Era tardi, molto tardi per una ragazza sola, quella sera. Ero uscita con il mio ragazzo qualche ora prima, ma dopo aver avuto una furibonda lite con lui, ero uscita dalla sua auto sbattendo la porta e mi ero messa a correre per scappare da lui…senza rendermi conto verso cosa stavo scappando. La strada era buia, senza nemmeno quei pochi lampioni che di solito illuminano le vie delle nostre città. Dopo qualche minuto in cui avevo corso senza neanche badare a dove andassi, mi fermai e mi guardai intorno…non riconoscevo il posto dove ero finita, ma da ciò che mi circondava capivo che non era il posto giusto dove mi sarei dovuta trovare. Tra i palazzi fatiscenti e per nulla illuminati che mi circondavano, riuscì a scorgere un paio di uomini che iniziarono ad accorgersi di me. Vestita solo con una cortissima ed aderente minigonna, un top che lasciava perfettamente intuire le mie femminili forme, dovevo essere davvero un inconsueto spettacolo per quei maschi che mi osservavano vogliosi. Non era affatto tranquilla, perché sapevo che il confine tra il semplice sguardo e l’animalesca voglia di usarmi, per uomini di quella specie era labile… Cercai di affrettare il passo, ed i miei tacchi iniziarono a fare sempre più rumore. Questo dovette creare nelle loro menti un ulteriore stimolo nei miei confronti. Infatti iniziai a sentire distintamente dei passi che, dietro di me, iniziavano a farsi sempre più decisi e vicini…pensai che la mia ora fosse giunta, che la mia disattenzione mi aveva condotto ad un punto dal quale difficilmente avrei potuto scappare senza subirne pesanti conseguenze, ma non avrei mai potuto nemmeno immaginare ciò che quella sera mi sarebbe successo…
Qualche istante dopo, sentii una mano afferrarmi la vita ed un’altra tapparmi la bocca. Provai a divincolarmi ma la forza di quell’uomo era troppa per me. Provai a gridare per chiamare aiuto, ma la sua mano me lo impediva. Con decisione mi spinse in un vicolo ancora più buio del resto della zona. Non riuscivo a vedere nulla, ma riuscii a sentire distintamente le voci di altri uomini che si avvicinavano a me, mani che mi toccavano, risate e battute. L’uomo che mi aveva trattenuta mi condusse in una casa fatiscente che pareva essere abbandonata. Fui costretta a salire delle scale, l’uomo che mi era alle spalle disse ad un suo compagno di aprire una porta da lui indicata. Fui fatta entrare in questa stanza e finalmente lasciata libera dalla sua presa. Il buio mi circondava ancora, ma probabilmente sarebbe stato meglio essere al buio che non vedere quella scena che quando venne accesa una fioca luce potei distinguere davanti ai miei occhi: nella stanza squallida, in cui era presente solo un materasso vecchio e sporco, erano entrati diversi uomini, sette, forse otto, che mi guardavano come pregustandosi ciò che qualche momento dopo sarebbe successo. Alcuni sembravano essere italiani, altri sicuramente stranieri. Un paio erano africani, o comunque neri. Sentivano crescere la mia paura e ciò faceva crescere ancora di più il loro animalesco istinto. Un paio si avvicinarono a me ed io provai a scappare e a gridare, ma uno schiaffone datomi da uno di loro mi fece capire che ben poco avrei potuto fare in un simile modo. Continuarono nella loro avanzata ed iniziai a sentire le loro mani toccare il mio corpo. Le loro mani pesanti iniziarono a perlustrare il mio corpo; la bocca di uno di loro si avvicino alla mia, con la lingua cerco di farsi strada tra le mie labbra, ma io lo respinsi, fino a quando un ulteriore schiaffo mi costrinse a tenerle ben aperte. Quel gesto che nulla aveva a che fare con un bacio continuo per diverso tempo, tempo nel quale il secondo uomo che si era avvicinato, aveva iniziato a stapparmi via la piccola gonna che cingeva i miei fianchi e il top che nascondeva il mio seno. Seno che appena fu tolta la barriera che lo imprigionava, si mostrò completamente ai loro occhi, danzando sul mio petto dolcemente. Quello sguardo eccitò maggiormente i miei assalitori, che vidi iniziarsi a spogliare delle loro sporche vesti. Mentre il loro compagni si svestivano, i due che mi erano addosso mi toccavano con sempre più foga: quello che mi stava baciando scese giù lungo il mio corpo, fino a raggiungere il mio seno e i miei capezzoli che si mise a leccare e a succhiare con eccessiva forza. La cosa oltre a farmi ribrezzo, mi provocava anche un forte dolore al che mi misi a gridare per il dolore. L’altro che mi aveva spogliata si mise a ridere e disse ai suoi amici: ” Guardate questa piccola puttanella, già grida adesso come una cagna, figuriamoci quando le avremo sbattuto i nostri cazzi dappertutto…. ! ” Queste parole aumentarono a dismisura le mie paure, e cercai di divincolarmi con maggiore forza. Tutto fu inutile. Quello che aveva parlato mi sbatté con forza sul materasso al centro della stanza. Quelli che avevano aspettato spogliandosi, adesso nudi, mostravano i loro membri già duri e pronti all’ignobile atto. Si toccavano e si avvicinavano a me. I membri dei due uomini di colore avevano proporzioni enormi. Intanto il primo assalitore aveva seguito i suoi compagni ed anche lui era adesso nudo, come quell’altro che mi aveva prima leccato. Si avvicinò a me. I miei slip, dei tanga neri, vennero strappati con forza dalle sue mani. Adesso ero completamente nuda, circondata da tutti quegli uomini pronti a penetrarmi senza un minimo di tenerezza, di passione, di amore, ma solo con la voglia di godere e di farmi del male… E così iniziò…
Il primo di loro sali su di me. La sua penetrazione fu una delle cose più dolorose della mia vita: non ero più vergine, ma non ero per nulla eccitata dalla situazione e quindi il mio sesso non era pronto ad accogliere il pene di quell’uomo che senza nemmeno aspettare per farmi abituare, con un colpo secco fu dentro di me. Il mio urlo squarciò il silenzio della notte. Sentivo gli altri ridere e li vedevo masturbarsi davanti a quello spettacolo. Il membro dell’uomo entrava ed usciva senza pietà dalla mia vagina, senza che potessi fare niente per impedirlo. Cercai con le mie mani di allontanare il suo corpo da me e continua a gridare. Fu allora che un paio di quelli che guardavano si avvicinarono e mi bloccarono le mani, mettendole sui loro membri. Fui costretta a masturbarli e un quarto, uno dei due neri, sali sul mio petto e mi mise il suo pene in bocca facendolo passare per il mio seno. Avevo praticato rapporti orali alcune volte con il mio ragazzo, ma la furia e le dimensioni del pene dell’uomo quasi mi impedivano di respirare. Intanto quello che mi stava penetrando, iniziava ad andare su e giù più freneticamente e io cercai di divincolarmi da lui per non farlo venire dentro di me. Accorgendosi del fatto, l’uomo accelerò i suoi movimenti e mi gridò “Puttanella, ti sborro dentro, e inutile che cerchi di scappare… ” E infatti poco dopo sentii un liquido caldo entrare dentro di me e bagnarmi. L’uomo soddisfatto continuò il suo movimento per alcuni secondi. Poi uscì da me e provai per un attimo sollievo, ma poco tempo dopo il nero che me lo aveva messo in bocca, prese il suo posto…Il pene del primo uomo sembrava minuscolo a confronti di questo, che mi sfondò come mai mi era successo. Per mia fortuna lo sperma dell’uomo precedente aveva bagnato le pareti della mia vagina che riuscirono a stento sopportare tale penetrazione. Uno dei due che ero costretta a masturbare avvicinò la sua cappella alla mia bocca e mi venne sulle labbra. Cercai di chiudere la bocca ma una contemporanea penetrazione del nero mi fece urlare e tutto lo sperma dell’uomo mi entrò in bocca. L’altro invece mi venne sul seno, che poi fui costretta a leccare. Tutto andò avanti per più di un’ora. Il nero ci mise molto per raggiungere l’orgasmo e quando fini fu per me un sollievo. Poi gli altri, uno ad uno, mi vennero dentro e i loro liquidi si mischiarono dentro di me. Lo sperma era dappertutto: sulle mia bocca, sul mio petto, sulle mie gambe. Ne avevo anche bevuto parecchio e probabilmente era questo che mi aveva fatto più schifo. Mi accorsi però che uno di loro non aveva partecipato a quell’infamante orgia. L’altro nero, era lì che si era goduto la scena, e non aveva mai sfiorato il mio corpo. Poi fece un gesto e ordinò agli altri di girami. Iniziai a capire: ero inginocchiata di spalle al nero, col seno che toccava terra e gli uomini che mi tenevano giù. Il mio fondoschiena fu aperto da due coppie di mani, ed il mio ano fu visibile e pronto ad ogni cosa. Non avevo mai fatto una cosa del genere ma sapevo che era una delle cose più dolorose che si potesse fare. Inizia a divincolarmi con sempre maggiore foga, a gridare: ” Vi prego, mi avete fatto di tutto, ma questo no, vi prego sono vergine, non l’ho mai fatto, non l’ho mai….. ” Non potei finire la frase….. Il membro del nero aveva sfondato in un sol colpo le mie più segrete protezioni. Sentii il retto pieno di quell’enorme arnese e il sangue iniziare a uscire. Lanciai un urlo disumano. Non contento il nero tolse completamente il suo pene da dentro di me e poi con maggior forza lo rispinse dentro. Inizio il suo movimento selvaggio, senza badare a niente. Dopo qualche minuto venne dentro di me, ma questo non lo fece fermare e continuò come se non fosse successo nulla. Intanto gli altri facevano a turno nella mia bocca, schizzandomi sul viso il loro piacere…sopportai tutto questo per poco, poi, ormai esausta svenni….
Mi sveglia tempo dopo, non so dire quanto. Lo sperma su di me si era asciugato e mi incrostava la pelle. La mia vagina mi faceva malissimo. Il mio ano era allargato a dismisura e aveva perso sangue. Ero nuda e non sapevo dov’ero. Non riuscivo ad alzarmi e fu solo dopo tanto tempo che qualcuno mi vide e chiamò polizia e ambulanza. Mi ricoverarono e dovetti stare in ospedale per tantissimo tempo. Il mio ragazzo non venne mai a trovarmi e tutt’ora non l’ho ancora visto. Qualcuno mi ha detto che venne a sapere dell’accaduto. Può darsi. E una cosa che una persona come lui farebbe. Scappare. Molto tempo dopo, trovarono i miei assalitori. Avevano fatto un colpo in una banca e avevano ucciso nove persone. Due di loro erano morti nello scontro a fuoco successivo. Gli altri erano stati arrestatati e condannati. Ed io ora sono qui. Sono davanti a loro. Li sto guardando negli occhi. Vedo la loro paura. Sento la loro paura. Seduti su quelle sedie, legati, ormai privi di qualsiasi ardore. Vorrebbero scappare loro, adesso. Ma non riusciranno a sfuggire alla loro sorte. Ed io, anche se nulla tornerà come prima, sono felice che mai più faranno del male a qualcuno. Sono felice che quando la corrente sarà fatta partire, loro non potranno più distruggere. Sono felice che la giustizia prenderà le loro vite. FINE