donna accanto al tipo sbirciò alle mie spalle – ma chi è ?
– una amica della mia ragazza
– forse dovremmo chiamare qualcuno…
La voce di Laura giunse dalle mie spalle incredibilmente fredda e circostanziale
– no grazie, è tutto a posto.
Le due donne mi scavalcarono e Laura tornò al mio fianco come se nulla fosse.
– I giramenti di testa si sono calmati, forse è meglio se le
accompagniamo a casa.
– Si – risposi io togliendomi dallo specchio della finestra.
Laura si allontanò da me per raggiungere le due tipe che ora erano quasi al centro della sala. La ragazza mora le carezzò una guancia, la cosa passò inosservata ai più.
Poi la bionda si voltò a fissarmi e disse qualcosa a Laura che mi guardò a sua volta.
Un attimo dopo tornò da me.
– Lio – così mi chiamava di solito
– Ti va se le accompagniamo?
– Si, ma dove
Laura mi guardò – fuori di qui
Dai suoi occhi capii tutto, mi stava chiedendo di ritrovare quel “non so che di frizzante” che le mancava.
Per la verità io non riuscivo a capire se il mio ruolo sarebbe stato passivo o attivo, e la cosa mi stava facendo irritare. Mi sentivo escluso e tradito da quel che supponevo della mia donna.
– vuoi che venga anche io? – chiesi gelido – credo che possiate fare da sole.
Laura mi strattonò leggermente un braccio,
– Lio.
– Che cosa.. ?
– Non fare così ti prego, non ti sto escludendo, per me è importante che tu ci sia. è un gioco. Prendiamola come un gioco, forse farà bene ad entrambi.
Mi presi un secondo per riflettere. La stretta della sua mano sul mio avambraccio si fece più pressante.
Vidi che mi stava fissando.
– se ti dicessi di no?
I suoi occhi risposero per lei, dissero qualcosa che somigliava ad un “ti prego”
– rimarrei con te – concluse
Squadrai le due donne che parlottavano al buffet e occhieggiavano di tanto in tanto.
– dove andiamo?
Laura sorrise come una bambina
– vieni – e mi tirò via di li
– allora andiamo? – chiese la mora
– si. Vi posso presentare il mio compagno? Giulio.
Le due tipe mi guardarono divertite, poi tesero la mano.
– Sabina, piacere
– Lupe
La mano di Lupe era ancora umida degli umori dell’amica, o forse era solo una mia impressione, ma ebbi l’idea che lei fu divertita dalla mia espressione mentre le fissavo le dita.
– dove avete la macchina? Chiese la ragazza danese
– qui dietro, sulla piazzetta
– venite a casa nostra? – chiese Laura tutto d’un fiato – Ci beviamo una cosa e stiamo un po’ rilassati
– Le due donne fecero una faccia come per dire “basta che andiamo da qualche parte” e poi aggiunsero – va bene-
Io a dire il vero non ero proprio sicuro che fosse una buona idea quella di Laura, comunque non dissi nulla.
Scoprii che le due donne vivevano poco lontano dal luogo dove era la festa, ed erano venute a piedi.
Stavano insieme da circa sei mesi, conosciute in Danimarca in un congresso di architetti. La bionda era una delle Hostess ed in pratica era stata “rimorchiata” dalla mora. Ora era venuta a Roma per una “vacanza” di un paio di mesi.
Arrivammo a casa, la mansarda dove abito, settanta metri quadrati più o meno al centro.
Sabina si mise a curiosare in giro ed esordì con un : – qui è magnifico, basterebbe togliere qualche muro e sarebbe spettacolare! –
Laura le fece fare il giro delle stanze, bagni compresi, e finimmo tutti in terrazza.
A dire il vero la terrazza era il punto forte dell’abitazione, ampia, con affaccio sui tetti e un bel panorama.
“L’architetta” la guardava estasiata.
Spiegai che, ad onor del vero, la casa era stata ereditata alla morte di mia nonna, e che un tempo era semplicemente un sottotetto per i cassoni dell’acqua.
Mi stupii nel constatare con quanta familiarità Laura parlasse con le due donne, lei generalmente timida ai primi approcci. Sembravano tre vecchie amiche che si consigliavano su come ristrutturare casa.
Presi alcune birre, e tornai sulla terrazza. Le trovai con Sabina, “l’architetta” che teneva banco e la bionda che la guardava estasiata e le carezzava la spalla.
Fui coinvolto nella discussione, più per cortesia che per interesse, d’altraparte mi rendevo conto che non avevo alternative : questo era il gioco di Laura.
Presi la decisione di uscire in modo da lasciarle sole e poter riflettere sulla cosa. La situazione, più che intrigarmi mi bruciava e mi sentivo idiota oltre che intruso. Stavo scoprendo un lato della mia donna (o meglio ex) che non sospettavo e mi lasciava spiazzato.
La scusa di cercare le sigarette era quella più credibile, quindi la utilizzai per allontanarmi. Laura mi lanciò un’occhiata interrogativa, comprendeva che era una balla ma non fu, a mio avviso, troppo dispiaciuta.
Andai a piedi fino a corso Vittorio Emanuele, al distributore automatico.
Ci impiegai mezz’ora , anche perché rallentai il passo e mi sedetti in un piccolo giardinetto a riflettere.
Non riuscivo a capire cosa sentivo dentro di me. Da una parte ero profondamente irritato, contrariato e deluso, dall’altra ero incredulo e spiazzato. Cosa accadeva? La mia Laura era a casa mia, con due lesbiche e stava morendo dalla voglia di fare l’amore con loro.
No. Stava morendo dalla voglia di scopare con loro.
Ed io?
Un idiota.
Non sono mai stato un “pudico” ma, come spesso accade, determinate cose le pensi, le immagini, o le fai con la tipa che ti capita la sera, magari beccata in discoteca o chissà dove, ma nell’ambito della mia vita sentimentale, ho sempre mantenuto un certo comportamento piuttosto distaccato dall’hard-core casalingo.
Non so perché pensiamo o supponiamo, che la nostra controparte, uomo o donna che sia, non accetterebbe quel genere di cose. La vediamo “innocente” o forse ci rifiutiamo di vederla diversamente. Con Laura, in due anni, abbiamo fatto l’amore in tutte le salse, almeno credevo, un paio di volte anche davanti ad un film porno, ma lei non mi sembrò molto coinvolta dalla cosa.
Io, d’altro canto, non le ho mai chiesto dippiù, anche se a dire il vero, lo desideravo. Ma si sa com’è, dopo qualche tempo sembra di mangiare sempre la solita minestra e il desiderio cala.
Sono un idiota. Appunto.
– giochiamo a carte scoperte quindi – dissi parlando a me stesso
– se è il “questo” che vuole allora questo avrà.
Mi avviai verso casa.
La luce della terrazza era ancora accesa, ma si intravedeva, dal basso, una luce più fioca nella camera da letto. Ebbi un gesto di stizza. Ero arrabbiato, soprattutto con lei.
Salii le sale velocemente fino all’ultimo piano, mi fermai per riprendere fiato, in modo da non entrare con l’affanno. Quando il respiro fu di nuovo regolare, o quasi, entrai in casa.
Senti dei mugolii provenire dalla camera matrimoniale, andai diretto. La porta era aperta e la scena che vidi mi lasciò senza fiato.
La ragazza bionda, Lupe, era seduta su una delle due poltroncine all’angolo del muro, quella vicino la finestra.
Aveva indosso solo un paio di mutandine di pizzo bianco ed un reggiseno calato intorno alla vita. Con la mano destra si massaggiava masturbava accarezzandosi il clitoride mentre la sinistra continuava a scivolare avanti e indietro sull’ altra coscia.
Laura era distesa sul letto, mezza svestita, con la gonna completamente sollevata e la mano di Sabina che affondava tra le cosce.
Un groviglio di abiti sul parquet.
– se stai buono puoi guardare – mi disse Lupe senza interrompere la sua masturbazione
Laura sobbalzò, aprì gli occhi, le feci cenno con la mano che era tutto a posto e mi sedetti sull’altra poltroncina, dove generalmente lei posava gli abiti.
Sabina le spinse delicatamente la testa sul cucino e continuò a toccarla tra le cosce, Laura era diventata tesa.
Apriva gli occhi, mi guardava, poi tentava di concentrarsi e tornava a chiuderli.
Sabina tolse la mano, si leccò le dita per bagnarle, e riprese a masturbarla. Laura gemette un attimo. L’aveva penetrata.
Flesse le gambe, le ridistese. La ragazza mora le sollevò ancora di più la gonna ma Laura le tolse la mano.
Le tre donne mi guardarono in silenzio, Lupe continuava a toccarsi, mentre le altre due ora erano ferme con Laura che teneva ancora la mano di Sabina.
Dovevo sbloccare la situazione.
Tirai fuori il mio uccello e iniziai a farmi una sega davanti a loro.
Lupe sorrise e spostò di poco la poltrona verso di me, in modo che potessi osservare meglio il suo ditalino. Il cazzo si fece più duro, e iniziò a bagnarsi, lei se ne accorse e sollevò le gambe sui braccioli in modo che io potessi vedere bene. Si sfilò le mutandine, con la mano sinistra aprì le grandi labbra e con due dita della destra iniziò a penetrarsi senza staccare lo sguardo da me, quasi con aria di sfida.
Laura aveva sollevato la testa per osservare la scena, e prese a rilassarsi mentre Sabina le parlava all’orecchio. La mano di Laura iniziò a cercare il clitoride della donna la quale si spostò per favorire la ricerca.
La mia ragazza, sdraiata sul letto, era masturbata e stava masturbando una sconosciuta ed un’altra, davanti a me, quasi mi sfidava penetrandosi. Tutti osservavano tutti.
Mi sfilai i pantaloni, gli slip e rimasi con il cazzo in bella mostra che affiorava tra la camicia bianca. Mi spostai, per favorire meglio lo spettacolo a chi voleva osservare la mia sega.
Sabina si mise a cavalcioni di Laura e le sfilò la gonna. Mi accorsi solo in quel momento che Laura non portava le mutande. La sua figa, completamente depilata, fu una sorpresa. Durante la mia assenza quindi l’argomento di conversazione era cambiato rapidamente. Sabina divaricò le grandi labbra di Laura mettendo in mostra la sua enorme fessura. A quanto pare Laura fece lo stesso perché la ragazza ebbe un sussulto e abbassò il bacino verso la sua bocca con veemenza.
Lupe aveva iniziato a produrre rumori acquosi penetrandosi con violenza.
Il suo ritmo era accelerato, le dita entravano ed uscivano velocemente ed erano lucide di umori.
Si mise ad osservare la scena fra le due donne sul letto e si voltò per masturbarsi verso di loro, in modo che le due vedessero quanto si stava eccitando.
Si infilò un dito nel buco del culo.
La cosa che mi stupì fu che era enorme. Lo sfintere era completamente dilatato tanto che di li a poco le dita divennero due, poi tre, entravano ed uscivano come da una seconda figa. La vista mi fece eccitare a tal punto che dovetti fermarmi un attimo altrimenti avrei sborrato di li a poco.
– guardami stronzo maschio – mi disse con il suo strano accento – guardami!
Non sapevo cosa osservare, se la scena sul letto che coinvolgeva la mia donna o quella straniera, completamente slabbrata che continuava a penetrarsi con tanta foga i suoi due buchi.
– venite qui – disse con tono che non ammetteva repliche alle altre due.
Sabina si mosse subito mentre Laura tentennò.
– anche tu troia! Vienimi a leccare.
Sabina tornò indietro, prese delicatamente Laura per un braccio e la fece alzare . Una volta in piedi Laura barcollò, mi regalò uno sguardo vago e si tolse la camicetta rimanendo solo con il reggiseno color carne e il piccolo swatch che le avevo regalato una settimana prima.
Lupe scivolò sul cuscino tanto che la schiena arrivo a combaciare perfettamente con la seduta della poltrona.
Ora le sue parti intime erano completamente esposte e la testa aveva assunto una posizione innaturale, incastrata fra lo schienale e il petto.
– leccatemi.
Sabina fece avvicinare Laura che, senza fiatare, si inginocchiò davanti alla tipa e prese a leccarle la figa oramai completamente bagnata.
– mi devi leccare il culo bella, li ci pensa la mia amica!
Laura obbedì come un cagnolino e prese a leccarle quell’enorme sfintere completamente dilatato. Sabina si mise a cavallo della poltrona e si chinò in modo da avvicinare la figa alla faccia di Lupe, quasi sedendosi su di lei. La bionda trasse quelle natiche verso la sua bocca e la sua faccia sparì nel sedere dell’amica quasi con violenza.
Ripresi a masturbarmi, sentendo liquido che mi colava sulle dita per l’eccitazione. Avevo perso ogni pudore.
Vedevo quel groviglio di corpi femminili, tra i quali c’era in mezzo la mia ragazza, e non potevo quasi trattenermi dal godere. Mi alzai in piedi, continuando a menarmelo e mi avvicinai alla scena ma, appena posai una mano sul seno di Sabina, un violento schiaffo mi colpì il cazzo.
– ti ho detto di stare tranquillo, se non ce la fai esci e fatti una sega in corridoio!
Mi aveva fatto male, il colpo aveva preso uno dei testicoli, reagii con rabbia torcendole il braccio.
Lupe urlò di dolore, e di li ad un attimo Sabina mi saltò addosso .
– stronzo non la toccare!
– Fermi! – Urlò Laura
Aveva il viso bagnato dei liquidi che colavano da Lupe, che si era alzata in piedi nel frattempo.
– Fermi ho detto! Lupe, Sabina, Giulio!
Ci voltammo a guardarla.
– Lupe, non hai il diritto di trattare così Giulio
– Deve stare lontano
– No, perché! ?
Lupe la guardò incuriosita. – Avevamo detto che era tra noi!
– ci ho ripensato, non mi sta bene che lui rimanga fuori – Per quel che mi riguarda – disse Sabina – Lui può partecipare, basta che sia solo con te e che non tocchi Lupe
LA danese mi guardava con aria di sfida
– Lupe.. ! – imbeccò Laura
– faccia come vuole ma solo con te
– Amore – mi disse Laura con tono supplichevole – tocca solo me okay?
Scoccai uno sguardo di fuoco verso Lupe che continuava a fissarmi – okay, ma di alle tue amiche di stare calme altrimenti le butto fuori a calci.
Il mio uccello era divenuto completamente moscio e Laura se ne accorse.
Sospinse dolcemente Lupe verso il letto, le sollevò le gambe e fece cenno a Sabina di salire a cavalcioni dell’amica. La ragazza si posizionò esattamente con la figa sopra la bocca della danese, e vidi che quest’ultima, un attimo dopo, prese a penetrarla con le dita e con la lingua.
Laura divaricò le natiche di Lupe le passò la lingua su tutto la sfintere che aveva ricominciato a pulsare ed allargarsi.
Tese una mano verso di me ed io mi avvicinai. Mi portò all’altezza della figa e, staccandosi un secondo dal culo della bionda mi disse – amore, fammi godere come sai tu-
Voleva essere inculata.
Non lo facevamo spesso, ma quando era particolarmente eccitata preferiva averlo dietro, le dava sensazioni più velate e lunghe.
La sua mano afferrò il mio uccello e iniziò a menarlo fino per farlo tornare duro. Di tanto in tanto si toccava dalle parti intime dell’altra donna e iniziava a succhiarmelo affondandolo completamente in gola fino alle palle. Ogni qual volta lei si staccava, Sabina prendeva il suo posto ed iniziava a leccare la bionda la quale, oramai, era totalmente andata e aveva iniziato a parlare un po’ in inglese e un po’ nella sua lingua madre.
D’un tratto Sabina emise un gemito e schiacciò il bacino completamente sulla bocca dell’amica.
– Leccami anche tu Laura, sto sborrando!
Laura si staccò immediatamente da me, fece il giro del letto e andò a leccare la mora sullo sfintere.
Vidi che le metteva un dito nell’ano. Entrò tutto, senza trovare resistenza. Laura tolse la mano, ne mise due, ed iniziò a muoverle con foga.
– Siiiiiii – un lungo lamento soggiunse da Sabina e un impercettibile rivolo di liquido scivolò lungo il petto della danese.
– Non vi fermate, non vi fermate…
La ragazza mora aveva preso ad ondeggiare le natiche fra le due bocche mentre di tanto in tanto la sua lingua affondava nella figa o nell’ano dell’amica che continuava a mantenere le gambe sollevate mettendo in mostra tutto quello che aveva.
Laura mi disse di avvicinarmi e scivolò con il bacino in una posizione tale da permettermi di penetrarla. Con la mano sinistra si divaricò le natiche all’altezza dell’ano, quasi a ribadire la sua volontà di essere inculata. Tentai di penetrarla ma non mi riuscì, lei si spostò per assumere una posizione migliore, senza mollare il sedere della mora.
Di tanto in tanto vedevo che abbassava la testa e la danese si faceva succhiare la lingua, poi di nuovo entrambe tornavano sui genitali di Sabina.
Allargai le natiche di Laura e vidi il suo sfintere pulsare.
Rispetto a quello di Lupe era minuscolo. Ci sputai sopra un paio di volte facendo colare più saliva possibile, poi con il dito lubrificai l’entrata. La mia saliva impregnava il suo buco, tanto da colare a terra. Ci sputai ancora, ma questa volta la penetrai profondamente con l’indice.
Lei gemette.
Appoggiai e la cappella, dopo un attimo di resistenza, questa passò le crespe del suo piccolo buco.
Laura sobbalzò, le faceva male, mi fermai. Le diedi tempo di rilassare i muscoli e quindi affondai quasi completamente. Iniziai a pomparla con ritmo incalzante.
La mia ragazza era sospinta avanti dal peso del mio corpo, e non riusciva a rimanere con la lingua in un unico punto del sedere di Sabina.
Quest’ultima si voltò per osservare la nostra inculata scavalcandosi dalla sua posizione per andare a leccare la bionda dai piedi del letto dove poteva vedere la scena da un’angolazione migliore. La danese divaricò le natiche con forza e il suo buco si dilatò incredibilmente.
Laura aveva perso il controllo ed ora era riversa sul letto con una guancia sul petto della bionda.
– ti sta inculando piccola – le disse lei
– guarda come gode il tuo uomo
Il sedere di Laura aveva iniziato ad emettere rumori sconci, ed un vago olezzo di feci si iniziava a sentire.
– non ti cagare addosso tesoro, non è bello – continuò la danese
Le tre donne risero.
Ora il mio cazzo entrava fino alle palle ed era sul punto di esplodere.
Sabina si sollevò dalla figa di Lupe e iniziò a penetrarle il sedere con le dita, prima due, poi con quattro, finché l’amica le disse quasi in un sussurro
– … la mano.. !
Sabina obbedì e iniziò a fare forza per entrare completamente.
Laura sollevò la testa dal petto della bionda per godersi la scena.
Era talmente eccitata che iniziò ad avere contrazioni spasmodiche. Ora era lei che spingeva il sedere contro di me per favorire la penetrazione, e lo faceva con tanta foga che dovetti puntare i piedi per non arretrare. Le sue natiche rimbalzavano sul mio corpo, il cazzo veniva completamente inghiottito dal suo sfintere che oramai era completamente dilatato. Entravo con la stessa facilità con cui si penetra una figa bagnata, non c’era differenza, tolto il fatto che si continuava a sentire quel vago odore spiacevole che, in quel contesto contribuiva solo a far salire l’eccitazione generale.
Le sue mani afferrarono con forza le lenzuola
– sto venendo! Sto venendo! Scopami sco-pa-mi!
Aumentai il ritmo. Laura si muoveva con foga, e i suoi umori le colavano lungo le gambe.
Lupe le prese il viso fra le mani e iniziò ad incitarla con parole sconce.
La mia donna aveva perso totalmente il controllo di se, non l’avevo mai vista così. Sembrava di vedere uno di quei film porno di ultima categoria.
Continuava ad incitarmi, mi diceva di spingere, di venirle nel culo.
Sabina, ai piedi del letto aveva ancora una mano nel culo di Lupe e con l’altra si intuiva che si stava masturbando.
Ero giunto al limite, svuotai il mio seme nel sedere tanto da vederlo tracimare e colare giù sul pavimento.
Per un attimo tutti ci fermammo. Ero affannato, sudato, con il cuore che batteva all’impazzata.
Laura si abbandonò sul petto di Lupe e Sabina smise di masturbarsi e le carezzò una guancia con la mano ancora bagnata.
sei stata eccezionale – le disse.
Lei sorrise e, credo, arrossì.
La danese, ancora distesa sul letto, si voltò a guardarmi. Non disse nulla, sostenni lo sguardo.
Mi sfilai, completamente esausto, Laura ebbe un leggero brivido, il suo ano era tanto dilatato da poter far passare una grossa moneta di piatto.
Emise un ultimo rumore sconcio, questa volta risero tutte e tre e Laura scherzando si coprì il viso simulando vergogna.
– Forse è meglio che io vada a lavarmi- disse
Sabina sorrise e annuì
Laura si alzò, mi prese per mano e andammo in bagno. FINE