Quattro in barca

“ora mi dici perché mi guardavi tanto quando mi sono spogliata, e dopo, quando mi crogiolavo al sole? Non mi avevi mai visto nuda? Ed ora che mi hai vista, che mi dici? ” Simonetta, infilandosi una t-shirt per la notte, prima di entrare nella cuccetta matrimoniale di prua, mi pareva che avesse voglia di attaccar briga, io no. Rapido trasferimento in macchina fino a Brindisi con nostra cugina Gemma e il suo ragazzo, salto all’ultimo momento sul traghetto, velocissimo sbarco a Igouminitza, ansiosa ricerca del broker che ci aveva noleggiato un bel ketch, immediata partenza per indisponibilità del molo, piccolo cabotaggio verso il Dodecanneso mentre si sistemavano bagagli e provviste, Gemma che delibera che dobbiamo prendere il sole integrale, tutti nudi con le ragazza che abbrustolivano schiene e culetti sdraiate sulla tuga, noi maschietti che ci beavamo a rimirarne le nudità. Verso le 19 finalmente una caletta deserta, ancoriamo e decidiamo di mangiare finalmente qualcosa di cucinato e di passar la notte. Dimenticavo, Gemma è nostra cugina, essendo io e Simonetta fratelli. Ad evitare l’umidità indossiamo quattro corti kimoni. Le ragazze cucinano, noi mettiamo a posto la barca.

Gemma anni 34, aveva da tempo il pallino di affittare una barca in Grecia e ora, avendo incassato degli arretrati, se lo poteva permettere, il suo uomo Paolo pure. Cercavano un equipaggio, ed alla fine si ridussero a me e Simonetta, 21 e 18 anni, buoni sportivi, che però fornimmo solo un contributo minimo, per non essere considerati solo ospiti portoghesi. La barca era un ketch di 12 metri, in ottime condizioni, una cabina a prua una a poppa, con motore ausiliario…. già, che voleva Simonetta? Poverina, s’era già addormentata… nella penombra ammirai il suo culetto e.. mi addormentai anch’io.

E mi svegliai alle prime luci del mattino, e per prima cosa rimirai il bel culetto di mia sorella, che dormiva ancora.. perché continuavo a pensare, e a dire “mia sorella”? .. un taboo ancestrale per contenere la moltiplicazione della specie? Perché, dove era scritto che ogni scopata nasceva un figlio? Non c’erano mille modi per far l’amore, divertirsi? Non era vero che la femmina è feconda solo pochi giorni al mese? A questi pensieri il mio uccello prese la forma di un siluro, mi alzai ed andai a buttarmi a mare. La frescura dell’acqua ed una abbondante pipì demolirono il siluro, che riprese forma normale, e risalii a bordo: anche Simonetta si era svegliata e, toltasi la T-shirt, si era buttata a mare: risalita a bordo, la pelle lucida di mille gocce d’acqua,

“faccio un caffé? ” scese nel cucinotto.. la seguii

“ieri sera non abbiamo finito la nostra conversazione.. non mi hai risposto.. allora? ”

“Credo che sia facile a spiegarsi. Essendo in casa l’unico figlio maschio con tremine, due più grandi, tu più piccola, a me venivano riservate tutte le attenzioni delle tue sorelle -chiamiamole attenzioni-: da quando furono in grado di far crescere un bastoncino tra le mie cosce non ricordo un sol giorno in cui, rimasti soli in casa, non si scatenassero in un’orgia sfrenata. Tu eri ancora piccina, non ancora sviluppata, e ti tenevano da parte, e facevamo il tutto anche nascondendoci a te.. inoltre la tua corporatura minuta era tale che fino a quando non ti ho vista, nuda, ieri, quasi quasi non pensavo che tu fossi donna.. invece.. lo hai notato tu stessa.. son rimasto intontito dal tuo bel corpicino: sei minuta, ma perfetta nelle tue proporzioni, ed è un vero peccato che non me ne sia accorto prima”

“Non credere che io non mi sia accorta dei giochini che voi tre facevate: era il periodo del mio sviluppo, e dio solo sa quanti ditalini ti ho dedicato: che bel cazzo offrivi alle mie sorelline.. e che invidia quando te lo ciucciavano un bel giorno presi un cetriolo e me lo infilai nella passerotta, nel bagno, mentre tu inculavi e ciucciavi le mie sorelline.. ed ora ti accorgi di me? Se non ti desiderassi da allora non ti dedicherei un solo pensiero, ma… perché non andiamo a sdraiarci? ” la presi per mano, e ci avviammo a letto.. non potei resistere e, strada facendo, la baciai: lei si alzò sulle punte, io abbassai la testa: le sue labbra arrivavano ai miei capezzoli.. le nostre lingue si dissero tante cose, e le nostre salive, unendosi, ribollivano.. finalmente ci sdraiammo. Simonetta aveva un fisico minuto, quasi da bambina: un faccino delicato, innocente: occhi verdi, capelli corvini, zigomi pronunciati che le davano un’aria da gattina; dolcissima la linea del collo il seno era una seconda abbonante, a pera, capezzoli come fragoline, rosei su areole strette: sul suo fisico però le tettine sembravano una quinta, tanto risaltavano. Cavo il pancino, che si concludeva con un monte di Venere dolcissimo, nel quale un cespuglietto di peli stava proprio sopra le grandi labbra, che mi apparivano gonfie. Le gambe apparivano, rispetto al corpo, lunghe. In definitiva era una longilinea in miniatura, non essendo alta più di mt. 1, 50. Come fummo supini, subito le mie mani volarono ad accarezzare quelle meravigliose curve, le mani di Simonetta accarezzarono il mio torace, e a partire dai capezzoli, la sorellina iniziò a baciarmi con lingua fremente, scendendo verso il mio arnese, che andava assumendo le sue abituali dimensioni -25 cm, diam 5 – come fu arrivata all’uccello, avendone linguata l’asta Simona cercò di imboccarne il glande: niente da fare, la sua bocca era troppo piccola… rivoltai il corpicino fremente, e mi tuffai tra le sue cosce, scostando le grandi labbra e leccando forsennato le piccole ed il clitoride…

“siiii.. amore… continua… vengo! .. vengoo quanto sei belloooo.. continua.. vengoo.. prendimi.. sfondami.. chiavami” mi spostai affacciando il glande sulle piccole labbra, fradice di umori… niente.. anche se non vergine, il passaggio era troppo stretto: ed avemmo io uno lei ripetuti orgasmi solo perché i nostri genitali si sfregavano. Cominciò a singhiozzare Simonetta, mentre freneticamente mi sbaciucchiava tutto il corpo..

“non è possibile.. sono tua.. prendimi come vuoi” Il singhiozzo divenne tanto forte che Gemma se ne accorse e se ne preoccupò a tal punto da precipitarsi a vedere cosa era successo

“perché piangi? Ti sta violentando? ”

“magari potesse… io son troppo piccola, e lui è troppo grande, ed il lo voglio ho sempre voluto essere sua, e questa ne era l’occasione.. ed invece.. ” io ero ancora sdraiato, ancora completamente armato, con l’affare svettante, Gemma lanciò uno sguardo

“hai ragione.. è grandicello.. ma a tutto c’è rime dio, calmati.. per ora fa sfogare tuo fratello che sta scoppiando anzi no, faccio prima io” e con un balzo mi saltò addosso, ed imboccò il mio cazzo giusto in tempo per farmi scaricare un litro di sperma, che ingoiò gioiosa.

“che debbo fare? Quale rimedio? ”

“come si fa con i guanti? Con le scarpe strette? Si mettono in forma! ”

“d’accordo, ma come debbo fare? ”

“ti presto Paolo: in un paio di giorni datti da fare.. ti allargherai” “ma.. ne sarai gelosa? ”

“penso che sia un’opera di misericordia.. poi sei mia cugina.. come sorella”. Simonetta si asciugò le lagrime, e mi baciò in bocca..

“ha ragione Gemma… in un paio di giorni potrai possedermi tutta.. capito? .. perché io sono solo tua e Paolo è uno strumento.. con lui farò sesso, non l’amore.. capito” Paolo nel frattempo era venuto anche lui a vedere cosa accadeva

“ti piace il mio strumento? ” Si sedette sulla cuccetta accanto a Simona “Carino, fammi vedere come va” .. e, scappellatogli il glande, dopo poche leccatine lo prese in bocca, se pure con un po’ di sforzo… imboccandolo man mano anche l’asta penetrò, e le pompate di Simonetta sempre più maliziose lo fecero arrivare… Gemma lo staccò dalla bocca della cugina e si fece sborrare in faccia..

“questo è mio! “.

Erano già le dieci, e Gemma ci ricordò che dovevamo muoverci: salpammo l’ancora e, dato che non c’era vento, e che nessuno di noi, nonostante fossimo patentati, aveva voglia di prendersi la responsabilità di veleggiare, procedemmo a motore, sui 10 nodi, lungo le numerose calette della meravigliosa costa. Io al timone, Gemma in cucina, Simona e Paolo sulla tuga di prua a scopare.. di tanto in tanto si sentivano dei gridolini di Simonetta o dei barriti di Paolo. Il mio sguardo volgeva dal percorso a prua ad osservare la ginnastica degli scopatori, Simonetta ora sopra a stutacandela, ora a pecorella, o alla biblica. Mi soffermai ad occhieggiare Gemma nel cucinotto: Gemma era una bellissima creatura, molto somigliante a Simona, ma di taglia regolare per il 1, 70 di altezza, ben conformata, seno una quarta con due coppe svettanti, e capezzoli ampi e scuri, molto in rilievo. Aveva avviato una salsa alla puttanesca, e risalì in coperta per controllare la situazione. A stare alle carte nautiche tra un paio di ore avremmo raggiunto un paesello di pescatori dove eventualmente fare un po’ di spesa: Gemma mi venne alle spalle, e mi cinse con le braccia, facendomi sentire le calde tette e strofinando il pube sul mio culo..

“lo sai che devi sostituire Paolo a tutti gli effetti? ” Non abbandonavo la ribolla.. sentii un suo dito penetrarmi l’ano

“Capitooo? “Le molte sollecitazioni ricevute mi fecero drizzar l’arnese.. passai in folle, e spensi il motore.. ci abbracciammo, e mi attaccai al suo labbro inferiore, stringendole i capezzoli.. si adagiò a pagliolo, spalancando le cosce..

“prendimi! “. La sua vulva era completamente depilata, come quella di Simona, con un ciuffetto sopra le grandi labbra: mi inginocchiai e, scostate le grandi labbra, raggiunsi il clitoride per morderlo mentre Gemma lanciava urletti di godimento, le mie dita torturavano i suoi capezzoli finchè

“son completamente secca, fammi riposare” mi staccai e, a cavalcioni sul suo torace, con le sue meravigliose poppe mi feci una grande sega alla spagnola, spingendo spesso il mio glande sulle sue labbra per riceverne una linguatina. Preferii non venire, per conservare un poco di sperma per il pomeriggio, e tornai alla ribolla: acceso il motore, ripresi la rotta precedente, lungo la costa. Simonetta, interrotte le sue scopate, scese dalla tuga, e mi venne vicino:

“mi fanno male i fianchi, ma debbo allargare la fighetta, altrimenti non potrò amarti: guarda intanto come son conciata”. abbassai il mio sguardo al suo pancino.. le grandi labbra erano violacee, e da essa scorreva un liquido bianchiccio.. erano i litri di sborra di Paolo. Gemma prese per mano Simona e la fece sdraiare.. poi si attaccò alla passerotta e la succhiò golosamente… “fa bene alla salute.. non bisogna perderne un goccio”.

Verso la mezza arrivammo in un piccolo golfo in fondo al quale c’era un abitato, feci indossare gli slip ai tre, che si erano assopiti al sole sdraiati sulla tuga e mi diressi verso le case. Non vi fu bisogno di scendere per far spesa, perché fummo circondati da innumerevoli barche che offrivano pesce, frutta e verdura, carne, pane olio e olive.. fatta la spesa ci affrettammo a riprendere la via, lungo la costa, alla ricerca di una caletta deserta dove poterci tuffare, trovatala, ci ancorammo e, di nuovo denudatici, ci facemmo un lungo bagno ristoratore. FINE

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