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Se quella sera… Iperattività

Luisella arrivò in ufficio alle nove e qualche minuto e attraversando l’area dove lavorava il suo gruppo notò una strano silenzio di tomba. Entrò nel sua stanza a vetri appena in tempo per notare la presenza ormai ineluttabile della rosa rossa. Guardò al di là del vetro: Anna Leccetti lavorava alacremente alla sua scrivania, il suo volto era il ritratto della salute; Sandro Corbetta verificava, ballonzolando tra le scrivanie, il lavoro delle tre ragazze che sembravano solo interessate al giovane dottor Galizia che molto formalmente parlava di questioni lavorative ad altra voce al telefono. Aprì il bigliettino che accompagnava le rose trovandovi la solita poesia.
Il tepore delle lenzuola mi soffoca.
La paura di rimanere solo a lungo
e pensare
e sapermi domani notte di nuovo lontano da te
m’irrigidisce il membro.
Ma forse è l’agitazione
oppure è il persistente richiamo
di una passione sempre viva.
per te, Luisella
Chiudo gli occhi
sperando che tu mi conceda
aperte
le tue gambe.
“Anna può portarmi i fax arrivati ieri dalla Germania?”, alzò abbastanza la voce per farsi udire comunque da Sandro Corbetta e dal dottor Galizia, oltre che da Anna.
“Siediti”, le chiese con voce informale appena Anna Leccetti si presentò nel box con il materiale richiesto
“Dimmi Luisella, qualcosa non va?”, le domandò premurosa a bassa voce evitando di usare quell’odioso tono formale che era la regola nell’azienda; ormai tra loro era nata una amicizia, e malgrado avessero due caratteri tanto diversi la frequentazione sessuale le aveva avvicinate. Per cautela avevano convenuto di mantenere in ufficio per quanto possibile un contegno aziendale: si dovevano dare del lei in pubblico senza far trapelare la loro amicizia.
“L’ennesima rosa!”, sbuffò Luisella.
“Eh si, lo vista appena entrata questa mattina”
“Ma chi cazzo sarà mai?”
“Non lo so, posso solo dirti che stamattina quando sono arrivata c’erano già le ragazze e il Corbetta”
“Non sarà mica lui?”, domandò Luisella scuotendo la bionda zazzera di capelli dritti.
“Il panzone? Noo! Non credo, anche se deve per forza essere qualcuno in azienda … magari del piano perché il fiorista per entrare deve lasciare la merce a qualcuno. Senza firma non se ne va!”, ragionò con vivacità Anna Leccetti.
“Questa mattina ti trovo bene, hai una faccia giuliva. Ti ha fatto proprio bene scopare ieri sera, eh?”, commentò Luisella cambiando discorso.
“Si ho dormito benissimo e stamattina sul bidè mi sono toccata. Avevo una paura matta che mi scoprisse Samanta”, le confessò Anna sfoderando un sorriso smagliante di felicità.
“E tuo marito, dov’era?”
“Lo stronzo era già uscito” reagì acida.
“C’è la socia di una delle mie due migliori amiche, quella del cuore per intenderci, che è lesbica ed ha delle uscite simili alle tue: gli uomini sono tutti stronzi, mi fanno schifo e tutte queste belle cose, siete per caso parenti?”
“Alcuni sono stronzi, questo è vero, però a me piace l’uccello”
“Già lo so! Evviva l’uccello”, le rispose sorridente
***
La giornata di giovedì fu terribile per la divisione di Federico Pisani; tutto il personale era impegnato con la chiusura di un contratto in fase di stipula con un importante cliente internazionale, e di conseguenza il gruppo di Luisella Boschi dovette lavorare senza risparmio. Anna Leccetti galvanizzata dalla nuova profonda amicizia femminile con Luisella s’amalgamò ulteriormente al gruppo imitata dal dottor Ruggero Galizia che dimostrò a pieno le proprie capacità lavorative. Benché fosse relativamente fresco di assunzione, si dimostrò abbastanza indipendente da seguire alcune pratiche, della cui evasione altrimenti avrebbe dovuto occuparsi Sandro Corbetta. Alle diciannove meno dieci la tensione si allentò e dopo che le ragazze furono uscite Luisella chiamò Ettore, “Amore questa sera faccio tardi, non so se ci possiamo vedere”
“Se non sei troppo stanca ti vengo a salutare per il bacio della buonanotte”, le rispose malizioso alludendo alla dolce abitudine che avevano preso della fellatio serale. Luisella sbuffò malinconica “Ettore ho una voglia matta di mettermi nuda, farmi un ditalino, scopare e invece sono qui con il Corbetta e il Galizia”
“La Leccetti è già uscita?”
“Si”
“Peccato potevate fare una cosa a quattro, ma siete sempre in tempo a chiudere la porta e scopare a tre come ricci, né avresti due tutti per te sei tu il capo no? Cosa ci vuole a cambiare il tipo di mansione?”, scherzò Ettore non facendola parlare.
“Non dire cazzate, non mi bagno neanche al pensiero di farmi scopare da un grassone e da un ragazzino saputo”
“Passi il panzone ma il ragazzino deve essere ben carico, scommetto che un bel cazzo duro che non si ammoscia tanto facilmente”
Luisella chiuse gli occhi quasi stremata dalla fatica, “Ettore lascia stare sono stanca ci sentiamo dopo bacio, bacio”
Poco dopo, terminate le proprie mansioni e non essendo più indispensabile, uscì anche Sandro Corbetta e nell’ufficio rimasero solo Luisella Boschi e il dottor Galizia “Vai pure se vuoi” gli disse Luisella senza dissimulare la sua stanchezza.
“Va bene vado, ma se mi autorizzi gli straordinari invece resto”
“Ah,” rise Luisella “allora né fai solo una questione di prezzo, ed io che ti credevo votato al lavoro”
“Si e no, è che a quest’ora impiegherei un casino ad attraversare la città”, rispose il ragazzo guardando ostentatamente l’elegante orologio da polso. Luisella annuì con un leggero movimento del capo “In che zona abiti?”
“Zona Magenta”
“Ah, ah è anche la zona della Coviello”
“La dottoressa Lucilla Coviello?”
“Si, lei”
Nel vederlo sorridere, Luisella pensò -Capisco perché la Romina e la Giulia hanno sempre quello sguardo sperso quando ti vedono… l’ufficio personale doveva dirmelo che mi sarebbe arrivato Casanova- Invece rispose prendendosi gioco del ragazzo, “Eh, eh, quanto interesse per la dottoressa Coviello”
Il dottor Galizia con modi costruiti scosse la testa “No, no che dici, era solo curiosità”
“Non ci credo” ribatté Luisella con fare faceto.
“Beh, io posso ritenermi fortunato…” rispose il ragazzo cambiando tono della voce “Sono in un ufficio con cinque belle donne”
La dottoressa Boschi sorrise al complimento e finse di arrendersi; aveva vinto la scommessa con sé stessa ed era ormai chiaro che il ragazzino ci stava sottilmente provando. Ignorò comunque la spavalderia del ragazzo e lo richiamò all’ordine. Abbozzarono sulla carta gli ultimi documenti per la presentazione dell’indomani e quando furono davanti al computer per riportare in bella alcuni grafici iniziarono a chiacchierare.
“C’è una cosa che ti volevo dire da alcuni giorni”
Il ragazzo assunse un’espressione stupita e al tempo stesso spaventata, la dottoressa Luisella Boschi era il suo capo e l’intonazione della voce non era delle più felici “Di che cosa?” chiese con circospezione.
“Caro il mio ragazzo, tu hai sconvolto l’ufficio giocando a fare il bell’uomo con le nostre colleghe, me inclusa!”
“Credo di non capire…” accennò confuso il dottor Galizia preso alla sprovvista per quella dichiarazione così schietta e lontana dalle sue previsioni; si era aspettato un rimprovero lavorativo e invece era stato travolto dalla schiettezza della sua responsabile che l’aveva accusato d’essere un quasi molestatore.
“Adesso che fai, il timido?” gli disse sorridendo la dottoressa Boschi notando che il ragazzo aveva assunto una posa plastica: mano destra sul mouse, sinistra sulla tastiera e occhio spento sul monitor.
“Non mi sembra d’aver avuto con loro…” sospirò “con voi un comportamento scorretto” ammise con molta fatica il ragazzo che sembrava sinceramente a disagio. Luisella lo squadrò per alcuni secondi convinta della non completa sincerità del dottor Ruggero Galizia “Adesso non fare il finto modesto e raccontami le tue impressioni di questo primo mese e mezzo, qui da noi”
“Sono stato bene, l’ambiente è cordiale e il lavoro mi piace”, accennò il giovane scuotendo le spalle “e credo d’essere simpatico un po’ a tutti” ribadì con un gesto di malcelata sufficienza.
“Già, parli di calcio con Corbetta e con noi mantieni un contegnoso distacco” sospirò “Ormai di uomini come te ce né sono pochi, tutti sono pronti a saltarti addosso, invece tu…” mentì Luisella fingendo di condividere quel comportamento così squisitamente puritano e diametralmente opposto al suo. Nuovamente il dottor Galizia alzò le spalle, ma questa volta non disse nulla, apparentemente incapace di valutare le parole della donna che proseguì imperterrita nell’elogio quasi sperticato dei suoi intinti morigerati, “Quando ti ho visto la prima volta, se devo essere sincera, ho creduto d’avere in squadra un vero Casanova” rincarò la dose la dottoressa Boschi “… e prima o poi mi sarei mai aspettata che tu cedessi… ad una di noi, magari Romina, Giulia che sono giovani e fresche”
“No, no! Siamo sul lavoro” rispose contegnoso il dottor Galizia salvando il file che aveva editato e passando al successivo. Luisella capì d’aver colpito nel segno e cambiando radicalmente punto di vista gli chiese maliziosa “Scusa la sfacciataggine ma, non ti garba nessuna di loro? Io trovo che siano tutte carine” rise “…comprese le presenti, ovvio!” aggiunse dopo qualche attimo fingendo distrazione.
“Beh, si! ” ammise il giovane annuendo “Ma voglio pensarmi corretto con le colleghe in ufficio, e malandrino fuori con le mie amiche” dichiarò increspando le labbra in un leggero sorriso “…ma riconosco che sono belle… che siete belle”
“Ah beh, per fortuna che ti sei ricordato di me!” ribatté Luisella che in cuor suo si stava divertendo alle spalle del giovane giocando sottilmente con l’ipocrisia dei comportamenti indotti o procurati che sembravano regolare la vita pubblica e privata del dottor Ruggero Galizia. Non lo faceva per malanimo, anzi era solo un modo per stuzzicare bonariamente il ragazzo, ancora troppo buffamente anchilosato nei comportamenti sociali. A domande socialmente corrette ribatteva con risposte altrettanto scialbe e impersonali che divertivano e rilassavano Luisella tanto che lasciatasi prendere un poco la mano le sfuggì un commento grossolano “Dai! Non si può dire che tu sia timido, imbranato neanche…”
Il ragazzo la guardò stupito non intuendo minimamente cosa la dottoressa Luisella Boschi gli stava chiedendo di ammettere.
“Non c’è niente di male se le donne non ti piacciono, ma per la miseria non fingere!”
Il dottor Galizia avvampò di vergogna ma riuscì a stupire ugualmente Luisella con un sorriso solare “Ma no mi piacciono le donne, cosa avevi capito?” chiese alla fina allargando le braccia.
“Volevo solo una conferma da te… e visto che mi sfuggi come un anguilla ti ho posto la questione in quei termini”
“Allora te lo ripeto, mi piacciono le donne, anzi mi piacciono solo le donne!”
“Ruggero non c’è bisogno che ti affanni, so riconoscere quando un uomo come mi guarda!”
Il dottor Galizia colpito da quella dichiarazione così schietta mandò il disegno in stampa per poter avere il pretesto ed alzarsi dalla sedia per raggiungere la stampate situata a qualche metro di distanza “Forse sono troppo coinvolto per dichiarare ciò che voglio” bofonchiò tornando con il foglio appena stampato tra le mani. La dichiarazione colpì Luisella, che appoggiandosi allo schienale della sedia assunse un’espressione stupita; il gioco si stava facendo serio e il ragazzo sembrava aver abbandonato le banalità. Doveva sapere, e quindi gli domandò di slancio, “Allora sei già follemente innamorato?”
“Sì… e… cioè no, no per carità” rispose il dottor Galizia ridendo senza ritegno “E tutto il contrario! Non voglio legami duraturi”
“Ma che centra” sbuffò Luisella “Dai non fare lo stupido, ma chi vuoi incantare?” gli prese di mano il foglio appena stampato “Non essere ipocrita, è ovvio che la ragione è un’altra!”
“Non le voglio illudere…”
“Eh, ma chi?”
“Le ragazze della mia età sono ancora ingenue… e romantiche”
Luisella si aspettava che continuasse ma lui si fermò, incuriosita lo sollecitò, “Ahi, ahi mi sembra che tu ti stia impantanando, o forse sono io che sono troppo vecchia per capire voi giovani, però a lume di naso dico comunque che stai generalizzando, banalizzando la vita altrui ed io continuo a non capire”
Il dottor Galizia un poco intimorito dalla stroncatura scosse la testa, “Non so come essere più chiaro… sembrano non interessate a certe cose, mi danno l’idea che le nostre strade siano così diverse, profondamente diverse”
“Ma Ruggero, credi ch’io abbocchi?” lo rampognò facendo pesare tutta la differenza d’età “se me lo vuoi dire, bene… altrimenti lascia stare e finiamo di stampare i lucidi e andiamo a casa!”
Il dottor Galizia accusò il colpo violentemente vacillando sulla sedia; capì d’essere stato meschino e senza guardarla iniziò a spiegarle con un lungo bisbiglio sincopato “Senza offesa, non mi sento pronto ad impegni, sono giovane, voglio divertirmi” con gli occhi l’implorava, ma lei divertita non gli rispose, e fu allora che si decise “Ma che cazzo me né frega, te lo dico e basta!” sbottò ruvidamente lanciando un altro lucido in stampa “Io, adesso, in questo momento sono interessato al sesso, mi interessa solo scopare, niente complicazioni sentimentali”
La dottoressa Boschi sempre più divertita per l’imbarazzo del ragazzo, volle continuare a divertirsi “Tutto qui? Era questo che volevi farmi capire?” sospirò “Cioè volevi darmi ad intendere che tu cerchi il sesso e le tue coetanee no, loro cercano l’arte, la poetica… l’astrazione metafisica, giusto no?”
“Sì!”
“Tutto qui?” tornò a domandare incalzante, ma si sorprese stupita quando lui sollevò la testa per niente imbarazzato per la chiarezza con cui gli aveva parlato; lo vide allargare le braccia e sfoderare quel fatidico sorriso sbarazzino “Già, il problema è tutto qui!”
Capì che quello era il momento di fermarsi, e lasciare all’ingegner Galizia l’onere della scelta: stava a lui decidere se continuare il gioco. Quindi buttandola sullo scherzo goliardico aggiunse, “Allora vediamo se ho capito: vuoi tenere distinto il sesso dall’amore e perciò scarti a priori le tue coetanee perché le credi troppo romantiche, e così le eviti.” scuotendo il caschetto biondo lo volle provocare ed aggiunse sardonica “Penso che tu stia facendo un po’ di confusione, come del resto ti ho già detto prima… e ci stai facendo la figura dello sciocco”
Il ragazzo sorrise scuotendo la testa e prese a fissarla in modo strano. Luisella non vi fece caso dopotutto voleva solo continuare a divertirsi ma un dubbio si insinuò nella sua mente -Sarà mica lui il coglione dei fiori?- lo spiò di sottecchi riprendere la sua solita baldanza; con studiata leggerezza lo ignorò concentrandosi su di un grafico -ma no, è troppo giovane ed impettito-
“Il mondo è pieno di donne, e non sono uno che si ferma alle apparenze”, accennò il dottor Galizia giustificandosi visibilmente disturbato dall’improvviso smaccato distacco della donna “Ci sono un mucchio d’alternative alle mie colleghe, dovunque io guardi ci sono tante rose rosse da cogliere”
“Davvero, e dove sarebbero, a parte il mio ufficio ogni giorno?”
“Posso farti un esempio?” domandò titubante.
Annuì non potendo non notare una certa qual eleganza nei gesti del giovane tanto che il dottor Galizia sembrò seriamente intenzionata ad ascoltarlo; inorgoglito si alzò ed iniziando a camminare disinvoltamente, “Come ti dicevo prima, il mondo è pieno di donne”
Dentro di sé scoppiò a ridere per la prosopopea con cui il ragazzo tentava di stupirla con affermazioni banali e scontate, e inevitabilmente non riuscì a trattenersi dalla voglia sempre crescente di stuzzicarlo, questa volta con un pizzico di cattiveria in più, “Pensa Ruggero, siamo tante, troppe e tutte a caccia del bell’uomo navigato!”
Il ragazzo ancora una volta dimostrò l’assoluta incapacità a cogliere quell’ironia, più che mai esplicita nelle parole di Luisella, e la conseguente presa in giro costruita nei suoi confronti; stolido diede una nuova scrollata di spalle e riprese ad enunciare il suo punto di vista, “Benissimo, nessun coinvolgimento emotivo e… ognuno per la sua strada”
Annuì divertita, e dopo aver risposto il lucido nella cartellina decise che il giovane avrebbe avuto a sua disposizione solo altri due minuti prima di pretendere da lui efficienza e lavoro finito.
“Poniamo il caso che io incontri una bella donna magari sui quaranta…”, mentre parlava aveva preso a guardarla; Luisella incominciò al di là di tutto a sentirsi piacevolmente lusingata perché era chiaro che quello era il suo ritratto “… ovviamente mi chiedo… si o no?”, tornò a sedere vicino a lei.
Represse un’altra risata interiore. Cominciava a nutrire tenerezza per quel ragazzino saccente, ma in fondo sincero, “Fin qui bene, ma come lo capisci che hai solo una mezza chance?”
Il dottor Galizia sussultò sulla sedia ma era evidente che non aveva intuito nulla sulla personalità della dottoressa Luisella Boschi, e imperterrito continuò impettito “Innanzi tutto la devo sentire speciale. Poi deve capirmi, e intercettarmi sulla mia lunghezza d’onda”
La tensione tra i due cresceva ad ogni istante, Luisella era interessata, la voce di lui si era fatta bassa e complice ed aveva assunto toni molto sensuali “Deve intuire che sono interessato al suo corpo maturo e affascinante” parlava con tranquillità, fissandola intensamente con quei suoi meravigliosi occhi azzurri.
Luisella iniziò ad avvertire il peso della situazione “Scusa ma tu continui a pensare alle tue coetanee come a delle perfette bambole di stoffa?” domandò piatta “E già questo fatto mi lascia molto perplessa, e mi da anche un tantino fastidio” sospirò “Poi sono stata vino prima di aceto e non posso accettare come un dogma tutta la tua elaborata teoria sulle donne e sulle tecniche di abbordaggio. Non credi che la cerchia di amicizie sia il luogo migliore per avere degli incontri galanti?”
“Non sempre, mi affascina molto l’incontro con la perfetta sconosciuta” rispose trafelato; parlava quasi in apnea e dopo una piccola ma inevitabile pausa riprese fiato, “Con le amiche non sempre è così semplice sai, anzi. Anche la migliore amicizia può corrompere l’approccio amoroso, mentre l’incontro con la donna matura è fresco ed appagante, non trovi?”
Ora Luisella non lo ascoltava nemmeno più, la sua mente stava valutando come deviare senza conseguenze spiacevoli quella discussione, senza riuscire a decidersi se imbastire una lunga conversazione filosofica con il giovane o troncare perentoriamente ogni cosa e portare a termine le ultime attività per l’incontro dell’indomani mattina. Era stanca, s’era stufata della boria del giovane quindi dopo trenta secondi aveva deciso per la stroncatura. Stava per alzarsi quando la consapevolezza d’aver avuto per la seconda volta quell’intuizione singolare la bloccò a bocca aperta: forse aveva veramente trovato l’anonimo spasimante che da ormai cinque giorni le spediva delle rose rosse, ma a quel punto non le importava più di niente tanto che percepiva solamente le parole del giovane in modo meccanico.
“Prova ad immaginarti la scena…” sussurrava il dottor Galizia, e languido come le sue parole aveva poggiato una mano sul ginocchio di Luisella che sussultò mentre le mano le sfiorava la pelle. Si chinò verso di lei sussurrandole, “Ora ti bacerò, perché sono sicuro, tu mi vuoi, perché tu mi desideri”
Luisella scattò in piedi respingendo il ragazzo “Ma parla come mangi! Non lo vedi che sei ridicolo in quella posa da lacchè di quart’ordine?”, gli disse stizzita con voce ferma e decisa fissandolo negli occhi.
“Scusa, mi scusi, non volevo”, farfugliò alzandosi e prendendo le distanze il dottor Galizia.
Consenso/assenso
Clelia infagottata nel suo cappotto di cammello sentì la folata di caldo aggredirle il viso quando Paola aprì la porta completamente nuda “Ciao Paola ti disturbo, forse state mangiando?”
Paola le schioccò un bacio sulla guancia rabbrividendo al contatto della pelle nuda su i vestiti freddi e umidi “Ma figurati, che bella sorpresa.” la prese per una mano e la tirò dentro chiudendo la porta d’ingresso e facendola accomodare aggiunse “Taddeo non è ancora arrivato, dai entra che ti faccio conoscere un amica”
“Non voglio disturbare, ti volevo solo chiedere in prestito un libro, stavo tornando da un cliente che abita nella tua zona e sono salita” si schermì cominciando a sentire lo sbalzo termico prenderle le gambe e le cosce fasciate dai collant cominciando ad invidiare la nudità di Paola che le aveva già preso il cappotto.
“Avanti, se ci fai compagnia sono contenta, a meno che tu non aspetti qualche puntello?”
“No, no lo sai che sono libera, non mi vuole nessuno” scherzò sogghignando finché non intravide nel corridoio la figura di una ragazza nera di capelli che s’avvicinava sorridente; era nuda e calzava un bel paio di pantofole con la testa di gatto. Paola accolse Karin cingendole le spalle “Beh Clelia noi ti vogliamo qui questa sera, e se ti spogli nuda anche tu, è meglio!”
“Piacere mi chiamo Karin e lavoro con suo marito” si presentò guardando dolcemente la nuova venuta e senza dire una parola si toccò il capezzolo sinistro. Clelia la guardò dritto negli occhi e prendendole la mano le disse “Sei una conquista di Taddeo?”
Karin avvicinò e si fermò a due passi da Clelia; la guardò compiaciuta, con uno sguardo da cui traspariva tutta la voglia che aveva di conoscere la vita “Si, sono stata catturata dal suo fascino e la mia fragile volontà si è infranta tra le cosce di Paola”
“Cli non le credere, non è affatto fragile come vuol farti credere, e solo che queste ragazze in carriera sono talmente prese dal lavoro che perdono di vista la passera, e sai cosa mi ha detto… che a lei bastavano sei mesi per non pensare più al sesso. -Brr- che prospettiva di merda”
“Scommetto che Paola sta gonfiando un attimino le cose” disse Clelia togliendosi la giacca del tailleur, sotto la camicetta i capezzoli le cominciavano a dolere stretti nella calda morsa del reggiseno. Guardò i glutei sodi della ragazza e il bacino dalle curve lievi cominciava a risvegliarle le voglie sopite dal freddo “No, no” stava dicendo Karin “la faccenda dei sei mesi è vera, come è vero che ho appena finito il precariato e sono lanciata in carriera”
“A tutto c’è rimedio,” sentenziò tornando a posare gli occhi sul corpo atletico di Karin che la faceva sembrare una giovanissima “e poi il pensiero ha il potere di mutarti e le abitudini cambiano nel bene e nel male”
“Abbiamo trasmesso l’ora dello psicologo” scherzò Paola affacciandosi dalla cucina dove s’era diretta per controllare i tempi cottura della cena; spense il timer e replicò “Per eliminare il suo disturbo bastano solo due dita”
Clelia con molta grazia era riuscita a sganciare il reggiseno senza togliersi la camicetta, e con un sospiro di sollievo aveva commentato “Karin non posso crederci! Sei bella, hai un bel sedere, dei bei seni, sai sei proprio bella dovresti avere gli uomini a mazzi”
“Già se lei si lasciasse un po’ andare iniziando a darla un po’ in giro forse” Paola era tornata dalla cucina ed aveva fatto ancora in tempo a notare i contorsionismi di Clelia per sganciare il reggiseno, storse la bocca e rispose “prima o poi, qualche bel giovanotto lo potrebbe trovare. Ma invece e solo casa e lavoro, almeno fosse casa, lavoro e sesso”
Karin annuì e rivolta ad Clelia prese a spiegare “Paola ha ragione, ma i dieci anni di medicina mi hanno assorbito troppo. Adesso posso solo ringraziare Taddeo d’avermi tirato fuori dalla bambagia e piano piano sto riscoprendo il mondo.” allargò le braccia in un cenno di impotenza “Sai avevo anche perso l’abitudine di toccarmi, non so prima come potevo resistere, ma adesso mi sveglio prima alla mattina per fare colazione come si deve: caffè, fette biscottate e succo di passera,”
“Cioè?”
“Niente di strano faccio colazione, e dopo che mi sono fatta le fette biscottate imburrate e con la marmellata, succo di frutta e un buon caffè mi masturbo davanti alla porta finestra della cucina. Abito in un piano alto e davanti a me non ci sono case alte e posso vedere Milano che si risveglia, e idealmente di fronte a tutta la città vengo una, due volte”
Paola notò di nuovo l’insofferenza di Clelia stretta nei vestiti e senza troppi complimenti le disse “Senti il tuo tailleur è molto bello ma noi preferiremmo vederti nuda. Forza e coraggio, io aggiungo un posto a tavola e tu ti spogli; vai pure in bagno dove puoi trovare tutte le cose al loro posto”
Clelia fu grata dell’invito a spogliarsi e dirigendosi verso la parte notte chiese ad alta voce per farsi sentire “Paola la mia roba è sempre nel mio ripiano?”
“Si, si la salvietta è lavata, e se non è al suo posto la trovi tra le mie nell’armadietto dell’anti bagno”
Karin strizzò gli occhi perché non aveva capito e a bassa voce chiese a Paola “Lei tiene le sue cose qui da te?”
“Ah già, non te l’avevo ancora detto, siccome per esigenze di spazio ci ritroviamo quasi sempre a scopare a casa mia o casa di Luisella, noi ragazze teniamo tutto l’occorrente per il bagno a casa dell’amica che ci ospita. Io ho tutto a casa di Luisella e loro a casa mia”
“Se me lo dicevi portavo anch’io la mia roba”
“Lascia per questa volta sei perdonata, ma per il futuro ricordati di portare una salvietta, il sapone intimo, i rasoi per la passera e la ceretta per le gambe”
***
Luisella sbuffò cattiva, “Non essere ipocrita, tu volevi dire e fare tutto quello che mi hai ampiamente descritto con quei tuoi modi da damerino, antiquato ed impotente! Comunque adesso finisci tutto quello che ti sei preso in carico e terminalo per le nove, cioè hai esattamente mezz’ora per consegnarmi il file con i lucidi di tutti i dettagli dei materiali” Ciò Detto lo lasciò solo e inebetito in mezzo alla stanza chiudendosi nel suo ufficio insonorizzato dalle pareti a vetri appena in tempo per rispondere al telefono.
Si sedette alla scrivania dopo aver chiuso la porta e afferrando la cornetta capì ch’era una chiamata interna “Pronto, Boschi”, si presentò formalmente appena avvertì l’avvenuta comunicazione.
“Luisella, può dirmi a che punto sono i lucidi da proiettare domattina?”, la voce stanca ma cordiale di Federico Pisani la rincuorò.
“Dottore, saranno pronte fra mezzora, il dottor Galizia ci sta lavorando”
“Pensavo che quelle fossero già ultimate, avevamo controllato le bozze insieme questo pomeriggio”, contestò Federico Pisani.
“Dottore ha ragione, ma posso venire da lei adesso?”, chiese Luisella con uno slancio che non lasciava adito a nessun diniego. Recuperata la cartellina degli appunti si recò immediatamente nell’ufficio di Federico Pisani lasciando Il dottor Galizia a completare il lavoro assegnatogli, che assolutamente schivo evitò accuratamente di rivolgerle il benché minimo sguardo.
“Sono dal dottor Pisani”, gli abbaiò alle spalle avvertendolo in modo volutamente rude prima di uscire nel corridoio ormai deserto.
“Allora Luisella cosa abbiamo sbagliato, ci manca ancora qualcosa per domani?”, le chiese con una leggera apprensione Federico Pisani appena Luisella entrò trafelata nel suo ufficio
“Nulla di tutto questo dottore, si ricorda che le avevo raccontato di quelle rose rosse?”
Federico Pisani annui stancamente lasciando percepire il suo disinteresse per l’argomento, ma essendo Luisella Boschi prima di tutto un’amica l’invitò a ragguagliarlo sulle novità.
“Ecco finalmente ho capito chi è!”
“E, mi dica!”, l’esortò l’uomo che cominciava a sentire il peso della giornata lavorativa
“E’ sicuramente stato il dottor Galizia, anzi sono sicura di lui”
“E’ sicura?”
“Si!”
“Luisella, allora lo deve affrontare a quattr’occhi, è l’unica alternativa che vedo. Questa sera quando avrà finito tutti i lucidi lo prenderà in disparte per un chiarimento”
Luisella titubante si mosse a disagio sulla sedia, “Dottore che debbo fare secondo lei, ci vado a letto?”
Federico Pisani sorrise amabilmente allargando le braccia, “Luisella, lei ed Ettore siete stati non meno di quattro giorni fa i miei indiscussi mentori, mi avete aiutato magistralmente, e non credo che io le possa dare consigli”
“Ma il guaio è che questo dottor Galizia è troppo romantico, temo che si sia innamorato di me!”
“No Boschi a questo punto, mi lasci fare la parte dell’uomo, anzi del maschio, quello la vuole solo scopare! E poi se vuole essere sicura si porti dietro anche Ettore, lo fa nascondere sotto il letto mentre lei si scopa il giovincello”
Risero tutt’e due di cuore e Federico Pisani non poté fare a meno di ammirare la linea posteriore del vestito di Luisella ch’era tanto attillato da arrivare a marcare, evidenziandola, l’attaccatura della natiche: rimase per qualche attimo a guardarla, forse per accentuare quella sincera lusinga e dimostrare alla donna tutta la sua stima.
Come s’aspettava la sentì domandare, “Le piace il vestito, dottore?”
“Non c’è dubbio, il vestito è molto bello, ma è lei Boschi che è magnifica”, rispose prontamente Federico Pisani.
“Non so, non sono sicura, la gonna va bene, però, la scollatura del top mi sembra un poco eccessiva e poi vede proprio qui giù. Poi i ragazzini vorrebbero metterci le mani!”, disse muovendo la gonna in modo da fingere di sistemarla, ma lasciandola ancora più sollevata
“Boschi, lei adesso è ingiusta. Lo è prima di tutto con se stessa, e poi nei riguardi del dottor Galizia. Vada da lui e si spieghi, anzi spiegatevi perché è l’unica cosa da fare”, rispose serio Federico Pisani, affondato nella grossa poltrona di pelle nera, nel tentativo di muoversi dietro la massiccia scrivania di mogano.
“Ma, è lui che dovrebbe spiegarsi, io che cosa ho fatto?”
“Nulla, però lei ha più esperienza del dottor Galizia e se vuole che il giovane non la importuni più in questo modo gli deve parlare chiarendo senza mezzi termini perché la sue attenzioni sono state cosi inopportune”
Federico Pisani intanto si era alzato e a Luisella non sfuggì il gonfiore che riempiva e tendeva i suoi pantaloni, si voltò per poggiare dei fogli sulla vicina scaffalatura, torsione che accentuò la curva delle natiche
“Dottore ha visto, è in tiro?”
Federico Pisani si guardò la patta dei pantaloni e dopo un attimo d’esitazione, la mano dell’uomo si posò sui fianchi di Luisella, e con gesti precisi ricercò il taglio delle natiche, “Si, vede Luisella nessuno saprebbe resistere ad un culo così! E se mi consente la dichiarazione del dottor Galizia presa di per sé stessa non è eccessiva, una donna come lei lo può capire benissimo”
“Dottore le posso fare una pompa?”
“Si, Boschi ma i lucidi del dottor Galizia? Lo chiami e gli dica di portarli qui appena finiti”
“E se ci scopre?”
“Non dovrebbe abbiamo quasi sette minuti abbondanti, ma il pensiero di averlo qui da un momento all’altro dovrebbe solo eccitarla”
“Dottore ha ragione, si immagina io che gli chiedo i lucidi con ancora il suo seme in bocca?”, disse Luisella alzando la cornetta del telefono per dare disposizioni a Il dottor Galizia. E mentre parlava al telefono senza fili, colmò il breve spazio che la separava dall’uomo, il suo odore la colpì eccitandola ancor di più, la sua mano si appoggiò sul gonfiore dei pantaloni ed accarezzò il membro attraverso la stoffa, percependolo grosso e duro.
“Lo sapevo, ho sempre creduto che lei Boschi fosse una gran donna, una donna da sposare. Ah come è vero, la dovrebbero clonare!”, la mano dell’uomo, si posò tra le gambe, e con decisione risalì sollevandole il vestito raggiungendole la vagina
“Mi faccia sentire ancora quanto è liscia la sua passera”, domandò alla fine ansante dimentico di qualsiasi cosa tranne che posare le dita sul sesso liscio e profumato della donna.
Luisella si staccò un attimo dall’uomo, si levò le collant e le mutandine, “Non perdiamo tempo, questa sera dobbiamo accontentarci solo di una pompa, anzi la invito sinora a casa mia per sabato, o preferisce venerdì dopo il tennis, e per allora vedo anche se è libera la Leccetti?”
Federico Pisani la guardò con stupore, “Lei intende quel manico di scopa della Anna Leccetti? Adesso lei mi deve spiegare come ha fatto a conoscerla”
“Dottore si ricorda Roma, abbiamo prenotato due stanze d’albergo ma in realtà abbiamo dormito solo in una”
“Ah, ah adesso che lo so non vi autorizzerò ad andare in trasferta insieme”, la canzonò Federico Pisani mentre le sue dita avevano già preso a solleticare i bordi esterni della vulva.
“Comunque la Leccetti è meno inibita di quel che sembra, ha un marito all’antica che le fa le corna ma con lui aveva già scopato di culo, doveva vedere che bel buchino deflorato ho trovato tra quelle chiappette morbide… lo chieda ad Ettore che ci ha inzuppato il biscotto!”
“Boschi, lei mi stupisce! La Leccetti che scopava già di culo, così che lei ha dovuto insegnarle poco, domani mi faccio raccontare tutto da Ettore, quel vigliacco non mi ha detto nulla!”
“No, no non è così vero che l’Anna è già pronta per partecipare ad un orgia. Ha ancora molte cose da imparare, e alcune di queste le ha già recepite come ad esempio la passera depilata, ma è comunque una buona allieva volonterosa”, finì di raccontare con un sospiro; le dita dell’uomo giocavano ormai direttamente con il suo clitoride impazzito
“Si, vedremo cosa si può fare per venerdì, ma adesso voglio solo carezzarti quella passera stupenda senza peli”
“E’ bellissima, lo so, però non posso dire d’averla depilata di mia iniziativa: è stato Ettore a volermi così!”, rispose maliziosamente sempre più eccitata, e inginocchiatasi davanti a lui che nel frattempo s’era slacciato i pantaloni prese possesso pene. Prima lo impugnò, lo accarezzò un poco, saggiandone la durezza, le dimensioni e la guizzante baldanza, poi si chinò imboccandolo con decisione, iniziando ad avanzare e cercando di affondarselo il più possibile in gola.
Lo pompò, lo accarezzò, leccò e non avrebbe mai smesso, se non fosse stato per un inopportuno squillo di telefono che fece trasalire entrambi: Federico Pisani gemette e con un autentico guizzo intensificò i movimenti del bacino e il pene prese letteralmente a scorrere tra le labbra. Pochi tocchi di lingua ed l’uomo esplose, lo sperma le gratificò la gola, in violente e roventi ondate successive. Luisella ingoiò tutto con un gemito, venendo tra le dita del dottor Federico Pisani.
Luisella con un calcio nascose sotto la scrivania le sue mutandine ancora arricciolate sui collant, e assaporando sulla lingua l’ultimo grumo di sperma aprì la porta al dottor Ruggero Galizia che entrò trafelato e deferente. Il plico di lucidi passò il vaglio alcune volte severo, alcune altre comprensivo di Federico Pisani e Luisella Boschi, e dopo una mezza dozzina di correzioni fu deciso che l’appuntamento per il mattino dopo era fissato per le otto in punto e che per quella sera si potevano considerare chiusi i lavori. Federico Pisani si tenne i collant e le mutandine di Luisella che impossibilitata a recuperare le prove del loro coinvolgimento sessuale uscì dall’ufficio del direttore assieme al dottor Ruggero Galizia.
“Ruggero ti devo parlare!”, aveva esordito Luisella appena tornati nel loro ufficio per recuperare gli effetti personali prima di guadagnare l’uscita.
“Si?”, era stata la risposta titubante e pregna di timori del ragazzo che fino all’ultimo aveva sperato che Luisella si trattenesse ancora un po’ nell’ufficio del direttore dandogli il tempo di guadagnare l’uscita, solo e prima di lei.
“Sei tu che mi ha riempito di bigliettini e fiori?”, la domanda risultò secca e il tono leggermente più duro di quanto Luisella avesse voluto imprimere alle parole.
Il ragazzo rispose ancora una volta a monosillabi, “Si dimentichi tutto! E’ stato tutto uno sbaglio, un terribile sbaglio. Mi scusi ancora”
Luisella indossò il paltò e dopo essere arrivata sulla porta incrociò lo sguardo del ragazzo tentando di mantenere un atteggiamento il più naturale possibile, “Già hai sbagliato! Come ti ho già detto prima sei troppo sicuro di te e delle tue generalizzazioni. Accusi le ragazze della tua età d’essere delle romanticone e poi sei il primo tu ad esserlo con me. Forse non hai capito che è normale pensare al sesso anche per noi donne, perché anche a noi piace scopare: usa meno sotterfugi e prova ad essere un tantino più diretto”
“Ma i sentimenti dove li mette, le ho già detto prima che non mi piace giocare con i sentimenti degli altri”, balbettò il dottor Galizia impallidendo.
“Sei gnucco, quanto caparbio non capisci che proporsi e rifiutarsi ostinatamente allo stesso tempo è il peggior insulto che puoi fare ad una donna? Tu hai irretito in qualche modo quelle tre ragazzine, me e la Leccetti. A quel punto cosa ti costava a portare fuori a cena, o al cinema almeno una delle ragazze?”, gli domandò a sua volta con voce ferma e decisa guardandolo negli occhi.
“Non sono un ipocrita, io in questo momento sono interessato al sesso, mi interessa solo fare del sesso, niente complicazioni sentimentali” cercò di giustificarsi visibilmente imbarazzato.
“Ma pensi forse che questo particolare del tuo carattere noi donne non l’avessimo per niente intuito? Pretendi d’essere l’unico ad avere quelle esigenze, e che tutti gli altri, anzi tutte le altre, non possono pensare mai al sesso. Ti riesce di pensare che anche una donna a volte può desiderare solo uno squisito appagamento carnale?”
“Ma se scopavo con una delle ragazze le altre sarebbero venute a saperlo e allora addio tranquillità!” replicò con aria rassegnata
“Segreti, segreti e ancora segreti! Uscivi con tutte e tre! E poi io e la Leccetti eravamo troppo serie per te?”
“Non lo so, la Leccetti se la tira troppo”, rispose con voce alterata.
“Però lei è sposata, e a sentir te è nella categoria giusta per una delle tue possibili conquiste”
“Si e no, è sposata ma a me non piace, punto!”
“E’ acerba l’uva, diceva la volpe che non arrivava al filare”
“Come?”, chiese incredulo.
“Niente, niente, piuttosto mi vuoi ancora scopare?”, gli chiese con voce piatta mentre il giovane la fissava con aria stupita. Dopo alcuni interminabili secondi si mossero entrambi, e trovandosi l’uno di fronte all’altra aspettando l’ascensore, lei gli prese la mano ed aspettò una sua risposta.
“Come, non ho capito?”, balbettò il dottor Galizia ancora turbato da quel colloquio che, prima di quella sera non avrebbe stentato a definirlo surreale, stordito dall’odore inequivocabile di sesso che aleggiava attorno alla figura di Luisella.
“Hai capito benissimo, voglio solo una risposta: si o no!”, ripeté intestardita Luisella usando un odioso tono di voce incolore.
“Si mi piaci, e ti voglio avere!”, balbettò sempre più imbarazzato da quell’atteggiamento quasi scostante. Luisella riuscì ad incrociare il suo sguardo per un breve istante, poi con fare elegante e deciso si voltò nuovamente avvicinandosi ai comandi dell’ascensore più vicino, “Allora va bene, ma ricordati sono già la compagna di un uomo ed io non mi lascio mai coinvolgere sentimentalmente da qualcun altro quando sono impegnata, e sono quindi già felicemente innamorata. Prendere o lasciare”
Il ragazzo tacque.
“E allora?”, non avendo ricevuto risposta lo rintuzzò nuovamente con un tono leggermente più concitato, per ottenere quella reazione che pareva non aver procurato nel giovane l’effetto desiderato. Premette il pulsante di chiamata per l’ascensore e riprendendo a rampognare il dottor Galizia con voce ferma e decisa fissandolo negli occhi, “Ma parlo arabo? Scoperemo, parleremo di quello che vuoi e magari arriverà il mio uomo e mi scoperete insieme. Ti sembra strano, inopportuno trovarci in compagnia anziché da soli come tanti carbonari, e non dirmi che non hai mai giocato al sesso con gli amici?”
Il dottor Galizia facendosi forte del suo sorriso angelico, per scongiurare anche la più piccola ombra di dubbio e sospetto, le si rivolse affabile, “No! Ho sempre fatto l’amore con una donna sola alla volta, e meno che mai l’ho divisa con un altro uomo”
“E noi donne saremmo quelle romantiche tutta casa e amore, eh?” ribatté beffarda.
Scosso da uno scatto d’orgoglio replicò piccato, “Ho letto anch’io da giovane i giornalini porno, ma non credevo che il sesso di gruppo lo si potesse fare comunemente anche nella normalità”
“Normalità e perversione, ecco i cardini principali del moralismo! Non posso credere alle mie orecchie, tu prima mi hai fatto un lunghissimo preambolo, tirando in ballo delle sciocchezze sentimentalmoraliste, per riuscire a confessarmi alla fine, che tu, ami il sesso… Ti rendi conto, vero, che sei un tantino confuso?”
“Volevo solo dire che non tutti sono in grado di formulare un pensiero autonomo e spesso si preferisce seguire l’onda. E’ facile quindi accettare un comportamento preconcetto piuttosto che andare controcorrente”, tentò di giustificarsi rilanciando a sua volta
“Hai ragione, finalmente si comincia a mordere qualcosa di sodo. Allora, se ci fosse anche il mio compagno saresti più a tuo agio in gioco a tre?”
Sentite quelle parole il dottor Galizia non riuscì a reprimere un moto di stupore che lo fece rimanere a bocca aperta, “Non lo so per me sarebbe la prima volta, non sono sicuro di riuscire a farlo”
“Bhe, cosa ti disturba un altro uomo nudo, o vedermi abbandonata alle attenzioni di un altro?”
Con un piccolo riso nervoso ed imbarazzato il dottor Galizia raffazzonò una spiegazione, “No, mi eccita l’idea di vederti penetrata da un altro…” sospirò “No, no sono perplesso all’idea che l’altro uomo possa chiedermi qualcosa”
“Non essere ridicolo, il mio compagno non è gay e tu non lo sei, vero?”
Provò un misto d’orgoglio e al tempo stesso di bramosia per gli sguardi penetranti che più di una volta Luisella gli aveva lanciato quasi con protervia e replicò piccato, “No, no senza offesa per nessuno ma vedere due uomini in qualche modo accoppiati mi fa schifo”
“Anche a me, e a te due donne che effetto fanno?”, insistette Luisella rilanciando il gioco delle attrazioni e delle repulsioni
“Due donne, vedere due donne assieme per me è eccitante!”, confessò senza mezzi termini il giovane dottor Galizia che ormai aveva riacquistato il giusto equilibrio emotivo.
“Allora quando ti masturbi ti capita di pensare a due donne che fanno sesso tra di loro?”
“Si, e allora?”, le confessò con estremo candore.
“Allora sei animato da sane pulsioni!”, asserì con sicurezza.
“Ma tu hai mai…?”
“Se l’ho mai fatto con una donna?”
“Si”
“Ruggero ho perso la mia verginità all’ultimo anno del liceo e con me c’era la mia migliore amica e suo marito, che allora come puoi ben capire era solo il suo ragazzo”, prese a ragguagliarlo mentre al buio cercava di infilare la chiave nella portiere dell’auto. Il dottor Galizia scavalcando con molta attenzione un cumulo di neve acquosa tentò una tenue difesa, “Beh, si pensa sempre che la donna sia soggetta ad una omosessualità latente più diffusa che negli uomini”
“No Ruggero le donne eterosessuali non sono omosessuali latenti”, rispose prontamente Luisella quasi conoscesse a memoria quella risposta. L’interesse intellettuale del giovane per Luisella stava crescendo di momento in momento percependo solo allora l’enorme potenzialità di quelle parole, abbacinato dal forte carisma della donna; avvicinandosi a lei le domandò umilmente, “Ma se delle ragazze vanno con le altre ragazze, come le devo considerare?”
“E proprio qui il punto! L’omosessualità in una donna la si misura in altri comportamenti. Non so come essere più esplicita! Le carezze che ci scambiamo tra donne sono un po’ come le mischie negli sport maschili. I giocatori di rugby o di calcio non sono affatto gay, anche se, sembra porti buono toccare il culo al giocatore che ti rileva al cambio!”
“Però è una toccatina fugace contro un rapporto orale intimo!”
“Materialmente si, ma psicologicamente no! E poi, io trovo che sia molto più avvilente mettere i propri sentimenti in mano d’altri, sparlare, spettegolare piuttosto che buttarsi in una bagarre sessuale, saffica e no”
“Si, si però non dirmi che il pettegolezzo acido non è di voi donne, siete spesso impegnate in questo tipo di discorsi, e siete molto cattive a riguardo”
“E vero, ma facci caso il più delle volte lo siamo quando abbiamo subito una delusione e capiamo d’essere tradite. E comunque questo non centra nulla perché prima si stava parlando di istinto, e noi donne baciamo il sesso di un’altra come si bacia una gota, né più né meno”
Solo quando si fu seduta in macchina, guardandosi nello specchietto retrovisore gli occhi brillanti e le guance ancora pallide per il freddo, la realtà di quanto aveva detto al dottor Galizia la colpì con sorpresa. Si passò le mani sul viso e scosse la testa: sentì l’interno delle cosce bagnarsi a causa della progressiva eccitazione -avrebbe sicuramente macchiato i vestiti e il sedile della macchina- pensò alle mutandine rimaste nelle mani del suo capo.
“Sali Ruggero, al diavolo tutto, ne valeva comunque la pena”, gli disse avviando il motore e mettendo al massimo il riscaldamento. In effetti al giovane non aveva promesso nulla, ma se c’era stata una attrazione fisica, meravigliosamente e stupendamente fisica non era il caso di ignorarla con troppa leggerezza.
“Allora ti seguo con la macchina”, balbettò confuso ed eccitato
Luisella che aveva tenuta aperta la portiera mise una gamba sul selciato facendo svolazzare volutamente la gonna, “Se vieni con me durante il viaggio facciamo quattro chicchere”
Il volto del dottor Galizia avvampò e malgrado il buio della sera fosse rischiarato solo dai radi lampioni del parcheggio vide con chiarezza le gambe nude della donna, “Lo vorrei ma, non mi separo mai dalla mia auto”
“Non sei molto lusinghiero nei miei confronti, preferire un auto invece che me”, gli contestò visibilmente disturbata Luisella. Il dottor Galizia avvampò di rossore e balbettando gli confessò a bassa voce, “Non sopporto l’idea di non essere indipendente, e quindi preferisco così. Io ti verrò dietro senza perderti mai di vista e così potrò andarmene quando vorrò”
“Va bene”, le sue parole ricordavano una sorta di lamento sofferto. Luisella, con un guizzo della testa maturò la giusta comprensione per quel rifiuto secco e inappellabile. Il ragazzo aveva ragione: dovevano essere entrambi liberi; lei di accoglierlo in casa e lui di andarsene quando voleva.
“Allora ti aspetto al cancello”, gli disse con un sorriso dopo aver chiuso la portiera.

FINE

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