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Occupazione

Tutto iniziò quella sera di molti anni fa, a Bologna, nei giardini della facoltà durante una delle molte occupazioni dei primi anni ’70.
Era appena terminata l’assemblea degli studenti ed io, che ero il rappresentante del mio corso di laurea, ancora accalorato per le lunghe discussioni, mi attardavo con Giulio e Giovanna per organizzare i turni notturni di sorveglianza: infatti non avremmo dovuto consentire un’irruzione della polizia prima che le nostre richieste fossero soddisfatte.
Gli altri studenti, almeno una quarantina, attendevano le nostre istruzioni, visto che eravamo i più anziani e prossimi alla laurea.
Fu in quel momento che tornai a notare quelle tre matricole: già prima, durante l’assemblea, non mi staccavano gli occhi di dosso; io pensavo fosse per l’attenzione che le nostre richieste meritavano, anche se i loro frequenti risolini, a stento trattenuti, mi lasciavano un po’ perplesso.
Erano tre ragazze del primo anno che tutti cercavano di filarsi: infatti decisamente erano le più carine di tutta la facoltà, anche se mi sembravano un po’ futili ed imbranate.
La bruna e procace, sicuramente la più decisa delle tre, mi si avvicinò:
* Non abbiamo ben capito di che si tratta, però vorremmo fare qualcosa anche noi.
* Avete i sacchi a pelo?
* Certo, siamo attrezzate.
* Bene… allora andate nell’aula di fisica che poi vi raggiungo: così vi spiegherò di che si tratta

Dopo che si furono allontanate conclusi i preparativi per la notte.
Poi, con Giulio e Giovanna, le raggiunsi nell’aula di fisica, con i nostri sacchi a pelo ed un po’ di bibite e panini.
Quando entrammo le trovammo sedute a terra che fumavano: erano tutte tre senza eskimo e con le sole T-shirt e le lunghe gonne addosso; io e Giulio restammo senza fiato nel vedere i loro seni non trattenuti dal reggiseno (allora si contestava anche quello) che sembravano ammiccare a noi.
Giovanna, vedendole, esclamò:
* Accidenti! Sembrano delle provocatrici con quelle tette in mostra!
* Metti in mostra anche le tue allora, esclamò Giulio.

Giovanna non se lo fece ripetere e, tolto il suo eskimo caki, fece di più: si tolse anche la maglietta, mostrando a tutti come in fatto di tette non fosse seconda a nessuno.
* Ora ci facciamo questi panini e poi quattro chiacchiere per spiegarvi come stanno le cose.
* Lascia stare i panini, disse la matricola dai capelli rossi, mi sembra che le cose si capiscano bene!

E tutte tre si tolsero le magliette, esibendo delle tette veramente notevoli.
Poi si misero davanti a me ed a Giulio e fecero cadere le loro gonnellone: nessuna delle tre portava le mutandine, per cui potemmo constatare che erano veramente una bruna, una rossa ed una bionda.
Noi due maschi restammo senza parole a guardare tutta quella grazia che ci veniva esibita davanti agli occhi: non sapevamo cosa fare, tanto eravamo sorpresi.
Giovanna allora intervenne:
* Non state lì come dei cretini! Non vedete che vogliono fatti concreti e non parole?

e, così dicendo, si spogliò completamente anche lei e spinse le altre tre addosso a noi.
Cademmo tutti a terra in un’ammucchiata imprevista e scomposta: tette e fighe ci si strofinavano addosso con una voluttà tale da farci scoppiare; e quelle otto mani assatanate non ci misero molto a toglierci di dosso tutti gli indumenti ed a liberare i nostri membri eretti e pulsanti di desiderio.
Cristina, la mora e Carla, la rossa, mi trascinarono in disparte con loro, mentre la bionda Daisy e Giovanna si impossessarono di Giulio, il quale, rosso come un papavero, opponeva resistenza a dispetto della sua evidente erezione: la sua educazione un po’ bigotta non lo facilitava di certo in una simile situazione.
* È più di un mese che veniamo a sentirti alle assemblee: sei il più figo di tutti, mi sussurrò Cristina.
* Non vogliamo perdere questa occasione: abbiamo scommesso con noi stesse che ti avremmo tirato giù dal tuo piedestallo! È ora che l’iniziativa venga presa dalle donne!

Io non mi feci pregare molto, non avevo le remore di Giulio, così le strinsi a me e cominciai a baciarle come mai avevo fatto prima. Le loro bocche ricambiavano accanitamente i miei baci e le loro mani si contendevano ogni parte del mio corpo accaldato.
Anche Giulio, come potevo vedere, aveva vinto le proprie resistenze morali ed era sommerso da Giovanna e da Daisy.
Rotolammo tutti tre nell’emiciclo dell’aula e mi trovai davanti alla bocca un bel boschetto rosso e umido, del quale le mie labbra si impossessarono subito. Leccavo freneticamente quella vulva rosea, aperta ai miei baci; la mia mano destra, intanto, stringeva la bella figa scura di Cristina, bagnata più che mai e la sinistra carezzava le tette di Carla, la quale cominciava ad ansimare per il piacere.
La bocca di Cristina, nel frattempo, aveva preso dentro di sé il mio cazzo e lo succhiava con avidità.
Mi sembrava di sognare! Solo qualche mese prima la figa era un obiettivo quasi irraggiungibile: nessuna te la dava neppure se schiattavi!
Cristina continuava la sua attività orale finché scoppiai con un mare di sperma nella sua bocca vorace!
Carla, intanto, non voleva saperne di abbandonare la mia bocca che le aveva estratto il clitoride e lo leccava senza posa: anche il clitoride di Cristina, tra le mie dita, faceva sentire il suo desiderio, tanto che non smisi di stringerlo ed accarezzarlo.
Il mio cazzo, dopo l’esplosione, rimase bene eretto nella bocca di Cristina: non mi era mai capitata una cosa simile!
Mentre stavo con il viso tra le gambe di Carla, sollevai lo sguardo e vidi Daisy e Giovanna in piedi davanti a noi: entrambe avevano le tette schizzate di sperma! Giulio se ne stava in disparte alle prese con qualche pentimento di ordine morale.
Le due si unirono a noi e quasi mi spaventarono: non sapevo se sarei riuscito a sostenere le esigenze di ben quattro donne!
Sentii Giovanna allontanare Cristina, la quale liberò il mio membro dalla sua bocca; poi si stese accanto a me e mi invitò a salire su di lei per penetrarla.
Un urlo riempì l’aula di fisica: Carla aveva raggiunto la fase acuta dell’orgasmo e lo faceva sentire.
Vidi che Daisy aveva cominciato a leccare la figa di Cristina, sostituendosi alla mia mano, così un secondo urlo fece eco al primo, l’urlo orgasmico di Cristina!
Intanto il mio cazzo era entrato nella figa di Giovanna e la pompava con un ritmo che lasciava sorpreso anche me.
Attorno a noi due, che facevamo quella scopata che lunghi mesi di assemblee e di occupazioni avevano sempre rimandato, si erano radunate le altre assieme a Giulio, che, evidentemente aveva risolto i suoi problemi etici.
All’improvviso sentii una mano che mi accarezzava il culo ed un dito inumidito che cercava di farsi strada nell’ano: questo non lo volevo proprio!
Cercai di ribellarmi, ma le mani di Cristina e Carla mi trattenevano nei movimenti, mentre le gambe di Giovanna, avvinghiata a me, mi costringevano a pomparla sempre più velocemente. Daisy intanto, con il suo dito, era riuscita a rendere pervia la mia via anale ed a penetrarvi: devo ammettere che la cosa non mi disturbava come credevo, anzi mi piaceva tanto che esplosi con una veemenza inaspettata dentro la figa di Giovanna, la quale venne, urlando, assieme a me!
Ero veramente spossato, anche se il membro non ne voleva sapere di afflosciarsi. Temevo quasi di essere affetto da priapismo, tanto mi sentivo teso nel cazzo.
Le urla delle donne, intanto, avevano richiamato l’attenzione dei compagni che erano di sorveglianza nei giardini, così vedemmo entrare Giacomo e Antonio con Milena. Ci guardarono allibiti e sorpresi, ma non ci misero che un istante a capire la situazione, a spogliarsi tutti completamente e ad unirsi a noi.
Milena non era certo una top model, ma aveva una carica erotica esplosiva: fu così che, nuda com’era, se ne uscì dall’aula di fisica per ritornare dopo due minuti con Giorgio e Paolo, che aveva strappato letteralmente dai loro sacchi a pelo.
Ora almeno eravamo in numero pari tra maschi e femmine.
A quel punto le ragazze, indirizzate dalla mente organizzativa di Milena, si misero tutte alla pecorina invitandoci a festeggiare le loro fighe aperte.
Ovviamente nessuno si fece pregare: io iniziai da Daisy, quasi per vendicarmi dell’oltraggio che avevo subito dal suo dito nel culo.
La sua figa era grondante per il desiderio e mi accolse risucchiandomi dentro per intero.
Mentre la scopavo lentamente (dovevo riprendere un po’ di fiato! ), con il pollice le percorrevo il solco tra le natiche per scoprirle la perla nera tra di esse: le appoggiai il dito sull’ano che pulsava, lo inumidii e la penetrai con violenza.
Lei iniziò un peana che si diffuse in tutta l’aula e, sicuramente, anche nei giardini della facoltà: era il peana antico del piacere, il piacere di essere inculata.
Il mio membro le frugava la vagina con colpi martellanti, fino a quando decisi di cambiare musica: lo estrassi dal “dolce loco” e, tolto anche il dito dall’ano, la inculai brutalmente.
Quasi mi impaurirono gli acuti che avevano sostituito il suo peana, ma capii presto che era puro piacere, immensa voluttà.
Allora continuai sempre più a fondo fino a quando, con un ultimo urlo, raggiungemmo l’orgasmo all’unisono.
Ne seguì un’intera notte di baccanale, della quale ricordo solo di aver succhiato almeno cinque clitoridi, penetrato cinque fighe e “pastrugnato” dieci
tette.
Nonostante ciò, il mattino fui di nuovo presente a me stesso e, in consiglio di facoltà, ottenni i risultati che cercavo per tutti gli studenti.
Le occupazioni finirono, ma non i baccanali. FINE

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