– Allora, pronta ? Si va ?
– OK, andiamo…
– Stasera si va a caccia di maschio, finalmente !
Lidia rise alla battuta di Giovanna: tuttavia, era proprio vero. L’inverno era finito, entrambe erano finalmente libere dalle traversie sentimentali che le avevano afflitte e non vedevano nessuna ragione per non divertirsi un po’: la primavera appena iniziata metteva addosso voglia di vivere.
Decisero di andare a P. : c’era una festa patronale ed era l’occasione per vedere un po’ di gente e per guardarsi attorno. Riuscirono a guadagnare rapidamente un passaggio in autostop: scesero dall’auto proprio davanti al grande spiazzo, appena fuori dall’abitato, dove era stato installato un luna park, come avveniva tutti gli anni in quell’occasione.
Bighellonarono fra le varie attrazioni, senza peraltro vedere nessuno degno di nota, dal loro punto di vista: la difficoltà, nell’andare a caccia di maschi, era che mancava spesso proprio la materia prima.
– C’è poco da cacciare qui, Giovanna- disse Lidia
– Mi sa che hai ragione… eppure non siamo da buttare via ! Dove sono i maschi decenti, dovrebbero sciamarci attorno come mosche sul miele…
– Già, o sulla m… – rise Lidia
In effetti, Lidia era molto carina, piuttosto alta e snella, con un viso simpatico e decisamente bello incorniciato da nerissimi capelli a caschetto, illuminato da due vivaci occhi verdi: aveva diciassette anni ma ne dimostrava qualcuno di più. Giovanna, di due anni più anziana di Lidia, aveva poco in comune con l’amica: piccola e formosetta, aveva capelli castani e occhi chiari: sembra un porcellino, pensava spesso Lidia, osservando i lineamenti un poco grossolani dell’amica e il naso curvato all’insù.
– Direi di andare da qualche altra parte, propose Lidia.
– Va bene, andiamocene… ferma tutto !!
– Che c’è ?
– Guarda là, no, non girarti … aspetta, ecco, prova a guardare, adesso…
Beccàti !
Dietro il banco di un baraccone del tiro a segno, a qualche metro dietro Lidia, c’erano due ragazzi sui venticinque anni: capelli neri, carnagione scura, alti e snelli, occhi malandrini e fisici da atleti.
– Caspita ! , spiaccicò Lidia
– Due loro, due noi: andiamo, disse decisa Giovanna.
Si avvicinarono al baraccone.
– Avanti, belle signorine, avanti – disse uno dei due con l’accento della bassa padana – tirate qualche colpo – disse porgendo il fucile ad aria compressa a Giovanna – pratiche di armi a canna lunga ? chiese ammiccante.
– Basta che siano a canna mooolto lunga, disse Giovanna, Volgarona, pensò Lidia
– Ma non sarete mica delle guerrafondaie ?
– No, ma di armi a canna lunga ce ne intendiamo… voi le sapete usare ? chiese Giovanna con aria sbarazzina.
– Eh, caspita, siamo degli esperti… mi chiamo Alberto e questo è mio cugino Bruno.
I due si assomigliavano, in effetti: Bruno era leggermente più basso di Alberto e un poco più massiccio. Le ragazze si presentarono: si cominciò a parlare del più e del meno, del tempo, delle prime elezioni europee che si sarebbero tenute da lì ad un paio di mesi, di quanto si sarebbe fermato a P. il luna park.
– Stiamo qui ancora per tre giorni, poi si parte e si va in Liguria…
Ogni tanto dei ragazzotti si fermavano a tirare qualche colpo: si fece tardi e le due ragazze se ne andarono, promettendo di tornare la sera dopo.
– Che te ne pare dei giostrai? chiese Giovanna all’uscita dal luna park.
– Mica male… non saprei chi scegliere, rispose Lidia.
– allora, scelgo io per tutte e due: io mi faccio Bruno e tu Alberto !
Lidia scoppiò a ridere: Bisogna vedere se loro sono d’accordo… e poi scopare subito… non so… vedrò domani.
La sera dopo, le due ragazze erano al baraccone del tiro a segno: Giovanna puntò subito Bruno, monopolizzandone l’attenzione e tirandolo lentamente in disparte finchè lui disse al cugino che faceva un giretto con Giovanna e che sarebbe tornato entro poco tempo.
Lidia e Alberto sorrisero con aria complice e continuarono a parlare: ogni tanto il ragazzo cingeva innocentemente le spalle della ragazza.
Giovanna e Alberto tornarono un’ora dopo e sembravano molto allegri e molto accaldati. A quel punto, anche Lidia e Alberto si assentarono, per non più di una mezz’ora.
Dopo che furono tornati, le ragazze se ne andarono, dando appuntamento ai “giostrai” per la sera dopo.
Appena usciti dal luna park, Giovanna scoppiò a ridere. Lidia la guardò, interrogativamente.
– allegra, vedo.
– Ehh, per forza… mica capita tutti i giorni un moro così bravo a letto
– che porca ! allora te lo sei fatta, stò Bruno ! disse Lidia
– cosa credevi, che stessi a guardarlo negli occhi ? certo che me lo sono fatto e mi è anche piaciuto! Ha uno di quei cosi …! E tu, con Alberto …
– no, io no ! non mi piace farmi scopare così, dopo solo un paio di sere…lui avrebbe voluto… pensa che, senza che me ne accorgessi, mentre ci stavamo baciando, l’ha tirato fuori e mi è venuto sui jeans…
– che foga, caspita, promette bene !
– uno schifo, me li ha sporcati tutti, quel maiale !
– dai, disse Giovanna, lasciati un po’ andare… gli uomini sono tutti maiali, lo sai: tanto vale approfittarne e, se ne trovi uno che ti va, non farselo scappare: almeno ti sarai fatta una bella scopata !
– forse hai ragione
– E ti dirò la verità – proseguì Giovanna – se devo proprio essere sincera, a costo di sembrare una troia, mi piacerebbe farmi anche il tuo Alberto e magari tutti e due insieme !
– Eh, ma sei proprio una troia! . disse fingendosi scandalizzata Lidia – potrebbe essere l’uomo della mia vita ! , concluse ridendo
– Scherzi a parte, non ti verrebbe voglia di fare una bella ammucchiata ? è un’occasione unica: due bei fusti, che vengono da fuori e che domani se ne andranno, che non sanno niente di noi, e noi di loro, hanno una roulotte con le cuccette… una gran comodità
– Non lo so: francamente non ci ho mai pensato: vabbè, vedremo domani…
– Pensaci, pensaci, disse ammiccando Giovanna. Io gliel’ho già fatto capire, a Bruno, che voglio farmi suo cugino e che se tu vuoi, domani lui può venire con te: insomma, gli ho detto che siamo disponibili !
– Ah, brava… senza neanche consultarmi ! E lui, cos’ha detto ?
– Che non vedeva l’ora, figurati ! Eddai, non fare quella faccia, esclamò vedendo l’aria perplessa di Lidia, domani si scopa alla grande… siamo o non siamo donne libere ?
Libere sì, ma troie no, almeno non io.
La sera dopo, Giovanna ripetè il copione già recitato, puntando Alberto, stavolta. Sparirono quasi subito, mentre Bruno girava affannosamente i baracconi vicini per trovare qualcuno che gli facesse il piacere di sostituirlo: “per un’oretta, non di più, mentre vado a bere qualcosa con quest’amica”. Risolto il problema- Vieni, disse a Lidia, ti faccio vedere la mia roulotte. –
Tutti insieme, appassionatamente… ? !
Lidia entrò nella piccola roulotte, che era illuminata solo da una fioca lampadina, seguita da Bruno, che richiuse la porta dietro di loro. C’erano due cuccette, all’interno e una era occupata da Giovanna ed Alberto: Lidia capì per quale motivo la roulotte sembrava oscillare, vista dall’esterno: in effetti, oscillava proprio, sotto le poderose spinte pelviche con le quali Alberto penetrava Giovanna. Erano entrambi completamente nudi: Giovanna, in posizione prona, appoggiata sulle mani e sulle ginocchia, muoveva il culo, seguendo il ritmo delle pulsioni di Alberto, inginocchiato dietro di lei.
Quando videro Bruno e Lidia, fecero gentilmente ciao, ciao agitando per qualche secondo una mano, proseguendo la loro ginnastica del tutto indifferenti alla presenza degli altri due.
Bruno appoggiò le mani sulle spalle di Lidia e la fece girare: La abbracciò e chinò il viso verso di lei: le labbra si sfiorarono, le bocche si aprirono e i due si scambiarono un bacio appassionato. L’uomo la accarezzava, dapprima delicatamente, poi in modo sempre più pesante: la mano si appoggiò sul culo, lo accarezzò, poi trovò un varco nei jeans e accarezzò la pelle, esplorò la fessura dell’ano, strinse fra le dita i glutei. Lei nel frattempo lo accarezzava sulla schiena, poi scese con la mano ad abbassare la cerniera dei pantaloni: la introdusse nel varco, scostò le mutande e afferrò il pene eretto dell’uomo. Lo massaggiò, notando che era di un calibro notevole, anche se leggermente più piccolo di quel paio di esemplari che aveva avuto modo di conoscere molto bene in precedenza: lui la fermò, poi la spinse sulla cuccetta libera e la fece sdraiare. Si sdraiò vicino a lei, ed entrambi si svestirono. Erano completamente nudi, ora: proprio un bel fisico, si disse la ragazza. La cuccetta era piccola e loro si misero sul fianco: lui la abbracciò, sfiorando con il pene eretto il sesso della ragazza, ne afferrò il culo e sentì che lei rispondeva, muovendo il bacino e strusciandosi contro di lui. Introdusse lentamente il pollice nella vagina della giovane donna, masturbandola delicatamente. Lei lo assecondava, ricambiando, massaggiandogli il pene: accavallò una gamba nuda sul fianco dell’uomo, fino a toccargli con il calcagno il culo peloso. Nel frattempo, sentirono dei gemiti più forti provenire dalla cuccetta vicina: Lidia sbirciò sopra la spalla del compagno e vide distintamente il viso di Giovanna, contratto dall’orgasmo, ed Alberto che, tenendosi il pene in mano, spruzzava fiotti di sperma sul culo della ragazza Spero che anche questo qui si ricordi di tirarlo fuori al momento giusto, pensò Lidia. Bruno si spostò, togliendo la mano di lei dal pene: Lidia capì e si sdraiò supina sulla cuccetta: le piante dei piedi appoggiate sul materasso, le ginocchia sollevate, allargò le cosce per accogliere dentro il suo sesso il grosso membro eretto del giostraio. Lui invece la prese per i fianchi e la girò sulla pancia, tirando il sedere verso l’alto: la pecorina è la posizione di famiglia allora, pensò Lidia. La cosa diventava eccitante: le piaceva farsi prendere da dietro, purchè la scopata fosse sufficientemente selvaggia.
Lui, in ginocchio dietro di lei, appoggiò le mani sul culo della ragazza, ammirandone la curva piena e proporzionata: è proprio una gran bella fica, pensò. Sorreggendo il pene con la mano destra, lo appoggiò al sesso di Lidia. Il glande dilatò la carne umida e tutto il grosso pene scivolò dentro la vagina della ragazza. Bruno stette fermo per qualche istante, godendo del calore di lei: poi cominciò a muoversi, lentamente, estraendo quasi completamente il membro e affondandolo violentemente: la ragazza gemette sotto quell’assalto, mentre l’inguine di lui colpiva con regolarità la pelle nuda dei suoi glutei. Era bravo anche con le mani, Bruno: Lidia sentiva che lui le strizzava i fianchi, poi il culo e contemporaneamente con una mano titillava il suo capezzolo destro, mentre con l’altra scendeva verso il pube, accarezzandole il ventre… Ehi, quante mani ha, questo qui ? si chiese. Nel momento in cui si faceva questa domanda, si accorse di un soffio caldo sul viso: aprì gli occhi, che aveva tenuti chiusi durante quei primi momenti e vide, vicinissimo, il viso sorridente di Alberto: lui si accostò sempre di più e appoggiò le labbra sulle sue. Lei le socchiuse e si ritrovò, con una certa sorpresa, a infilare la lingua nella bocca del ragazzo che, dal canto suo, si mise subito all’opera. Ma che gran troia sono ! Si staccò poco dopo, perché aveva bisogno di respirare: Bruno dava spinte sempre più forti e lei si ritrovò ad ansimare, gemendo, espirando il suo godimento. Intravide, ai piedi della cuccetta, che Giovanna stava massaggiando vigorosamente il pene di Alberto, quasi completamente eretto Caspita, che ripresa ! pensò. Gli sembrava che il ragazzo avesse eiaculato da pochissimo, eppure era già pronto per una seconda scopata. Non riusciva neanche più a capire di chi fossero le mani che la stavano esplorando: era in preda ad una vera frenesia erotica. Vide che il membro di Alberto era ormai completamente eretto e che lui lo sfilava dalle mani di Giovanna: lo fissò, quasi ipnotizzata, mentre Alberto si contorceva sulla cuccetta per avvicinarlo alle sue labbra. Se lo ritrovò davanti e, senza pensarci troppo, cercando di rimanere in equilibrio sulle ginocchia e sulla mano sinistra, lo afferrò con la mano destra e se lo portò alla bocca: Alberto lo vide sparire fra le labbra di Lidia e sentì la lingua della ragazza leccargli il glande. Giovanna non voleva rimanere esclusa dal gioco e si sdraiò, con una certa difficoltà, accanto all’amica: giacendo su un fianco, afferrò il pene di Alberto e, senza estrarlo dalla bocca di Lidia, cominciò a masturbarlo. Lidia abbandonò la presa, appoggiando nuovamente la mano destra sul materasso: ora, stando in equilibrio, poteva succhiare e leccare il membro di Alberto, che Giovanna guidava con perizia dentro la sua bocca. Bruno intanto aveva infilato l’indice nel sesso di Giovanna e la masturbava come meglio poteva, mentre continuava a penetrare Lidia. Lei sentiva i grossi testicoli di Bruno sbatterle contro il perineo, sfiorando le grandi labbra, e il suo pene scivolare su e giù per la vagina, strappandole gemiti di piacere.
Bruno sentì che si stava avvicinando il momento dell’orgasmo. Stantuffò più velocemente, aumentando il ritmo delle pulsioni: al chiarore incerto che filtrava dal finestrino, aveva l’impressione che il proprio grosso membro entrasse e uscisse dal culo della ragazza e, per un momento, gli venne voglia
di estrarlo e di infilarlo davvero nell’ano di Lidia. In quel momento, la ragazza sentì di essere sul punto di venire e mosse spasmodicamente il bacino: si inarcò, sbattendo più volte il culo sull’inguine di Bruno, le labbra socchiuse, sulle quali il membro di Alberto rimase appoggiato inattivo per un po’, perché lei non pensava neanche più a leccarlo, tanto era presa dalla conclusione di quella splendida scopata. Alla fine, venne, gemendo rumorosamente, accasciandosi sulle braccia distese sul materasso. Subito dopo, anche Bruno arrivò all’orgasmo: si trattenne più che potè dentro la vagina di Lidia: gli spasmi aumentarono e lui estrasse il pene rapidamente, cessando il suo lavorio su Giovanna. Dal membro del giostraio uscì un fiotto di sperma, poi un altro e un altro ancora e tutto finì sul culo di Lidia. Lei si rese conto di avere lasciato il lavoro a metà: cercò a tastoni il pene di Alberto e se lo infilò in bocca, riprendendo a massaggiarlo a due mani, a succhiarlo, a leccarlo per tutta la sua lunghezza Perbacco, quanto è lungo, non finisce più ! Lo sentì irrigidirsi mentre Alberto quasi gridava e fece appena in tempo a toglierselo dalla bocca, che venne investita, proprio sulle labbra, da un getto caldo di sperma che le colò sul mento, ricadendo in una piccola pozza sul materasso. In quel trionfo di orgasmi, anche Giovanna ebbe la sua parte quando Bruno, che aveva ripreso a respirare regolarmente, riuscì a farla venire masturbandola furiosamente.
Se ne stettero senza parlare per qualche minuto, paghi della conclusione di quell’inconsueto (almeno per le ragazze) rapporto, mentre Lidia si ripuliva dallo sperma che l’aveva irrorata abbondantemente sul culo, sulle cosce e sul viso.
Bruno sussurrò all’orecchio di Lidia:
– Ti è piaciuto ?
che noia, pensò lei, chiedono tutti la stessa cosa, prima o poi: possibile che non se ne accorgano da sé? hanno sempre bisogno di una conferma ?
– molto… non ho mai goduto tanto !
Lui sorrise, orgoglioso che la sua prestazione avesse avuto tanto successo, e le disse che non gli capitava mai di non riuscire a soddisfare una donna (e bravo, anche vanitoso: prima chiede conferma, poi dice che è un mandrillo. Ma cosa diavolo mi è venuto in mente di farmi scopare da questo scemo…però devo riconoscere che ho goduto alla grande!! )
– Appena loro si sono ripresi, ne facciamo un’altra, che ne dite… magari con qualche variazione interessante! disse Alberto ammiccando.
Le ragazze risero, facendo qualche battuta sulle capacità di ripresa di quei membri ormai flaccidi.
Lidia si sentiva svuotata e, per qualche ragione, a disagio. Mi sono comportata come una troia: non solo mi sono fatta scopare da stò scemo dopo solo un paio di sere, ma per di più ho fatto un pompino a quest’altro… Non avrei dovuto farmi coinvolgere così da Giovanna.
– E pensare, disse Giovanna, quasi con invidia, rivolta all’amica, che l’idea dell’ammucchiata era venuta a me: sei stata tu a godertela, grandissima porca !
Lidia sorrise Questo non toglie che sei una gran troia anche tu, Giovannina cara !
Il pene di Bruno cominciava a dare segni di ripresa: Lidia fece finta di non accorgersene ma non appena Giovanna se ne avvide, ci si buttò sopra golosamente, cominciando a lavorarselo con le mani e la bocca. E poi ha il coraggio di dire che sono una porca: si è fatta sbattere da Bruno ieri sera, da Alberto poco fa e adesso riprende con un bel pompino… !
Bruno sfilò il membro dalla bocca della ragazza: era nuovamente eretto Ma questi ce l’hanno sempre duro… sono sempre infoiati !
Bruno si alzò dalla cuccetta e prese per mano Giovanna: era un po’ ridicolo, tutto nudo con l’asta che gli spuntava tra le gambe: si sdraiò supino sulla cuccetta libera e attirò verso di sé la ragazza: lei gli salì sopra, gli prese in mano il pene e lo guidò con sicurezza dentro la propria vagina, cominciando subito ad altalenare sul ventre del ragazzo.
Lidia sentì le mani di Alberto sul culo: si voltò e vide che anche lui si era completamente ripreso: il pene enorme che l’aveva innaffiata poco prima era nuovamente gonfio e lei valutò, con una certa golosità, le dimensioni veramente non comuni di quel membro: si chiese che effetto le avrebbe fatto essere penetrata e sentirsi riempita da quella grossa asta Tanto vale provare, ormai sono in ballo…non mi tirerò indietro proprio adesso !
Si girò sulla schiena, mentre anche lui prendeva posizione: le fece appoggiare le caviglie sulle proprie spalle. Lidia si trovò con il bacino ruotato verso l’alto, il sesso spalancato offerto al membro di Alberto, che mise una mano sotto il sedere della ragazza e avvicinò il pene al sesso di lei Ma che fa, sta sbagliando…! No, non stava sbagliando: Lidia si rese conto che lui stava tentando di penetrarla nell’ano e la cosa proprio non le andava !
– No, no ferma, caro mio: lì, no !
– Eh dai, supplicò lui continuando a spingere; lei sentì che la punta del glande stava entrando nell’ano e afferrò il pene, allontanandolo da sè.
– Ti dico di no, mi fai male… e proprio non mi va !
– Eh va bene: dai rilassati, non preoccupati, non te lo metto nel culo !
Sostenendosi sulle ginocchia e sulle braccia tese, con un movimento fluido affondò il pene nella vagina di Lidia, spingendo lentamente fino a che toccò con il pube le grandi labbra Che bravo ! l’ha centrata al primo colpo ! Pensò lei e riconobbe, mentre subiva i primi effetti (assai piacevoli ! ) di quella penetrazione, che nonostante tutte sostenessero che “non sono le dimensioni che contano! “, le dimensioni contavano, eccome ! Si sollevò sui gomiti, e diede un’occhiata verso le zone pubiche ormai unite: la vista delle grandi labbra dilatate dal quel membro grossissimo la eccitò ancora di più. Non avrebbe mai creduto di trovarsi così infoiata ! Ricadde sul materasso, concentrandosi su quello che Alberto le stava facendo Ma che bravo!
pensò scossa dai primi spasmi di piacere. Lui si muoveva lentamente, fermandosi a tratti e imprimendo al pene movimenti circolari. Poi lo estraeva completamente, titillando con la punta del glande la clitoride e riaffondandolo di colpo, quando si accorgeva che Lidia non ce la faceva più a resistere: lei gemeva forte, quasi gridando. Stringeva con forza la schiena del partner, ne accarezzava i fianchi, scendeva più in basso: che bel culo muscoloso… e come si muove bene, pensò, dimenandosi sotto quegli assalti poderosi. Sentì che l’orgasmo arrivava, molto più velocemente di quanto avesse potuto prevedere: tolse le gambe dalle spalle di Alberto, spalancando le cosce il più possibile e attirando l’uomo verso di sé, facendo forza sul suo bellissimo culo, tentando di farsi penetrare ancora più a fondo da quel membro enorme. Tolse una mano dai glutei e la introdusse fra le cosce dell’uomo afferrandone i testicoli e apprezzandone la grossezza: lui ebbe un sussulto e affondò ancora più forte il membro. Lidia venne improvvisamente, sollevando il culo dal materasso e avvinghiandosi più che potè ad Alberto: lui sfilò il pene con un grido strozzato ed eiaculò sulla pancia della ragazza (appena in tempo ! ): l’ombelico di lei si riempì di sperma, che colò in rivoli lungo i suoi fianchi. Lidia non aveva mai provato un orgasmo così forte e rimase per qualche minuto esausta, respirando affannosamente. Poco dopo, dei forti gemiti provenienti dalla cuccetta vicina segnarono la conclusione dell’amplesso fra Bruno e Giovanna.
Epilogo
Se ne andarono qualche minuto dopo, promettendo ai giostrai di tornare la sera successiva
– Dopodomani dobbiamo partire… se domani venite, organizziamo qualcosa di speciale… meglio di stasera!
Uscendo dal luna park, Lidia e Giovanna per un po’ non parlarono:
– che troie siamo state ! disse Lidia
– ma che problemi hai ? non ho mai fatto tanto sesso come stasera e devo dire che me lo sono proprio goduto… caspita, che arnese quell’Alberto !
dai, domani sera torniamo, non ci capita più un’occasione del genere !
– ma sei proprio una porca, esclamò Lidia, no, se vuoi tornaci da sola… io non ci sto più a farmi sbattere così !
Non tornarono al luna park, la sera dopo. Lidia e Giovanna non parlarono più, almeno tra loro, di quella sera: Lidia, ripensandoci, si sentiva a disagio, così come fu a disagio quando, a spizzichi e bocconi, mi raccontò quell’episodio, anni dopo.
– Sei veramente morboso, mi disse una volta, quando insistevo per conoscere i più intimi dettagli di quella serata di sesso sfrenato, sei al livello di quelli che filmano la moglie mentre sta scopando con un altro.
Devo riconoscere che una parte di morbosità c’era: tuttavia non era solo morbosità. Il mio desiderio di possesso abbracciava il presente e il futuro del nostro rapporto e si estendeva al passato, quando ancora Lidia non mi conosceva: in fondo avrei voluto essere io lì, al posto di Bruno e Alberto, anzi, essere Bruno e Alberto, per cogliere anche quell’aspetto inconsueto della vita di Lidia. Il mio era solo il desiderio di amarla completamente, di avere tutto di lei, ogni suo istante di godimento e di smarrimento, senza soluzione di continuità, dal passato al futuro: in secondo piano, ma non meno importante per me, c’era la necessità di sapere, per confrontarmi con quei personaggi del suo passato e uscire vincitore dal quel confronto (ma vincitore di cosa ? ). Non so se lei abbia compreso appieno, ma forse anch’io non sono mai riuscito a spiegare del tutto quello che intendevo.
Ah, dimenticavo: Lidia non ha più frequentato luna park. FINE