Era tutto l’anno che aspettavo le mie sudatissime vacanza, e salutando i colleghi che non avrei rivisto per qualche settimana rammentai a me stesso di non commettere l’eroe di lasciare il numero del telefonino … le vacanza sono sacre, no?
Avevo studiato un piano che mi consentisse di trascorrere in santa pace le ferie, senza scocciatori: avrei infatti trascorso la prima parte della vacanza in un villaggio turistico, mentre per la seconda mi avrebbe raggiunto un caro amico, per fare assieme un po’ di casino. La mia speranza – non troppo nascosta – era di ritornare indietro rilassato sì, ma non troppo riposato, diamine!
In ogni caso non avrei mai potuto immaginare tutto quello che mi sarebbe accaduto in quella memorabile vacanza, di cui non ho mai scordato neppure un istante.
Dopo parecchie ore in auto, l’insegna del villaggio mi rassicurò. “Si comincia” dissi tra me e me, mentre varcavo l’ingresso della reception. L’aria condizionata mi procurò un leggero brivido alla schiena, sudata dopo il lungo viaggio. Il secondo brivido fu di genere molto diverso, e mi fu trasmesso dalla receptionist: la sua maglia a V era piuttosto scollata, e gli occhiali appesi sulla scollatura mi davano una visione celestiale delle sue grazie: ciò che mi colpì di più era la sua cortissima minigonna nera, che lasciava ben poco all’immaginazione. Le sue gambe erano stupende, abbronzate e dovetti reprimere a forza il desiderio di elogiarla pubblicamente.
L’aspetto meno gradevole del tutto era una certa forma di scortesia che mal si adattava a quel che vedevo: possibile che un così bel pezzo di figliola fosse così poco disponibile.
La vista della fede matrimoniale al suo anulare sinistro contribuì ad annacquare i sogni che si rincorrevano veloci nella mia mente. Mi presentai e svogliatamente ebbi in cambio dei miei documenti la chiave del mio bungalow.
Accompagnato da un inserviente mi recai velocemente all’alloggio, desideroso di rinfrescarmi e di iniziare ad esplorare il villaggio.
L’impressione era molto positiva: numerosi campi sportivi, verde ovunque e tanta bella compagnia che mi riservai di valutare con attenzione in un secondo momento.
Dopo aver studiato brevemente il piccolo appartamento ed aver compreso il complicato meccanismo dell’aria condizionata, indossai velocemente costume e maglietta e iniziai a guardare un po’ in giro. Ero ancora sulla soglia del bungalow quando una splendida donna di circa quarant’anni passò sorridendo proprio davanti a me, ed ancheggiando – forse esageratamente – entrò nella porta a fianco della mia.
Mi proposi di conoscere al più presto i vicini, augurandomi di non trovarmi di fronte alla classica famigliola felice. Fui ripagato: una veloce conversazione con il personale di servizio mi fece scoprire che di fianco alla mia porta tre allegre signore sulla quarantina stavano trascorrendo le proprie vacanze. Nonostante i dieci anni in più rispetto a me, mi riproposi di approfondire la conoscenza, in quanto non mi sentivo certo di fare razzismo sull’età … anche perché lo sguardo e gli ancheggiamenti di prima avevano già risvegliato dentro di me gli ancestrali istinti di maschio.
Stavo riflettendo tra me e me quando qualcuno mi sentii chiamato per nome. Mi voltai di scatto e vidi la signora della reception che – stavolta sorridendo – mi chiamava. Stupito dal cambio di atteggiamento presi i documenti che mi porgeva e scambiai qualche battuta con lei. Fui piacevolmente sorpreso dalle sue scuse per l’atteggiamento sgarbato di prima, e venni a sapere, chiacchierando, che era rimasta infastidita da un episodio che non volle rivelarmi. La invitai al bar, e davanti ad un cocktail ebbi il piacere di gustarmi un primo piano delle sue gambe sotto la mini ridottissima. L’anello nuziale continuava a guastare la visione, a su quello si poteva fare poco. Seppi che aveva un contratto stagionale e trascorreva lì l’estate per lavorare. Il marito lavorava in un’altra città, e trascorrevano anche settimane senza potersi incontrare.
Lieto delle ottime notizie apprese, mi riproposi di approfondire la conoscenza, anche perché il piacere mi sembrava reciproco.
Siccome si avvicinava la sera, mi approssimai al bungalow per una doccia rinfrescante, ma davanti la porta mi bloccai. La signora del bungalow accanto, che avevo intravisto prima, era seduta davanti alla sua porta. Ottima occasione per conoscerla, mi feci avanti. Le chiesi se potevo esserle utile, e lei mi guardò come se fossi il salvatore. Doveva infatti andare in bagno, e le due copie delle chiavi erano rimaste in mano alle occupanti la stanza … non riusciva a rintracciarle, così le offri di utilizzare la mia stanza.
Accettò quasi con sollievo, e mentre attendevo che lei finisse sentii dei rumori provenire dalla stanza delle mie vicine. Lo feci notare a Manuela (così mi aveva detto di chiamarsi) che – piuttosto imbarazzata – non seppe cosa rispondere e si allontanò velocemente non senza avermi ringraziato.
Colto da curiosità, avvicinai l’orecchio alla parete, per cercare di capire come mai le amiche di Manuela non avevano aperto la porta: dalla parete venivano rumori confusi ed indistinti, che non consentivano di capire molto. Qualche minuto dopo sentii la doccia nella stanza accanto e deluso e perplesso mi avviai anch’io verso la doccia.
Appena ne uscii mi affacciai e vidi uscire dalla porta accanto due ragazzi alti e muscolosi, di cui uno di colore, entrambi con i capelli bagnati. Cercavano di andarsene senza dare nell’occhio, ma il caso mi aveva permesso di vederli proprio mentre stavano uscendo.
Mi apparve subito chiaro perché Manuela era rimasta fuori di casa … l’ultimo dubbio che mi rimaneva era se l’incontro della porta accanto era stato a tre o quattro.
Ritenendo l’interrogativo di scarsa rilevanza, rimaneva in me la certezza che dall’altra parte del muro qualcuno era molto interessato al sesso: ciò ovviamente non poteva che farmi piacere.
Attesi con una certa impazienza l’ora di cena, certo che lì avrei potuto avere un panorama completo del villaggio … e che panorama!
Il complesso turistico era quasi al completo, e la mia attenzione cadde in particolare su tre tavoli: quello delle tre simpatiche vicine di casa, un secondo gruppo di una decina di persone (presumibilmente amici in una vacanza organizzata collettivamente), ma quello che maggiormente colpì la mia attenzione fu il tavolo di due ragazze (tedesche, come appurai più tardi) la cui pelle, presumibilmente lattea all’origine, era completamente cotta dal sole. Entrambe piuttosto alte, non davano particolarmente nell’occhio, ma mi colpirono i loro corpi atletici e slanciati.
Invece tra i camerieri riconobbi facilmente i due ragazzi che avevano allietato il pomeriggio delle mie vicine. Cercai con lo sguardo la simpatica receptionist, ma inutilmente.
Rinfrancato dal fatto di aver appurato che la possibile compagnia per una allegra vacanza non mancava, mi ritirai nell’appartamento, per recuperare le forze e prepararmi a vivere le mie ferie.
Convinto che avrei affrontato un tranquillo sonno ristoratore, mi misi a letto (nella stanza pur essendo da solo avevo chiesto – a supplemento – un letto matrimoniale).
Mi parvero trascorsi pochi minuti quando mi svegliai di soprassalto per un grido che veniva dalla stanza delle vicine, poi tutto tacque. Abbastanza infastidito dall’essere stato svegliato, faticavo a riprendere sonno, e accesi il televisore per ammazzare un po’ il tempo. Pochi minuti dopo sentii nuovamente dei rumori venire dalla stanza accanto: decisi di cercare di capire cosa stava accadendo, e mi poggiai l’orecchio sulla parete. I rumori erano poco distinguibili, ma la curiosità che mi aveva preso era diventata insopportabile. Infilai un paio di pantaloncini da bagno, e uscii dalla porta per verificare se ci fosse stata la possibilità di sbirciare nell’altra stanza.
Fui fortunato: una finestra non era stata chiusa completamente, e mi avvicinai furtivo per dare un’occhiata. La scena che vidi era degna di un film.
Manuela era legata ed imbavagliata ad una sedia, le guance rosse, e lungo tutto il corpo – per la verità molto attraente – aveva dei segni che mi parvero schiaffi.
Le sue due amiche erano sul letto alle prese con i camerieri del pomeriggio precedente, nella stessa posizione: erano sdraiate sulla schiena e venivano scopate furiosamente dai due, che le penetravano stando in ginocchio davanti a loro. Mi colpì particolarmente il cazzo del bianco, di un lungo che non avevo mai visto nella mia vita, mentre i muscoli della schiena del nero si contraevano ritmicamente assecondando il ritmo della scopata.
Mi stavo domandando come mai la loro amica fosse legata come un salame, quando mi sentii chiamare debolmente: la splendida receptionist (avevo saputo che si chiamava Amanda) in costume. Mentre mi proponeva – non so quanto innocentemente – un bagno notturno, fu colta dalla curiosità di vedermi in quella posizione. Guardò dentro la finestra, ma mentre mi aspettavo si ritraesse schifata, iniziò a guardare con molto interesse.
“Ecco perché Marcello e Greg la mattina non riescono ami ad alzarsi presto” mi mormorò all’orecchio.
“Ma da quanto sono nel villaggio quelle tre? ”
“Sono quasi tre settimane! ” mi rispose lei.
Solo in quel momento mi resi conto che stavo guardando la scena di quattro che scopavano a fianco di un gran pezzo fica! Mi resi conto che se Amanda era così interessata allo spettacolo, forse avrebbe avuto piacere di replicarlo.
Le domandai con malizia: “Ti piace lo spettacolo? ”
“Ne ho visti di migliori” mi rispose, lasciandomi stupefatto.
Pensai tra me e me che avevo quasi tra le mani una vera troia, e le soggiunsi: “Lasciamo stare, accetto quel bagno che mi avevi proposto”, e allora lei: “Lasciami guardare ancora un po’” disse sfiorandomi il petto nudo.
Nel frattempo c’era stata una evoluzione: Greg (il nero) si era sdraiato sulla schiena, e una delle due donne si era lasciata impalare nella fica, poi si era sdraiata su di lui con la schiena. Da quella posizione Greg le manipolava le grosse tette con energia, menando al contempo forti colpi con il bacino. Il pistolone di Marcello continuava a scopare incessantemente l’altra, ora nella posizione della pecorina. Improvvisamente Greg estrasse l’uccello dalla fica e con un movimento repentino lo infilò nel culo: la donna emise un urletto, ma dimostrò subito che quella manovra era piuttosto gradita. Infatti iniziò subito a godere, e la cosa si notava dalle abbondanti secrezioni che le colavano dalla fica. A quel punto Greg fece un cenno d’intesa verso l’altro maschio, che velocemente si piazzò davanti alla donna, effettuando un sandwich in piena regola.
L’altra donna rimasta senza maschio, si avvicinò a Manuela ed iniziò a leccarle furiosamente le tette, contemporaneamente infilandole due dita nella vagina.
Pur se imbavagliata, la Manu emise un forte sospiro di piacere.
Sentii una mano muoversi delicatamente sulla mia patta: “Ti piace? ” mi sussurrava Amanda all’orecchio. Le risposi, mordicchiandole un lobo: “Preferisco fare, non vedere. ”
“Aspettiamo, voglio vederli venire; mi ha detto una cameriera – che l’ha provato – che la sborrata di Marcello è veramente uno spettacolo”.
Sentii le prime goccioline di libidine bagnarmi la punta del pisello, e mi sorpresi a rispondere: “Ok! “.
Come se ci avesse sentito, Marcello accelererò i colpi, poi chiamo la donna slegata di fronte a sé, la fece mettere in ginocchio, e con un paio di precisi colpi iniziò a sborrare.
Era la prima sborrata – oltre le mie e qualche film – che vedevo, ma fu impressionante: uno, due, tre, quattro, cinque potenti schizzi colpirono con violenza il viso della donna, che aprì la bocca per respirare. A quel punto Marcello le infilò tutto il suo grosso cazzo in gola, continuando a menarlo per far uscire tutto lo sperma.
Qualche istante dopo si ritirò, e dall’angolo della bocca della donna iniziò a fluire un rivoletto di sborra. Mentre Marcello si sedeva dopo la torrenziale sborrata, Greg uscì repentinamente dal cullo dell’altra donna, e preso un bicchiere dal comodino si menò il pisello fino a sborrarci dentro. Depositatavi una abbondante dose di caldo liquido, lo passò a quella che stava lesbicando Manu. Sembrava tutto previsto e studiato: Manu venne sbavagliata, e iniziò a gridare “No, no voglio! “.
La donna non ebbe pietà, le chiuse il naso con due dita e non appena Manu aprì la bocca per respirare le rovesciò il contenuto del bicchiere in gol, chiudendole poi la bocca con una mano per impedirle di sputare.
La mano di Amanda percorreva ora con una certa velocità la mia asta, turgida al punto giusto.
“Andiamo” mi disse, pensando che saremmo andati verso il mare o la piscina.
Ci dirigemmo verso il corpo centrale del villaggio, dove c’erano le camere dello staff. Entrammo nella sua camera, ed in preda all’eccitazione la tirai verso di me, infilandole la lingua in bocca. “Un momento”, mi disse.
Sparì quindi nel bagno, e un attimo dopo sentii l’acqua frusciare.
“Ti va l’idromassaggio? ” mi disse, mentre vedevo che nel bagno aveva già messo alla luce le sue poderose tette. “Quello che vuoi” le risposi, più infoiato che mai.
Mi spogliai, mettendo in evidenza l’uccello turgido: non era certo quello di Marcello, ma penso che non c’era da lamentarsi.
Credo che questo fosse anche il pensiero di Amanda, perché in attesa che la vasca si riempisse, iniziò a succhiarmi il cazzo con forza, quasi fosse la prima volta nella sua vita. Non era così, in quanto mi dimostrò subito una buona capacità di pompaggio: dovetti concentrami per non venire subito, in quanto ero piuttosto arrapato. Posai il pisello duro tra le sontuose tette della donna, iniziando a muovermi in su e giù, mentre con le mani stringevo le tette intorno all’asta.
Appena la vasca fu piena, ci entrammo: era piuttosto ampia, ci andavamo tranquillamente entrambi, e soprattutto avevamo spazi di manovra. Iniziai quindi sedendomi sul bordo e impalandomi la donna sopra di me. Amanda iniziò a saltellare con violenza sul mio uccello, trasmettendomi piacevoli scariche di adrenalina, che dal pisello si irradiavano in tutto il corpo. Vedevo i suoi grossi capezzoli agitarsi di fronte a me, e non trovai di meglio che succhiarli. Intanto Amanda reclinava indietro la testa, godendosi il primo orgasmo della nottata. Si sfilò dal cazzo, e inginocchiatasi, prese a pomparmi, urlando: “Sborrami in gola, lo voglio! “. Come potevo non accontentare la troia? Eseguii diligentemente il compito, riempiendole la bocca. Ingoiò in un colpo solo.
Ci infilammo nell’acqua per rilassare i corpi tesi, ma era chiaro che non era finita.
“Non male, disse” mentre sdraiata a fianco a me allungava la mano verso il pisello in posizione di riposo, e cominciava a smanettarlo.
“Ma dovremmo organizzarci anche con gli altri, non trovi? ”
Una vera troia, pensava ad un’orgia con i protagonisti della scopata a cui avevamo assistito. Ero abbastanza sconvolto da quella prima notte di vacanza, così non le risposi, godendomi l’acqua calda su tutto il corpo.
Poi le diedi corda: “Hai qualche idea? ” le chiesi per prendere tempo.
“Devo pensarci, nel frattempo non battere le fiacca” mi disse, mentre iniziava a succhiarmi un capezzolo, e a pizzicarmi l’altro.
“Tirati fuori dall’acqua, dai! “: capivo cosa intendeva, ma stavolta volevo condurre il gioco.
Uscii dalla vasca, la attrassi verso di me e cominciai a baciarla ovunque, mentre con le mani percorrevo il suo corpo. Era favoloso, e solo ora che lo esploravo con cura potevo realmente rendermene conto: tettoni sodi, culo di marmo e tanta voglia di fottere.
La spinsi con forza sul letto, a pancia in giù, poi salii su di lei e le sputai sul buco del culo, iniziando a fotterglielo con la lingua.
La sua fichetta iniziò a colare profumati umori mentre le violavo l’ano, poi senza darle il tempo di pensare la penetrai con il mio cazzo duro.
Non fece il minimo movimento, segno che quell’orifizio era stato abbondantemente usato (dal marito, oppure no? ). La stavo inculando alla grande, ed ora solo la prima notte di vacanza, niente male, pensai tra me e me.
Ma non era il momento di pensare, anzi, volevo darle il meglio di me: la pompai per parecchi minuti, mentre sentivo il suo corpo percorso da brividi ed orgasmi.
“Voglio la tua sborra, di nuovo” urlò dopo un lungo periodo di silenzio.
Estrassi il cazzo dal culo, mi voltai e mi sdraiai sul letto, lasciandole campo libero.
Si inginocchiò tra le mie cosce, sputò sul mio cazzo, poi sulla sua mano ed iniziò a lavorare l’asta. Alternava magistralmente bocca e mano, portandomi sempre più in alto sulla scala che conduceva all’orgasmo.
Infine mi chiese di alzarmi in piedi, mentre prendeva un bicchiere di carta dal comodino: ne svuotò in terra il contenuto, e quando fu vuoto la pose vicino alla punta del mio cazzo per raccogliere il prezioso liquido e non perderne neanche una goccia.
Allora mi concesse una succhiata più profonda, e sentii la sborra risalire l’asta: a quel punto proseguì a lavorare con la mano, iniziando a svuotare accuratamente le mie palle.
Terminato l’opera, mi domandai cosa ne avrebbe fatto dello sperma, ma risolse subito i miei dubbi, rovesciandoselo tutto in gola ed ingoiandolo libidinosamente.
Ripeté l’operazione più volte nella notte, conservando però – non so per quali fini – le mie ultime due sborrate. Mi lasciò totalmente spompato.
All’organizzazione dell’orgia avremmo pensato il giorno dopo. FINE