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Un gelato alla frutta

Mi stavo prendendo un gelato seduto al tavolo, all’aperto, del bar. Dopo un po’, nel tavolo accanto sedettero due ragazze. Una indossava degli short molto aderenti, bianchi ed un top allacciato al collo, che lasciava ben scoperto il ventre, esibendo un ombelico decorato da un tatuaggio a forma di farfalla, anche se poteva trattarsi di uno di quei tatuaggi che possono venire rimossi. L’altra indossava una shirt, con un’ampia scollatura a barchetta e una lunga gonna formata da un pareo, che si apriva sul davanti durante la camminata, lasciando emergere le gambe abbronzate. Presero dei gelati. Non potevo non osservarle, così che il mio sguardo indagò oltre, notando come la prima non portasse il reggiseno, ma anche che ai lati degli short si evidenziava una sottile linea scura, riferibile agli slip. Teneva le gambe parzialmente aperte e ciò mi consentiva di percepire sia il disegno dell’ombra scura dello slip, che formava un triangolo molto acuto, sia le forme di quanto contenuto nello slip, dal momento che il bacino spinto in avanti aumentava l’aderenza, già decisa, dello short. Il pareo dell’altra era abbastanza trasparente ed, accavallando le gambe, ricadeva ai lati. Aveva due seni di notevole consistenza che sembravano voler liberarsi della shirt, ma che, rimanendovi prigionieri, evidenziavano un solco tra di essi. Anche lei sembrava non portare il reggiseno. Ad un certo punto, risistemandosi, mi fu possibile vedere il biancore e le trasparenze dello slip. Mi feci avanti, iniziando a discorrere delle condizioni meteorologiche, della piacevolezza della serata, della qualità del gelato ed altre cose inutili del genere, ma che dovevano solo costituire un pretesto. Le ragazze non si sottrassero, anzi dopo un po’ la conversazione trovò altri argomenti. Arrivando altre persone ed essendo i tavoli tutti occupati, colsi l’occasione per liberare il mio tavolo e sedermi con loro, proseguendo nelle nostre conversazioni. Eravamo diventati amici in brevissimo tempo. Mi chiesero se mi sarebbe andata l’idea di passeggiare sul lungo mare. Ci incamminammo.
Giunti all’altezza di un albergo, mi dissero che vi alloggiavano e mi chiesero se avessi gradito prendere qualcosa al bar dell’albergo, prima di congedarci. Una delle due chiese la chiave della camera e ci raggiunse al bar, poggiandola sul bancone. Quasi subito la rigirò facendo in modo che il numero della camera fosse in alto, leggibile. La ragazza con la gonna a pareo, Monica, dopo un po’, suggerì:
“… Noi saliamo … ti auguriamo la buona notte … ” fece una pausa, aggiungendo, maliziosamente:
“… Avremmo piacere se sali … , veramente, … dopo di noi … ti aspettiamo … non mancare … ” Si avviarono all’ascensore. Rimasi al bar per qualche momento, pagai la consumazione e mi avviai, a mia volta, verso l’ascensore. Raggiunta la camera, bussai e la porta si aprì subito. Mi aveva aperto l’altra, Chiara, con un sorriso di benvenuto. Mi fece accomodare. Notai che occupavano una camera matrimoniale e non con i letti gemelli. Monica era seduta sul bordo del letto e teneva in mano il telecomando del televisore. Salutò con un cenno di mano. Chiara mi invitò ad accomodarmi. Vi era solo una sedia, per altro occupata da una valigia aperta, con la conseguenza che il solo posto per sedere era il letto matrimoniale.
Mi sedetti al fianco di Monica. Chiara si pose, in piedi, davanti a me, con le gambe leggermente divaricate, a compasso. Il suo short era davanti ai miei occhi. Lo prese per la parte superiore e si abbassò la cerniera sul lato. Mi proposi di aiutarla, così lo presi e glielo abbassai. Si era creata un’intesa complice. Era evidente che tutti e tre volevamo la stessa cosa ed avevamo un unico obiettivo. Davanti a me comparve uno slip blu, con uno strettissimo triangolo anteriore, di tessuto sostanzialmente trasparente non ostante il colore. Le mie mani si posero sulle sue anche, con un gesto che voleva avvicinare il suo bacino a me, ma anche accarezzare quel corpo. Chiara si tolse il top, senza dire nulla. I suoi seni sodi e belli restarono eretti davanti ai miei occhi. Aveva due aureole grandi e scure che contornavano i capezzoli. Allargò le gambe venendosi a sedere sulle mie. Mi baciò, le nostre lingue si intrecciarono, la saliva si mescolò. I suoi seni premevano sulla mia maglietta, ne sentivo i capezzoli attraverso la stoffa. Monica cominciò ad accarezzarmi i capelli, una mano scese lungo la mia schiena, premendo lungo le vertebre. Giunta ai pantaloni, la mano si infilò sotto alla cintura, ma, data la ristrettezza, la ritrasse quasi subito, sollevandomi la maglietta lungo la schiena, a contatto diretto con la pelle. Il mio cazzo era duro, eretto, premeva sulla stoffa dello slip.
Monica mi aveva alzato la maglietta quanto più poteva, senza interrompere quel bacio pieno di voglia con Chiara, finchè questa non si alzò dalle mie gambe. Si liberò del tutto dello short, poggiandolo sulla sedia. Con quel movimento, potei vedere la bellezza delle natiche segnate dal perizoma blu. Anzi, più che di un perizoma si trattava di qualcosa che si avvicinava molto al tanga. Cogliendo il momento, Monica si sostituì nel bacio a Chiara. L’abbracciai, sentendo la rotondità dei suoi seni, ben più abbondanti di quelli di Chiara. Non potei fare a meno di lasciarmi indurre a toccarli, anche se attraverso la stoffa. Passai quindi ad infilare la mano nella scollatura, raggiungendole i capezzoli, accarezzandoglieli, percependo che stavano indurendosi. Chiara si inginocchiò davanti all’amica, le aprì le gambe, lei la assecondò aprendole maggiormente.
Chiara allontanò i lembi del pareo lungo le gambe, infilò la testa nel mezzo. Con una mano scostò il triangolo bianco e trasparente dello slip di Monica, avvicinandosi con la lingua. Monica, senza smettere di baciarmi, armeggiò in modo da sganciare il pareo. Poi si divincolò, con una mano mi spinse a distendermi sul letto. Allontanò la testa di Chiara dal mezzo delle sue gambe e si alzò, lasciando cadere il pareo slacciato e si sfilò dalla testa la shirt. Quindi, senza dire altro, si tolse lo slip. Si distese allungandosi sul letto. Chiara fece altrettanto con il proprio perizoma. Monica afferrò la mia cintura, l’aperse, poi mi aprì i pantaloni, totalmente. Chiara li afferrò per la parte inferiore, tirandoli. Alzai il bacino e me li tolse del tutto. Monica massaggiò il mio cazzo indurito attraverso la stoffa dello slip. Chiara si avvicinò e me lo abbassò: come il mio cazzo fu liberato, Monica lo afferrò iniziando una leggera sega, che era prima di tutto una delicata carezza. In breve, Chiara mi aveva tolto quasi tutto. Completai, erigendomi per togliermi la maglietta. Monica mi fece nuovamente distendere sulla schiena, mi prese il cazzo con la bocca, lasciando scorrere le labbra lungo l’asta, muovendo la lingua sulla punta. Chiara cominciò a leccarmi all’interno delle gambe, raggiungendo i coglioni, fino a chè Monica non le passò il mio cazzo, che Chiara afferrò rapidamente prendendolo in bocca a sua volta. Dopo un po’, Chiara cambiò posizione e venne a sedersi su di me. Monica, preso il cazzo in mano, lo diresse verso la fica di Chiara.
La punta percepì la sua fessura, le sue labbra poggiarvisi sopra. Chiara vi si adagiò sopra, il cazzo le entrò nella fica. Lei prese a muoversi, ritmicamente massaggiandosi i seni. Monica lasciò la propria posizione, mettendosi in ginocchio e cominciò lei a massaggiare i seni di Chiara. Le si avvicinò con la bocca, baciandola dentro, intrecciando le lingue. Poi chiese la sua parte, mettendosi carponi. Chiara si tolse dal mio cazzo, con movimenti lenti e ruotando il bacino comunque attorno al cazzo. Quando potei farlo, mi misi alle spalle di Monica, per scoparla. Chiara guidò il mio cazzo verso la fica dell’amica, non senza averlo strusciato lungo il solo delle natiche, sfregandolo prima un po’ sull’ano, poi giù verso la fessura, dentro le grandi labbra della fica di Monica. Entrò. Lei spingeva il bacino all’indietro, assecondando i miei colpi. Chiara si era spostata e aveva messo la propria fica davanti alla bocca di Monica, in modo che questa gliela potesse leccare, cosa che faceva con avidità ed evidente esperienza. I ruoli cambiarono, perchè Chiara aveva detto che lo voleva nel culo. La raggiunsi da dietro, dopo che si era messa a carponi. L’ano presentò una prima resistenza, poi la mia spinta decisa e il suo muovere il bacino all’indietro fecero sì che entrasse. Era stretto, caldo. come entrò, Chiara si lasciò scappare una specie di grido soffocato, un segnale di un dolore acuto, che si trasformò pressochè subito in un mugolio, che dava la sensazione del
piacere e della partecipazione lussuriosa. Quindi si distese tutta sul letto, sempre con il cazzo piantato nel culo, alzando il bacino per non perderlo.
Monica cominciò a leccarmi la schiena, scendendo lentamente. Raggiunse il solco delle mie natiche, le allargò con delicatezza, scese con la lingua lungo il solco, raggiunse l’ano, vi spinse la lingua contro, quindi si spostò sui coglioni, leccandoli, dapprima, e quindi prendendoli in bocca. Era una sensazione fantastica, mai provata prima. Il culo di Chiara era stretto, stringeva i suoi muscoli attorno al mio cazzo, la bocca e la lingua di Monica avvolgevano i miei coglioni. Decidemmo di cambiare di nuovo posizione, così cominciai a leccare la fica a Monica, dopo essermi messo nella posizione conveniente. Chiara mi prese in bocca il cazzo ed offrì nuovamente la fica alla lingua di Monica, disegnando un triangolo. Invertimmo ulteriormente le posizioni, passando a leccare la fica di Chiara e offrendo il mio cazzo a Monica, che a sua volta porgeva la fica alle leccate di Chiara, in un nuovo triangolo. Dopo un po’, Monica propose una doccia. La facemmo assieme, seppure il box non si prestasse più di tanto, ma in ogni caso ci riuscimmo, stando stretti stretti. L’acqua scorreva sui nostri corpi, le loro mani erano ben attente ad insaponarmi tutto, con particolare attenzione per il mio cazzo. Monica, durante la doccia, mi infilò un dito nel culo: non me l’aspettavo, il mio ano fece un’improvvisa resistenza, ma lei spinse fino a forzarlo e lo infilò, spingendo a fondo.
Il cazzo mi si indurì ulteriormente, dentro la mano di Chiara che, in quel momento, lo stringeva. Ci baciammo sotto il getto dell’acqua, la mia lingua penetrò nell’orecchio di Monica, che reagì spingendo con maggiore forza il dito dentro al mio culo. Si asciugammo appena, per tornare di nuovo sul letto. Chiara afferrò il telecomando e scorse i vari programmi, fino a raggiungere una di quelle pubblicità notturne dei telefoni delle linee internazionali. Scorse ancora i canali, trovando altre trasmissioni simili, fino a chè non decise e lasciò il canale in cui tali trasmissioni le sembravano di maggiore interesse, scegliendo tra queste pubblicità. Le scene non erano quelle solite di una ragazza più o meno nuda, quanto piuttosto di una ragazza che si masturbava in modo estremamente evidente e realistico, in presenza di altre ragazze che poi concorrevano in una masturbazione reciproca. Erano scene di evidente realismo, forse non vi era molta finzione.
Le due ragazze si unirono tra loro in un sessantanove, che durò un’infinità, fino a che non le vidi scuotersi, pressochè in contemporanea, anche se Chiara deve essere venuta per prima. Poi si rilassarono, distendendosi stanche sul grande letto. Poichè non ero ancora venuto, dopo un po’ si accovacciarono accanto a me, al mio cazzo, lo presero con le mani, iniziando a praticarmi una sega a due mani, l’una da un lato, l’altra dall’altro. Si muovevano dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, stringendo con forza crescente, al punto da sembrare quasi rabbiose, fino a chè non sentirono che stavo venendo. La mia sborra uscì violenta a fiotti, depositandosi sui loro visi, su entrambi i loro visi, in parte sui capelli. Le mani non mollarono la presa, anzi insisterono fino a farmi uscire quanta più sborra poterono. Le loro bocche si avvicinarono al mio cazzo, in fase decrescente, per ripulirne la punta di quanto vi era depositato, risucchiando il più possibile. Le loro lingue erano morbide e delicate. Seppure mi dolesse il cazzo per la detumescenza, fecero sì che il leggero dolore si trasformasse in un’ulteriore piacevole carezza. Si distendemmo tutti e tre sul letto. con le mani accarezzano i loro seni. Alla fine, mi alzai andando in bagno per lavarmi e mi rivestii. Lasciandole nella camera, nude ed abbracciate, concordammo di vederci il pomeriggio seguente, allo stesso bar per un altro gelato alla frutta. Uscii. L’aria della notte era fresca, respirai a pieni polmoni e mi avviai verso il mio albergo. Mi addormentai subito. FINE

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