Avevamo passato quella sera d’estate in discoteca io e Stefania, la mia dolce sposina appena 27 enne dal fisico mozzafiato. Il Fantavida era una di quelle nuove sale a metà tra il bar e la discoteca ed era frequentata in prevalenza da universitari. Aveva bevuto molto quella sera Stefania, specialmente considerando che normalmente non toccava un goccio d’alcol. E in pista si era scatenata attirando verso di se gli sguardi indiscreti di molti giovani. Un gruppetto composto da ragazzi che non avranno avuto più di 20 anni, ma che erano alti tutti quasi due metri la avvicinò e la circondò. Lei li lasciava fare; si presentarono, si presentò, mi lasciarono in disparte e si recarono verso un tavolino dove le offrirono da bere. Io continuavo a ballare come inebetito, ma con la coda dell’occhio la spiavo e la vedevo sempre più sguaiata farsi abbracciare da loro. Tra loro si ammiccavano come per dire “questa ce la facciamo”.
Dopo quasi un’ora si alzò e mi venne a dire che le avevano proposto di andare con loro a continuare la serata in un’altra discoteca, loro mi lanciavano occhiate di scherno. Le dissi che era ubriaca, si mise a ridere e mi trascinò verso di loro per un braccio.
Dovetti arrendermi, sulla strada loro cinque ridevano e scherzavano e me ne stavo in disparte col muso, alle volte si giravano e mi deridevano per il mio carattere.
Salimmo sulla loro macchina, un monovolume e partimmo. Io davanti, lei dietro con quattro di loro. Dopo poco mi accorsi che continuavano a farla bere da una bottiglietta, del Rum “puro” le dissi di smettere ma la musica a tutto volume le impediva di sentirmi. Vidi distintamente che i due seduti ai sui fianchi la abbracciavano e che uno di loro le aveva appoggiato una mano sulla coscia sinistra, le alzava la gonna fino alle mutandine e faceva cenno di guardare agli altri e lei si limitava a ridere. Col cuore in gola mi opposi con forza dissi che ero il fidanzato, loro mi derisero mi dissero che lei ci stava e che se volevo potevo guardare, lei nel mentre mi guardava e rideva e allargava le cosce. Nello stesso momento il guidatore entrò in una stazione di servizio chiusa e si fermò dietro la casetta dove era tutto buio e dove nessuno avrebbe visto niente. A quel punto lei trasalì e disse di ripartire subito che stava male ma loro si fecero violenti, quello che guidava prese un coltellino dal cruscotto e me lo puntò contro, fui costretto a spogliarmi tutto nudo di fronte a loro seduti in macchina.
Quando fui nudo iniziarono a canzonarmi, uno mi punzecchiava col coltellino gli altri mi pizzicavano i capezzoli e i testicoli, ero terrorizzato mi misi a frignare, Stefania era allibita e mi guardava con occhi interrogativi, come dir “ma ti lasci trattare così ? ” oppure “me lo immaginavo che eri un debole” oppure “povero omino questi adesso chissà cosi ci fanno? “.
Uno tirò fuori un uccellone enorme tutto scappellato e in due mi costrinsero a prenderlo in bocca e nel mentre ridevano e dicevano: “ai visto Stefania che è per davvero frocio il tuo fidanzato? . E adesso lo inculiamo anche! “. Due mi tenevano e uno dopo avermi spalmato la crema solare che aveva in macchina mi penetrò lentamente, poi iniziò a muoversi su e giù e intanto l’altro si faceva sbocchinare. Epilogo: mi riempirono di sborra in due.
Quando due di loro finirono con me venni messo sul fondo del monovolume che era separato dai sedili da una rete per il cane e di li tutto nudo e sporco di sborra dovetti assistere allo stupro di Stefania. Sembrava un film, uno la limonava un altro le sfilò le mutandine da sotto il vestitino, un altro ancora le tirò fuori le tette, le diceva solo: “piano, no, hai, basta”, oppure lanciava gridolini strozzati. Iniziarono a dirle volgarità tipo “sembra una vacca da latte, che tolle, che fica larga ecc” le misero contemporaneamente in bocca due uccelli che per un pelo non la soffocarono lei faceva strani rumori tipo: “mmmmpf, mmmmpff” loro ridevano. Mi gettarono le sue mutandine dicendo “senti come era bagnata? “.
Uno prese la crema da sole usata poco prima per incularmi, le riempì la fica, poi la penetrò e iniziò a stantuffarla furiosamente alla missionaria. Era il doppio di lei, dalla fica uscivano rumori osceni tipo: “ciac, ciac”, la obbligarono a urlare che era una troia da strada e che io ero cornuto e frocio, lei lo fece. Il primo le schizzò tutto in pancia urlando: ” ti ingravido vacca Carolina! “, gli altri ridevano. Quando il secondo iniziò a stantuffarla venni preso dagli altri per un orecchio e condotto a pochi centimetri dalla sua fica, e di li sentivo ancora più forte il “cic-ciac” e vedevo le sue palle sobbalzare su e giù. Poco prima di venire lo estrasse e di botto glielo infilò nel culo, lei iniziò a urlare e a contorcersi dal dolore e loro ridevano, pochi colpi e la infarcì di sperma che poi fui costretto a vederle colare fuori in primo piano. Stefania fu quindi gettata sul sedile dove iniziò a piangere mentre l’ultimo dei quattro, che fino a quel momento si era solo masturbato la prese per i capelli, con inaudita violenza iniziò a urlarle in dialetto meridionale “suca Carolina suca” e intanto rideva, lei cedette e lo prese in bocca, pochi colpi e disse “ora sborro e tu bevi” e poi “se ne fai cadere anche solo una goccia ti spengo la sigaretta sul capezzolo”, quindi gemendo come un animale se ne venne e vidi Stefania deglutire due o tre volte mentre lo guardava supplicante, ma non bastò, un piccolo rigagnolo le uscì dalla bocca; “Tenetela” disse agli altri e quindi le spense la sigaretta sul capezzolo destro facendola urlare come un’isterica.
Soddisfatti ci buttarono fuori dalla macchina nudi e sporchi di sperma e ripartirono allontanandosi nel buio della notte. FINE
